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Ondate di protesta contro la presenza di basi statunitensi

2. L’origine del rapporto bilaterale nippo-statunitense e il problema di Okinawa

2.4 Ondate di protesta contro la presenza di basi statunitensi

L’area di Okinawa fin dal secondo dopoguerra fu scosso da ondate di protesta, soprattutto dovute alla presenza di basi militari americane e agli “incidenti” causati dai militari stessi.

La prima fu probabilmente quella più importante, che si sviluppò negli anni ‘50, periodo in cui l’isola era sotto il controllo di una divisione dell’esercito americano RYCOM (Ryukyu Command), che limitava diritti politici e civili ai residenti, applicando delle leggi penali dure e che con il passaggio del controllo alla Marina divenne più restrittivo. Le cause di questo irrigidimento delle forze ad Okinawa furono dovute alla presenza del blocco comunista, in quanto dopo la rivoluzione comunista e l’istituzione della Repubblica Popolare Cinese, a protezione dell’intera area del Pacifico, la Difesa decise di ampliare le basi militari sull’isola. Successivamente il RYCOM cambia nome in USCAR, United States Civil Administration

37 M. Seiji, Okinawa rivuole la sua terra, in Mistero Giappone, op. cit., p. 80.

38 Nella Kadena Air Base, fondata il 1° aprile 1945 in vista della Battaglia di Okinawa dalle truppe dell’esercito imperiale giapponese, lavorano circa 18.000 americani (militari e civili) e circa 4.000 giapponesi.

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of the Ryukyu Islands, e venne creato un organo esecutivo locale (GRI), i cui capi erano nominati dall’USCAR e insieme al Parlamento formavano l’organo di governo.

Inoltre, nello stesso periodo nacquero i primi partiti politici e le prime associazioni di insegnati, lavoratori e proprietari terrieri, con il fine di lottare per ottenere maggiori diritti a difesa delle relative categorie. Il primo partito politico formatosi fu la Lega Democratica di Okinawa, diventata poi nel corso degli anni il Partito Repubblicano e poi il Partito Democratico delle Ryukyu. In concomitanza si costituirono anche il Partito del Popolo di Okinawa (OPP) e il Partito Socialista di Okinawa. Quest’ultimo, era favorevole alla presenza statunitense in un primo momento, perché era utile alla loro indipendenza, ma successivamente si legò al Partito Comunista Giapponese (JCP), diventando il riferimento della repressione americana40.

In quegli stessi anni fu fondato da un gruppo di universitari il Partito Socialista di Massa di Okinawa (OSMP). Le prime proteste vennero per l’appunto dal settore dell’istruzione, in quanto insegnanti, genitori e alunni erano costretti a lavorare in situazioni pessime. Fu formata l’Associazione degli Insegnanti di Okinawa, che ottennero il permesso di recarsi in Giappone per frequentare corsi di aggiornamento.

Le proteste coinvolsero anche i lavoratori, che si ribellarono organizzando una serie di scioperi tra il 1952 e il 1953, a seguito delle condizioni poco dignitose in cui erano costretti a vivere e per ottenere il salario che era stato sospeso dai datori di lavoro. Gli statunitensi in questo ambito si occuparono di assumere molti cittadini nelle imprese edili per la costruzione e l’ampliamento delle basi militari, ma li costringevano a vivere in capannoni adiacenti, i quali erano pensati per ridurre i tempi di spostamento, seppur privi di condizioni igieniche adeguate41. Così l’OPP e l’OSMP iniziarono una campagna per ottenere delle leggi a tutela dei lavoratori.

Nell’area centrale dell’isola, dove invece erano stati confiscati molti terreni, i proprietari terrieri cercavano un’azione politica per farsi pagare gli affitti dei territori occupati dalle basi, così su consiglio del Parlamento nacque l’unione di tutti i proprietari terrieri, Tochiren. Questi furono anni particolari, proprio perché ebbe inizio il dibattito sull’indipendenza di Okinawa o sul ritorno al Giappone. Da una parte la Lega Democratica di Okinawa appoggiava l’indipendenza, per un vantaggio essenzialmente economico, mentre dall’altra

40 Francesca Piccini, Il caso di Okinawa, un’isola in protesta, 2016/2017, pp.33-34.

41 Dalle persone del luogo questi spazi venivano chiamati “porcili”, butagoya, poiché non avevano servizi igienici e pavimenti, ma erano capannoni costruiti sul terreno dai cui tetti si infiltrava l’acqua e dove venivano collocati più di 250 lavoratori alla volta. op. cit., p. 35.

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c’era chi voleva far valere le origini giapponesi della popolazione e quindi aveva come obiettivo il ritorno al Giappone. A tal proposito la popolazione di Okinawa adottò un metodo democratico di notevole importanza, poiché organizzò una raccolta firme per far valere la richiesta di poter tornare a far parte del Giappone. Tuttavia, la petizione non influenzò il Trattato di Pace di San Francisco nel 1951, anzi venne introdotta la figura dell’Alto Commissario, che poteva rimuovere funzionari pubblici e bloccare leggi promulgate dal GRI42.

Con il susseguirsi delle proteste, queste assunsero più un carattere antimilitarista e pacifista. Un esempio di questo tipo fu la protesta avvenuta nell’isola di Iejima, di cui il principale esponente fu Ahagon, che con i suoi principi di non violenza guidò la popolazione ad una marcia dei mendicanti per tutta l’isola.

La prima protesta di massa che si verificò fu nel 1955, quando anche ad Isahama come a Iejima, per far fronte alle espropriazioni i contadini si riunirono formando un comitato dei proprietari terrieri. Oltre alle questioni territoriali si aggiunsero i crimini commessi da parte dei soldati americani. La causa principale però fu l’esito di uno studio condotto da Melvin Price, a capo di un sub-comitato, che rivelò la presenza di basi militari statunitensi in diverse parti del mondo con lo scopo di studiare il territorio di Okinawa. Fu così legittimata la presenza permanente delle basi militari sui territori confiscati e rinnovò il diritto di tenere armi nucleari sul territorio43. La questione sfociò in una protesta a cui presero parte più di 200 mila persone in 56 città, dando vita alla Coalizione dei Cinque Gruppi, che coinvolse gran parte delle associazioni e dei partiti politici, che però non durò a lungo, a causa delle opinioni divergenti di chi voleva l’indipendenza e chi desiderava ritornare al Giappone.

Si susseguirono altre ondate di protesta, la seconda avvenne negli anni ’60, a causa del malcontento della popolazione riguardante la giustizia civile e penale dei militari statunitensi. La giurisdizione locale non poteva intervenire in casi di mancati pagamenti e rare volte poteva inquisire un soldato per aver causato incidenti stradali. In quegli anni si passò dal nazionalismo all’antimilitarismo. Il partito che più criticava l’amministrazione statunitense era l’OPP, ma il leader Kamejiro Senaga venne arrestato poiché accusato di aver nascosto attivisti comunisti. Dopo la scarcerazione si candidò alle elezioni e diventò sindaco, l’USCAR paralizzò le finanze e fece decadere il sindaco con una legge44 e in più, in seguito

42 Francesca Piccini, Il caso di Okinawa, un’isola in protesta, 2016/2017, op. cit., p.37.

43 Miyume Tanji, Myth, protest and struggle in Okinawa, Routledge, 2006, pp. 71- 72.

44 Questa legge consentì la decadenza del sindaco con una semplice maggioranza dell’assemblea cittadina. Senaga non poté più ricandidarsi, secondo un’ordinanza che vietava la possibilità di rieleggere un candidato con precedenti penali.

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ad un’ordinanza che vietava di poter eleggere un candidato con precedenti penali, non poté più ricandidarsi. Mentre sembrava che i partiti di sinistra fossero emarginati, il 28 aprile del 1960 l’OPP, l’OSMP, l’OSP, con il sindacato dei lavoratori e l’Associazione degli Insegnanti, il Comitato del gruppo Giovanile della Prefettura di Okinawa e il Comitato dei Sindacati dei Lavoratori degli Uffici Pubblici di Okinawa, formarono il Comitato per il Ritorno della Prefettura di Okinawa al Paese Natio45.

I partiti erano impegnati nella lotta politica ed elettorale, mentre i lavoratori attraverso gli scioperi e i sindacati avevano più possibilità di agire nelle varie basi militari per far valere i propri diritti e migliorare le loro condizioni. Così i lavoratori si unirono per lottare contro l’amministrazione USA.

Chi però possedeva negozi e locali frequentati dai militari statunitensi e dalle loro famiglie, non voleva avere ripercussioni, perciò per paura di andare in bancarotta protestò contro gli scioperi, che difatti avevano reso difficile a loro l’accesso ai quartieri civili e al resto delle attività commerciali.

Nel 1970, dopo una serie di crimini e violenze da parte dei militari, il carattere pacifista delle proteste all’improvviso divenne una sommossa a cui parteciparono più di 2 mila persone. I cittadini assalivano e incendiavano le auto di proprietà del personale militare. Questa fu l’unica protesta violenta di Okinawa del dopoguerra e venne ricordata come Sommossa di Koza, che prese il nome dal quartiere in cui scoppiò. La rabbia delle persone fu dovuta al trattamento che avevano subito, alle discriminazioni e agli abusi di diritti. Il pacifismo si trasformò presto in antimilitarismo anche a causa dell’attivo contributo delle basi americane nella guerra in Vietnam46.

Dopo circa 20 anni ci fu una terza ondata di proteste, quando l’isola di Okinawa tornò a far parte del Giappone dal 1972. Le dinamiche e gli attori delle proteste non erano più gli stessi di quelle iniziali. Non era più forte la coesione tra i vari gruppi, ma essenzialmente rimasero attivi solo i piccoli proprietari terrieri e dei cittadini che condividevano la causa dell’antimilitarismo, lottando contro le basi americane. Tra gli attori ci furono anche i proprietari terrieri senza contratto di affitto e i proprietari di uno tsubo47. Questi ultimi comprarono un pezzo di terreno solo per poter far parte attivamente alla causa. Diventarono, successivamente, un’organizzazione che interagiva con le proteste locali e le metteva in comunicazione tra loro.

45 F. Piccini, Il caso di Okinawa, un’isola in protesta, op. cit., pp. 53-54. 46 Ivi, pp. 59-61.

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Gli attivisti presero parte contemporaneamente a più gruppi, per poter protestare in posti differenti. Il pacifismo e l’antimilitarismo della Battaglia di Okinawa rimasero ricordi sempre vividi anche in questa fase, in cui anche le donne diedero il loro fondamentale contributo. Diventarono sempre più importanti in questa sfera, apportando energia alla comunità e rendendo globale il movimento partito da Okinawa, attraverso alcuni contatti di attiviste straniere di cui si servirono per partecipare ad eventi internazionali. Acquisirono un ruolo di rilievo soprattutto perché legate alle attività della comunità locale più di quanto lo fossero gli uomini, poiché sensibili a tematiche come l’educazione, la sanità e la protezione dell’ambiente. In aggiunta, negli stessi anni iniziarono a crearsi gruppi femministi, che avevano come causa la denuncia dei crimini di violenza legati alle basi militari. Fu proprio l’ennesimo episodio di violenza e di stupro, subito da una ragazzina di 12 anni, i cui responsabili furono tre militari americani, a scatenare la terza ondata di proteste. L’evento creò momenti di tensione per l’alleanza Stati Uniti-Giappone, poiché la massa prese parte alle proteste, tanto da spingere a considerare l’opzione della chiusura della base militare, che però in un secondo momento divenne solo una ricollocazione48.