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La scomparsa dell'elefante

Nel documento Raccontare la storia al tempo delle crisi (pagine 112-117)

4. L'impegno ai tempi del tardo capitalismo

5.1 Rafael Chirbes

5.1.2 La scomparsa dell'elefante

212«Eres ahora una instalación de museo contemporáneo, tendido sobre una sábaa, sobre una lámina de metal o sobre un marmol», Rafael Chirbes, Crematorio, Anagrama, Barcelona, p. 413.

“C'è un elefante in questa stanza” è un'espressione inglese, usata per indicare un argomento talmente ingombrante che per quanto ci si impegni non può essere evitato. Ignorare l'elefante è impossibile, eppure è ciò che si fa quando risulta troppo difficile affrontare il problema che esso rappresenta. Ci si concentra dunque su particolari meno evidenti, sebbene l'elefante si ostini a rimanere imperterrito al suo posto, nonché a barrire di tanto in tanto.

Più o meno è quanto avviene con la trasposizione di Crematorio in serie televisiva andata in onda nella primavera del 2011. Sotto la direzione di Jorge Sánchez-Cabezudo, affiancato nella sceneggiatura dal fratello Alberto, Crematorio assume una trama giudiziaria che narra lo svolgimento di un'inchiesta sul personaggio di Ruben Bertomeu, basando lo sviluppo narrativo su elementi del romanzo e che in effetti possono suggerire un simile sviluppo della trama. Nell'adattamento televisivo tutti questi elementi vengono messi in risalto e Crematorio viene quindi pubblicizzata come la “serie sulla corruzione” in grado di fornire “una visione della società spagnola contemporanea”. Il personaggio di Ruben Bertomeu descritto da Chirbes è effettivamente un magnate della speculazione finanziaria in Spagna. Tuttavia la sua figura è inscritta all'interno di un processo storico che viene rimesso in discussione. Come scrive lo stesso Chirbes, Bertomeu è il perfetto «cliente della rivoluzione» che ha saputo nutrirsi degli ideali di resistenza per poi reinterpretarli a modo suo.

Inoltre il personaggio descritto del romanzo interroga direttamente il processo di memoria per come esso si sta configurando all'inizio degli anni Duemila, quando anche da parte delle istituzioni viene messo in moto un processo di rilettura della Storia spagnola che porta alla “Ley de Memoria Histórica” (2004), e le numerose dichiarazioni di José Zapatero che da primo ministro parla di suo nonno, capitano repubblicano fucilato nel 1936 dalle truppe fasciste. Si tratta della prima volta che un governo spagnolo rivendica con forza il proprio legame ideologico con chi ha combattuto in favore della Repubblica nella Guerra Civile e chi ha resistito durante il franchismo. In questo contesto il romanzo di Chirbes è in grado di spostare il fuoco dell'analisi, screditando le «credenziali di anti-franchismo» (espressione cara a Chirbes) utilizzate dal governo socialista in carica, come meccanismo di legittimazione delle proprie decisioni. Tuttavia tale complessità del tutto assente nella trasposizione televisiva del

romanzo.

La costruzione di una trama giudiziaria dà corpo ad alcuni elementi presenti nel testo di Chirbes, privandoli tuttavia di qualunque profondità storica. Scompaiono dunque le complessità che Chirbes evidenzia e che fanno riferimento ad una responsabilità collettiva che non è schiacciata sul presente, ma legata a processi storici che vengono messi in discussione. Senza addentrarsi eccessivamente nella struttura della trama della serie è sufficiente rendere conto di alcune scelte dello sceneggiatore e del regista che, poste a confronto con la struttura del romanzo, mostrano come sia mutato profondamente il senso dell'opera di Chirbes. Nella serie, infatti, Ruben Bertomeu appare come un personaggio del tutto risolto, abituato a pagare per risolvere i problemi che gli si pongono, mentre nel romanzo la sua preoccupazione è piuttosto quella di «comprare l'oblio» («comprar el olvido»213, scrive Chirbes, rimanda esplicitamente al

cosiddetto “pacto del olvido”).

In questo modo la complessità del suo personaggio è facilmente riconducibile al discorso della corruzione, che viene combattuta dai giudici che aprono un'inchiesta su di lui. Tuttavia il vero antagonista di Ruben è il russo Traian, suo storico collaboratore e punto di riferimento della mafia dell'est presente nella zona. Traian riesce a salvarsi dall'inchiesta giudiziaria perché privo di scrupoli. Anche in questo caso si tratta di un equilibrio che emerge anche nel libro, dove però la sua distanza tra i due non risiede nell'improvvisa filantropia di Bertomeu, all'improvviso contrario alla violenza, bensì nella convinzione che l'epoca in cui la violenza poteva condurre a dei risultati si è conclusa, aprendo le porte ad un'epoca in cui il commercio si basa sull'affidabilità e sulla trasparenza delle persone: la morale stessa è dunque ritenuta qualcosa di monetizzabile:

suppongo che, in Russia e in tutte quelle nazioni da cui ci si staccati, finirà col succedere la stessa cosa in pochi anni. Ora sono ancora nella fase dell'accumulazione primitiva, è il momento in cui le società hanno bisogno di divorare tutto. […] In seguito finirà la permissività. Arriverà la tappa della morale pubblica.214

213Rafael Chirbes, Crematorio, Anagrama, Barcelona, p. 121.

214«Supongo que, en Rusia y en todas esas naciones que se le han desagajado, acabará ocurriendo lo mismo dentro de unos años. Ahora aún están en la fase de acumulación primitiva, ese momento en el que las sociedades necesitan devorarlo todo. […] Después se acabará la permisividad. Vendrá la etapa

Nel romanzo il personaggio di Traian parla solo attraverso i pensieri degli altri personaggi. È un'altra presenza fantasmatica e minacciosa che dal passato reclama un ruolo anche nel presente. Tuttavia il fatto che Traian scavalchi effettivamente l'ex compagno di affari nella presa di decisione è lasciato alla fantasia del lettore, che così rimane nel dubbio su quanto sia influente il potere di Ruben. Nella serie Traian arriva a minacciare Ruben con un monologo (presente anche nel romanzo) in cui riporta i racconti del nonno rumeno recatosi in Russia durante la rivoluzione:

mio padre mi raccontava ciò che diceva mio nonno, Diceva: due volte ci hanno invaso i tedeschi, i russo, chi non ci ha sconfitto, chi non ha stuprato le nostre donne, la Romania è un corridoio per cui ha circolato metà dell'Europa, in cui mezza Europa si è adagiata e si è accovacciata, ci hanno fottuto, ci hanno trattato di merda: greci, romani (lì sono stati Traiano e Aureliano; perché credi che mio nonno abbia messo il nome Traian a mio padre, e che io abbia ereditato il nome?) […] A me non mi fotte nessuno215

Tuttavia nel romanzo questo monologo viene rivolto a Yuri, un ragazzo che lavora per Traian. Il discorso di conclude così con una velata minaccia di quest'ultimo:«ci potremmo mangiare fra di noi, perché non abbiamo anima. Potremmo mangiarci fra di noi così noi mangiamo i merluzzi»216.

L'altro personaggio fortemente ridimensionato è lo studioso Juan Mullor: disinteressato alle vicende familiari, concentrato esclusivamente sui suoi studi, Juan è un inetto che non riesce a trovare una sua posizione, se non come consolatore delle donne della famiglia Bertomeu, le quali peraltro fuggono continuamente dalle sue attenzioni. Le sue ricerche non riguardano più Federico Brouard, bensì il femminismo nella Spagna del

de moral pública», Rafael Chirbes, Crematorio, p. 58.

215«Mi padre me contaba lo que decía mi abuelo. Decía: Dos veces nos han invadido los alemanes, los rusos, quién no nos ha vencido, quién no ha violado a nuestras mujeres. Rumanía es un pasillo por el que ha circulado la mitad de Europa, en el que media Europa se ha acostado, y se ha puesto en cuclillas nos han follado, nos han cagado: griegos romanos (allí estuvieon Trajano y Aureliano; Por qué crees que mi abuelo le puso Traian a mi padre, y yo he heredado el nombre?) […] A mi nadie me jode»,Jorge Sánchez Cabezudo, Crematorio, Canal +, 2011.

216«Nos podríamos comer unos a otros, porque no tenemos alma. Podemos comernos como nos comemos una merluza», Rafael Chirbes, Crematorio, p. 161.

medioevo che, negli equilibri della serie, risulta essere argomento assolutamente pretenzioso rispetto al contesto. Sparisce dunque il suo ruolo di scrivano delle memorie di Matías, che nel romanzo lo rende un personaggio complesso in grado di analizzare le contraddizioni del proprio lavoro. Juan è dunque uno “sconfitto” sullo stesso piano con tutti gli altri personaggi, per cui ogni attività è vana.

Tutti questi elementi fanno sì che nella serie cadano diversi capisaldi del romanzo, in particolar modo la critica di Chirbes al processo di memoria che ha contraddistinto il contesto spagnolo. La serie è infatti totalmente priva di profondità storica, anche nell'ambientazione. Il dissidio tra Matías e Ruben si risolve in pochi flashback. Nel primo di questi, ambientato probabilmente durante la Transizione, Matías racconta che gli è stato offerto uno “studio” in cui potrà collaborare con “un partito”, senza che sia specificato quale. Il livellamento della classe politica, la mancanza di differenza tra le politiche di un partito è l'altro è un elemento che nel libro è assolutamente presente, ma che viene comunque inserito all'interno dei processi storici avvenuti in Spagna a seguito della caduta del franchismo. Nello stessa scena Ruben accenna ai suoi piani su Misent: «alcuni accettano studi e altri si convertono in costruttori»217, dice al fratello con una frase che in effetti sintetizza le diverse scelte dei due creando un'equiparazione che, come si è analizzato, ha una base storicamente determinata. Tuttavia il discorso di Ruben si conclude con la frase «Si potrebbe guadagnare molto denaro»218, un riferimento che elimina qualunque complessità della scelta di Ruben, identificando immediatamente il suo personaggio.

La serie riceve critiche assolutamente positive, tanto per la regia quanto per la bravura degli attori. Chirbes, che nei video messi a disposizione dalla produzione si mostra profondamente soddisfatto del lavoro, ha rilasciato poche dichiarazioni a questo proposito, sottolineando tuttavia sempre la differenza tra una serie televisiva “sulla corruzione” e il romanzo:

la serie […] è un'altra cosa... Hanno preso il romanzo e hanno fatto la loro lettura, solo questo... È che Crematorio, il romanzo, fugge dalla trama, fugge dal poliziesco, fugge dal mistero, si sostiene nel puro linguaggio, pretende essere una catarsi a partire dal linguaggio,

217«Unos aceptan despachos y otros se convierten en constructores», Jorge Sánchez Cabezudo, Crematorio, Canal +, 2011 (trad. mia).

ossia sarebbe esercizio quasi gesuitico, si potrebbe dire, loyolesco, in cui il lettore si confronta con una serie d cose che intuisce che sono dentro di sé e che non vuole vedere. E la serie, beh, la serie è un'altra cosa. La televisione ha bisogno di tensione e intrighi, sono linguaggi e cose distinte.219

Una dichiarazione che suggerisce che la semplificazione effettuata per la versione televisiva del romanzo sia in realtà dovuta alla differenza del medium. E tuttavia i cambiamenti sono tali che questa una simile lettura appare fortemente riduttiva.

Nel documento Raccontare la storia al tempo delle crisi (pagine 112-117)