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Il maledetto romanzo è un romanzo!

Nel documento Raccontare la storia al tempo delle crisi (pagine 195-199)

3. Isaac Rosa, ¡Otra maldita novela sobre la guerra civil!

3.4 Il maledetto romanzo è un romanzo!

¡Otra maldita novela sobre la guerra civi! è il rovescio parodico di La malamemoria.

Non solo alla fine di ogni capitolo, ma anche dopo le citazioni in epigrafe, il testo originale del romanzo viene commentato da una voce sarcastica che mette a nudo i meccanismi e i cliché con cui il romanzo viene costruito. Si assiste così ad uno: «spostamento dell'attenzione da quello che il testo dice a come lo dice. Ciò che era un

romanzo sulla guerra civile diventa così, almeno in parte o in alcuni momenti un romanzo sui romanzi della guerra civile»373. Inoltre, attraverso l'uso del corsivo, i commenti si distaccano anche visivamente dalla struttura narrativa del romanzo.

Innanzitutto, viene contestata la scelta di scrivere un romanzo sulla guerra civile, in quanto argomento ormai saturato da una produzione che tuttavia si pone come innovativa all'interno del contesto letterario. Come ogni altro romanzo sulla guerra civile, anche La malamemoria presenta «un segreto sulla guerra civile! In realtà una

storia dimenticata, un dramma terribile di cui nessuno ricorda nulla, perdite nel canale di sfogo della storia, ecc. ecc»374, laddove il «etc., etc.» rovescia in maniera evidente la ripetizione degli stilemi della recente produzione letteraria. Il romanzo viene dunque a rappresentare l'intera stagione del romanzo di memoria spagnolo, assumendone tutti i difetti, primo fra tutti il linguaggio “cursi” (una parola traducile con kitsch), una forma dello scrivere che si pone come altamente poetica e del tutto fuori luogo:

si manifesta questo preziosimo, questa volontà forzata però fuori luogo, che è sempre stato

372 ««el espíritu conciliador de un discurso memorialístico encaminado a favorecer la reconciliación nacional», Patricia Cifre Wibros, “Memoria metaficcionalizada en ¡Otra maldita novela sobre la guerra civil! de Isaa Rosa”, in La memoria novelada, p. 181.

373 «Desplazamiento de la atención desde lo que el texto dice a cómo lo dice. Lo que era una novela sobre la guerra civil muta así, al menos en parte o por momentos, en una novela sobre las novelas de la guerra civil», Patricia Cifre Wibros, “Memoria metaficcionalizada en ¡Otra maldita novela sobre la guerra civil! de Isaa Rosa”, in La memoria novelada, p. 182.

374 «¡Un secreto de la guerra civil! En efecto, una historia olvidada, un drama terrible del que nadie tiene recuerdo, unas perdidas en el sumidero de la historia, etc., etc.», Isaac Rosa, ¡Otra maldita novela sobre la guerra civil!, Barcelona, Seix Barral, 2007 p. 24.

un difetto nella letteratura spagnola, e che si può apprezzare soprattutto in autori giovani, abitualmente maggiormente esposti- essendo indifesi- alle peggiori infezioni della letteratura del proprio tempo.375

Tale stile caratterizza prima di tutto le descrizioni dei paesi del sud della Spagna che, secondo i commenti posti si seguito ai capitoli, sono piene di “ruralismi” e stereotipi. Oltretutto alcuni di questi sono effettivamente in contraddizione tra di loro: è il caso dell'impiegato dell'ufficio informazioni, che a malapena prende nota delle richieste di Julián:

attenti al dettaglio: un comune in cui si lavora il pomeriggio, aperto al pubblico, in Spagna, in un paese di questo sud indolente, e in piena Semana Santa (dato che si parla di «processioni religiose del pomeriggio»). Questo non è nulla, un comune aperto solo per il capriccio dello scrittore, che per far quadrare il tempo del racconto fa apparire tutto il corpo dei funzionari municipali, in questo pomeriggio di siesta.376

Anche la figura di Gonzalo Mariñas risulta stereotipata, immediatamente identificabile come il personaggio negativo, privo di alcun tipo di spessore. In questo senso è del tutto assente, dal testo de La malamemoria, il multiperspectivismo che Hans Lauge Hansen ha identificato nella narrativa spagnola contemporanea377 come forma che portato alla rottura della lettura dicotomica della storia all'interno del romanzo sulla memoria:

375 «Se manifiesta ese preciosismo, esa esforzada pero despistada voluntad de estilo, que ha sido siempre una tara en la literatura española, y que se aprecia sobre todo en os autore jóvenes, habitualmente más expostos – por indefensos- a las peores infecciones de la literatura de su tiempo.», Isaac Rosa, ¡Otra maldita novela sobre la guerra civil!, Barcelona, Seix Barral, 2007 p. 26.

376 «Atentos al detalle: un ayuntamiento trabajando por la tarde, abierto al público, en España, en un pueblo de ese sur indolente, y en plena Semana Santa (pues se habla de «las procesiones religiosas de la tarde»). Ahí es nada, todo un ayuntamineto abierto para el capricho del autor, que para cuadrar el tiempo del relato hace comparecer a todo el cuerpo de funcionarios municipales en esa tarde de siesta», Isaac Rosa, ¡Otra maldita novela sobre la guerra civil!, Barcelona, Seix Barral, 2007 p. 79.

377 Hans Lauge Hansen, “ Formas de la novela histórica actual”, in La memoria novelada. [controlla e metti in biblio]

[Mariñas] è un cattivo da film. Quello che viene definito un villain […] Un'altra volta, il male. Non gli interessi, non lo scontro sociale, non il fanatismo ideologico. No, il male. Siamo più tranquilli pensando che ci sono uomini malvagi, terribili, perché sono identificabili nella loro malvagità, sono descrivibili, sono controllabili, possiamo immaginarli. È più facile questo che conferirgli un altro tipo di comportamenti.378

Questa facile ed immediata identificazione del “cattivo” diventa dunque paradossalmente rassicurante e appiattisce qualunque tipo di profondità storica, eliminando i conflitti storici entro i quali figure come quelle di Mariñas sono emerse come vincitrici. La stessa narrazione che ricostruisce le cause dello sterminio degli uomini di Alcahaz appare priva di un legame col contesto storico. Isaac Rosa riduce le ragioni storiche degli eccidi della guerra civile a conflitti personali, in modo tale che il piano rivendicativo, quello più strettamente legato ad un conflitto ideologico, diventa solo lo sfondo delle vicende dei personaggi: «il romanzo si slega dalla possibile carica

politica, e opta, come tanti romanzi riguardo al tema, per la via sentimentale»379. A questa lettura si aggiunge inoltre un errore all'interno del processo di finzionalizzazione della storia che mette in crisi i riferimenti storici del romanzo, e con essi il suo portato critico. Essendo infatti il romanzo ambientato nel 1977, è del tutto inspiegabile la vicenda di Gonzalo Mariñas, esponente moderato dell'ultima fase del franchismo e, all'improvviso, capro espiatorio di un processo che in realtà impiega anni a mettersi in moto: quello della ricerca e condanna morale dei responsabili delle violenze del regime:

risulta molto improbabile, e di sicuro inverosimile, che nel 1976 […] ci fossero persone a chiedere conto a qualcuno per fatti oscuri della guerra civile o la repressione del

378 «[Mariñas] es un malo de película. Lo que se dice un villano. […] Una vez más, el mal. No los intereses, no el enfrentamiento social, no el fanatismo ideológico. No, el mal. Nos quedamos más tranquilos pensando que hay hombres malos, malísimos, porque son identificables en su maldad, son descriptibles, sono controlables, podemos imaginarlos. Es más facil eso que concebir otro tipo de actitudes», Isaac Rosa, ¡Otra maldita novela sobre la guerra civil!, Barcelona, Seix Barral, 2007 p. 301-302.

379 «La novela se desprende de la posible carga política, y opta, como tantas novelas de tema por la vía sentimental», Isaac Rosa, ¡Otra maldita novela sobre la guerra civil!, Barcelona, Seix Barral, 2007, p. 302.

dopoguerra, come sostiene il narratore. Ancora meno che queste denunce apparissero «in alcuni giornali» con insistenza, per mesi.380

Allo stesso modo sono improbabili le accuse a Mariñas di essersi arricchito attraverso atti di violenza, dal momento che «sono gli aspetti economici- la repressione convertita

nello spoglio dei beni, nel saccheggio- i meno conosciuti della guerra e del dopo guerra, sui quali non si ha costruito alcuna accusa, non ora e ancora meno nel 1976»381. La pretesa di una ricostruzione precisa della storia, attraverso un'accurata ricerca che faccia emergere la storia degli sconfitti, viene addirittura così messa in discussione, rivelando come il legame tra il dato storico e la finzione è in realtà molto più labile di quanto possa apparire in un primo momento.

Il tono del testo metaletterario conferisce all'intera opera un significato diverso rispetto a El vano ayer: lo stile retorico dei commenti è differente da quello apparentemente oggettivo della critica letteraria, perché è connotato da uno stile assolutamente acido, in alcuni casi addirittura pretestuoso. Non si tratta di un'analisi che gioca sulle caratteristiche del discorso scientifico, al contrario viene esplicitato un punto di vista aspramente critico: l'autore dei commenti risulta una persona consapevole del panorama della narrativa spagnola contemporanea e, a differenza di quanto avviene in La

malamemoria, esibisce esplicitamente la sua conoscenza riguardo ai principali testi sul

tema della memoria, sia letterari che teorici. Vengono pertanto citati i nomi degli scrittori Alberto Mendez, José Avello, e viene segnalato un apparato critico, attraverso i nomi di Paloma Aguilar Fernández, Paul Preston, Max Aub e Paul de Man. I testi letterari, storici, filosofici tornano quindi ad avere un ruolo centrale in quanto ritenuti necessari per una rilettura critica delle narrazioni sulla guerra civile.

380 «Resulta muy improbable, y por supuesto inverosímil, que en 1976 […] fuese nadie a pedir cuentas a nadie por hechos oscuros de la guerra civil o la represión de posguerra, como apunta el narrador. Menos aún que esas denuncias apareciesen «en algunos periódicos» con insistencia, durante meses» Isaac Rosa, ¡Otra maldita novela sobre la guerra civil!, Barcelona, Seix Barral, 2007, p. 42.

381 «Son los aspectos económico- la represión convertida en expolio, en saqueo- los menos conocidos de la guerra y posguerra, sobre los que no se ha construído acusación alguna, ni ahora ni mucho menos en 1976», Isaac Rosa, ¡Otra maldita novela sobre la guerra civil!, Barcelona, Seix Barral, 2007, p. 43.

Tuttavia rimane comunque difficile fare del tutto affidamento sul commento presente nel matatesto. In questo modo ¡Otra maldita novela sobre la guerra civil! mette in gioco quattro Isaac Rosa differenti: lo scrittore che nel 1999 pubblica La malamemoria (1), il suo commentatore (2) e, di nuovo, lo scrittore de La malamemoria che otto anni dopo difende la propria opera ritenendola non priva di «qualità e dignità» (3), il quale tuttavia ha assume un punto di vista radicalmente differente da quello che assunto da Isaac Rosa nelle sue interviste. A chi dare ragione dunque? La malamemoria è un testo ingenuo o è semplicemente “un altro maledetto romanzo sulla guerra civile”? A che punto è lecito interrompere l'approccio distruttivo e decostruttivo delle narrazioni del passato?

Le risposte non sono così facili. Attraverso la moltiplicazione dei punti di vista, in realtà si riafferma un gioco finzionale che diventa ancora più difficile da decifrare. Ci si pone dunque il dubbio su quale sia il limite tra finzione e realtà, ma la risposta viene delegata al lettore. ¡Otra maldita novela sobre la guerra civil! diventa quindi un'anti-narrazione che fa perdere al lettore i punti di riferimento, rendendolo consapevole della moltiplicità non tanto dei punti di vista all'interno di una narrazione, ma della molteplicità delle stesse narrazioni, che non arrivano mai ad escludersi tra di loro.

Nel documento Raccontare la storia al tempo delle crisi (pagine 195-199)