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La ley del deseo

Nel documento Raccontare la storia al tempo delle crisi (pagine 51-61)

2. La logica culturale del tardo capitalismo

3.1 La ley del deseo

Il dibattito sul postmoderno si articola in Spagna a partire dai primi anni Ottanta, pochi anni dopo la firma della costituzione spagnola. Il fallimento del golpe Tejero (febbrario 1981) diventa il simbolo di un'impossibile marcia indietro rispetto alla possibilità di instaurare un nuovo regime militare, dopo la fine del regime fascista, aprendo definitivamente ad una nuova fase sociale e politica. Parallelamente, la fine delle tensioni, secondo alcuni, è resa possibile solo grazie al cosiddetto “pacto de olvido”, una formula con cui è indicata una rimozione dei conflitti e delle ingiustizie che hanno caratterizzato gli anni del regime. Si tratta di un patto tutt'altro che simbolico e che penetra a livelli profondi della società: l'ostruzionismo riguardo alle richieste di individuazione e di apertura delle fosse comuni, l'ostruzionismo nei confronti della ricerca all'interno degli archivi al fine di ricostruire l'attività della polizia e, parallelamente, la bassa circolazione che avevano i testi che tematizzano queste ricerche al di fuori del settore accademico84, costruiscono di fatto un blocco alla discussione che proviene da diversi livelli dalla società.

Tuttavia, come sottolinea lo storico Santos Juliá, il pacto de olvido non consiste in un silenzio sulla guerra civile, quanto piuttosto in una serie di politiche discorsive che affrontano il tema della memoria che, al contrario, è costantemente presente all'interno dei discorsi dei rappresentanti politici, nei quali la guerra civile spagnola è spesso descritta come uno scontro fratricida tra due fazioni opposte, che si conclude tragicamente con la vittoria di una sull'altra. Si assiste così ad un livellamento delle differenze tra le due fazioni in campo al fine di cementare le basi del nuovo stato spagnolo. Si tratta insomma di un'amnesia “memoriosa”85 che gioca sulla paura del ritorno della guerra e che emerge con chiarezza fin dalle prime leggi di amnistia che vengono promulgate dopo la morte di Franco e che equiparano i “terroristi” in lotta contro la dittatura fascista ai “torturatori” del regime. Le innovazioni tecnologiche, le

84 Luís Castro, Héroes y caídos. Políticas de la memoria de la España contemporánea, Madrid, Libros de la catarata, 2008.

85 Si fa riferimento riferimento al concetto di “amnistía memoriosa” con cui Paloma Aguilar e Santos Juliá definiscono la legge di amnistia del 1977. Cfr. Josefina Cuesta, La odisea de la memoria: historia de la memoria en España, siglo xx, Madrid, Alianza, 2008.

nuove correnti artistiche e i mutamenti sociali in atto nel Paese di fatto accelerano questo passaggio storico.

Facendo riferimento all'analisi di Maria del Pilar Lozano Mijares in La novela española

posmoderna (2007), che riprende l'impostazione di Jameson, è possibile battezzare

come data di inizio della postmodernità in Spagna il 1968, l'anno della rivolta in Francia, nonché momento determinante per i movimenti antifascisti spagnoli, dal momento che proprio alla fine del decennio si registra il livello più alto di conflittualità sociale dall'inizio della dittatura86. Tuttavia il dibattito sul postmoderno inizia solo a partire dagli anni '80, nel momento in cui la tensione nel paese e l'idea di “cambiamento” diventa centrale, tanto da divenire lo slogan con cui il partito socialista conduce la campagna elettorale del 1982 e conquistando la maggioranza.

Come sottolineato da Ana María Spitzmesser analizzando i romanzi di Antonio Muñoz Molina e Manuel Vázquez Montalbán, Eduardo Mendoza e Arturo Peréz-Reverte, le stesse opere scritte in questo ambito possono essere definite “romanzi del cambiamento”. Tuttavia si tratta anche del momento del disinganno rispetto alle speranze che si erano generate87. In questo contesto, Beatus Ille (1986) di Muñoz Molina e El pianista (1985) di Manuel Vazquez Montalbán, tra i romanzi più noti di questa stagione letteraria, mostrano un approccio opposto rispetto alla rilettura del passato. Nel romanzo di Muñoz Molina è il passato che reclama la sua voce, attraverso la figura di Jacinto Solana, poeta repubblicano che si credeva giustiziato durante la guerra civile e che invece è artefice di un gioco di finzione che coinvolge il giovane Minaya, uno studente in fuga da Madrid dopo le proteste del '69. Nel corso della vicenda Minaya non solo scopre la verità su Solana, ma riesce a far luce anche sull'assassinio di Mariana, amante del poeta, uccisa durante una sparatoria. Tuttavia il romanzo mostra come, anche nel momento in cui viene riportata alla luce la verità, questa non basta a riscattare le tragedie del passato.

El pianista al contrario mette in scena un ricorso alla memoria a partire da una forte

86 Si vedano i libri di Xavier Domènech Sampere, in particolar modo Lucha de clase, dictadura y democrazia. 1939-1977: cambio político y movimiento obrero bajo el franquismo, Icaria, Barcelona, 2012.

87 Ana María Spitzmesser, Narrativa Posmoderna Española. Crónica de un desengaño, Peter Lang Publishing, New York, 1999.

critica nei confronti della società contemporanea: la prima parte del romanzo è ambientata nel 1983, in un mondo da cui sembrano essere scomparsi i vinti e i vincitori, e in cui il pianista Alberto Rossell descrive il mondo della transizione come frutto di un cambiamento che porta all'eliminazione del passato:

- Cosa intendi per una passeggiata critica per le Ramblas?

- Si comincia dal MacDonald’s che hanno aperto d’era il vecchio Canaletas. Potremmo fare lì una rifelessione sulla degenerazioe della gastroomia e la penetrazione nordamericana per mezzo dell'hamburger. A due passi da lì ci sono i capannelli dei culés88 e si può meditare amaramente sulla perdita di segni di identità di un club come il Barcellona, in altri tempi avanguardia epica della Catalogna resistente. Poi si passa davanti al cinema Capitol, il vecchio Can Pistola, dove fanno vedere soltanto spazzatura porno o pseudoporno, per cui ci s può lamentare della corruzione della cultura di massa e la generale mancanza di informazione. In seguito il Moka messo a nuovo, fermata obbligatoria della Via crucis per considerare quel che si è fatto degli antichi caffè di un tempo, sostituiti dall'ambiguità formale dei locali d’oggi, per cui le farmacie sembrano caffè e i caffè... […] In altri tempi questo inventario ci avrebbe riempito le vene di sangue rivoluzionario, dove oggi scorre soltanto89

All'artista impegnato rimane esclusivamente la possibilità di godere dei cambiamenti avvenuti e di mettere da parte il passato per questo motivo l'autore compie un doppio

88 Nome per definire i gruppi di tifosi che si riunivano ad assistere alle partite di calcio del Barcelona. 89 Manuel Vázquez Montalbán, Il pianista, Sellerio Editore Palermo, Palermo, 1994, pp. 34-35; «- ¿Qué

entiendes tú por un paseo crítico per las Ramblas?- Empezaríamos por la hamburguesería que han abierto en el viejo Canaletas. Podríamos hacer allí una reflexión sobre la degeneración de la gastronomía y la penetración cultural imperial norteamericana a través de la hamburguesa. A dos pasos están los corrillos de culés y podríamos meditar amargamente sobre la pérdida de señas de identidad de un club como el Barcelona, en otro tiempo vanguardia épica de la Catalunya resistente. Luego pasaremos ante el cine Capitol, el viejo Can Pistola, donde sólo proyectan basura porno o pseudoporno, con lo que podremos lamentarnos sobre la corrupción de la cultura de masas y la desinformación sexual generalizada. A continuación el reformado Moka, obligada parada en el via crucis para considerar el qué se hizo de los cafés de antaño, sustituidos por la ambigüedad formal de los establecimientos actuales en los que las farmacias parecen cafeterías y las cafeterías farmacias ...[...] Este inventario en otro tiempo nos hubiera llenado las venas de sangre revolucionaria y hoy nos las llena de horchata de chufa», Manuel Vázquez Montalbán, El pianista, Barcelona, Mondadori, 1996, p. 30-31.

passaggio all'indietro prima negli anni Quaranta, in pieno fascismo, e successivamente negli anni della Repubblica. In questo modo Vazquez Montalbán recupera una storia che, nel momento in cui viene scritto il romanzo, sembra essere ridotta ad un ricordo privo di legami con il presente. Il recupero di una memoria storica e il suo legame con il presente sono due tra le principali tensioni di una discussione ampia che si articola anche attraverso il dibattito sul postmoderno. Questo registra come centro geografico la città di Madrid, e si articola nelle pagine culturali del quotidiano El País e attraverso numerosi interventi pubblicati nella rivista La Luna de Madrid. Il dibattito esplode e diventa polemica a seguito del convegno “Nuevos narradores intentan definir la posmodernidad”90, del 1984, nonché a seguito di alcuni interventi sul giornale El País che nello stesso anno fanno emergere l'esistenza di due fazioni opposte: da una parte i membri di una «sinistra storica»91, che vedono nel postmoderno una nuova svolta a

destra di una società già dimentica del fascismo, e dall'altra quelli di una “nuova sinistra”, che leggono nei recenti cambiamenti la possibilità di un'emancipazione.

Queste diverse posizioni si legano dunque ad una società che sta già formulando un primo giudizio sulla Transizione democratica, che inevitabilmente ricade su una valutazione di diversi fenomeni artistici e culturali contemporanei. Primo tra tutti la Movida, intesa come fenomeno storicamente e geograficamente circoscritto che caratterizza la vita notturna di Madrid negli anni '80.

Javier Sábada, facendo riferimento al filosofo Eugénio Trias, prende le distanze dall'analisi di Habermas e legge nei cambiamenti all'interno del pensiero e delle forme culturali contemporanei una rottura rispetto alla modernità e l'impossibilità di un ritorno al passato. Alla luce di questa analisi, Sábada mette in luce le caratteristiche della Madrid degli anni '80:

sarebbe difficile negare i sintomi del postmodernismo a Madrid: cultura cibernetica, dove l'informazione si rinchiude in piccole macchine, l'apoteosi dei mille tipi di rock, l'inondazione dei video, l'assenza della politica nel suo aspetto classico, vestito alle spalle di una supposta armonia borghese, ecc. E legando questi segni esterni emergono due fenomeni tipicamente postmoderni. In primo luogo, una tecnologia che non tenta di

90 Gabriela Cañas, “Nuevos narradores intentan definir la postmodernidad”, El País, 15/03/1984. 91 La formula è coniata dal critico Jesús Ibanez nei primi articoli sul tema e viene assunta anche da

realizzare valori (…); ossia una tecnologia che si slega da qualunque idea estetico-morale che possa farne da fondamento; e, in secondo luogo, la proliferazione di situazioni che almeno in apparenza sono radicalmente diverse: tutto il mondo può godere di qualunque cosa, tutto il mondo può imprigionarsi all'interno di qualunque cosa.92

Nel commentare l'uso della parola “postmoderno”, anche Alfonso Sastre fa esplicito riferimento alla Movida, responsabile di distogliere l'attenzione da quanto sta avvenendo a livello politico. Il postmoderno sarebbe il sintomo della fine di ogni conflittualità, nonché l'accettazione acritica di ogni cambiamento:

[il termine “postmoderno”] nella sua accezione cultural-madrilena non sembra indicacare altro che una certa ironica accettazione di tutte le tendenze, forme o possibilità culturali: la pacifica coeststenza del plurale e un certo orrore per l’attitudine seria, intendendo forse per serio quel discorso che pretende raggiungere una certa coerenza. Il rischio della feticizzazione del “ludico” non sembra spaventare, per ora, gli agenti madrileni dell’indeterminato fenomeno cultural che si tenta di nascondere con questo termine.93

Quest'attitudine sarebbe anche alla base dell'accettazione dell'ingresso della Spagna nell'Unione Europea (ratificata nel 1986), un passaggio su cui non si registra un dibattito articolato. Nell'analisi di Sastre il postmoderno comporterebbe dunque un «sentimento di pacifismo a oltranza», secondo il quale, sostiene provocatoriamente Sastre, «è possibile risolvere tutto parlando»94. In questo senso i cambiamenti contemporanei rappresentano l'accettazione di un nuovo dominio che viene imposto dall'alto, mentre la parola “postmodernità” è solamente «uno dei nomi dello spostamento a destra nella vita intellettuale degli ultimi anni»95.

Di tutt'altra opinione è José Luís Brea, che legge nella postmodernità la fine della mito del progresso nato in epoca moderna. I miti del passato sono invece messi in discussione attraveso un gioco ludico, sintomo di una ribellione ad una forma di

92 Javier Sábada, La posmodernidad existe, in Juan Antonio Ramírez, Jesun Ibáñez, José Tono Martínez (a cura di), La polémica de la posmodernidad, Ediciones Liberatarias, Madrid, 1986, p. 177 (trad. mia).

93 Alfonso Sastre, La posmodernidad como futura antigualla, in José Tono Martínez (a cura di), La polémica de la posmodernidad, p. 244 (trad. mia).

94 Ivi, p. 247. 95 Ibid., p. 257.

pensiero che non si adatta più alla società contemporanea, e che per di più ha condotto alle numerose tragedie del Novecento96.

L'analisi del postmoderno è dunque fortemente condizionata dall'elemento ludico su cui si concentrano molti dei commenti, tanto che spesso la parola “postmoderno” viene usata per indicare qualcosa di frivolo, privo di profondità e soprattutto di una critica nei confronti del sistema di potere. Si tratta di un giudizio che si riversa all'interno del campo letterario, dal momento che alcuni dei commentatori più noti assumono il fenomeno dell'industrializzazione del mondo della letteratura (e soprattutto la sua accelerazione) secondo un'ottica particolarmente negativa: l'intellettuale viene spesso visto come un soggetto attento unicamente alle esigenze del proprio pubblico, non più in grado di prendere posizione. Come scrive Jordi García, facendo riferimento ai numerosi romanzi storici che a partire dagli anni '80 hanno raccontato gli avvenimenti del Novecento spagnolo:

la critica del potere, l'articolazione di una coscienza critica e offensiva, la richiesta di un riferimento ideologico o il riferimento morale a forme di condotta pubblica o privata non sono state le sfere tematiche più frequentate. Quando lo sono state ha prevalso quasi sempre lo sguardo retrospettivo e l'ansia di fare un bilancio del passato, invece che auscultare il presente.97

Ritornando ad una polemica tra Antonio Muñoz Molina e Camilo José Cela, García riporta quindi la critica di quest'ultimo e la sua definizione dei giovani scrittori in quanto “scrittori di catechismo”, incapaci di proporre una critica della società contemporanea.

Come scrive Maria Lozano Mijares, il fatto che il postmoderno sia stato de-rubricato in quanto un fenomeno “frivolo” ha comportato un'assenza di analisi critica sui testi; è infatti solo negli anni recenti che le tematiche legate al postmoderno tornano ad essere nuovamente analizzate e utilizzate per l'analisi letteraria. I riferimenti tuttavia

96 José Luís Brea, Errar, para no hablar de la podmodernidad, in in José Tono Martínez, La polémica de la posmodernidad, Ediciones Liberatarias, Madrid, 1986.

97 Jordi Gracia, in José Carlos Mainer, Bernard Bessière, Jordi Gracia, Estado Cultural y Posmodernidad Literaria, in Francisco Rico (cur.), História y crítica de la literatura española. Suplementos, Crítica, Barcelona, 2000, p. 67

rimangono sempre quelli della critica statunitense: è il caso di Mercedes Juliá, con il saggio Las Ruinas del Pasado, Aproximaciones a la Novela Historica Posmoderna, così come della raccolta La Memoria Novelada, a cura di Hans Lauge Hansen, Juan Carlos Cruz Suárez, in cui si fa particolare riferimento alle analisi di Linda Hutcheon.

Come si può notare attraverso i titoli appena citati, il processo di analisi della postmodernità avviene in simultanea con un processo ben più ampio di messa in discussione del recente passato spagnolo, creando un forte legame tra i romanzi ed il dibattito che si sta articolando. Un processo a cui non è estranea la letteratura, dal momento che la maggior parte dei testi che vengono prodotti e che possono essere analizzati secondo una critica che fa propria l'ottica postmoderna, sono romanzi storici, o che comunque fanno riferimento agli avvenimenti storici avvenuti in Spagna nell'ultimo secolo. Ciò rimette in discussione, per lo meno negli autori più contemporanei, l'idea di un'assenza di una critica pienamente politica sul presente. Secondo la scrittrice Carme Riera, è anzi proprio a partire dalla letteratura che si è reso possibile un processo di rilettura degli anni del passato:

noi scrittori non abbiamo fatto altro che aprire, forse più che il resto dei cittadini, le porte della percezione a quegli aspetti che sono presenti e che ci preoccupano tutti, come la questione del dopoguerra e più concretamente della memoria storica, la cui legge era molto lontana. In quegli anni Aznar era il presidente del governo spagnolo e non era assolutamente interessato a fare giustizia con i vinti, né a restituire loro il proprio nome.98

Carme Reira si riferisce in questo caso ad una specifica generazione di scrittori (che include tra gli altri Javier Cercas, Dulce Chacón, Rafael Chirbes, Almudena Grandes), nati quasi tutti tra la fine degli anni Quaranta e l'inizio degli anni Sessanta, che con l'inizio del nuovo millennio hanno dedicato diverse opere alla rilettura del passato spagnolo. Tuttavia l'esistenza di questi romanzi non elide il problema di una mancanza di una “coscienza critica e offensiva” all'interno delle opere prese in considerazione, che rimane infatti uno degli aspetti problematici della letteratura contemporanea, messo in evidenza specialmente da Rafael Chirbes. Ciononostante nella letteratura contemporanea si comincia a rivendicare, pur nelle opere interne al sistema di mercato

98 Carme Reira, Sobre la memoria y la autoficción, in Hans Lauge Hansen, Juan Carlos Cruz Suárez (cur.), La memoria novelada, Peter Lang, Bern, 2012, p. 266 (trad. mia).

editoriale, la possibilità e la voglia di una presa di posizione. Negli ultimi anni, tale forma di impegno comincia anche ad essere analizzata con sguardo critico. Da questo punto di vista diventa fondamentale il percorso dell'analisi di Gonzalo Navajas, nelle sue analisi sul cinema e sulla letteratura spagnoli contemporanei. Dopo essersi rivelato uno dei più autorevoli studiosi delle forme della letteratura postmoderna99, Navajas registra un progressivo svuotamento delle pratiche postmoderne e analizza un processo di cambiamento delle forme letterarie che può essere descritto facendo riferimento ad un'estetica “neomoderna”, che prevede, in particolare, il recupero della tensione etica dell'opera d'arte. Ciò non implica tuttavia un nuovo rifiuto del postmoderno come sintomo di un pensiero “frivolo” e “acritico”, anzi:

la postmodernità ha adottato la sua posizione di indeterminatezza inequivoca come un modo di preservazione per non incorrere negli errori di una prospettiva totalizzante e unificatrice che le premesse hegeliane, nelle loro varie versioni, comportano. La nuova estetica di affermazione parziale postmoderna non rifiuta né squalifica i presupposti postmoderni; al contrario, continua ad incorporarli ad una visione per cui essi sono da considerarsi innovazioni genuine e ancora oggi altamente significative.100

Il percorso di Navajas (oggi docente in California e sempre vicino alla critica d’oltreoceano) si chiude con il volume La narrativa española en la era global, da lui stesso inteso come la tappa della sua riflessione sul postmoderno. Alla base dell'analisi di Navajas ci sono due elementi che segnano un cambiamento di cui tenere conto. Il principale è la prospettiva globale all'interno della quale i romanzi devono essere analizzati anche in virtù delle innovazioni nel mondo della letteratura, messe in atto dai processi di globalizzazione. Questa è considerata un fenomeno che se da un lato può comportare processi di omologazione della sfera culturale alla logica del mercato, dall'altro permette una messa in discussione dell'idea di canone letterario. Navajas afferma che è già evidente negli Stati Uniti:

99 Gonzalo Navajas, Teoría y Práctica de la Novela Española Posmoderna, Edicions del Mall, Barcellona, 1987.

100Gonzalo Navajas, Más allá de la Posmodernidad. Estética de la nueva novela y cine españoles, EUB, Barcelona, 1996, p. 20-21 (trad. mia).

perché la diversità etnica (indiana-europea-nera, in particolar modo) è stata una realtà incontestabile da secoli. Ciononostante, l'ambito europeo si è a sua volta aperto ad una nuova percezione, iniziando una progressiva decostruzione dei modi riduttivi che hanno permesso l'espansione della sua versione della civilizzazione che nel ventesimo secolo si sono dimostrati insufficienti o controproducenti.101

A partire da questo punto di vista, Navajas propone di mettere in discussione i modelli di analisi dati per acquisiti. Guardando alla letteratura, Navajas sottolinea che il ruolo dell'intellettuale contemporaneo non può assumere i connotati di resistenza diretta e

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