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Le resistenze mondiali delle lettere

Nel documento Raccontare la storia al tempo delle crisi (pagine 94-98)

4. L'impegno ai tempi del tardo capitalismo

4.4 Le resistenze mondiali delle lettere

Il quadro delineato finora appare come una distopia di tipo nuovo. Tanto 1984 di Orwell, quanto Brand New World di Huxley, descrivevano una società con delle norme fisse che non potevano essere violate. Il modello di distopia in questo caso è ben differente, più riconducibile all'opera di José Saramago A Caverna, in cui il Centro di un enorme città offre tutti i piaceri della vita, sebbene si tratti di piaceri costruiti artificialmente, di cui il protagonista non riesce a godere.

Questi meccanismi sembrano ancora più invasivi se si fa riferimento alle analisi di

177Sarah Brouillette, Postcolonial Writers and the Globa Literary Marketplace, New York, PalgraveMacMillan, 2007 p. 67.

Pascale Casanova all'interno di La République Mondial des Lettres. La sua analisi si articola non a partire dalla descrizione del contesto del mercato transnazionale, bensì a partire dal legame tra la letteratura e lo stato-nazione, per arrivare ad una riflessione che mette in relazione i diversi tipi di potere che agiscono sulla letteratura. L'analisi di Casanova mette in evidenzia il ruolo di Parigi in quanto centro del mondo letterario nell'epoca moderna, almeno fino agli anni Sessanta del Ventesimo secolo. Sulla scia delle analisi di Bourdieu, Parigi viene considerato lo spazio in cui la letteratura si caratterizza come un campo autonomo, de-politicizzato e proprio per questo capace di attrarre scrittori da tutto il mondo. Parigi è infatti la meno “nazionale” delle città europee, il luogo dove la letteratura riesce a imporre le sue regole.

Il polo parigino entra dunque in competizione con la forma di dominio dello stato- nazione, un elemento determinante nel momento in cui, nel Diciannovesimo secolo, il rapporto tra letteratura e nazione si rinforza in virtù dell'ascesa dei nazionalismi e delle rivalità tra le nazioni europee. La distanza tra le nazioni viene resa esplicita attraverso l'uso istituzionalizzato della lingua che viene rivendicata come un elemento puramente nazionale. Allo stesso modo, le letterature cominciano a imporsi in quanto letterature “nazionali”.

Questo doppio sistema di riferimento ha delle implicazioni per quel che riguarda la critica stessa della letteratura: contestualizzare un autore vuol dire infatti porlo in relazione tanto con la tradizione del proprio paese, quanto con quella che viene definita “la repubblica delle lettere”, ossia lo spazio autonomo della letteratura. Come abbiamo visto con Bourdieu, l'autonomia del campo letterario è mutevole e, se nel Diciannovesimo secolo essa è molto ridotta, il quadro cambia pochi anni dopo:

poco a poco la letteratura si libera dal dominio originale delle istituzioni politiche e nazionali che ha contribuito a istituire e legittimare. L'insieme di ricorsi letterari specifici, che è allo stesso tempo l'invenzione e l'accumulazione dell'insieme di tecniche, di forme letterarie, di possibilità estetiche, di soluzioni narrative o formali (ciò che i formalisti russi definiscono i «procedimenti»), in sintesi, la storia specifica di ciascuna letteratura (più o meno distinta dalla storia nazionale, da cui non è deducibile), permette allo spazio letterario di acquisire un'autonomia progressiva, conquistare la propria indipendenza e le sue proprie leggi di funzionamento nelle nazioni politicamente definite.179

Questo sistema di doppio riferimento si complica con l'esplosione del mercato globale, che implica il moltiplicarsi dei centri di definizione e legittimazione dello spazio della letteratura: non solo Parigi, dunque, ma anche Londra e New York e, ancora più recentemente, Francoforte. La lingua inglese assume una posizione determinante, diventando una barriera all'entrata per l'accesso ai centri di Londra e New York, con conseguenze decisive per quel che riguarda la divulgazione delle opere. La posizione di forza dei centri di Londra e New York «minaccia seriamente l'autonomia di tutto lo spazio [letterario]»180.

Pur in questo contesto, gli ambiti nazionali non svaniscono, essi anzi diventano i punti di riferimento per un sistema letterario interno che si occupa di produrre bestseller del tutto nazionali. Sulla base delle intuizioni di Bourdieu, Casanova definisce un rapporto triangolare che coinvolge tradizione nazionale, mercato internazionale e mercato nazionale:

il bestseller nazionale si adegua nel suo tema (tradizione o storia nazionale) e nella sua forma (accademica) alle aspettativa e alle esigenze del successo commerciale. Gli scrittori nazionali si caratterizzano […] per le grandi vendite nei propri paesi di origine, però anche per il fatto che sono ignorati dalle persone colte degli altri paesi: lo scrittore nazionale è colui che lavora per il mercato nazionale e in conformità con i canoni commerciali.181

Paradossalmente, dunque, l'internazionalizzazione del mercato e delle forme fa leva su meccanismi che ancora una volta richiamano i principi della nazione e che dunque riproducono quei dispositivi che ledono l'autonomia della letteratura. Anche in questo caso non esiste un “fuori” da un sistema di cattura, ogni presa di posizione può essere neutralizzata, riassorbita e diventare essa stessa un nuovo canone, una nuova forma di cattura. Il meccanismo appare del tutto inglobante: i meccanismi di dominio sembrano infatti assottigliare lo spazio di un'autonomia della letteratura o di una resistenza. La polemica scatenata dalla scelta della Catalogna come nazione ospite della Fiera di Francoforte del 2007 mette in evidenza come il triplice rapporto mercato-nazione- letteratura possa causare profonde frizioni, chiamando in causa interessi diversi. La

180Ivi, p. 223. 181Ibid.

polemica nasce in virtù dell'iniziativa di numerosi scrittori catalani che accusano Josep Bargalló (esponente dell'Esquerra Republicana Catalana e presidente dell'Institut Ramon Llull) di fare un uso settario della cultura catalana, giocato innanzitutto in termini di esclusione rispetto alla letteratura in lingua castigliana. Ad un'intervista rilasciata a El País, Bargalló dichiara:

in questa fiera si vuole mostrare la letteratura che ci individua come catalani, quella che ci appartiene e che unisce i diversi territori di lingua catalana. La cultura catalana non é mai stata invitata prima e con tutta probabilità non lo sarà mai di nuovo. Ossia, per la cultura catalana il momento o era adesso o mai più. La letteratura spagnola è stata già ospite nel 2001 e in qualche modo lo sarà di nuovo nel 2010, quando l'Argentina sarà ospite d'onore.182

Lo scrittore Quim Monzó, durante il discorso inaugurale, ha rivendicato la sua identità politica sottolineando il ruolo della cultura catalana in Europa nel corso dei secoli fino ad oggi, mettendo in relazione la storia della Catalogna con quella degli altri paesi europei183. Eppure questa apertura dello sguardo nel discorso di Quim Monzó, nella città che rappresenta il centro dell'Europa finanziaria, all'interno della fiera editoriale più nota del continente, si basa su una chiusura che ha avuto un approccio nazionalista. Le politiche di Bargalló hanno infatti implicato l'esclusione della maggior parte dei più noti scrittori catalani, la molti dei quali (essendo Barcellona un centro editoriale tra i più influenti) sono noti a livello internazionale. Si tratta di Eduardo Mendoza, Enrique Vila- Matas, Juan Marsé, Javier Cercas, Ana María Matute e Carlos Ruiz-Zafón: scrittori che paradossalmente hanno contribuito ad aumentare la fama della Catalogna e in particolare di Barcellona in tutto il mondo. In questo modo viene oltretutto messa in discussione l'eredità di altri scrittori catalani di fama internazionale come Francisco González Ledesma o Félix de Azúa e soprattutto Manuel Vázquez Montalbán.

I numerosi scrittori che partecipano alla fiera184 prendono dunque una posizione politica in merito allo scontro per il riconoscimento della cultura catalana. Una posizione

182 Carles Geli, “A Frankfurt le va la polémica”, El País, Madrid, 7/10/2007.

183Quim Monzó, “Discurso inaugural de la Feira del Libro de Frankfurt 2007”, 10/10/2007, disponibile all’indirizzo: http://addendaetcorrigenda.blogia.com.

radicale in quanto manifesta una rottura contro lo stato delle cose a partire dai margini. Tuttavia tale rottura si manifesta entrando pienamente nei meccanismi del mercato. Si tratta dunque, ancora una volta, di un uso strumentale delle ambiguità, che presuppone una conoscenza e una capacità di dominio dei dispositivi disciplinanti del mercato letterario, nel tentativo opporsi rispetto altre forme di potere.

Nel documento Raccontare la storia al tempo delle crisi (pagine 94-98)