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Testi corrotti e non in La malamemoria

Nel documento Raccontare la storia al tempo delle crisi (pagine 191-195)

3. Isaac Rosa, ¡Otra maldita novela sobre la guerra civil!

3.3 Testi corrotti e non in La malamemoria

La malamemoria narra le vicende di Julián Santos, un ghost writer che scrive biografie

di personaggi noti del mondo della politica, nei primi anni della Transizione. Il suo compito è quello di riscrivere la vita di Gonzalo Mariñas, impresario e uomo di spicco del regime franchista, suicidatosi in seguito alle polemiche emerse sui giornali in merito alla sua vita. Dalle testimonianze della vedova si apprende che Mariñas, a causa della sua partecipazione alla falange, è stato attaccato dalle persone che lo hanno accompagnato nel corso della vita e che si sono distaccate da lui per ripulire la propria immagine all'indomani della caduta del regime. Secondo le descrizioni della vedova, Mariñas è una vittima che per un «errore del passato» è diventata il capro espiatorio. La sua richiesta è dunque quella di «cambiare il passato» del marito, «eliminare quegli anni» dalla sua vita.

Così come in passato ha accettato di scrivere l'autobiografia di personaggi legati al regime, anche in questo caso Julián Santos accetta l'incarico, sebbene con maggiori dubbi rispetto al passato dovuti alle strane richieste della vedova. È in questa operazione di cancellazione del passato si rende conto che, in realtà, una parte del passato di Mariñas è già stata cancellata: Julián scopre infatti dei riferimenti ad Alcahaz, un piccolo paese nel sud della Spagna di cui trova traccia in alcune vecchie fotografie su cui, a matita, il nome è scritto il nome della località e che tuttavia non è segnalata nelle mappe recenti. È solo grazie ad una mappa del 1960 che Julián riesce a individuare il paese.

Nel corso della vicenda si scopre che Alcahaz è il paese in cui agisce Mariñas nei suoi primi anni da impresario quando, durante la guerra civile, per una vendetta personale, decide di tendere una trappola alla popolazione maschile del paese: giovani e adulti vengono così sterminati senza che nessuno ne sappia nulla. Ad Alcahaz rimangono solo le donne che nel corso degli anni elaborano una menzogna collettiva, rimanendo in attesa degli uomini del paese. Alcune di esse decidono di fuggire, come Amparo, l'anziana donna svela che il segreto a Julián Santos e che fino a quel momento che non ha mai raccontato nulla a nessuno sia per paura del regime, che per il senso di colpa nei confronti delle donne rimaste nel paese.

Dopo l'eccidio la strada che porta al paese viene sotterrata, il suo nome viene cancellato dalle nuove mappe stradali e le persone che vivono nei paesi adiacenti conservano ostinatamente il segreto tanto da rispondere con violenza alle domande insistenti di Julián. In realtà una traccia degli eventi rimane in un'antica canzone che le donne cantano per spaventare i bambini e che viene utilizzata per condurre la sua investigazione:

Alcahaz è... un'invenzione... uno scherzo... Non lo sa? È un paese inventato, una storia per spavenare i bambini... È come un racconto del terrore, quelle sciocchezze, sa a cosa mi riferisco. In tutti i paesi esiste questo tipo di storia... Leggende che si raccontano, che passano di padre in figlio...senza alcun fodamento reale, per; arricchite attraverso ogni generazione. Non sono altro che tradizioni orali. E servono realmente per spaventare, certo che sì... Io ho brutti ricordi... Mia madre mi raccontava la storia di Alcahaz come altri raccontano quella dell'impiccato o degli spiriti del bosco.366

Dopo questa scoperta Julián torna dalla vedova Mariñas e le dichiara di voler denunciare le azioni compiute dal marito. Tuttavia avviene il colpo di scena: Mariñas non è morto, il suicidio è stato solo simulato. La decisione di pubblicare un'autobiografia postuma si rivela quindi essere solo un gioco dovuto all'orgoglio o, spiega il risuscitato Mariñas, un modo per dimostrare il potere del denaro:

il denaro può tutto, [lei] dovrebbe saperlo. Può anche uccidere uomini e in seguito resuscitarli.367

Era un modo per provare se il denaro serve per tutto, per morire e resuscitare, come nel mio caso ora, però anche per comprare coscienze, per cambiare la storia e dissolvere la

366 «Alcahaz es... Una invención... Una tontéria... ¿No lo sabe? Un pueblo inventado, una historia para asustar a los niños... Es como un cuento de miedo, esas tonterías, ya sabe a qué me rifiero. En todos los pueblos hay este tipo de historia... Leyendas que se cuentan, que pasan de padre a hijos... sin ningún fundamento real, pero que enriquecidas con cada generación... No más que tradiciones orales. Y sirven realmente para asustar, vaya que sí... Yo tengo malos recuedos... Mi madre me contaba la historia de Alcahaz como otros cuentan la del ahorcado o de las ánimas del bosque», Isaac Rosa, ¡Otra maldita novela sobre la guerra civil!, Barcelona, Seix Barral, 2007 p. 275

367 «El dinero todo lo puede, debería sabelo. Puede incluso matar a los hombres y después resucitarlos.», Isaac Rosa, ¡Otra maldita novela sobre la guerra civil!, Barcelona, Seix Barral, 2007 p. 432.

memoria.368

Isaac Rosa si dimostra infatti coerente con l'idea che un modo per osservare in modo critico la memoria è quello di mostrare il lato economico dei processi storici369. È attraverso questo sguardo che descrive la scelta di Mariñas, del tutto simile a quella di Ruben Bertomeu in Crematorio, di «comprare el olvido». Tuttavia, a differenza di quanto avviene nel romanzo di Chirbes, questo meccanismo non si reifica esclusivamente attraverso la violenza e l'eliminazione dei nemici: sono gli stessi testi che vengono manomessi, come dimostrano le richieste della vedova Mariñas di cambiare il passato del marito. Inoltre è la stessa ricerca del paese di Alcahaz che dimostra come questo meccanismo sia assolutamente centrale nella ricostruzione del passato, nessuna delle scoperte decisive di Julián Santos avviene infatti tramite la lettura di un libro: gli appunti e le memorie lasciate da Mariñas appaiono sufficienti solo per ricostruire la sua vita, ma contengono numerose falle, mentre le fonti più recenti si concentrano maggiormente sull'ultimo periodo delle attività di Mariñas e del suo trasformismo politico. Queste fonti «ad eccezione dei supposti crimini che si insinuavano, dicevano ben poco sulla sua attività politica nei primi anni del dopoguerra»370, forse anche perché, come sottolineato dallo stesso narratore, riguardo all'epoca del dopoguerra l'attività di Mariñas è simile a quella di qualunque altro sostenitore del regime.

Anche le fonti utilizzate inizialmente da Julián Santos, quelle in cui si getta discredito sulla figura di Mariñas, rivelano il punto di vista dei vincitori della guerra e risultano inutilizzabili per coprire la falla temporale che caratterizza la biografia di Mariñas. Da questo punto di vista, il romanzo chiama direttamente in causa il pacto de olvido: laddove esso si caratterizza come un patto intangibile e impossibile da individuare

368 «Era una forma de comprobar si el dinero sirve para todo, para morir y resucitar, como en mi caso ahora, pero también para comprar conciencias, para cambiar la historia y disolver la memoria», Isaac Rosa, ¡Otra maldita novela sobre la guerra civil!, Barcelona, Seix Barral, 2007 p. 435.

369 Isaac Rosa, “La guerra civil y la dictadura en la ficción española reciente”, p. 67.

370 «Excepto los supuestos crímenes que se insinuaban, decían bien poco sobre su actividad política en la primera posguerra», Isaac Rosa, ¡Otra maldita novela sobre la guerra civil!, Barcelona, Seix Barral, 2007 p. 47.

all'interno del processo storico, Isaac Rosa costruisce un racconto di finzione in cui esso assume una forma del tutto materiale e si sviluppa, oltre che attraverso l'istigazione della paura, anche attraverso il potere economico delle alte sfere del regime fascista e la sua influenza sulla scrittura stessa della storia.

È dunque attraverso altri supporti che Julián (il cui nome è evidentemente un riferimento allo storico Santos Juliá) scopre la verità: le fotografie, la mappa, la favola della tradizione orale sono tipi di fonti che, sebbene non rivelino esplicitamente la verità storica, non sono stati corrotti dalla volontà dei vincitori. Si tratta oltretutto degli strumenti utilizzati dagli storici nelle ricerche sul passato fascista: testimonianze orali e fotografie, infatti, sono state del tutto fondamentali per ricostruire una storia i cui archivi erano stati bruciati o modificati. Secondo una formula che negli anni successivi verrà utilizzata nei romanzi sulla memoria, Julián Santos diventa dunque a sua volta uno storico che assume il ruolo dell'eroe, minacciando di rivelare la vera storia di Mariñas. E tuttavia anche questo non basta. Come dichiara lo stesso Mariñas:

si renderà conto che a nessuno importa nulla. Di tutto questo, da molto tempo. Niente mi colpirà ancora, perché la mia memoria è stata già umiliata, non possono sotterrarmi di più. Posso andarmene dal paese, scomparire.371

Il controllo estremo della memoria della propria figura è un atto inutile, il vezzo di una persona che ha sempre controllato tutto. Sebbene il romanzo stesso rappresenti una flebile speranza che il racconto delle ingiustizie del passato possano trovare una giustizia, i vincitori della guerra superano il periodo di Transizione senza per questo essere costretti a rispondere delle proprie responsabilità storiche. Anche nei pochi casi in cui la loro immagine viene intaccata, si tratta sempre di un fatto relativo, rispetto alla gravità degli atti compiuti nel passato. Il romanzo rifiuta dunque l'idea che il modo in cui la pacificazione è avvenuta possa essere accettato acriticamente: come sottolinea Patricia Cifre Wibrow, già La malamemoria segnala un distacco da un modo di narrare la storia che critica «lo spirito conciliatorio di un discorso memorialistico avviato a

371 «Comprobarà que a nadie le importa ya. De todo eso hace mucho tiempo. A mi no me afecterà otra vez, porque mi memoria ya fue humillada, no pueden hundirme màs. Puedo largarme del paìs, desaparecer», Isaac Rosa, ¡Otra maldita novela sobre la guerra civil!, Barcelona, Seix Barral, 2007 p. 435.

favorire la riconciliazione nazionale»372.

Nel documento Raccontare la storia al tempo delle crisi (pagine 191-195)