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La tratta delle donne albanesi e dell’est europeo

4.7 Quale futuro?

MODALITA’ DI VIAGGIO N°

6.5. La tratta delle donne albanesi e dell’est europeo

L’universo empirico di riferimento di questa ricerca è composto da una sola vittima di nazionalità albanese, di conseguenza non è stato possibile estrapolare informazioni dettagliate sull’ampiezza organizzativa delle bande che gestiscono il trafficking, perché la ragazza non è entrata direttamente in contatto con l’intera rete di                                                                                                                          

183 Morniroli A. (a cura di), Maria, Lola e le altre in strada. Inchieste, analisi, racconti della

prostituzione migrante, Intra Moenia, Napoli, 2003.

184AA.VV., La tratta delle minorenni nigeriane in Italia. I dati, i racconti, i servizi sociali, UNICRI,

sfruttamento. Quello che appare evidente è, comunque, il fatto che il fenomeno della tratta che coinvolge ragazze albanesi o provenienti dai Paesi dell’Est Europeo, presenta varie differenze rispetto a quanto osservato in merito al racket nigeriano, sia per quello che riguarda l’organizzazione sia per le modalità in cui si concretizza il fenomeno della tratta.

L’Albania è uno degli Stati più poveri dell’Europa, con circa un terzo della sua popolazione che vive sotto la soglia di povertà. La storia albanese ha visto succedersi una serie di dominazioni che, per secoli, hanno impedito lo strutturarsi di un’identità popolare comune. Terra di conquista per secoli, nel 1478 l’Albania cadde sotto la dominazione dell’Impero Ottomano che introdusse la religione musulmana e impose nel Paese il Kanun, un codice di leggi e comportamenti per lo più tramandati su base orale che lasciò un segno profondo nella cultura albanese che tutt’oggi ne risente. Sul finire dell’ottocento, con il declino della dominazione ottomana si svilupparono movimenti autonomisti locali che cominciarono a rivendicare ed ottenere margini di libertà per le loro comunità. Tali rivendicazioni sfociarono in una rivolta che scosse tutta la regione che durò per anni inserendosi nel complicato scenario delle guerre balcaniche (1912-1913) 185 La nascita dell’Albania come Stato autonomo è comunemente fatta risalire al 28 novembre 1912, quando un’assemblea di ventitré delegati musulmani e cristiani, riunita a Valona, proclamò l’indipendenza del Paese e nominò un governo provvisorio. Nel Paese, poi, si alternarono periodi di occupazione greca, serba e italiana nel periodo corrispondente alla fine della prima guerra mondiale. Dal 1920 al 1939 il paese si governò da sé, ma Ahmet Zogu, capo di un clan settentrionale che detenne il potere prima come presidente della Repubblica poi come monarca, si alleò con l'Italia di Mussolini. Questa mossa si rivelò controproducente quando, all'inizio del secondo conflitto mondiale, gli italiani invasero il paese. I comunisti, guidati da Enver Hoxha, diedero vita alla resistenza nei confronti dell'Italia e, dopo il 1943, della Germania. I comunisti consolidarono il potere dopo la guerra e nel 1946 proclamarono la Repubblica Popolare di Albania. Dopo una quarantennale dittatura comunista di Enver Hoxha, con le elezioni politiche del 1992 è stato costituito nel Paese un sistema democratico dando vita ad una                                                                                                                          

185 Dragone A. (a cura di), Si “tratta” di dialogare, Associazione Gruppo Abele, Associazione Studi

Repubblica parlamentare ad elevato pluripartitismo. Il periodo di transizione, caratterizzato da fermenti e frizioni tra le tante nuove forze politiche, non ha assicurato al Paese la necessaria stabilità politica per riuscire a risolvere gravi problemi quali la crescente disoccupazione, la diffusa corruzione, le potenti reti di criminalità organizzata, la mancanza di infrastrutture. I problemi di politica interna sono stati acuiti dai conflitti che hanno devastato l’area balcanica negli anni ’90. In particolare nel 1999 il Paese dovette affrontare le emergenze derivanti dall’esodo di kosovari che cercavano rifugio in Albania.

Nel 2001, il primo censimento nazionale dopo 12 anni ha indicato una diminuzione del 3% della popolazione, dovuta in primo luogo all'emigrazione. Da quel momento, sembra che l'Albania si sia finalmente lasciata alle spalle il periodo di transizione, recuperando terreno nei confronti di altri paese ex-comunisti.

Nella società e nella famiglia albanese tradizionali vigono regole di comportamento molto rigide per le donne e del tutto libertarie per gli uomini, ai quali spetta l’ultima decisione in ogni campo della vita. L’atteggiamento discriminatorio nei confronti della donna trova origine nel Kanun, che regola i rapporti tra sessi e definisce la donna “animale da soma”, paragonandola nei diritti ad un animale.186 Il Kanun recita che la donna è intoccabile e sacra se assolve i suoi doveri di badare alla case e ai figli e di soddisfare il marito; in caso contrario il marito, in qualità di proprietario della moglie, può esercitare ogni mezzo rieducativo fino ad arrivare a poterla punire con la morte. Nonostante il regime comunista abbia introdotto cambiamenti sociali rilevanti per quanto riguarda la discriminazione delle donne, all’interno di molte famiglie la mentalità del Kanun perdura tuttora, specialmente in ambiente rurale, dove la violenza domestica è considerata un normale strumento di conduzione familiare e dove sopravvive l’usanza dei matrimoni combinati.

Dal collasso del comunismo avvenuto nel 1991, l’Albania è diventata uno dei maggiori bacini di reclutamento di donne e ragazze da finalizzare al commercio illecito della prostituzione.

Nei primi anni ’90 la città di Berat, nel sud dell’Albania, si è rivelata l’epicentro della tratta, in parte a causa degli influenti rapporti governativi intrattenuti da alcuni gruppi

                                                                                                                         

criminali della città.187 Le prime albanesi, a volte giovanissime (anche 13 o 14 anni) sfruttate alla luce del sole e palesemente oggetto di violenze cominciarono a fare la loro comparsa sulle strade italiane nei primi anni novanta.

La prostituzione albanese ha rappresentato, in quel periodo, la forma più violenta di “uso” di donne ai fini di sfruttamento sessuale.188 Il desueto Kanun non lascia grandi spazi alle donne albanesi che solo negli ultimi anni stanno cercando di mettere in atto meccanismi di cambiamento tra i generi.

Inizialmente, la tratta dai paesi dell’est presentava un’organizzazione semplice, poco strutturata e informale: era, infatti, gestita da piccoli gruppi a base familiare che avviavano alla prostituzione la “propria” donna in un contesto definito dalla presenza di altri piccoli nuclei albanesi non collegati gli uni agli altri.