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4. Gli interventi a favore delle vittime: il sistema italiano

4.1. Lo stato dell’arte

Definire le buone prassi dei percorsi di uscita dalla prostituzione e i modelli di intervento sociale nel settore della tratta e della prostituzione schiavizzata risulta particolarmente complesso: il fenomeno, infatti, è relativamente recente e si è imposto all’attenzione delle politiche sociali con una connotazione emergenziale, legata all’arrivo di consistenti traffici di donne immigrate nel nostro paese. La prostituzione, poi, è uno dei fenomeni sociali di più controversa lettura e in continua trasformazione, tuttora al centro di un acceso dibattito nell’arena politica italiana. La vastità e l’eterogeneità delle iniziative e dei progetti sociali realizzati negli ultimi vent’anni nel settore della tratta e della prostituzione è significativa. Le modalità di lavoro hanno, da un lato, preso in prestito metodologie di intervento proprie di altri settori del sociale (come, ad esempio, da quello delle tossicodipendenze per ciò che concerne il lavoro in strada e la riduzione del danno), ma, dall’altro, sono contraddistinti da caratteristiche peculiari che li rendono unici ed esclusivi.

I primi interventi nel settore sono nati intorno agli anni novanta grazie al privato sociale, che è riuscito a rispondere a bisogni espressi e inespressi grazie a nuovi servizi e professionalità, anticipando le risposte delle Istituzioni.

Gli interventi del privato sociale comprendono una vasta serie di esperienze125:

• Quelle della Chiesa Cattolica, attraverso le Caritas, le comunità parrocchiali, le comunità di vita consacrata, le associazioni di volontariato                                                                                                                          

125 Bufo M., Giuliodori D. (a cura di), Kaleidos, materiali per la formazione e l’intervento sociale nella

di ispirazione cattolica, in modo particolare per quanto riguarda l’accoglienza delle donne immigrate sottrattesi allo sfruttamento,

• Quelle dei movimenti di donne, che hanno rappresentato un’esperienza significativa con la specificità del loro lavoro sulle differenze di genere, • Quelli delle cooperative sociali e le associazioni di volontariato,

attraverso interventi di ampio respiro: lavoro di strada su salute, diritti, relazione di aiuto, accoglienza, formazione professionale e inserimento socio-lavorativo, rapporto con i Paesi d’origine.

In seguito, grazie al graduale coinvolgimento degli Enti pubblici a livello locale (Comune, Province, Regioni, ASL), delle Forze dell’Ordine e della Magistratura e di organi nazionali come la il Dipartimento per le Pari Opportunità, gli interventi sono diventati sempre più diffusi e strutturati ed è venuto a configurarsi un nuovo quadro legislativo dove l’art. 18 del Decreto Legislativo 286/98 e l’art. 13 della Legge 228/03 rappresentano il cardine degli interventi nel settore.

Oggi in Italia, infatti, il sistema di servizi a sostegno delle vittime di tratta ruota attorno a questi due strumenti normativi, che, proprio per l’attenzione alla tutela e alla protezione delle vittime, sono giudicati, da diversi osservatori, particolarmente avanzati nel panorama giuridico europeo126. Il sostegno statale, quindi, consente lo sviluppo e il consolidamento di un sistema articolato e complesso di interventi che si estende, pur con alcune differenze tra le regioni, su tutto il territorio nazionale127. Con l’articolo 18 del D.lgs 286/98 e il suo Regolamento di Attuazione (D.P.R 394/99) è stato stanziato un Fondo Nazionale per la lotta alla tratta al fine di finanziare progetti che coinvolgano, in qualità di enti proponenti e/o attuatori enti pubblici ed enti del privato sociale, iscritti nell’apposito albo nazionale (la Seconda Sezione del Registro di Enti e Associazioni che svolgono attività a favore degli immigrati.).

Il Dipartimento per le Pari Opportunità, a partire dal dicembre 1999 ha emesso, a cadenza annuale (con l’eccezione del 2003), 13 avvisi. I primi sei Avvisi del programma hanno previsto progetti mirati ad assistere unicamente le donne vittime di                                                                                                                          

126 Bonetti M., Mencaroni A., Nicodemi F., Atlante sociale sulla tratta, interventi e servizi in Toscana,

I Quaderni, n.53, Ottobre 2011,.

127 Prina F., La tratta di persone in Italia, Volume 3: Il sistema di interventi a favore delle vittime,

tratta a scopo di sfruttamento sessuale, il contesto dove è nata la norma nel 1998. Tale focalizzazione ha, naturalmente, contribuito ad attivare in modo particolare i servizi orientati a questo target.

Dal 2006 (Avviso 7) è stata prevista un’estensione dei programmi alle vittime di tutte le forme di grave sfruttamento (lavoro forzato, accattonaggio, rimozione di organi). Questa estensione si è resa indispensabile al fine di poter interagire in modo sinergico con il bando relativo all’art 13 della legge 228/2003 che prevede, appunto, assistenza alle vittime di reati di riduzione o mantenimento in schiavitù o in servitù, e di tratta di persone sottoposte a sfruttamento di tipo sessuale, lavorativo, accattonaggio o rimozione di organi.

L’art. 13 della legge 228/2003, infatti, prevede l’istituzione di un “Fondo speciale” per la realizzazione di un programma di assistenza che garantisca, per un periodo provvisiorio, adeguate condizioni di alloggio, vitto e di assistenza per le vittime dei reati previsti dagli artt. 600 e 601 del codice penale. In adempimento delle disposizioni di tali articoli, il Dipartimento per le Pari Opportunità ha emanato sette avvisi (dal 2006 al 2012) per l’attuazione di progetti destinati alle vittime di questi reati. I programmi previsti dall’art. 13 sono transitori e tesi a far emergere la condizione di vittima: hanno una durata di tre mesi, prorogabile per altri tre. Una volta accertata la condizione di vittima e ottenuto il consenso della persona è possibile prevedere l’avvio di altri interventi, quali: un programma più articolato ai sensi dell’art. 18, il rimpatrio assistito, la presa in carico da parte dei servizi sociali del territorio.

In relazione alle nuove politiche sociali, la normativa italiana a sostegno degli interventi sulla tratta promuove alcuni principi cardine128:

• L’autonomia della vittima: i progetti sono volti a sostenere la fuoriuscita dal circuito di sfruttamento e a creare un percorso di empowerment, in cui le vittime possano acquisire e potenziare le proprie capacità e competenze. Si tratta di un processo che, cominciando dalla strada, o da altri luoghi di sfruttamento, può arrivare ad una rinnovata autonomia, passando attraverso diverse forme di accoglienza e di accompagnamento.

                                                                                                                         

• L’integrazione sul campo tra attori, soggetti istituzionali, istituzioni pubbliche a vari livelli, fra servizi sociali e forze dell’ordine, ma anche tra politiche specifiche per il target e politiche di inserimento lavorativo, politiche per l’immigrazione e, più in generale, per l’inclusione sociale.

• La dimensione territoriale, di importanza centrale in quanto punto di coincidenza tra diversi soggetti e settori di intervento pubblico e condizione indispensabile per il radicamento e l’efficacia dell’intervento. L’integrazione tra i diversi attori presenti sul territorio (Questure, Asl, Procure, Enti di formazione, ecc) è, poi, implicitamente imposta dai meccanismi di realizzazione della stessa legge. In particolare, nella stesura dei progetti le collaborazioni ufficializzate attraverso lettere di partenariato sono premiate con punteggi aggiuntivi.

Secondo una recente ricerca condotta da Franco Prina per l’Associazione On the Road129, in Italia gli enti che operano nel settore della tratta sono 280. Se inizialmente l’impegno è stato profuso principalmente in favore delle donne sfruttate sessualmente, più recentemente questo target è stato affiancato da altre categorie di vittime: 218 enti lavorano con le donne, 160 con le minori femmine, 96 con gli uomini, 84 con i minori maschi, 66 con persone transgender.

L’impegno degli enti che operano nel settore della tratta si articola, prevalentemente, in quattro settori:

• Iniziative per entrare in contatto con il target , • Programmi di protezione ed integrazione sociale,

• Interventi di comunità ed azioni di comunicazione e sensibilizzazione, • Interventi con e nei paesi di origine.

Secondo quanto emerso dalla ricerca di Prina il 31,2% degli enti coinvolti svolge lavoro di strada, il 31% prevenzione, informazione e distribuzione di materiale e strumenti, il 41,5% accompagnamento ai servizi sanitari, l’11,5 peer education, il 23,9% servizi di bassa soglia (drop-in center, consultori…), il 35% mediazione interculturale, il 16,2% gestione del Numero Verde contro la tratta130.

                                                                                                                         

129 Prina F., op. cit.

130 Gruppo Abele, Dati sulla tratta delle persone, aggiornati al novembre 2008. I dati possono essere