4.7 Quale futuro?
MODALITA’ DI VIAGGIO N°
6.7. Il passaggio alle donne dell’Est
Negli ultimi anni si è rilevato un progressivo cambiamento delle tecniche di reclutamento e controllo delle donne albanesi e, più in generale, delle donne dell’Est Europeo.
Col tempo, infatti, il racket albanese è diventato transnazionale, poiché ha cominciato sempre più a rivolgersi alle altre donne dell’est europeo: moldave, rumene, ucraine, russe.
Le ragioni del passaggio dal reclutamento delle donne albanesi a quello delle donne dell’est sono molteplici e tra loro interconnesse. Un’ipotesi accreditata è che il diffondersi in Albania di informazioni riguardanti il reale stato delle cose in Italia abbia reso le albanesi meno propense a fidarsi di false promesse e di prospettive di facili guadagni, e questo abbia di gran lunga ristretto il bacino dal quale pescare le candidate, e reso meno opportune le tradizionali strategie di reclutamento (promessa di matrimonio e progetti comuni). A questo punto per gli albanesi è diventato più proficuo e facile indirizzarsi verso i paesi più poveri sfruttando contatti preesistenti o costruiti ad hoc con le organizzazioni locali e reclutare donne, magari ugualmente consapevoli ma rese più disponibili dalla disperazione.
Le donne provenienti dai vari paesi dell’Europa dell’est costituiscono un target che si differenzia sensibilmente da quello delle donne albanesi. Più adulte e più istruite sono
propense ad accettare la prospettiva di una migrazione verso i Paesi dell’Europa Occidentale a causa della povertà, della difficoltà a trovare un lavoro o comunque il livello basso degli stipendi, situazione che è riconosciuta tanto più inaccettabile quanto più sorgono problemi di tipo familiare, quali una separazione, una vedovanza in giovane età, la malattia di un figlio o di un genitore. Sono quindi numerose le donne che partono, magari consce che dovranno accettare compromessi, ma che ritengono che questa possa essere l’unica opportunità per offrire un futuro migliore a se stesse e ai propri figli. Se le donne albanesi giungevano in Italia prevalentemente con il fidanzato, utilizzando i canali classici dell’emigrazione clandestina (gommoni e motoscafi), diverse sono invece le modalità di reclutamento delle donne dell’est. Il reclutamento avviene tramite conoscenti o amici, che intuiscono il desiderio di una vita diversa e propongono soluzioni all’apparenza facili. Gli sfruttatori albanesi si recano personalmente in aree contigue al Paese d’origine per reclutare, o meglio, per ‘acquistare’ presso trafficanti locali donne russe, polacche, ucraine, moldave e rumene da inserire nel mercato della prostituzione in Italia.
Il ricorso alla violenza, negli anni si è poi ridotto, preferendo piuttosto stabilire delle regole con le donne sfruttate basate su una condivisione, per quanto imposta e, comunque, in ultima analisi decisa dallo sfruttatore stesso, dei guadagni della prostituzione. Da un iniziale modello volto ad accumulare sempre più profitti fino allo sfinimento delle vittime, si è passati a forme contrattuali, contraddistinte da “accordi” che prevedono la ripartizione dei profitti.192.
Il cambiamento nelle strategie di asservimento verso forme più contrattuali, simili a quelle del modello nigeriano in precedenza descritto, evita agli sfruttatori di controllare pedissequamente le loro donne in strada, riducendo così il rischio di essere intercettati dalle Forze dell’Ordine193.
Le modalità di sfruttamento più “concordate” non comportano, però, una scomparsa della violenza che, invece, è sempre possibile, specialmente quando le donne decidono di abbandonare il lavoro in strada.
Contrariamente al modello nigeriano, poi, dove è possibile e frequente il passaggio da vittime a Madam, in questo sistema, le forme di ”mobilità interna”, cioè di ascesa
192 Becucci S., Garosi E., op.cit., p.83. 193 Ibidem, p.85.
criminale, per le donne che si prostituiscono sono molto scarse: la netta predominanza degli uomini nella gestione della prostituzione le relega ad un ruolo subordinato. Il passaggio dalle albanesi alle ragazze dell’est europeo ha segnato sostanzialmente anche un cambiamento del fondamento nel rapporto tra sfruttatore e sfruttata, poiché sono cambiate le modalità di reclutamento: mentre prima era mediato dalla relazione di tipo amoroso oggi le ragazze sono principalmente adescate facendo leva sul bisogno e sulla necessità e poi vendute in veri e propri mercati. Dalla vittima- fidanzata si passa così alla vittima-merce194.
6.8. Abuso, droga e prostituzione: la storia di Beba
Beba (storia n. 89) nasce nel 1974 a Monaco di Baviera, in Germania. Le sue origini, però, sono serbe: i genitori, infatti, si erano recati in Germania nei primi anni settanta per trovare un impiego migliore. Beba ha una sorella gemella, Lela, alla quale è legatissima.
Siamo nate di 7 mesi, mia mamma ci ha partorito con il taglio cesareo, lei era piccolina e due gemelle non erano facili, è stato un intervento difficile. Eravamo già diverse, Lela grande e io piccola, Lela beveva già una doppia boccetta di latte e io neanche la metà. Lela era molto più calma, è cresciuta più serenamente. Forse io ero già talmente matta, diversa (siamo gemelle diverse non omozigote), io ero esigente, ricercavo attenzione e considerazione. Forse non ho una reale visione delle cose, ma mi sentivo indesiderata. Questa cosa me la ricordo da quando avevo 3 o 4 anni.(…) Anche a scuola io e mia sorella eravamo come Cip e Ciop, complici.
All’età di sei anni i genitori portano le due gemelle a vivere a Doboj, in Bosnia, dai nonni materni. Il fratello, di un anno più grande, viene invece portato in Serbia, a vivere con i nonni paterni.
Volevano che andassimo a scuola lì.. forse per nazionalismo, o forse per paura che a Monaco avremmo avuto difficoltà di inserimento. Penso che già a quei tempi ci fossero gli stessi problemi che ci sono oggi, i miei avevano notato che all’asilo facevamo fatica ad integrarci, gli stranieri erano “visti male”, ci chiamavano