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4.7 Quale futuro?

5. Nota metodologica

L’idea di sviluppare questa ricerca nasce dalla mia collaborazione con l’Associazione Comunità “Papa Giovanni XXIII”. A partire dal 1989, cioè da quando don Oreste Benzi cominciò pioneristicamente ad andare sulle strade di tutta Italia ad incontrare le vittime della tratta costrette alla prostituzione, l’Associazione ha dato ospitalità a migliaia di ragazze provenienti dalla Nigeria, dall’Albania, dalla Moldavia, dall’Ucraina e da tanti altri paesi, sottraendole ai loro aguzzini.

Dall’incontro con le vittime e con gli operatori che lavorano sul campo, che mi hanno trasmesso il loro desiderio di giustizia e la loro passione, è emersa in me la necessità di impegnarmi attivamente e dare il mio contributo per offrire a queste donne, private di tutta la loro dignità, un futuro di speranza.

Sulla base di queste ipotesi di partenza, l’obiettivo della ricerca è, da un lato, quello di definire un quadro conoscitivo di sfondo rispetto al fenomeno della tratta e dello sfruttamento di donne e minori che approdano nel contesto italiano, dall’altro quello di esaminare gli interventi politici e legislativi posti in essere a livello europeo per contrastare il fenomeno e per tutelarne le vittime.

Ho volutamente cercato di approfondire il fenomeno da diverse prospettive e punti di vista, attraverso un approccio di tipo qualitativo, più idoneo alla delicatezza dell’argomento e in grado di fornire una prospettiva più ricca e complessa.

5.1. L’analisi della letteratura

Nell’intento di selezionare criteri e metodi adeguati agli scopi della ricerca, ho, in primo luogo, proceduto ad un'indagine di sfondo ad ampio raggio, finalizzata a

rilevare gli elementi informativi necessari ad impostare il disegno di ricerca nella sua complessità, ma anche utile a fornire un primo quadro generale della realtà indagata.   Tale esplorazione ha seguito due strade principali: l'esame del materiale bibliografico disponibile sul tema e l'analisi di dati statistici accessibili: a tal proposito ho effettuato una ricerca bibliografica che ha portato alla raccolta di numerosi studi, in italiano e in inglese, pubblicati tra il 1984 e il 2012.

Gli studi raccolti sono principalmente rapporti di ricerca di associazioni che operano nel settore (Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, Associazione On the Road, Gruppo Abele, CNCA, Consorzio PARSEC), biografie e autobiografie di donne vittime di tratta e documenti istituzionali. Per ottenere altre pubblicazioni in materia ho, inoltre, contattato direttamente alcuni Enti (come la Regione Emilia-Romagna e la Provincia di Rimini) che mi hanno fornito materiale interessante per comprendere meglio il loro ruolo nella lotta alla tratta e alla prostituzione schiavizzata. In Italia, riguardo al fenomeno in oggetto, i rapporti di ricerca rappresentano la fonte principale delle informazioni e il più delle volte sono il prodotto finale dei progetti finanziati dalla Commissione Europea (che fanno riferimento, principalmente, ai programmi DAPHNE, STOP e EQUAL) o da altri organismi internazionali.

Lo studio di questo materiale mi ha permesso di incrementare la conoscenza sul fenomeno, sia dal punto di vista dell’aggiornamento dei dati, sia dal punto di vista degli strumenti di lettura: nello specifico, è stato possibile evidenziare uno sviluppo maggiore dell’indagine di tipo qualitativo rispetto a quella quantitativa, dove si evidenzia una discordanza sulle modalità di raccolta dei dati, sui campioni da utilizzare e sull’effettiva rappresentatività degli stessi.

5.2. Le storie delle vittime

Nel corso del dottorato di ricerca ho poi provveduto alla raccolta delle storie di 89 vittime di tratta di nazionalità nigeriana, albanese e serba.

La scelta volontariamente assunta è stata quella di coinvolgere esclusivamente ragazze che stanno portando avanti o hanno concluso un programma di assistenza e integrazione sociale ai sensi dell’art.18 del d.lgs 286/98 o che sono comunque accolte presso le strutture dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, che fossero

pertanto nella condizione di riflettere su esperienze “passate”, pur con la consapevolezza di un certo livello di sofferenza che il racconto di tali situazioni comporta.

Il processo di raccolta delle storie delle vittime si è reso possibile grazie alla mia collaborazione con l’Associazione, poiché, per motivi di sicurezza e per il rispetto delle vittime stesse, le storie normalmente non sono diffuse.

Non sempre questi racconti hanno permesso di ricostruire in maniera completa i percorsi personali delle vittime a causa della scarsità o dell’incompletezza delle informazioni. E’ opportuno specificare, a questo proposito che, anche se il metodo e l’obiettivo della raccolta delle storie sono i medesimi, queste si rivelano notevolmente diverse l’una dall’altra. Alcune sono molto lunghe e ricche di dettagli, altre affrontano le questioni in maniera semplice, diretta e concisa. Alcune donne descrivono con attenzione il loro percorso di sfruttamento, altre si soffermano di più sulla loro sofferenza. Altre ancora descrivono solamente in maniera sommaria il loro “passato”, preferendo esprimere il loro punto di vista rispetto alla situazione che hanno subito ed esprimendo i loro progetti per il futuro.

5.3. La normativa svedese

 

Per avere un quadro completo dell’evoluzione della normativa sul fenomeno ho effettuato una raccolta documentale in merito alla legislazione e alle politiche italiane e comunitarie in tema di tratta e prostituzione, sia rispetto al contrasto del fenomeno, sia rispetto all’assistenza e alla tutela delle vittime. Nell’analisi, sul piano politico e legislativo, degli orientamenti adottati dagli Stati europei in materia di prostituzione, infatti, la necessità di contrastare la tratta riveste un ruolo fondamentale. Su questo argomento, tuttavia, l’Unione Europea presenta a tutt’oggi un quadro normativo e di politiche sociali assai variegato e disomogeneo. La legislazione che, per prima, ha invertito i termini della questione prostituzione è quella svedese (legge n. 408 del 1998, denominata “Proibizione dell’acquisto di servizi sessuali”). Accanto alle donne che si prostituiscono, infatti, l’altro grande attore del mondo della prostituzione è il cliente: la domanda che determina o comunque sostiene l’offerta, il destinatario

ultimo di questo commercio. Il concetto nuovo che contraddistingue la normativa svedese è proprio quello di considerare non vendibile il corpo umano: a tal proposito la legge riconosce che è l’uomo che compra prestazioni sessuali da donne prostituite ad essere criminalizzato e non la donna stessa.

Dopo aver effettuato un’analisi di sfondo di secondo livello (cioè uno studio della principale documentazione esistente in materia e reperibile in Italia), per approcciarmi ad uno studio più sistematico della normativa che punisce l’acquisto di prestazioni sessuali, ho, invece, contattato due ricercatori svedesi che si occupano dell’argomento, Max Waltman (Departement of Political Science, Università di Stoccolma) e Yvonne Svänstrom (Department of Economic History, Università di Stoccolma).

Il contatto del dr. Waltman mi è stato fornito dal Coordinatore del Servizio Internazionale Antitratta dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, mentre ho contattato autonomamente la dr.ssa Svänstrom dopo aver apprezzato alcune delle sue pubblicazioni in materia di prostituzione e tratta.

Entrambi i ricercatori si sono mostrati disponibili ed interessati alla ricerca, e mi hanno fornito materiale utile all’ampliamento delle conoscenze in materia. In Italia, infatti, è particolarmente arduo reperire pubblicazioni specificatamente riferite alla normativa in oggetto. Tuttavia, per comprendere meglio alcuni aspetti della legge, nell’agosto del 2011, ho effettuato un soggiorno a Stoccolma volto alla somministrazione di un’intervista strutturata da somministrare ad entrambi i ricercatori.

L’intervista si componeva di 6 aree tematiche:

• Caratteristiche del fenomeno della prostituzione e della tratta

• Identificazione del target: le vittime della tratta e della prostituzione in Svezia

• La legislazione in materia. La “Swedish prostitution law”

• Analisi comparativa con gli ordinamenti giuridici dei paesi limitrofi • Modelli di intervento nel settore. Il ruolo delle Associazioni locali e delle

Forze dell’Ordine

• La tutela delle vittime. Percorsi di uscita, di accompagnamento e di inclusione socio-lavorativa

Mentre il dr. Waltman, forte sostenitore della legge, si è reso disponibile a rispondere a tutte le domande previste, la dr.ssa Svänstrom ha preferito rispondere solo a quelle riferite alla “Swedish prostitution law” e a quelle relative all’analisi comparativa con gli ordinamenti giuridici dei paesi limitrofi poiché, non occupandosi più dell’argomento da qualche anno, temeva di fornirmi informazioni non aggiornate.

5.4. L’analisi delle sentenze

Per cercare di meglio identificare l’organizzazione delle strutture criminali che gestiscono il traffico di donne e per comprendere le principali dinamiche che caratterizzano il rapporto tra l’autore e la vittima di reato ho contattato la Questura di Rimini che mi ha opportunamente indirizzato alla cancelleria della Procura della Repubblica.

L’idea iniziale era quella di esaminare le sentenze concernenti i reati contemplati dagli articoli 600 (Riduzione in schiavitù), 601 (Tratta e commercio di schiavi) e 602 (Acquisto e alienazione di schiavi) del codice penale. Il cancelliere presso la Procura della Repubblica di Rimini, nel tentativo di agevolare la mia ricerca, mi ha tuttavia consigliato di concentrare la mia attenzione sulle sentenze riguardanti i reati in materia di prostituzione (l. 75/1958) commessi cittadini nigeriani e dell’est europeo, che si presentano particolarmente interessanti perché si riferiscono a modalità di sfruttamento peculiari e ricorrenti. Ho così provveduto alla raccolta di 43 sentenze emesse dal Tribunale e dal Giudice Per l’Udienza Preliminare tra il 2000 e il 2011. Lo studio delle sentenze mi ha permesso di focalizzare l’attenzione sulle caratteristiche socio-demografiche degli autori di reato, sulle modalità di gestione delle attività di sfruttamento, sulle risposte giuridiche al fenomeno e sul ruolo della vittima nel procedimento penale.

6. La parola alle vittime: storie delle donne accolte