• Non ci sono risultati.

Le caratteristiche dei futuri assunti nell’industria alimentare

Nel documento Rapporto 2017 (.pdf) (pagine 184-189)

7. L’industria alimentare

7.4. Flussi occupazionali e fabbisogno professionale nell’industria alimentare

7.4.2. Le caratteristiche dei futuri assunti nell’industria alimentare

Nell’industria alimentare, le assunzioni non stagionali previste alla fine del 2017 sono ancora in crescita, raggiungendo in Italia i 93.570 addetti e gli

7. L’INDUSTRIA ALIMENTARE

183 nel mondo del lavoro oppure che cambieranno azienda, l’industria ha definito i profili ricercati.

Età ed esperienza richiesta agli assunti

Il 27%, circa, degli assunti, nel 2017, a livello nazionale ha una età non su-periore ai 30 anni, mentre per il 43% delle assunzioni gli anni non risultano es-sere un fattore discriminante,. Una esperienza precedente, o nella professione o almeno nel settore è giudicata importante per essere assunti nella metà dei casi. In Emilia-Romagna per il 30,5% delle assunzioni l’età non è un fattore ri-levante. Un dato in netta flessione, e addirittura migliore rispetto a quel 42%

rilevato nel 201.Il 70% rimanente si divide quasi in parti uguali fra i giovani sotto o sopra ai 30 anni. Il dato di una esperienza precedente risulta interessa-re, nel 2017, ancora il 43% delle assunzioni.

Livello di formazione scolastica

I dati a livello nazionale indicano che per ottenere un posto di lavoro, nelle imprese dell’industria alimentare, nel 61% dei casi non viene richiesta nessuna formazione basata su corsi. In termini di titoli di studio, al 35% dei nuovi di-pendenti si richiede un diploma superiore, con una percentuale simile la scuola dell’obbligo ; seguono, in ordine decrescente, una qualifica professionale, 28%

e una formazione universitaria, quasi nel 4%. Questi dati, pur come sempre fortemente influenzati dalle tipologie di inquadramento previste, denotano una crescita del livello di formazione richiesto rispetto al 2016. Scendendo nel det-taglio, in base alle classi dimensionali delle aziende, le assunzioni non stagio-nali presentano complessivamente percentuali molto simili, ad esclusione di quelle di livello universitario che derivano prevalentemente, circa 80%, dalle aziende con più di 50 dipendenti, assieme ai diplomati di scuola superiore (48,9%).

A livello regionale le percentuali suggeriscono l’assunzione di personale con una analoga formazione scolastica. Nello specifico, la scuola dell’obbligo basterà al 43,2% dei nuovi assunti, la qualifica professionale al 24,1%, il di-ploma secondario è sufficiente al 28,1%, mentre il didi-ploma universitario inte-ressa il 4,7% del totale delle assunzioni. Questi due ultimi titoli crescono ri-spetto all’anno precedente, in linea con la crescita dei livelli di inquadramento evidenziati in precedenza. Al proposito l’indagine rileva che le maggiori aree aziendali di inserimento saranno quelle della produzione di beni (68%), segui-ta, da installazione e manutenzione (9,2%) e con percentuali superiori al 5%, le aree acquisti e movimentazione merce e vendita.

Inoltre va considerato che le imprese valuteranno i candidati che sappiano,

al di là del titolo posseduto, essere capaci ugualmente di lavorare in gruppo, in autonomia e dimostrino flessibilità e capacità di adattamento alle mutevoli condizioni. Importanti sono anche le capacità relazionali e comunicative all’interno e all’esterno dell’azienda. Sono dunque molteplici le competenze chieste dall’impresa, competenze la cui importanza varia in funzione dell’area di inserimento. Nel complesso delle aziende alimentari le competenze più cita-te dalle imprese sono, per circa oltre il 70% degli assunti, compecita-tenze digitali, capacità di lavorare in gruppo, risparmio energetico e sostenibilità aziendale e con una percentuale del 95,3% flessibilità e adattamento. Nel dettaglio, ai tec-nici della produzione alimentare viene altresì richiesta una capacità di comuni-care in lingua italiana, 100%, in lingua estera, 92,8%, competenze digitali, 97,2% e capacità di applicare tecnologie 4.0, 66,6%

In conclusione, in Emilia-Romagna per l’industria alimentare si riscontra un numero crescente di imprese che ha previsto di assumere nel 2017, legger-mente superiore a quello nazionale. I nuovi occupati ricercati dalle imprese sono prevalentemente: figure operative, anche senza alcuna qualifica, spesso di difficile reperimento, che necessitano di ulteriore formazione e lavoratori stagionali. Il ricorso a lavoratori extracomunitari prevede l’assunzione anche di personale non più giovanissimo e da formare. Importanti sono anche i se-gnali derivanti dall’andamento della domanda riguardante il livello di forma-zione scolastico, o equivalente, richiesto ai nuovi occupati e dalla presenza di assunzioni legate ad una crescita della domanda, in particolare per le imprese capaci di esportare il loro prodotto, o di fare innovazione di prodotto e/o di processo. Indicazioni sull’agire, in particolare delle piccole imprese, e sull’adeguamento dell’organico per poter rispondere alle evoluzioni del mer-cato e ai pensionamenti. Tuttavia, le piccole imprese, operando in un territorio più specifico e spesso fianco a fianco con i propri concorrenti, evidenziano una maggiore difficoltà nel reperire localmente o da altre province le figure da as-sumere. Una ricerca, con un minor, o addirittura assente ricorso, a laureati, che deve fare anche i conti con le maggiori difficoltà di formazione post inseri-mento del nuovo assunto. In particolare, la formazione dei nuovi assunti av-viene prevalentemente mediante l’affiancamento. Questo, se da un lato com-porta l’interessamento delle strutture pubbliche e private a sostegno delle im-prese, d’altro canto può alla lunga portare ad un depauperamento delle compe-tenze e conoscenze specifiche di una piccola impresa in particolare se il perio-do di affiancamento al lavoratore che lascia l’azienda non è sufficiente lungo per formare il nuovo entrante. Il tutto aggravato dalla capacità di assunzione da parte delle imprese e dal maggior ricorso a lavoratori che resteranno in azienda solo con dei contratti stagionali o interinali.

7. L’INDUSTRIA ALIMENTARE

185 parte dell’industria alimentare regionale. Nel caso degli operai specializzati e conduttori di impianti nell'industria alimentare, circa 2.300 occupati, le caratte-ristiche principali sono il 55% ha più di 30 anni, il genere è indifferente in quasi il 50% dei casi, i posti al femminile sono il 21%. Il 90% delle assunzioni è considerato non di difficile reperimento e sfiora il 40% la dote in esperienza specifica al settore. Questo nuovo personale dovrà solo nel 6,4% dei casi diri-gere altri dipendenti e al 98,3% non dovrà applicare soluzioni innovative o creative. In termini di istruzione per il 46,8% non viene richiesta nessuna for-mazione specifica, la qualifica professionale tocca il 34% seguita dal diploma con il 19,2%. Nessun laureato è stato assunto per questa qualifica.

Le previsioni di medio periodo, al 2020, dalla ricerca Excelsior, evidenzia-no che il tasso di fabbisogevidenzia-no dell’industria alimentare risulta essere maggiore nell’ambito degli altri settori dell’industria manifatturiera. Al contempo la ti-pologia di domanda di nuovi assunti sembra essere prevalentemente legata a dei processi di sostituzione di personale che andrà in quiescenza, essendo la domanda alimentare generalmente stabile se si esclude la parte legata all’export. Un periodo dunque di accentuato ricambio generazionale che ri-chiederà particolarmente l’attenzione da parte delle imprese e degli operatori pubblici al fine di non disperdere quel patrimonio di conoscenza accumulato e fondamentale per un settore considerato “lowtech”. Una criticità in particolare per la fase produttiva e le piccolissime, e piccole imprese, dove come visto in questi anni, la formazione al nuovo personale avviene per affiancamento, e non sempre per un periodo adeguato; questo tanto più se le nuove esigenze delle aziende saranno competenze digitali o tecnologie 4.0, normalmente non sempre presenti in azienda.

Nel documento Rapporto 2017 (.pdf) (pagine 184-189)