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Lo scenario comunitario

Nel documento Rapporto 2017 (.pdf) (pagine 33-39)

2. Le politiche comunitarie e nazionali

2.1. Lo scenario comunitario

L’economia europea continua a crescere nel 2017 facendo registrare +2,3%

nell’area Euro e +2,4% nell’Unione Europea a 28, accelerando rispetto ai va-lori del 2016. Nel quarto trimestre del 2017, pur presentando dati molto diffe-renziati, i valori dei Paesi sono tutti positivi (rispetto al trimestre precedente):

Grecia e Croazia evidenziano la crescita minore (+0,1%), seguite da Italia e Lettonia (entrambe +0,3%) mentre, all’opposto presentano una crescita consi-stente Estonia (+2,2%) e Slovenia (+2%) e in misura minore, ma sempre rile-vante Lituania (+1,4%), Ungheria (+1,3%), Cipro (+1,1%) e Danimarca (+1%). Il PIL in Italia cresce nel 2017 del 1,4% (e corretto per gli effetti di ca-lendario del 1,5%), e risulta la crescita più bassa in Europa.

Il 2017 ha visto proseguire, intrecciarsi e discutere, a livello europeo, im-portanti temi e primi fra tutti le prospettive di bilancio finanziario dell’UE e il futuro della PAC per il periodo post 2020. Temi strettamente connessi alla di-minuzione delle finanze UE, dovute alla Brexit (circa 13 miliardi di euro), e alla volontà di finanziare le nuove sfide poste in modo sempre più pressante all’Unione Europea e, prime tra tutte, quelle della sicurezza e dell’immigrazione.

La discussione sulle prospettive del bilancio comunitario dovranno definire a quanto dovrà ammontare la spesa complessiva per l’Europa dopo il 2020, a quanto sarà la contribuzione al bilancio dei singoli Paesi e, quindi, quale sarà la spesa per l’agricoltura. La discussione iniziata nel 2017 sui due principali fronti del futuro bilancio dell’UE e della PAC post 2020 proseguirà secondo tappe prestabilite nel 2018 e nel 2019. In particolare, la proposta sul Quadro Finanziario Pluriennale sarà presentata il 2 maggio 2018 e le proposte legisla-tive sulla PAC sono state anticipate ai primi di giugno 2018.

Vediamo gli elementi principali su cui si è imperniata la discussione nel 2017, che ha portato ad un primo documento di riflessione della Commissione

Europea sul futuro delle finanze dell’UE del 28 giugno, e alla comunicazione della Commissione Europea del febbraio 2018: “Un Quadro Finanziario Plu-riannuale per una Unione Europea che mette efficacemente in evidenza le sue priorità dopo il 2020”. Le proposte della Commissione, per il futuro bilancio, saranno guidate dal principio del “valore aggiunto dell’Unione Europea”, se-condo il quale, si andrà oltre il dibattito sui contributori netti, ci si focalizzerà, invece, sulle politiche comuni, sulle priorità e aree dove il budget dell’UE po-trà produrre beni pubblici, per cui i bilanci nazionali non potranno spendere.

Quali sono le priorità su cui si è discusso? Le nuove sfide che dovranno es-sere adeguatamente finanziate, saranno: immigrazione illegale, difesa e sicu-rezza, occupazione giovanile e il programma Erasmus+. L’instabilità, al di là dei confini europei, necessita un rafforzamento dei controlli e una maggiore efficacia della “European Border and Coast Guard”.

Posto che, l’uscita del Regno Unito, provocherà una decurtazione al bilan-cio UE di circa 13 miliardi di euro gli scenari che si configurano sono, da un lato, che gli Stati Membri contribuiscano maggiormente al bilancio post 2020 e, dall’altro, che le due principali politiche, la Politica agricola comunitaria e la Politica di Coesione, vengano ridotte. Il documento presentato in febbraio 2018 contiene scenari molto differenti di riduzione delle risorse per le due principali politiche. Da un lato, si prospetta per entrambe il mantenimento del-lo status quo e, agli estremi, di limitare il finanziamento alle sole regioni e/o paesi in ritardo di sviluppo con un risparmio sulla Politica di Coesione di 124 miliardi di euro, che corrisponderebbe all’11% del budget dell’UE, mentre una riduzione del supporto alla PAC al 15% del bilancio dell’UE. Esistono ovvia-mente scenari intermedi. Le ipotesi più accreditate indicano una riduzione del bilancio della spesa agricola tra il 10 e il 30% dell’ammontare attuale, che fa prendere in considerazione anche la questione del cofinanziamento del primo pilastro della PAC, in particolare, rispetto ai pagamenti diretti. Il mondo agri-colo è sostanzialmente contrario al cofinanziamento, che considera come una rinazionalizzazione della PAC, anche se, potrebbe essere uno strumento da adottare per ridurre gli effetti della riduzione della spesa.

Nel 2017 la discussione sul bilancio è andata di pari passo con quella sul futuro della Politica agricola comunitaria, iniziata con una consultazione pub-blica in febbraio e conclusasi con la pubpub-blicazione, il 29 novembre scorso, di un atteso documento, “The Future of Food and Farming”, “Il futuro dell’alimentazione e dell’agricoltura”, con il quale il Commissario Hogan ha avanzato le sue proposte per la PAC post 2020.

La consultazione pubblica ha preso il via il 2 febbraio 2017, è durata tre mesi, per raccogliere (con 28 domande chiuse, 5 aperte e la possibilità di

cari-2. LE POLITICHE COMUNITARIE E NAZIONALI

33 Sono pervenuti quasi 400 mila contributi e presentati 1.417 position paper. La maggior parte delle risposte è pervenuta dalla Germania (45,5%), dalla Francia (12,5%) e dall’Italia (11,9%). Hanno risposto prevalentemente persone fisiche e oltre 10 mila organizzazioni. Il 7 luglio sono stati illustrati a Bruxelles i risul-tati della consultazione pubblica e hanno evidenziato le parole chiave sul futu-ro della PAC: ambiente, cambiamenti climatici, qualità degli alimenti, occupa-zione e innovaoccupa-zione. Gli esiti della consultaoccupa-zione evidenziano le aspettative dei cittadini rispetto ad un’agricoltura più sostenibile, con maggiore produzio-ne biologica, una zootecnia orientata al beproduzio-nessere degli animali e una forte at-tenzione dell’agricoltura agli effetti sulla qualità dell’acqua e sui cambiamenti climatici. Il questionario chiedeva ai cittadini di indicare tre tra sei principali sfide che dovrà affrontare l’agricoltura. Gli agricoltori hanno indicato più fre-quentemente (32%) “un livello di vita equo per gli agricoltori”. Gli altri citta-dini individuano come sfide più rilevanti le “pressioni sull’ambiente e sulle ri-sorse naturali” (32%), seguita da “il cambiamento climatico (mitigazione e adattamento)” (23%) e al terzo posto, “un livello di vita equo per gli agricolto-ri” (22%). Gli strumenti più selezionati da agricoltori e cittadini indicano la necessità di un sostegno pubblico all’agricoltura orientato all’ambiente e ai cambiamenti climatici. Le politiche di investimento, anche, sono state ampia-mente selezionate, mentre i pagamenti accoppiati e disaccoppiati non sono sta-ti indicasta-ti come strumensta-ti prioritari. Difficilmente i risultasta-ti della consultazio-ne potrebbero giustificare, ancora, la permaconsultazio-nenza dei pagamenti diretti come asse centrale della PAC. Invece, sembrano essere riconfermati nel documento

“Il futuro dell’alimentazione e dell’agricoltura”, pubblicato, come abbiamo già detto il 29 novembre.

L’analisi dei risultati della consultazione ha sicuramente contribuito a deli-neare gli obiettivi e le principali sfide che dovrà affrontare la PAC post 2020, ma le proposte concrete di riforma sembrano andare in direzioni diverse. Le priorità della PAC dovranno essere: promuovere l’occupazione, la crescita e investimenti di qualità; sfruttare il potenziale dell’energia, dell’economia cir-colare e della bioeconomia, rafforzando contestualmente la tutela dell’ambiente e la lotta e l’adattamento al cambiamento climatico; portare ri-cerca e innovazione, in modo diffuso, nei campi e nei mercati, e fuori dai labo-ratori, collegare completamente gli agricoltori e le aree rurali all’economia di-gitale; contribuire all’Agenda della Commissione Europea sulla migrazione.

Questi obiettivi dovranno contribuire a promuovere un settore agricolo “intel-ligente” e “resiliente”, rivolto a rafforzare la tutela dell’ambiente, agli obiettivi climatici e ambientali dell’UE e sostenere il tessuto socioeconomico delle zo-ne rurali. Sono obiettivi di lungo termizo-ne chiari e condivisibili che richiede-rebbero un’opera di revisione della PAC attuale molto profonda. In realtà, nel

documento si conferma la centralità dei pagamenti diretti legati alla superficie, con una possibile correzione per porre un limite agli importi ricevuti dai mag-giori beneficiari e per favorire le piccole e medie aziende. Per mantenere i pa-gamenti diretti, il Commissario Hogan, prevede la possibilità di introdurre il cofinanziamento nazionale. Una sorta di rinazionalizzazione della PAC propo-sta, e in qualche modo giustificata, sulla base di una maggiore sussidiarietà che è stata profondamente criticata dal Copa-Cogeca e dai nuovi Stati Membri dell’Europa dell’Est. Le posizioni contrarie sostengono che tale misura porte-rebbe a distorsioni rilevanti del mercato unico, con trattamenti differenziati per agricoltore a seconda del Paese in cui si troverebbero a operare. Sembrerebbe che a obiettivi di largo respiro debbano far seguito riforme non incisive e di breve periodo. Il 2018 sarà comunque un anno decisivo per disegnare la PAC post 2020.

Nell’ambito della revisione del bilancio pluriennale sono state contestual-mente portate avanti proposte di modifica della PAC contenute nella relazione De Castro-Dess del cosiddetto regolamento Omnibus, presentato dalla Com-missione UE (nel 2016). Il regolamento Omnibus contiene disposizioni per molti settori delle politiche europee, tra cui, modifiche ai regolamenti di base della riforma della PAC del 2013. Tra i principali punti dell’accordo, che, il 12 ottobre, la presidenza estone e il Parlamento europeo hanno raggiunto sulla parte agricola ci sono: minore burocrazia e meno vincoli produttivi per le aziende, più aiuti ai giovani, rafforzamento delle Organizzazioni dei produtto-ri, più strumenti per la gestione dei rischi climatici e creazione di una rete di sicurezza contro le crisi di mercato. Questa è poi diventata un Regolamento autonomo (Reg. UE n. 2017/2393 del 13 dicembre 2017, pubblicato in Gaz-zetta Ufficiale il 29 dicembre 2017), di fatto una vera e propria riforma di metà percorso della PAC, entrato in vigore il primo gennaio 2018.

Le lungaggini per l’approvazione del regolamento Omnibus sono state su-perate in novembre quando il Coreper ha approvato lo scorporo della parte agricola per velocizzare l’approvazione definitiva delle modifiche ai quattro atti di base della PAC. Il Parlamento Europeo non si è limitato a lavorare sulle proposte della Commissione ma ha approfittato dell’occasione per ottenere modifiche più incisive alla PAC visto che alcune criticità dei regolamenti pre-cedenti (e derivanti dalla riforma del 2013) erano già evidenti. Le modifiche coinvolgono i pagamenti diretti, il greening (o aree di interesse ecologico), la stabilizzazione del reddito e le misure di mercato.

I pagamenti diretti

I beneficiari della PAC, secondo il Parlamento europeo, devono essere solo

2. LE POLITICHE COMUNITARIE E NAZIONALI

35 tore attivo, con la possibilità di deroghe specifiche, per contenere il carico amministrativo degli Stati Membri. In relazione ai pagamenti diretti l’obiettivo è stato quello di semplificare un carico di impegni troppo oneroso per i benefi-ciari degli aiuti e per le autorità nazionali con compiti di controllo e verifica, tramite una razionalizzazione degli impegni stessi. Entrando nel merito delle novità relative all’agricoltore attivo, all’interno del decreto Omnibus si da la possibilità agli Stati membri di semplificare la verifica dei requisiti (decreto sulle scelte nazionali della Conferenza Stato Regioni del 19 aprile 2018).

L’onere dei controlli era eccessivo rispetto al numero di beneficiari non attivi ed esclusi dai pagamenti in Italia ad esempio, erano stati esclusi, solo, 461 be-neficiari, nel 2016, pari al 5 per mille delle domande. Una novità importante è stata quindi la soppressione della lista nera (black list), che a livello europeo prevedeva l’esclusione dai pagamenti diretti dei soggetti che appartengono ad aeroporti, servizi ferroviari, impianti idrici, servizi immobiliari, terreni sportivi e aree ricreative permanenti. Dal primo gennaio 2018 la black list è stata eli-minata e quindi tutti i soggetti che prima vi appartenevano possono essere tra i beneficiari dei pagamenti diretti. Da sottolineare che fino a tutto il 2017 le fat-tispecie per dimostrare il requisito di agricoltore attivo erano sei, con il decreto del 19 aprile 2018 diventano tre, portando una importante semplificazione.

Le aree di interesse ecologico (EFA)

Le novità riguardano la diversificazione delle colture e le aree di interesse ecologico. Importanti semplificazioni sono state apportate per il riso. Per tutti gli agricoltori che investono oltre il 75% della propria azienda agricola in le-guminose e foraggere e per tutti coloro che lasciano a riposo oltre il 75% della loro superficie l’obbligo di greening viene cancellato, indipendentemente dall’ampiezza dell’azienda. L’obbligo di stabilire aree di interesse ecologico viene eliminato anche per tutti coloro che lasciano a riposo oltre il 75% della loro superficie e viene valorizzato il ruolo ambientale delle colture azoto-fissatrici. Inoltre, per sostenere il ruolo dei giovani agricoltori (nei pagamenti diretti) gli Stati Membri potranno raddoppiare dal 25 al 50% del pagamento di base il valore del pagamento supplementare per i giovani agricoltori, dando così maggiore vigore al cosiddetto “pagamento giovani” introdotto nel 2013.

Stabilizzazione del reddito e gestione del rischio

Nel secondo pilastro della PAC, lo Sviluppo Rurale, la gestione del rischio si è rivelata insufficiente per promuovere l’accesso degli agricoltori a strumen-ti assicurastrumen-tivi, fondi di mutualità e al meccanismo di stabilizzazione del reddi-to. La Commissione ha proposto di creare un meccanismo di stabilizzazione del reddito per settori e di abbassare dal 30 al 20% la soglia di perdita di

reddi-to prevista per accedervi. Il parlamenreddi-to è riuscireddi-to ad ottenere anche la riduzio-ne della soglia di perdita della produzioriduzio-ne per l’attivazioriduzio-ne di polizze assicura-tive del raccolto, dall’attuale 30% al 20%. Ha inoltre alzato il contributo pub-blico al premio dal 65 al 70% e ha introdotto la possibilità di utilizzare indici economici per la misurazione delle perdite.

Le misure di mercato

Le modifiche sono andate nel senso di dare maggiore forza contrattuale alle diverse formule organizzative degli agricoltori. Le Organizzazioni dei Produt-tori (OP) e le Associazioni di OP (AOP) operanti nel settore lattiero-caseario potranno avvalersi della contrattualizzazione scritta obbligatoria, le misure del pacchetto latte vengono estese oltre il 2020 e diventano permanenti. Tali pre-rogative vengono estese a tutti i produttori e a tutte le OP e AOP. Le formule organizzative vengono rafforzate e consolidato il loro protagonismo all’interno delle relazioni contrattuali di filiera. Indipendentemente dal fatto che ci sia o meno un trasferimento di prodotto dagli agricoltori alle OP, è importante la de-roga nell’ambito delle regole di concorrenza per gli agricoltori e le loro asso-ciazioni riguardo la produzione, la vendita e la trasformazione dei prodotti agricoli. Una sentenza della Corte di Giustizia dell’UE dà ragione a queste mi-sure introdotte nella riforma. Infatti, sulla base di un ricorso presentato da OP francesi, la sentenza stabilisce che una concertazione sui prezzi e sui quantita-tivi tra più organizzazioni di produttori agricoli e associazioni di tali organiz-zazioni può essere consentita all’interno di una medesima OP o di una mede-sima AOP, se risponde in modo proporzionato agli obiettivi assegnati a tale organizzazione o associazione.

La discussione sul bilancio dell’UE e della PAC post 2020 sono condizio-nati dalla Brexit, poiché, però, i negoziati tra Londra e Bruxelles dureranno fi-no al 29 marzo 2019, rimarranfi-no invariate, fifi-no a quella data di uscita effettiva del Regno Unito dall’UE, le politiche, gli scambi commerciali, il diritto di ri-siedere, studiare o lavorare nel Regno Unito. Tra i temi più discussi relativa-mente alla Brexit vi è quello dei diritti garantiti ai cittadini UE nel Regno Uni-to. Attualmente sono 3 milioni gli europei che vivono nel regno Unito e 1,2 milioni gli inglesi che vivono nell’Unione Europea. Proviene dalla Polonia (700mila) la quota più rilevante di cittadini dell’UE che vive nel Regno Unito seguiti da irlandesi (500mila) e tedeschi (320mila). Gli italiani che vivono nel Regno Unito sono circa 150mila.

In termini economici il tema più rilevante riguarda gli scambi commerciali.

Una “Brexit dura”, come sembra essere paventata, con la soppressione dell’unione doganale, porterà a effetti fortemente negativi per il Regno Unito e

2. LE POLITICHE COMUNITARIE E NAZIONALI

37 in misura minore per l’UE che potrà contare su un mercato unico di 27 Paesi.

Il Parlamento Europeo ha stimato che la Brexit peserà per circa mezzo punto percentuale del Pil dell’UE-27 nell’arco di dieci anni, mentre per il Regno Unito costerà circa un punto percentuale del Pil all’anno. Il Regno Unito è principalmente un importatore di prodotti agroalimentari e la Brexit penalizze-rà principalmente i principali esportatori che attualmente sono Olanda, Irlanda e Francia. Anche l’Italia è un Paese esportatore verso il Regno Unito e il saldo è pari a 2,5 miliardi di euro. I principali prodotti esportati dall’Italia nel Regno Unito sono: vino, ortofrutta, pasta, formaggi. Questi potrebbero essere i settori maggiormente colpiti, ma, poiché il Regno Unito non produce questo tipo di prodotti, potrebbe decidere di continuare a importarli anche se gravati da dazi.

La Brexit porterà vantaggi e svantaggi per la PAC. Uscirà, infatti, un Paese sempre contrario e insofferente nei confronti di una politica agricola dispen-diosa, un partner che con il suo approccio liberista era sistematicamente con-trario a ogni intervento di regolamentazione dei mercati e che ha sempre guar-dato con sospetto alla tutela della qualità e dell’origine delle produzioni. Usci-rà, però, anche un contributore netto (come abbiamo già detto) e, quindi, il maggior fabbisogno finanziario si potrebbe tramutare in minori risorse per la PAC stessa.

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