• Non ci sono risultati.

La zootecnia da latte e i suoi derivati

Nel documento Rapporto 2017 (.pdf) (pagine 113-119)

5. Le produzioni zootecniche

5.4. La zootecnia da latte e i suoi derivati

Dopo un consistente calo nella seconda metà del decennio scorso, e un re-cupero all’inizio dell’attuale, tra il 2013 e il 2015 la quantità vendibile di latte prodotto in Emilia-Romagna, ha oscillato attorno a 1,9 milioni di tonnellate; il dato del 2016, anno in cui si è interrotta la tendenza negativa dei prezzi che durava da oltre un triennio, segna invece un incremento produttivo del 4,5%, arrivando a sfiorare i 2 milioni di tonnellate (tabella 5.7). La crescita è poi con-tinuata anche nel 2017, con un +3,9% che ha portato la quantità a 2.077 mi-gliaia di tonnellate; l’incremento quinquennale è così arrivato al +1,7% medio annuo. In questo arco di tempo si è rafforzata la vocazione casearia, già domi-nante, della zootecnia da latte emiliano-romagnola; il Parmigiano Reggiano che copre buona parte delle province emiliane ha segnato un +3,5% in media all’anno; per contro è stata più modesta la dinamica di produzione del Grana Padano nel piacentino (+0,8% all’anno), dato che il recupero degli ultimi due anni ha compensato le perdite precedenti, soprattutto del 2012 e 2013. Se si passa ad una valutazione sull’arco decennale, la crescita della produzione di latte ne risulta accentuata (+2,5% medio annuo); nella stessa misura percentua-le è aumentata la produzione di Grana Padano, mentre il Parmigiano Reggiano ha segnato un ben più consistente +4,8% in media all’anno.

Per studiare le consegne di latte, mentre in passato consideravamo come base temporale di riferimento la campagna, oggi con la fine delle quote prefe-riamo analizzare l’anno solare (d’altra parte la decisione nel corso del 2016 di portare la fine della campagna dal 31 marzo al 30 giugno fa sì che la campa-gna 2015/16 abbia avuto una durata anomala di 15 mesi) (figura 5.7). Il 2016 è iniziato con valori di consegne regionali sensibilmente superiori, mese per

Tabella 5.7 - La zootecnia da latte dell’Emilia-Romagna, 2007-2017

2007 2012 2013 2014 2015 2016 2017 Var. %

2017/16

Var. % 2016/15

Var. % media 2012-17

Var.%

media 2007-17 QUANTITA' VENDIBILE ('000 t)

Produzione di latte vaccino 1.836,4 1.905,7 1.895,9 1.918,6 1.912,7 1.999,5 2.077,2 3,9 4,5 1,7 2,5 Destinazione:

Parmigiano Reggiano 1.512,8 1.615,4 1.702,0 1.714,2 1.715,1 1.803,4 1.878,5 4,2 5,1 3,1 4,4

Altro 323,6 279,4 193,9 204,5 197,6 196,1 198,7,3 1,3 -0,8 -6,6 -9,3

PRODUZIONE DEI PRINCIPALI FORMAGGI ('000 t)

Parmigiano Reggiano 104,6 111,7 117,7 118,0 118,7 125,1 132,4 5,9 5,4 3,5 4,8

Grana Padano 19,2 20,8 19,9 21,0 20,6 20,9 21,7 3,9 1,2 0,8 2,5

PREZZI DEI PRINCIPALI PRODOTTI LATTIERO-CASEARI (€/kg)

Parmigiano Reggiano 8,52 11,49 10,58 9,68 8,94 9,76 10,88 11,5 9,2 -1,1 5,0

Grana Padano 6,24 8,38 8,00 7,54 7,12 7,22 7,45 3,2 1,3 -2,3 3,6

Burro 1,71 1,65 2,49 1,91 1,35 1,61 3,29 104,2 18,9 14,8 14,0

Fonte: Elaborazioni Osservatorio sul Mercato dei Prodotti Zootecnici su dati Assessorato all'Agricoltura della Regione Emilia Romagna e delle C.C.I.A.A. di Reggio Emilia e di Cremona.

IL SISTEMA AGRO-ALIMENTARE DELL’EMILIA-ROMAGNA. RAPPORTO 2017

5. LE PRODUZIONI ZOOTECNICHE

113 mese, a quelli dell’anno precedente, proseguendo in un fenomeno che si era avviato già nell’agosto 2015. Lo scarto si azzerava però a maggio e il suo se-gno si invertiva a giuse-gno; successivamente da luglio la linea dell’ultimo anno si riportava nettamente sopra quella del 2015, sia a causa dell’avvallamento produttivo di luglio e agosto 2015, caratterizzati da un caldo eccezionale, sia perché ormai si facevano tangibili i segni di ripresa del mercato. In tal modo le consegne del 2016 si chiudevano con un +3,7% rispetto al 2015, scarto prati-camente identico nel primo e nel secondo semestre dell’anno. La crescita con-tinuava massicciamente anche nel 2017: a parte febbraio, in ciascun mese si è consegnato più dello stesso mese dell’anno precedente, con uno scarto che ha superato il 5% ad aprile e il 7% a luglio, salvo poi ripiegare e fissare il diffe-renziale annuale al 4,5%. In gennaio 2018 si è tornati sopra l’incremento del 5%, mentre esso è sceso sotto il 4% in febbraio. Il dato di marzo non è indica-tivo poiché, come regolarmente accade con questo tipo di dato pubblicato dal Sistema Informativo Agricolo Nazionale, l’ultimo mese pubblicato è poi pas-sibile di sostanziose revisioni al rialzo.

Il listino del Parmigiano, in termini di media annuale, ha mostrato nel 2015 pesanti flessioni per il quarto anno consecutivo: il calo del 7,6% ha portato a una flessione cumulata del 26,1% rispetto al 2011. Il 2016 ha però portato ad una sia pur contenuta ripresa, nella misura dello 0,4%; analogamente, il +0,2%

del Grana Padano ha posto un termine al calo degli anni precedenti, che tra il 2011 e il 2015 era arrivato al 18%. Come spesso accade, le variazioni annuali registrano con ritardo quanto avviene mese dopo mese: la fine del periodo di

Figura 5.7 - Consegne mensili di latte in Emilia-Romagna (tonnellate): 2015-2018

Fonte: Elaborazioni Osservatorio sul Mercato dei Prodotti Zootecnici su dati SIARL.

forte calo dei prezzi del Parmigiano Reggiano, infatti, si può già collocare all’inizio del 2015, anno caratterizzato nel complesso da un andamento piatto del listino, che ha chiuso a 9,175 €/kg, rispetto agli 8,90 di un anno prima (fi-gura 5.8). L’inizio della ripresa in effetti coincide con l’ultimo mese del 2015, ed essa prosegue pressoché linearmente per tutto il 2016, anche se si è osser-vato un rallentamento tra aprile e luglio. Il dato di fine anno, pari a 10,663

€/kg, è risultato superiore del 16,2% rispetto a un anno prima e del 19,8% ri-spetto a due anni prima. Il 2017 è stato in media molto superiore all’anno pre-cedente (10,88 €/kg, ossia +11,5% rispetto al 2016), ma in realtà il suo anda-mento è stato assai più piatto, con una crescita complessiva in un anno del 2,3%.

La dinamica del Grana Padano è stata negli anni passati leggermente più fredda e, nei mesi recenti, ha avuto un andamento inverso rispetto a quello del Parmigiano Reggiano. Anche qui la ripresa ha preso avvio nel dicembre 2015, ma si è osservata una flessione tra febbraio (7,30 €/kg) e agosto (6,99 €/kg). In seguito la crescita è ripartita, portando il prezzo di fine 2016 a 7,80 €/kg, sopra dell’8,6% in confronto alla chiusura del 2015 e pari al 9,9% in più rispetto a due anni prima. In seguito però si è innescata una graduale ma consistente fase decrescente: dopo un +1% in gennaio, il listino è sceso ininterrottamente fino a

Fig. 5.8 - Prezzi medi mensili all'ingrosso dei principali prodotti lattiero-caseari: gennaio 2008-dicembre 2017

Fonte: Elaborazioni Osservatorio sul Mercato dei Prodotti Zootecnici su dati C.C.I.A.A. di Reggio Emilia e Cremona.

5. LE PRODUZIONI ZOOTECNICHE

115 maggio, quando esso quotava il 6,6% in meno della fine del 2016; i cali sono poi ripresi in ottobre e a dicembre il prezzo di 7,6 €/kg si è collocato sotto quello di dodici mesi prima del 9,5%.

Mentre i formaggi grana, pur sotto l’influenza del contesto di mercato ge-nerale, risentono in modo molto evidente del loro specifico bilancio tra do-manda e offerta, al contrario il burro ha quotazioni che sono direttamente e ra-pidamente influenzate dagli equilibri che si affermano sul mercato globale. A metà 2012, dopo un calo durato oltre un anno, era iniziata una fase positiva che portava la quotazione di settembre 2013 a quota 2,9 €/kg. Il 2013 si è però chiuso sotto cattivi auspici, con un abbozzo di flessione che in effetti ha inte-ressato poi tutto il 2014 e, salvo un tentativo di ripresa in febbraio e marzo an-che tutto il 2015. A dicembre di quell’anno la quotazione era a 1,33 €/kg, sotto del 4% rispetto ad un anno prima, e il calo è proseguito fino a maggio 2016, quando con 84 centesimi per kg si è toccato il minimo di prezzo dal dicembre 2008. Qui però è iniziata una ripresa tumultuosa: ciascun mese tra giugno e settembre ha mostrato un incremento a due cifre rispetto al mese precedente, la punta massima di crescita si è toccata proprio nel primo di essi, con un +46%.

Sia pure in termini più contenuti, la dinamica positiva è poi proseguita fino a fine anno, chiudendolo con il prezzo di 2,65 €/kg, praticamente il doppio ri-spetto a un anno prima e il 215% in più in confronto al punto di minimo tocca-to nel maggio precedente.

Il 2017 si è però aperto al ribasso: nei primi due mesi, si è registrato un calo del 13%, che faceva presagire l’inizio di una nuova fase calante. Così non è stato, il bimestre si è dimostrato nulla più che una parentesi e da marzo sono ripresi i segni positivi fino a settembre, quando la quotazione di 4,50 €/kg rap-presentava il 93,6% in più di un anno prima. Ha poi fatto seguito un nuovo ri-piegamento, più consistente del precedente sia in intensità che in durata, poi-ché segni negativi fino a fine anno provocavano un calo in tre mesi del 44% e la chiusura dell’anno al -4,2% rispetto ad un anno prima. A quel punto non era dato sapere se la fase recessiva sarebbe continuata; in realtà le successive os-servazioni dei primi mesi del 2018 mostreranno che ancora esistevano spazi di crescita.

Nel documento Rapporto 2017 (.pdf) (pagine 113-119)