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LE CELEBRAZIONI DEL 1936 AVVIANO LA RINASCITA

Era un ricco progetto, quello che nel luglio del 1936 Augusto Amatori, Podestà di Jesi, presentava come Presidente del Comitato per il Bicentenario Pergole-siano (200 anni dalla scomparsa: 1736-1936), per il quale veniva accordato dal Governo un contributo di L. 25.000: un progetto importante e degno del perso-naggio da ricordare, che doveva vedere, nel mese di novembre, l’esecuzione degli intermezzi La Serva padrona e Il Maestro di musica (lavoro in seguito riconosciuto dalla critica come non pergolesiano, forse di Pietro Auletta, che era già stato proposto nella serata inaugurale delle Celebrazioni, il 14 aprile), di un balletto su musiche di Pergolesi e dell’opera “seria” Olimpiade, ripropo-sta in prima esecuzione moderna. Dirige l’evento artistico il duca Filippo Caf-farelli (1891-1975), appassionato cultore pergolesiano e Presidente della So-cietà Romana per la Musica da Camera. Bilancio di previsione: L. 135.000.

Ma qualche intoppo ci deve essere stato, se gli appuntamenti celebrativi ven-gono anticipati a settembre, periodo tradizionalmente di stagione lirica, che quell’anno vede in programma La forza del destino di Verdi. Il Ministero per la Stampa e la Propaganda, che pure è disposto a contribuire con la detta cifra, fa sapere che “per disposizione legislativa le sovvenzioni hanno carattere inte-grativo di altre sovvenzioni concesse dagli Enti locali” (esattamente come og-gi) e in questo caso “non sembra vi siano altri contributi”. Il Podestà, tra “varie e difficili trattative”, fa riscontro alle richieste ministeriali con l’assicurazione che da diversi enti pubblici si accorderanno contribuzioni al progetto:

“dall’Accademia d’Italia, dall’Ente del Teatro la Scala, dalla Confederazione Fascista dei Professionisti e degli Artisti”, nonché “da private e pubbliche o-blazioni”. Cospicuo e di valore è d’altronde anche il Comitato d’onore del Bi-centenario, che accanto a personalità politiche e istituzionali annovera nomi importanti della musica italiana e internazionale come Pietro Mascagni, Ric-cardo Zandoni, Amilcare Zanella, Giovanni Tebaldini, Beniamino Gigli…

- 149 - La festa si allunga, Olimpiade slitta al ‘37

Il programma comunque subirà variazioni: la revisione critica e la trascrizione dell’Olimpiade è curata sul manoscritto esistente alla Biblioteca di Bergamo da Richard Falk, che aveva trascritto e diretto anche Il Maestro di musica (andata in scena in prima rappresentazione moderna il 14 aprile, nella serata di apertura ufficiale delle celebrazioni, insieme ad una parte concertistica di significative pagine pergolesiane vocali e strumentali), ma non sarà pronta che a fine agosto, per cui salta la sua produzione anche nella nuova data prevista per l’ultima de-cade di settembre. In vista dei cambiamenti, per mantenere comunque alto il livello artistico e culturale della programmazione, il cartellone autunnale si era aperto con un grande concerto popolare che aveva visto la partecipazione di Beniamino Gigli, accanto a Maria Fersula, Giuditta De Vincenzi, Luciano Ne-roni e di Amilcare Zanella alla direzione del gruppo strumentale: “Concerto di musica pergolesiana” tenutosi il 4 settembre nel cortile dell’ex-Appannaggio davanti ad una platea entusiasta di 2.500 persone, che affollano il suggestivo spazio di rilievo architettonico, espressamente allestito per l’occasione a teatro all’aperto; seguono una messa pontificale in Cattedrale con brani di Refice, Pa-lestrina e Pergolesi, eseguiti dalla Cappella musicale della basilica di Loreto, e una rappresentazione in teatro della Serva padrona, sempre a settembre.

L’Olimpiade slitta quindi, per motivi “tecnici”, al 1937: programmata, pertan-to, quale evento per la tornata di chiusura delle celebrazioni -16 e 17 marzo- in corrispondenza del giorno di dipartita del musicista. Sempre con organizzazio-ne a cura del Duca Caffarelli, sono previste due recite dell’opera in teatro ed un

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grande concerto vocale e strumentale nel pomeriggio del 16 (giorno in cui Giambattista spirò), presso il Cinema Politeama: nella scaletta, oltre a brani pergolesiani vari, ovviamente anche lo Stabat -autentico “canto del cigno” di Pergolesi- proposto in una versione che vede il coro femminile accanto a so-prano e mezzososo-prano. La partecipazione di pubblico è ampia e popolare, con speciali facilitazioni sul biglietto d’ingresso per operai e lavoratori. Il concerto del pomeriggio è diretto da un giovanissimo Giuseppe Morelli, che il teatro je-sino vedrà ancora sul podio nelle stagioni liriche degli anni ‘60 e ‘70. Per tale programma di chiusura, il bilancio impegnato è di L. 62.500: non moltissimo e forse anche per questo nella realizzazione dell’ardito progetto l’organizzazione ha fatto “ricorso a valorose forze giovanili del mondo lirico della capitale”.

Nuove prospettive: a Jesi da tutto il mondo

Dirige l’opera Richard Falk -revisore e trascrittore della partitura- alla guida di un’orchestra di 44 elementi e di un coro di 20 (le cui parti, assenti nel mano-scritto, vengono adattate sul libretto originale di Metastasio dallo stesso Falk), con la compagnia di canto formata dai soprani Maria Fersula e Fernanda Basile (nei ruoli di “Argene” e “Aristea”), il mezzosoprano Giulia Charol (“Alcan-dro”, en travestì), i tenori Gustavo Gallo e Costanzo Gero “(Megacle” e “Lici-da”), il baritono Luigi Bernardi (“Aminta”), il basso Luciano Neroni (“il Re Clistene”); le coreografie firmate da Tusnelda Risso, mentre la regia è di Mar-cello Govoni ed Enrico Lumbroso. Le scene del pittore Furiga e l’allestimento dell’Istituto Nazionale del Dramma Antico sono illuminati dalla “apparecchia-tura elettrica quanto mai ricca di effetti e di varietà” dei fratelli Scudo di Roma.

Dal 5 febbraio al 12 marzo l’opera viene studiata a Roma, i cantanti preparati dal maestro Morelli, per avere poi tre giorni di “intensa foggiatura scenica” a Jesi: la sera del 15 marzo, su espressa richiesta del Municipio rivierasco, il Te-atro della Fortuna di Fano ospita un’anteprima dello spettacolo, accolta dal pubblico non come “prova generale” –quale in effetti essa è- ma con tutta la

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dignità della rappresentazione autentica, secondo uso consueto di apertura con normale biglietto d’ingresso. Infine, martedì 16 marzo alle 20,30, L’Olimpiade incontra il pubblico jesino in un teatro “Pergolesi” gremito da spettatori prove-nienti anche dall’estero; si replica il giorno dopo, con appena un po’ meno af-fluenza. Il risultato è memorabile, dopo tante fatiche e complicanze: “Fu senti-to dagli ascoltasenti-tori intervenuti da ogni parte della penisola il linguaggio del cuore, il meraviglioso contatto che sanno destare quelle divine melodie”, è un commento in merito che si legge sulla stampa; “Questa riedizione ha portato alla luce per la presente generazione un’illustre pietra miliare della musica ita-liana”, dice Raymond Hall dalle colonne del prestigioso New York Times.

La rinascita lirica. Arrivano i grandi cantanti

Se l’intensa attività pergolesiana del biennio celebrativo proietta Jesi a livelli nazionali, con echi stampa e riscontri di interesse anche internazionali, essa non scalfisce comunque la tradizione operistica settembrina, che vede in scena nel ‘37 Lucia di Lammermoor, “grazie all’interessamento del Podestà, il quale

Nella foto qui a lato, il basso Luciano Neroni, marchigiano di Ripatransone e al tempo già in prestigiosa carriera, in un’immagine di repertorio.

Sopra: aprile 1936, applausi da parte di un teatro gremito per lo spettacolo di apertura delle Celebrazioni;

a seguire, il Cortile Appannaggio, allestito a teatro all’aperto nell’agosto stesso.

Qui sotto, una scena di “Olimpiade”

nella produzione del 1937 a Jesi

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vuole che come tutti gli anni il Pergolesi in settembre si riapra per la stagione lirica”. A tal proposito è curioso e assai interessante -perché ci dà un’idea sia dei modi che dei tempi organizzativi- notare come la stessa cronaca giornalisti-ca ci dice e anticipa che “forse per il 22 e 23 avremo l’opera lirigiornalisti-ca”, sostenendo anche che “si apre, speriamo, come si dice, con la Lucia”: curioso, effettiva-mente, perché l’articolo non è di un mese o due prima, ma di appena cinque giorni prima dell’inizio (Corriere Adriatico, 19 settembre 1937)…

Nel 1938, con un grande concerto sinfonico-vocale tenuto il 20 marzo, si inau-gura la Società Amici della Musica di Jesi, che inizierà una valente program-mazione concertistica; la sua nascita viene anche a costituire un punto di rife-rimento importante per lo stesso Podestà, che se ne servirà come referente arti-stico per la stagione d’opera, pur restando comunque la sua gestione affidata alle imprese di rito: “Si fa noto che questa Società non ha assunto per proprio conto la gestione dello spettacolo, ma ebbe l’incarico di tutelarne il lato artisti-co”, sottolinea l’Associazione con riferimento all’opera Bohème data a settem-bre di quell’anno. Quel rapporto particolare e specifico tra Comune e Amici della Musica durerà solo qualche stagione, ma servirà poi da importante prece-dente per la ripresa delle attività nel dopoguerra. Intanto i cartelloni del “Per-golesi” continuano a proporre il grande repertorio, senza particolare fantasia, ma con la presenza di artisti che sono già famosi e tanto più lo diventeranno: se Pia Tassinari e Tito Gobbi dovevano cantare nella Butterfly del ‘40 (ma poi non accadde), quello stesso anno si ebbe in Rigoletto un prestigioso Mario Ba-siola –stella in America e nei maggiori teatri italiani– e in Traviata Lina Pa-gliughi, 30enne e già molto rinomata; Toti Dal Monte e Gino Bechi nel ‘42, quando si ha la prima edizione locale di Turandot; per non dire della Manon Lescaut del giugno 1943, con il giovane Mario del Monaco acclamato “Cava-liere de Grieux” (nella foto sotto), esibitosi “con vera maestria riscuotendo il vivo plauso degli spettatori” in un “teatro affollato in ogni ordine di posti”, per uno spettacolo “di prim’ordine, anche per il complesso corale e scenico”.

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