1.4 I ritratti e l’autorappresentazione
1.4.1 Le immagini dalla Grecia (prima della guerra)
Se si concentra l’attenzione in particolare sui ritratti attribuibili al sovrano, siano essi ‘ufficiali’, promossi, spontaneamente o meno, dalle varie città legate al suo regno7 o ad esso esterne, si può notare
in primo luogo come Mitridate fosse stato ben presente anche all’esterno del suo regno e in momenti che precedettero lo scoppio delle ostilità con Roma. Egli poté infatti usufruire di quella visibilità che, in particolari luoghi del mondo greco, era concessa a molti altri sovrani suoi predecessori e suoi contemporanei.
Una vistosa concentrazione di onori per il sovrano si riscontra a Delo8, in cui sono conservate
dediche di statue in onore di Mitridate9, ed il famoso monumento offerto dal sacerdote Helianax “per il
popolo ateniese, per il popolo romano, agli dei [Cabiri] e al re Mitridate Eupatore Dioniso”10, databili
tutti prima della soglia del conflitto con Roma. Si tratta però, almeno in tutti i casi che risultano leggibili, di dediche promosse per e non da Mitridate.
L’isola non era certamente una cornice insolita per la celebrazione di monarchi ellenistici, ed aveva già ospitato dediche di alcuni Mitridatidi11, ma se a chi transitava per Delo l’immagine del sovrano
doveva diventare piuttosto familiare, per i moderni poco si può ricostruire delle possibili caratteristiche
7 Interessante anche a questo proposito sarebbe naturalmente mettere a fuoco il grado di ellenizzazione del regno pontico, vd. una riflessione recente in Marek 2009, 35-46 con bibliografia.
8 Di recente una messa a punto del dossier in Kreuz 2009, 134. Per lo studioso “the concentration of monuments honouring Mithidates on Delos is obvious. As a traditional and Panhellenic stage fos self-representation of Hellenistic rulers, the island was a favoutire place to erect honorary statues, monuments of buildings for or by members of the Hellenistic royal dynasties” (Kreuz 2009, 132, che prosegue poi rilevando la particolare collocazione, separata dagli altri, per i monumenti di Mitridate).
9 In nessun caso si tratta esplicitamente di statue erette dal sovrano, ma da vari personaggi in suo onore. Si tratta infatti della base di statua circolare voluta da Dionysios di Atene per Mitridate e suo fratello Mitridate Chrestos (ID 1560); la statua eretta dal sacerdote Helianax nel complesso monumento dedicato al re pontico e a vari altri notabili e sovrani (ID 1563), della quale forse sopravvive un torso acefalo (ma vd. il punto recentemente in Højte 2009c 156-157); una base di statua non più visibile ma descritta da Ciriaco d’Ancora (ID 1565), e un’altra base proveniente dall’Asclepieion (ID 1568). L’elenco, ed un inquadramento generale con bibliografia in Højte 2009c 145-162.
10 Così la dedica in ID 1562. Sulle interpretazione del monumento gli studi non si contano. Tra la molta bibliografia, cfr.
Marcadé 1969, 136-146; Baslez 1982, 51-66; Kreuz 2009, 131-44 con bibliografia aggiornata. Sul filellenismo di Mitridate, cfr. McGing 1986, 89-108; Ballesteros-Pastor 1996, 402-16; Ballesteros-Pastor 2006, 209-216. Vd. figg. 21 e 22.
11 Si vd. e.g. di recente il punto in Erciyas 2001, 98-99: sia per Farnace (ID 1497bis, decreto ateniese) che per Laodice sorella di Farnace e di Mitridate IV (ID 1555), che infine per Mitridate V, e per un personaggio legato alla sua corte (ID 1557; 1558; 1559) si conservano tracce di onori ricevuti sull’isola.
di questa fisionomia. Non sopravvive infatti nessun ritratto certo del volto del re12, anche se per almeno
tre teste di statua si sono avanzate ipotesi di attribuzione al sovrano: un busto che inizialmente era stato interpretato come personificazione dell’Inopos, e che potrebbe rappresentare piuttosto Alessandro13,
una testa di sovrano diademata rinvenuta assieme ad una testa femminile, entrambe di dimensioni superiori al vero, ritrovate nei pressi del santuario di Apollo14, e un ritratto con corna attribuito da
alcuni a Demetrio Poliorcete che proviene dalle vicinanze del Dodekatheon15.
Poiché l’identificazione di questi tre ritratti non è certa16, non troppo si può ricavare dal confronto
tra questi per ricostruire le caratteristiche di un’autorappresentazione del sovrano negli anni di regno che precedettero lo scoppio della guerra. Si può solo notare la vicinanza ad un modello di rappresentazione di sovrano ellenistico, in cui non sono distinguibili elementi ‘orientali’ né, almeno per il momento, segnali di esplicito avvicinamento a specifiche divinità17.
Ancora, l’edificio di Delo dedicato da Helianax, nel quale trova ospitalità un gruppo di figure piuttosto eterogeneo (oltre a personaggi esplicitamente definiti philoi del re compare il sovrano di Cappadocia Ariarate VII, il re seleucide Antioco VIII Griphos e due personaggi legati al sovrano di Partia18), e con il denominatore comune costituito, almeno alla luce della dedica del monumento, dalla
loro relazione con il sovrano pontico, è stato interpretato come luogo in cui diveniva maggiormente visibile la natura composita del regno pontico, occidentale ed orientale19.
Potrebbe essere appartenuto ad una statua di Mitridate il torso acefalo con corazza20, rinvenuto a
Delo, messo in stretta relazione con la base di statua inscritta che doveva essere stata ospitata all’interno del monumento di Helianax21. Che però il torso rinvenuto sia davvero da riferire alla base inscritta non
12 Si immagina anzi una damnatio memoriae che avrebbe portato alla distruzione anche delle teste della statue presente nel monumento di Helianax, vd. e.g. Marcadé 1969, 265-266 n. 4. In particolare potrebbe sopravvivere parte del ritratto di Diophantos, vd. e.g. Smith 1988, 100 con breve bibliografia. Non sembra condividere l’ ipotesi della damnatio memoriae però Højte 2009c 152.
13 Attualmente al Museo del Louvre, MA 855. Rinvenuta nell’Inopos, se ne suggerisce la pertinenza al sovrano pontico in ragione del luogo di ritrovamento, nelle vicinanze del monumento dedicato al sovrano, cfr. e.g. Smith 1988, 100 e cat. 89 pl. 54, 6-7. Vd. fig. 1.
14 Oggi al Museo nazionale di Atene, NM 429. In merito vd. Marcadé 1969, 266- 268 e pl. 73; Smith 1988, 100, cat. 90 e pl. 55, 1-3. Vd. figg. 2 e 3.
15 Al Museo di Delo, A 4184. Vd. Marcadé 1969, 263 e pl. 73; Smith 1988, 100 cat. 92 e pl. 55, 5-7. Circa la presenza di corna di capra il confronto fornito da Smith 1988, 100 è piuttosto con Antigono Gonata, avvicinato a Pan. Altri Antigonidi raffigurati con queste caratteristiche in Smith 1988, 44. Vd. fig. 4.
16 Si vd. e.g. Smith 1988, 100, che li indica come “loosely related” a Mitridate Eupatore, che diviene candidato possibile a casua della sua ben testimoniata presenza nell’isola più che per singoli elementi interni a ciascun ritratto. Erciyas 2001, 123 ricorda una posibile somiglianza per il volto oggi ad Atene (NM 429) con le coniazioni in oro di Mitridate, mentre per il busto trovato nell’Inopos (MA 855) suggerisce un accostamento alle coniazioni del secondo tipo ‘idealizzato’.
17 Non si riscontrano elementi dell’iconografia di Eracle, ad esempio, che invece sembra avere un rilievo non trascurabile in altri possibili ritratti del sovrano, vd. infra.
18 Sul monumento di Helianax vd. più in dettaglio infra cap. 1.5.2.
19 Così Erciyas 2001, 112. Molto articolata la proposta di lettura invece di Kreuz 2009, 134-140, per la quale vd. più in dettaglio infra.
20 A 41173, conservata al Museo di Delo (vd. Marcadé 1969 pl. 75)
21 ID 1563 menziona il nome di Mitridate in accusativo, secondo lo stesso uso adottato nelle iscrizioni che riguardano i medaglioni del monumento di Helianax, quindi è altamente probabile che una statua del sovrano fosse presente all’interno del monumento, vd. in merito Kreuz 2009, 142 n. 36.
è certo22, e non è quindi del tutto privo di rischi trarre indicazioni troppo nette dalla foggia della corazza
che il re pontico avrebbe adottato23, e citare come prova di un esibito atteggiamento filoromano il fatto
che si facesse ritrarre indossando “the uniform of a Roman legionary”24.
A riprova del rapporto privilegiato intrattenuto da Mitridate con Delo si cita spesso un caso che potrebbe essere il solo conosciuto di un dono promosso dallo stesso Eupatore: un vaso di bronzo che reca sul piede una dedica promossa dal sovrano per gli ‘Eupatoristai’ del ginnasio25. Tuttavia non è
affatto certo che questo oggetto provenga effettivamente da Delo: esso è stato infatti rinvenuto ad Anzio, e benché sia assolutamente plausibile l’ipotesi che sia arrivato in Italia come bottino delle vittorie mitridatiche, non vi sono chiare evidenze che lo leghino a Delo26. L’isola tuttavia rimane una plausibile
cornice per un rapporto privilegiato del sovrano pontico con una cerchia di individui, legati al ginnasio, e che dicendosi Eupatoristai testimoniavano di praticare il culto del sovrano, oppure sottolineavano una relazione particolarmente stretta con il re27.
Se comunque il dono di Mitridate agli Eupatoristai (e la presenza di una associazione che prende il nome dal sovrano) non fossero riconducibili all’isola di Delo, non sarebbe per questo meno plausibile la ricostruzione di un forte legame di Mitridate con l’area, legame che è tutt’altro che isolato o straordinario nel panorama degli altri sovrani ellenistici, siano essi del più impeccabile pedigree (Tolemei e Seleucidi) oppure, come i Mitridatidi, figli di dinastie più recenti e ‘periferiche’.
Nella Delo di questi anni, in cui risultavano generalmente più frequenti gli onori promossi dai singoli
per i sovrani, piuttosto che dai sovrani stessi, anche la forte presenza di effigi che ritraggono in
22 Lo stesso Marcadé 1969 331 trovava incompatibili le parti preservate tanto della statua quanto del basamento, e attribuisce al monumento un secondo frammento di statua con corazza (A 4242 dal Museo di Delo, vd. Marcadé 1969, 331-33). Per ulteriori sviluppi della questione, vd. il punto in Kreuz 2009, 142 n. 36.
23 Per un panorama sulle statue con corazza vd. Smith 1988, 34 app. 8 n. 1. Una discussione anche in Erciyas 2001, 125-126, che ne ricorda varie anche per i Seleucidi, anche nel monumento di Nemrud Dagh, per scegliere un esempio non troppo lontano dagli eventi in questione. Tuttavia a parere di Erciyas 2001, 126 la statua con corazza è assolutamente quella di Mitridate, anzi, essa è “unique because it is identified by inscription and also one of the few to have been discovered in its original context”.
24 Così McGing 90-91 (ma l’identificazione della corazza come di tipo romano è già sostenuta da Chapoutier 1935, 38-39. Dalla foggia della corazza McGing trova sostegno alla sua ricostruzione di un Mitridate niente affatto in collisione con Roma nella prima parte del suo regno; infatti la corazza così come “…the associaton of the Roman people in the dedicoation of Helianax, clearly reflects a time when Mithridates had not yet fallen out with Rome”. Naturalmente se non si considera probante la corazza, la dedica di Helianax mantiene intatto tutto il suo significato, ed è comunque implausibile cercare nel monumento di Delo tracce di un atteggiamento antiromano del sovrano.
25 ID 1567 (= OGIS 367): βασιλεὺς Μιθραδάτης /Εὐπάτωρ τοῖς ἀπὸ τοῦ/γυμνασίου Εὐπατορισταῖς. Il vaso di bronzo (oggi ai Musei Capitolini, inv. 1068) potrebbe essere stato collocato nella villa di Nerone ad Anzio, vd. Beard 2007, 10 n. 12.
26 Ricorda la provenienza non certa da Delo Kreuz 2009, 141 n. 10. Corretta nella ricostruzione della provenienza Beard 2007, 10 e fig. 2, che ne ricostruisce l’origine “from some part of the Eastern Mediterranean” su cui Mitridate estendeva la sua influenza. Il pezzo può poi aver raggiunto Anzio “by any number of routes”, ma certo è una possibilità che abbia fatto parte del bottino di Pompeo (ibidem).
27 Esplicita Beard 2007, 10: gli Eupatoristai “…could be anything from a drinking club to a group involved in the religious cult of the king”.
particolare i Seleucidi poteva fornire un modello per le statue del re pontico, che proprio con i ritratti dei dinasti di Siria sembrano poter mostrare una certa somiglianza di stile28.
Anche nella casa erede del maggior generale di Alessandro si possono infatti rintracciare segnali di un’innovazione nell’autorappresentazione per anni non troppo distanti da quelli qui presi in esame: il cambiamento di stile, inaugurato dagli ‘ultimi seleucidi’ e leggibile in primo luogo dalle coniazioni (ovvio ancoraggio per la datazione) dell’usurpatore Diodoto Tryphon, verrà poi fatto proprio dagli altri eredi più ‘legittimi’ della casata. In un panorama coevo a Mitridate VI, in cui i modelli alternativi degli Antigonidi erano ormai tramontati e la casa tolemaica sembrava seguire altri percorsi di autorappresentazione29, la scelta di seguire il modello seleucide potrebbe essere letta come semplice
ricorso al modello di regalità ‘greca’ più familiare e più riconoscibile del suo tempo, senza vedervi necessariamente un’intenzione particolare, come la volontà di sottolineare quella filiazione diretta da Seleuco I della dinastia dei Mitridatidi che è testimoniata da Giustino30. Tuttavia, che contenga o meno
un forte richiamo alla consanguineità delle due dinastie, il legame con i Seleucidi e con Alessandro (l’imitatio Alexandri è leggibile già nelle coniazioni di Diodoto Tryphon31), può valere di per sé come
dichiarazione di una provenienza anche ‘genetica’ dal mondo dei regni ellenistici
D’altro canto al confronto anche con i Seleucidi invitava proprio il monumento di Helianax, che da un lato individuava un luogo peculiare e specifico per gli onori rivolti al sovrano, e dall’altro istituiva un confronto anche iconografico immediato con sovrani e personalità di provenienza diversa, poiché in essi compariva tanto Ariarate VII di Cappadocia (nipote dell’Eupatore) quanto Antioco VIII Griphos32.
La perdita tuttavia dei ritratti ospitati nel monumento impedisce però del tutto un confronto su questo terreno.
28 Smith 1988, 22-23; 99-100 e 121-124. Dello stesso parere Erciyas 2001, 122. 29 Vd. Smith 1988, 99-100 e 122-123.
30 Iust. 38, 7, 1.
31 Vd. e.g. Bohm 1989, 153.
32 Se ne conservano soltanto le iscrizioni (ID 1576 per Ariarate e ID 1552 per Antioco). Sul monumento ancora infra cap. 1.5.2.
fig. 1. Delo, Alessandro ‘Inopos’, Louvre MA 855 (da Smith 1988, nr. 89) e dettaglio
fig. 2 Delo, testa maschile, NM 429 (da Smtih 1988, cat. 90 Pl 53 nr. 1-3)
fig. 3 Delo, testa femminile (da Smith 1988 cat. nr. 91)
Anche da Atene, luogo centrale nella vicenda del sovrano pontico, proviene una testa di statua che potrebbe essere un ritratto dell’Eupatore, oppure per alcuni di suo figlio Ariarate IX di Cappadocia33:
l’attribuzione non può che rimanere incerta se ci si basa sui ritratti monetali dei due sovrani, non a torto giudicati indistinguibili34. Atene del resto, per quanto profondamente coinvolta nella vicenda
mitridatica, fu al centro di eventi tanto rapidi quanto tumultuosi, il che impedisce di pensare che possa essere stata la sede prescelta per un’estesa propaganda per imagines promossa dal sovrano, senza contare poi quanto avrebbero potuto incidere i successivi rovesci militari sulla conservazione di tali testimonianze.
Si accosta inoltre generalmente ai ritratti da Delo e a quello da Atene anche una testa di sovrano trovata a Ostia, ma di probabile provenienza dall’oriente greco35, per la quale si ravvisa anche una
traccia di avvicinamento all’immagine di Dioniso, nei tratti ammorbiditi e giovanili, per quanto in assenza di segni certi36. Comunque il tratto che avvicina questo ritratto a quello di Atene e ad altri di
diversa provenienza -e forse giustifica l’attribuzione a Mitridate- è in definitiva la torsione marcata del collo e la resa della capigliatura, entrambi consoni all’immagine rielaborata di Alessandro37.
fig. 5 Atene, “Ariarate”, NM 3556 (da Højte 2009c, fig. 11)
fig. 6 Ostia (ora a Frascati) (da Højte 2009c, fig. 12)
33 Rinvenuta presso le pendici occidentali dell’acropoli, ora nel Museo nazionale di Atene (NM 3556). In merito vd. Smith 1988, 99 cat. 85. Vd. fig. 5
34 Così Smith 1988, 93. Per le coniazioni di Ariarate IX e degli altri sovrani cappadoci vd. deCallataÿ 1997, 180-214.
35 Vd. fig. 6. Smith 1988, 99 cat. 84. La testa di Atene e quella di Ostia sono giudicate da Smith 1988, 122-123 le più vicine all’unica che “must certainly represent [Mithridates]”, ovvero quella del Louvre (Smith 1988 cat. 83). La somiglianza non si estende peraltro alla pelle di leone, presente solo nel ritratto del Louvre.
36 Così Smith 1988, 123: “In Mithridates’ portraits the other main component is Dionysos… From here come the long wild hair, the very soft young face, and the inspired impassioned energy. Also like some images of Dionysos, some Mithradatic portraits, for example the Athens and Ostia heads… look quite strongly effeminate”.
37 Højte 2009c, 151-152 associa in virtù del “dramatic turn” del collo le teste di Ostia e di Atene a quella di Panticapeo (Højte 2009c 152 fig. 9, sulla quale anche infra), la cui relazione con Mitridate in virtù del luogo di ritrovamento sembra più probabile.
In un momento non precisamente determinabile, ma senz’altro precedente allo scoppio della prima guerra mitridatica, si ha notizia inoltre di una statua di Mitridate eretta in un altro luogo esterno ai confini del regno pontico e di grande transito, Rodi. Un passo ciceroniano delle Verrine38 ci informa
della presenza di una statua del re a Rodi in celeberrimo urbis loco, ma la fonte va oltre l’attestazione dell’onore al sovrano39: il contesto dell’orazione contro Verre fornisce uno sfondo cronologico chiaro
per la notizia, poichè Cicerone ricorda come eccezionale l’abbattimento delle statue del governatore disonesto da parte dei Siciliani, in particolare in rapporto all’uso greco, che normalmente a suo parere rifuggiva tale pratica. Come massimo esempio di questa tradizionale ripugnanza greca di fronte alla distruzione delle statue, Cicerone portava infatti il caso rodio: in quella città l’immagine di Mitridate sopravvisse intatta anche durante il lungo e doloroso assedio del re pontico nel corso della prima guerra mitridatica. Se i cittadini di Rodi non sentirono il bisogno di cancellare da luoghi di grande pregnanza politica l’immagine del nemico che avevano alle porte, i Siciliani con le statue di Verre non riuscirono davvero a resistere.
Rispetto però a Rodi, che si mantenne coerente nella sua scelta antimitridatica (e filoromana) fin dallo scoppio della prima guerra, la vicenda di Delo si presta a riflettere drammatici e ravvicinati cambiamenti di rotta, che potrebbero aver lasciato tracce severe anche nella conservazione e nella fortuna dei monumenti dedicati al sovrano pontico. Proprio il destino del monumento di Helianax a Delo sembrerebbe infatti contraddire le parole di Cicerone circa la repulsione greca per il danneggiamento delle statue: per alcuni studiosi infatti sono leggibili danneggiamenti ai ritratti in esso contenuti che si dovrebbero spiegare con una damnatio memoriae del sovrano pontico40. Del resto a
contraddire Cicerone basterebbe quanto afferma Livio circa un decreto ateniese del 200 a.C. in cui la città, alle soglie della guerra contro Filippo V41, ordina la rimozione e la distruzione anche di tutte le
statue del sovrano e dei personaggi a lui legati42.
38 Cic. Verr. II, 2, 158-9
39 Non molto più della registrazione della presenza di una statua ne trae invece Kreuz 2009, 132. Vd. invece Højte 2009c, 152.
40 Erciyas 2001, 108 descrive in dettaglio i danneggiamenti al monumento e i danni leggibili nel solo ritratto conservato e ritenuto pertinente al monumento, quello di Diofanto. Vd. anche McGing 1986, 90.
41 Liv. 31, 44: rogationem extemplo tulerunt plebesque sciuit ut Philippi statuae imagines omnes nominaque earum, item maiorum eius uirile ac muliebre secus omnium tollerentur delerenturque, diesque festi sacra sacerdotes, quae ipsius maiorumque eius honoris causa instituta essent, omnia profanarentur; loca quoque in quibus positum aliquid inscriptumue honoris eius causa fuisset detestabilia esse, neque in iis quicquam postea poni dedicarique placere eorum quae in loco puro poni dedicarique fas esset; sacerdotes publicos quotienscumque pro populo Atheniensi sociisque, exercitibus et classibus eorum precarentur, totiens detestari atque exsecrari Philippum liberos eius regnumque, terrestres naualesque copias, Macedonum genus omne nomenque. additum decreto: si quis quid postea quod ad notam ignominiamque Philippi pertineret ferret, id omne populum Atheniensem iussurum; si quis contra ignominiam proue honore eius dixisset fecissetue, qui occidisset eum iure caesurum. postremo inclusum, ut omnia quae aduersus Pisistratidas decreta quondam erant eadem in Philippo seruarentur. Athenienses quidem litteris uerbisque, quibus solis ualent, bellum aduersus Philippum gerebant.
42 Erciyas 2001, 108-109, in cui cita “few examples of iconoclasm in the Hellenistic period, but litterary sources mention several cases”, citando Liv. 31. 44, 4-8 (e non Cic. Verr. II, 2, 158-159), mentre afferma che Delo ne costituì un’eccezione: a seguito di vaste distruzioni operate dalle truppe pontiche nell’88, a suo avviso “it is not surprising that the Delians wanted to destroy anything that reminded them of Mithiradates”.
Solo ipotetica è infine l’attribuzione a Mitridate di una statua colossale a Melo, della quale non è preservata la testa, ma che, se vi si riconoscono somiglianze con lo stile rodio, potrebbe preservare una rappresentazione di Mitridate nelle vesti di Dioniso43. Le indicazioni a favore di un’identificazione con
Mitridate risultano però troppo labili per suggerire una possibile adozione dell’immagine di Dioniso nell’autorappresentazione del sovrano.
fig. 7 Busto da Melo (Dioniso?) (da Trianti 1998)
43 Così Trianti 1998, 167-175, part. 170-174 e fig. 11. Scettici sulla possibilità di una identificazione con Mitridate Sismondo Ridgway 274 n. 11: “Trianti… reconstructs another male figure from Melos, colossal in size (ca. 3.30 m), and suggests that it represents Mithridates VI in the guise of Dionysos… She advocates Rhodiam connections” e Højte 2009c, 157, che la indica come “a colossal statue of a draped figure possibly Dionysos has been suggested to have carried a portrait of Mithridates VI, but no significant evidence has been brought forward to support the proposal”. Vd. fig. 7.