1.7 I culti e le divinità
1.7.2 Il pantheon del sovrano nelle coniazion
Le coniazioni di Mitridate Eupatore sono per molti versi un fenomeno con caratteristiche uniche nel panorama pontico: nessuno prima di questo sovrano aveva monetato nel Ponto con volumi e ritmi paragonabili, e sotto il suo regno per la prima volta compaiono anche coniazioni ‘cittadine’, ovvero nominali di bronzo che non portano il nome del sovrano ma quello di alcuni centri –tredici- interni al regno pontico. Queste coniazioni non sono però da intendersi come promosse autonomamente da ciascun centro, ed indipendentemente dalla volontà o dal controllo del sovrano, poiché non solo le coniazioni ‘cittadine’ ospitano in qualche caso il simbolo della sovranità pontica –la stella a otto raggi e la mezzaluna- ma, circostanza più rilevante, gli stessi tipi, gli stessi monogrammi, e qualche volta le stesse matrici, compaiono in coniazioni che portano il nome di centri diversi. Il repertorio di tipi scelti poi non è mai peculiare di un solo centro, ma sempre condiviso da almeno un altro, e normalmente da più di uno.
L’unicità del fenomeno e l’assenza di confronti fa sì che molti aspetti di questo rimangano per larga parte oscuri: se in alcune città come Sinope ed Amiso le zecche erano attive già da lungo tempo, molti altri centri pontici coniarono allora per la prima –ed unica- volta nella loro storia, ed ancora non è stabilito con certezza se ad ogni coniazione ‘cittadina’ corrispondesse davvero una zecca attiva in quell’area, o se solo alcune zecche abbiano coniato tutti i nominali bronzei di questo periodo.
L’irruzione in particolare dei nominali bronzei, concentrati tra i primi anni di regno dell’Eupatore fino ad un periodo che –stando alle più recenti messe a punto- non superò cronologicamente il termine della prima guerra mitridatica, non consente in molti casi di rispondere a quesiti che pure sarebbero assai rilevanti per una più ampia comprensione del fenomeno: non solo non sono noti i criteri che dettarono la scelta dei centri destinati a comparire nelle coniazioni57, ma non sono state raggiunte
interpretazioni univoche circa le caratteristiche metrologiche58, né sono stati suggeriti possibili confronti
iconografici che consentano di individuare modelli leggibili per almeno alcuni dei tipi adottati. Si è di fronte quindi da un lato ad una quantità di possibili indicazioni, assolutamente pertinenti al periodo in esame e altrettanto certamente legate al sovrano pontico, e dall’altro all’impossibilità di inserire queste indicazioni in un quadro più ampio capace di illuminarne pienamente il senso. Molti passi in avanti sono stati fatti certamente nella messa a punto, per i tipi non datati, di un cronologia leggibile, fondamentale anche per una corretta sistemazione di quei nominali in bronzo che, legati a più riprese ai tipi pontici da numerose riconazioni, provengono dal Bosforo, area esterna al regno del Ponto ma precocemente entrata a far parte della sfera d’influenza di Mitridate Eupatore. Alcune ipotesi sono state poi proposte per interpretare l’andamento del volume delle coniazioni –in particolare quelle regie- in
57 Si è suggerito che la scelta possa riflettere l’organizzazione territoriale del Ponto, vd. supra cap. 1.6.
58 Il dato è accuratamente riportato nei cataloghi redatti anche di recente da deCallataÿ 2007, 299-300 che indica dubitativamente come ‘oboli’ i nominali intorno ai 20 g, e come tetracalchi quelli intorno agli 8 g, rendendo conto però di diverse oscillazioni ponderali.
rapporto agli eventi bellici59, mentre in larga misura ancora non risolto rimane l’interrogativo circa
l’effettivo impiego cui furono destinate le coniazioni regie in argento e oro e quelle bronzee: se esse furono davvero coniate per rispondere all’erigenza di pagare le truppe, la loro quantità pur senza precedenti rispetto alle altre coniazioni pontiche precedenti, è stata comunque giudicata insufficiente a coprire l’intero ammontare. I dati raccolti circa la diffusione all’esterno del regno pontico –sensibile in alcune aree per le coniazioni regie, assai più ridotta per quelle bronzee- necessitano ancora di essere inseriti in più ampi quadri interpretativi che consentano di leggere con maggior sicurezza una destinazione (almeno tendenzialmente) ‘interna’ al regno pontico per i tipi in bronzo e una circolazione più ampia, che prevede quindi un pubblico interno ma anche esterno, per quelli in argento.
Molto ancora resta da fare anche per una più ampia comprensione ed intepretazione dei tipi scelti dalle coniazioni, e in questa sede sarà possibile perciò fermarsi solo alla superficie, cercando di individuare e mettere in risalto in particolare quelle indicazioni che anche a prima vista possono risultare utili a illuminare qualche aspetto del regno pontico di questi anni, e che sono state ampiamente impiegate dai più recenti studi in particolare nel suggerire possibili ricostruzioni da un lato dell’autorappresentazione del sovrano, dall’altro di un possibile pantheon pontico.
L’impegno complessivo profuso nelle coniazioni da tutti i predecessori dell’Eupatore non solo non è paragonabile a quello di quest’ultimo, ma in generale appare piuttosto ridotto anche se lo si confronta con quello degli altri regni ellenistici di III-II secolo60. La sequenza stessa delle coniazioni dei sovrani
pontici non è ad oggi esente da punti problematici61, tuttavia si ritiene che non vi siano –o non siano
sopravvissute- coniazioni promosse da sovrani precedenti a Mitridate III (220-200 a.C.)62. Sui dettagli
della fisionomia dei ritratti al D/ delle coniazioni si è nel tempo molto insistito per tentare di leggere la sottolineatura oppure la dissimulazione delle radici orientali di questa casata63, che pur mostrando
costantemente come segno di regalità il diadema, potrebbe aver di volta in volta accentuato o lasciato trasparire tratti non greci64. Si sono tentato poi anche interpretazioni più ampie che dall’accentuarsi o
meno di tratti ‘iranici’ nei ritratti dei sovrani traggono spunto per ipotizzare possibili scelte politiche a
59 Vd. la monografia di deCallataÿ 1997.
60 Vd. di recente la messa a punto di deCallataÿ 2009, 63-93, part. 64: “royal Pontic coins from the period before Mithridates VI are very rare nowadays and … it is likely that they were never abundant … We now possess less than 100 coins for roughly a century of coinage by an important Hellenistic dynasty”.
61 Vd. Mattingly 1998, 255-258, ma contra deCallataÿ 2009, 63-93.
62 Erciyas 2006, 121 assegna coniazioni con il tipo di Alessandro e la legenda basileos Mithradatou a Mitridate I Ktistes. Si tratta degli stateri in oro che deCallataÿ 2009, 66 preferisce attribuire a Mitridate III.
63 Vd. per tutti Mørkholm 1991, 131: “The first interest of this coinage… resides in the royal portrait. The Pontic kings were proud of their Iranian descent, and although they soon married into the Seleucid dynasty their attachment to their oriental roots remained strong”. Vd. anche altri esempi citati in deCallataÿ 2009, 64.
64 Mørkholm 1991, 131 descrive come un caso unico quello delle coniazioni dei Mitridatidi (prima dell’Eupatore), senza confronti stringenti con altre dinastie: “this gave a series of excellent Greek die engravers a unique opportunity to create a gallery of semi-barbarian royal portraits that has no real parallel in Hellenistic porttraiture… The Pontic portraits are equal to the best Bactrian portraits as far as realism is concerned, and seem to me to surpass them in psychological insight. The meeting of Greek artists with oriental models has create a unique and exceptional portarit art that strands quite isolated and outside the main development of portraiture in the Hellenistic age”.
favore dell’uno o dell’altro elemento interno al regno, oppure traggono indizi circa la debolezza o la forza politica di ciascun sovrano, che potrebbe quindi ‘nascondere’ o dissimulare le proprie origini iraniche in momenti di maggior difficoltà, e sentirsi invece libero di ostentarle in situazioni di controllo più saldo65. Tali ipotesi devono confrontarsi in ogni caso con conoscenze assai poco dettagliate circa il
quadro storico in cui si mossero molti dei predecessori di Mitridate.
Anche però dalla scelta delle raffigurazioni che compaiono al R/ delle coniazioni dei predecessori dell’Eupatore si è attribuita grande importanza per ricostruire –ancora una volta in un quadro estremamente povero di altre testimonianze- un panorama circa le divinità e le figure eroiche di riferimento per i sovrani pontici e potenzialmente anche per il territorio su cui essi dominavano.
La comparsa di singole divinità ricorrenti o isolate nelle coniazioni dei predecessori dell’Eupatore, così come nelle abbondanti coniazioni di quest’ultimo sovrano, è stata spesso valorizzata da quanti hanno intrapreso il tentativo, assai arduo, di ricostruire un panorama ampio circa i culti e le tradizioni del territorio pontico, in particolare durante il regno dei Mitridatidi, ma un quadro sufficientemente articolato e leggibile è ancora lungi dall’essere raggiunto66.
Dalla prospettiva specifica di questo studio però può essere utile prendere in considerazione quegli elementi che, pur spesso non inseribili in un contesto più ampio che ne consenta un’interpretazione articolata, possono però suggerire qualche elemento utile a chiarire quale ‘faccia’ il sovrano pontico volle mostrare attraverso le coniazioni a suo nome, e quale riflesso ne possa emergere anche dalle coniazioni ‘cittadine’ –per le quali un utile confronto andrà istituito con quelle coeve dal Bosforo- che, senza mai rappresentare il sovrano, restituiscono però una grande quantità di figure eroiche e divine collegabili a vario titolo anche all’autorappresentazione del sovrano.
Sarà opportuno perciò riesaminare rapidamente le coniazioni dei predecessori di Mitridate, per poi ripercorrere i tipi monetali dell’Eupatore, sia quelli promossi a suo nome sia i tipi bronzei ‘cittadini’, cercando di fornire qualche considerazione poi sugli indicatori utili per la ricostruzione dell’autorappresentazione del sovrano, così come di un possibile pantheon pontico.
65 Così e.g. per le coniazioni di Mitridate III Erciyas 2006, 15: “the unusual royal portrait and the use of a royal symbol may suggest that the Pontic king felt more confident with his control over his kingdom, and consequently did not feel compelled to adopt standard Greek format for his numismatic image”.
66 Vd. e.g. il tentativo di sistemazione del materiale in Olshausen 1990, 1865-1906, in cui per molte delle divinità –o gruppi di divinità- individuati (circa quaranta) si indicano come riferimenti principalmente o soltanto le coniazioni. Di recente Guldager Bilde 2009, 303 che commenta la monografia di Rusjaeva del 2005 (in russo, non vidi) sulla religione dei greci del Ponto in antichità: “even though its title pomises a pan-Pontic study, the first of its kind, it is in fact almost exclusively limited to the region of former ‘South Russia’…”. Sulla mancanza di studi complessivi, in particolare sul ‘regno pontico’ anche Saprykin 2009, 249: “A complete study of cults and religion in Pontic Kingdom, as well as the basic points of royal propaganda connected with the popular cults throughout the whole state remains a task for classical scholarship”
Le coniazioni dei predecessori
Le prime coniazioni promosse da Mitridate III comprendono stateri in oro in cui compare al D/ Atena e a R/ Nike stante, copia diretta delle coniazioni di Alessandro Magno67, ampiamente diffuse
anche in Siria e riprese da Seleuco I, oltre che destinate ad una fortuna duratura.
Nelle tetradracme di questo sovrano invece la divinità rappresentata al R/ è Zeus, seduto e con l’aquila posata sulla mano destra, e che tiene nella sinistra uno scettro. L’iconografia risente ancora del modello delle coniazioni macedoni, mentre è al D/, dove compare il ritratto del sovrano, che si segnalano caratteristiche peculiari pontiche68. Al R/, al disotto dell’aquila, compare poi per la prima
volta il ‘simbolo’ della dinastia pontica, la stella a otto punte che sovrasta la mezzaluna69.
Stateri in oro (da deCallataÿ 2009, fig. 2-3)
Tetradracma (SNG Vol. 9, 1024 British Museum)
fig. 28 Coniazioni di Mitridate III
E’ con il sucessore Farnace che si consuma la rottura con i tipi di Alessandro, e compare un’enigmatica figura maschile al R/ sia degli stateri che delle tetradracme: la figura si presenta stante, con un copricapo piatto e un abito fino alle ginocchia, forse con l’aggiunta di un mantello; con la sinistra regge una cornucopia e un caduceo, mentre la destra porge un ramo di cui si sta cibando un piccolo cervo. Il simbolo della casata compare a destra della figura, e in alcune coniazioni la testa di questa è sovrastata da un fulmine in orizzontale70.
L’immagine del sovrano al D/ appare come uno “striking, realistic portrait”71, il cui aspetto è stato
oggetto nel tempo di numerosi giudizi anche molto netti, che ne enfatizzavano la distanza da un
67 Vd. McGing 1986, 24.
68 McGing 1986, 24: “on the obverse there is a striking portrait of the king, startingly realistic and confidently non-Greek”. 69 Non sono state di recente avanzate nuove interpretazioni per l’origine e il significato di questo simbolo. Anche nelle più recenti messe a punto (e.g. deCallataÿ 2009, 83 e n. 35) si rimanda alla raccolta di opinioni avanzate in passato (vd. il punto in McGing 1986, 97 n. 50), senza ulteriori indicazioni.
70 Vd. di recente un breve catalogo dei tipi di R/ in deCallataÿ 2009, 70-74. Per un’ampia descrizione della figura vd. McGing 1986, 32-33.
modello idealizzato di tipo greco72, ma è in particolare attorno alla divinità raffigurata sul R/ che si sono
concentrati i moderni tentativi di interpretazione: per questa “puzzling pantheistic divinity”73 non si è
ancora pervenuti a identificazioni convincenti, benché da tempo se ne sottolinei l’aspetto più ‘iranico’ che greco74. E’ anche possibile che la poliedrica rappresentazione miri piuttosto a fondere caratteristiche
orientali e occidentali, pur con un risultato così poco leggibile ai nostri occhi75.
SNG Vol. 9, 1025 British Museum
fig. 29 Tetradracma di Farnace I
Con Mitridate IV sembrano abbandonate divinità eclettiche a favore dei più tradizionali ed olimpici tra gli dei: fa infatti la sua comparsa Era, in piedi e con lo scettro, accompagnata dal ‘simbolo’ dinastico, sul R/ degli stateri, mentre al periodo successivo al matrimonio del re con la sorella Laodice appartengono i tipi che al D/ mostrano i ritratti della coppia regale e al R/ le figure stanti e affiancate di Zeus e di Era: la dea regge lo scettro, Zeus ha il capo laureato, e regge anch’egli lo scettro e un fulmine nella sinistra. Era potrebbe poi essere protagonista anche delle rarissime coniazioni di Laodice dopo la morte di Mitridate IV, di cui ci è pervenuto uno statere in cui al D/ compare Laodice da sola, ed al R/ una cornucopia con una stella a sei punte che la sovrasta; il pezzo tuttavia potrebbe non essere autentico76.
Nelle tetradracme di Mitridate IV invece è distinguibile una figura maschile stante che, vista la presenza dell’elmetto, della clamide, dei calzari alati e del caduceo è identificabile con Perseo, che tiene nella destra anche la testa di Medusa, e la harpe nella sinistra. Il simbolo dinastico occupa poi costantemente lo spazio al di sopra della testa di Perseo. Se la presenza di Zeus ed Era è stata letta
72 Vd. ancora i giudizi raccolti –e non condivisi- da deCallataÿ 2009, 64 (tra i quali raggiunge “summits of political incorrectness” quello di Green 1993, 350: “the early kings of Pontus resemble nothing so much as a family of escaped convicts: Pharnaces I has a profile of a Neanderthal, and Mithridates IV that of a skid-row alcoholic”).
73 McGing 1986, 33.
74 E’ più iranico che greco per Rostovzeff 1966, 224. E’ stato suggerito che possa trattarsi di una raffigurazione del dio Men (Davis, Kraay 1973, 200-203), benché sia priva di qualsiasi segno distintivo di questa divinità. Per ulteriori ipotesi vd. il punto in McGing 1986, 33 e n. 98.
75 McGing 1986, 33: “perhaps it is best to see a figure which brings together east and west, a task in which the kings of Pontus, expecially from now on, were particularly interested”. E’ chiaro che non è l’immagine a illuminare la politica di Farnace, ma semmai il contrario, è nell’azione del sovrano che si cercano chiavi per interpretare la divinità da lui scelta. 76 La possibilità è ammessa da deCallataÿ 2009, 83-84. Particolarmente difficile da spiegare è la stella a sei punte e non a otto.
come una “declaration of Hellenism”77, la scelta di Perseo potrebbe contenere un richiamo alla sfera
persiana –in quanto capostipite mitico del popolo persiano78- ed insieme una rivendicazione dell’eredità
di Alessandro, anch’egli proclamatosi discendente da Perseo79.
Si tratta in ogni caso di un’allusione filtrata attraverso un lessico impeccabilmente greco, con il risultato –almeno ai nostri occhi- di apparire ben più leggibile dell’enigmatica divinità scelta da Farnace80.
Statere in oro (deCallataÿ 2009, fig. 31) Statere (deCallataÿ 2009, fig. 40)
Statere di Laodice (deCallataÿ 2009, fig. 42) Tetradracma (deCallataÿ 2009, fig. 37)
fig. 30 Coniazioni di Mitridate IV
Il panorama dei predecessori di Mitridate VI si chiude, piuttosto bruscamente, con l’unica coniazione nota di Mitridate V Evergete: la divinità scelta è stata identificata con Apollo, benchè molte conseguenze derivino dall’interpretarlo come l’Apollo di Delo o piuttosto come un Apollo locale81. Si
tratta in ogni caso di una figura maschile in piedi rivolta verso sinistra, che tiene un arco nella sinistra e regge una figuretta (una statuetta?) assai poco distinguibile sul palmo della mano destra. Se davvero l’immagine scelta vuole ricordare l’Apollo di Delo, si dovrebbe desumere che nel rapporto con l’isola l’Evergete individuasse un momento fondante per la propria autorappresentazione. Anche se una relazione dell’Evergete con Delo è certa82, è probabile che nella scelta della divinità da far comparire
sulle sue coniazioni –che in ogni caso non devono essere state abbondanti- il sovrano abbia privilegiato un pattern locale, forse scegliendo l’iconografia dell’Apollo di Sinope83.
77 McGing 1986, 35. 78 Hdt. 7, 61; 150.
79 Vd. per la bibliografia precedente McGing 1986, 95 e n. 36. Sulla relazione di Mitridate con Alessandro e con altre divinità legate all’immagine del Macedone vd. più ampiamente infra cap. 1.8.1.
80 McGing 1986, 35 e n. 107 circa fonti e interpretazioni per la figura di Perseo, “excellent bridge between east and west”. 81 L’identificazione di questo Apollo con la possibile statua del dio a Delo –nota da fonti letterarie ed anche su alcune monete ateniesi datate al 116/115 a.C. – era suggerita da Robert 1978, 151-163.
82 E’ titolare di una dedica che ne testimonia l’evergetismo verso il ginnasio, vd. ID 1559. 83 Così deCallataÿ 1991, 29-37.
(deCallataÿ 2009, fig. 44)
fig. 31 Tetradracma di Mitridate V
Nel quadro sin qui ricomposto i segni di un’indiscutibile ‘scelta’ di un sovrano della casa dei Mitridatidi a favore della ‘faccia’ iranica o di quella greca sembra assai difficile da individuare. Le due componenti appaiono unite, in soluzioni più o meno leggibili, e forse anche in proporzioni di volta in volta differenti, mentre non sembra visibile la volontà di rinnegare o nascondere una componente a favore dell’altra84. Ma le coniazioni di questi sovrani, vista anche la loro scarsità, difficilmente possono
bastare a riempire quel vuoto di informazioni circa gli eventi e le trasformazioni avvenute durante il loro regno, che le fonti antiche lasciano spesso pressoché del tutto in ombra85, e sarebbe arbitrario
ricostruire da queste sole evidenze un percorso coerente di autorappresentazione che possa avere il suo culmine nell’esperienza dell’Eupatore. Il panorama sin qui suggerito può valere solo come sfondo per meglio inquadrare elementi innovativi o di continuità nelle scelte di Mitridate VI.
Le coniazioni nel nome di Mitridate VI
Le coniazioni a nome del sovrano, che compare costantemente indicato come basileos Mithradatou
Eupatoros, consistono in tetradracme in argento -con rari stateri in oro- che appaiono per la prima volta
datate nel 96/95 a.C., e sembrano animate da una volontà che si mantiene costante fino all’88 a.C., momento in cui tanto al D/ quanto al R/ vengono introdotti sensibili cambiamenti: il ritratto del sovrano al D/, che in ogni momento mantenne comunque forti richiami al modello di Alessandro, passa dalla resa ‘veristica’ ad una ‘idealizzata’, mentre al R/ il tipo del Pegaso che beve, inserito in una ghirlanda di foglie di vite, cede il passo, tempestivamente nella zecca pergamena e con un leggero ritardo in quelle pontiche, al tipo con la cerva che pascola. Dietro questo cambiamento si è più volte ipotizzata la volontà di ‘nascondere’ ogni possibile riferimento alle origini persiane della casa dei Mitridatidi –che potrebbe essere veicolato da Pegaso, attraverso il suo legame con Perseo- a favore di un’immagine più ‘neutra’, la cerva, che a sua volta potrebbe anche contenere un omaggio al nuovo orizzonte greco asiatico oggetto delle conquiste mitridatiche, se in essa è da leggersi un riferimento al
84 In questo senso legge invece le coniazioni di Mitridate IV Erciyas 2006, 125-134, e forse anche quella di Mitridate V. 85 Tranne il caso di Farnace, la cui parabola politica urta più volte contro realtà di maggior interesse per le fonti antiche, assai