1.7 I culti e le divinità
1.7.3 I prodigi e gli oracoli come strumento di propaganda: l’impiego di Mitridate della ‘religiosità popolare’
Attorno a Mitridate, come spesso accade per i protagonisti di un’epoca, fiorirono vari racconti dai contorni fantastici che riguardarono eventi prodigiosi prodottisi al momento della sua nascita, in occasione di altre tappe fondamentali della sua parabola politica, come l’ascesa al trono, le vittorie militari frutto dei suoi primi passi in Asia, e lo scontro con Roma. Ai racconti favolosi circa la persona di Mitridate si accompagnò anche la diffusione di oracoli e presagi che ne sottolinearono l’eccezionale ‘missione’ di liberatore dell’Asia, in particolare negli anni immediatamente precedenti alla prima guerra mitridatica. Questo sfondo ricco di suggestioni, di cui poco sopravvive ma che certamente rappresentò una realtà ben presente e diffusa in quegli anni, non può essere semplicemente interpretato come esito della ‘propaganda’ del sovrano. E’ assai complesso stabilire infatti quale parte abbia avuto l’iniziativa dell’Eupatore nel dar forma o nel promuovere la circolazione di versioni prodigiose circa la propria nascita così come di oracoli che ne legittimavano le imprese militari o suggerivano per esse una portata più ampia. Si è scelto quindi di considerare questi aspetti come un segmento unitario, come fenomeni di ‘religiosità popolare’, non tanto perché si ipotizzi che essi siano nati ‘dal basso’ ed abbiano conosciuto una circolazione limitata a determinati strati sociali, o si siano sviluppati indipendente da ogni controllo del sovrano, o di quel circolo di personaggi che a corte si impegnarono nella celebrazione dell’Eupatore, ma proprio perché nella loro ampia diffusione assumono l’unica dimensione ormai per noi leggibile.
A sconsigliare di inserire questi dati senza ulteriori riflessioni nel grande contenitore della ‘propaganda’ del sovrano vi è infatti da un lato la difficoltà di individuare segni certi da parte di Mitridate di uno sfruttamento di tutti o di alcuni di questi eventi prodigiosi nella promozione della sua persona o delle sue imprese, dall’altro vi è anche il rischio di suggerire la presenza di una volontà unica, quella del sovrano, che in un momento determinato avrebbe creato e fatto circolare una serie di messaggi volti a legittimare e a prefigurare la sua futura missione di conquista, in Asia così come in Europa. Una tale immagine, in riferimento alla circolazione e diffusione di oracoli, è in buona misura ingannevole: Mitridate certamente sfruttò un clima di grandi attese e istanze di riscossa, e probabilmente lo alimentò, ma non lo creò dal nulla.
In questa sezione si tenterà dunque di isolare da un lato gli eventi prodigiosi che sembrano essere associati alla figura di Mitridate, dall’altro di suggerire qualche lineamento circa l’identità e la missione di quel ‘re d’Asia’ da cui anche negli anni della prima guerra mitridatica ci si attendeva e si reclamava un’azione decisiva di riscatto o di vendetta nei confronti di Roma.
La natura ‘divina’ di Mitridate: i prodigi alla nascita e all’ascesa al trono
Huius futuram magnitudinem etiam caelestia ostenta praedixerant. Iust. 37, 2, 1 Sull’infanzia del sovrano non si sofferma il ‘racconto continuo’ di Appiano circa le guerre mitridatiche, né molte informazioni vengono fornite da Plutarco nelle diverse Vite di personaggi coinvolti nel conflitto140. Per i dettagli circa l’infanzia del sovrano dipendiamo perciò pressoché
esclusivamente da quanto Giustino conserva della narrazione di Pompeo Trogo. In questo racconto tuttavia la presenza di eventi prodigiosi, che prefigurano il futuro destino del sovrano, è dichiarata fin dall’inizio, e la presentazione stessa di Mitridate si apre all’insegna dei caelestia ostenta che ne annunciarono la futura grandezza141.
Nel racconto di Giustino, al momento della nascita (o del concepimento) di Mitridate VI142, si
riporta la comparsa di una cometa, che riapparirà ancora al momento della sua ascesa al trono143. Il
ripetersi per due volte delle apparizioni di comete era stato ritenuto già da Reinach sospetto, frutto di una invenzione a posteriori144, ma la circostanza della comparsa di entrambe le comete è un fenomeno
che risulta attestato, grazie a registrazioni coeve, da parte degli astronomi cinesi della dinastia Han: il passaggio di una cometa viene segnalato intorno al 135 e ancora intorno al 119145. Le registrazioni cinesi
forniscono anche una descrizione piuttosto precisa di queste comete, connotate entrambe per la lunga coda curva (ed interpretate in quella terra come figure di stendardi di guerra)146.
Quali evidenze sopravvivono però di un impiego da parte di Mitridate di questi prodigi celesti nella propria autorappresentazione? L’unica testimonianza esplicita di una relazione instaurata tra le apparizioni delle comete e le date di nascita e ascesa al trono di Mitridate è, come si è detto, l’epitome trogiana di Giustino, ma nessuna indicazione univoca vi compare circa la possibile provenienza di questa informazione: il collegamento delle comete con Mitridate non riflette esplicitamente la ‘propaganda’ del sovrano, e potrebbe quindi anche risalire ad una tradizione diffusasi post eventum, in ambito pontico ma forse anche romano.
140 Ma un’interessante notazione plutarchea in Plut. Quaest. Conv. 1, 6 conserva la memoria di un altro prodigioso evento, anch’esso ripetuto due volte, che riguarda la caduta di un fulmine nei pressi del sovrano, ma vd. infra.
141 Iust. 37, 2, 1.
142 L’espressione eo quo genitus est designerebbe non la nascita ma il concepimento vd. Ramsey 1999, 199. Lo studioso propone poi ulteriori ipotesi circa la possibilità di trarre dalla coincidenza con l’apparizione delle comete informazioni precise circa la data di nascita di Mitridate e la sua ascesa al trono (suggerendo come data di nascita il 135, e per l’ascesa al trono il 119), vd. Ramsey 1999, 203-204. E’ però possibile a mio avviso che l’apparizione delle comete, per quanto fenomeno ‘oggettivo’, possa essere stata messa in relazione con eventi solo grossomodo coevi.
143 Iust. 37, 2, 1-3: Huius futuram magnitudinem etiam caelestia ostenta praedixerant. Nam et eo quo genitus est anno et eo quo regnare primum coepit stella cometes per utrumque tempus LXX diebus ita luxit, ut caelum omne conflagrare videretur. Nam et magnitudine sui quartam partem caeli occupaverat et fulgore sui solis nitorem vicerat; et cum oreretur occumberetque, IV horarum spatium consumebat.
144 Reinach 1890, 52 riferisce della “légende” in Giustino e, evidentemente considerando frutto d’invenzione l’intero racconto, cerca un significato simbolico: i settanta giorni di durata dell’apparizione significherebbero i (circa) 70 anni di vita del re, il quarto di cielo in cui appare la stella alluderebbe all’estensione dei suoi domini, e la brillantezza in qualche modo richiamerebbe l’intensità della minaccia mitridatica per Roma.
145 Vd. di recente Ramsey 1999, 197-253.
Da tempo però si è ipotizzata un’allusione al fenomeno celeste in alcune rare coniazioni in bronzo, circolate probabilmente tra la Colchide e il Bosforo, difficilmente databili con precisione, in cui comparirebbe una cometa dalla coda curva147. Questi nominali, di ridotte dimensioni (11,9 -12 mm)
presentano al D/ una testa di cavallo, non sempre chiaramente leggibile, su cui si sovrappone, all’altezza del collo, l’immagine di una stella a otto raggi, mentre al R/ la stessa stella compare con uno dei raggi allungati a formare piuttosto leggibilmente una ‘coda’ di cometa148.
fig. 39 immagini delle coniazioni con cometa (da Mayor 2010)
Alcune ipotesi avanzate a partire da queste coniazioni portano lontano: in primo luogo in esse si è vista la prova tangibile di un impiego ‘pontico’ dei prodigi delle comete ricordati da Giustino. Si tratterebbe però ad una prima vista di un impiego molto ridotto, e non riconducibile in alcun modo direttamente al sovrano, dal momento che queste coniazioni appartengono, nella classificazione dei nominali di provenienza pontica, a quei nummi incerti, che pur mostrando alcuni tratti in comune con le coniazioni bronzee ‘cittadine’ del Ponto non sono riconducibili ad una zecca precisa149.
D’altro canto l’associazione con il cavallo ha indotto a pensare che la comparsa delle comete fosse stata osservata in particolare nel settore celeste della costellazione del Cavallo. In età augustea è attestata esplicitamente l’origine di questa costellazione da Pegaso150, e si è quindi ipotizzato che già in età
mitridatica le comete apparse nel 135 e nel 119 potessero essere messe in relazione con Pegaso, ed è appunto su questo legame che si basa un ulteriore passo interpretativo: la scelta compiuta da Mitridate VI di rappresentare nelle proprie coniazioni –almeno fino all’88- al R/ proprio l’immagine di Pegaso potrebbe contenere allusioni all’apparizione prodigiosa delle comete in occasione della sua nascita e del suo insediamento al trono151.
Si è già visto però come comunemente si interpreti la presenza di Pegaso sulle coniazioni mitridatiche come allusione a Perseo, progenitore mitico dei Persiani nonché eroe legato alla dinastia
147 Ramsey 1999, 245-246 ne fa dubitativamente degli “hemichalkoi” e ne suggerisce, alla luce però dell’interpretazione fornita e non di eventuali altre indicazioni, una datazione tra il 100 e l’80 a.C.
148 Ramsey 1999, fig. 1; 1a; 2; 2a.
149 A questa ‘classe’ appartengono anche nominali di maggior modulo che riprendono più da vicino i tipi ‘cittadini’ pontici, e si è anche suggerito, senza argomenti conclusivi, una loro pertinenza alla zecca di Amiso (e.g. Kleiner 1955, 10-13). Sulla questione aggiorna la bibliografia Ramsey 1999, 215-216.
150 Discute sulla possibilità che la comparsa della stella sia associata alla costellazione del Cavallo Ramsey 1999, 217-223; sulla possibilità che già in età mitridatica esistesse una relazione tra Pegaso e la costellazione del Cavallo vd. Ramsey 1999, 227, che tuttavia può solo proiettare all’indietro acquisizioni ed informazioni di aree ed epoche differenti.
argeade secondo l’immagine che di essa volle dare Alessandro152. Di contro si è ipotizzato che la scelta
di Mitridate VI di non rappresentare direttamente Perseo, una figura già nota ed in certa misura sfruttata dalla casa dei Mitridatidi153, ma piuttosto Pegaso, immagine non sfruttata apparentemente
prima dell’Eupatore154, potesse significare non tanto un’allusione indiretta all’eroe Perseo, ma
testimoniare piuttosto un’associazione particolarmente stretta con la persona del re, tanto che la sola immagine di Pegaso potrebbe risultare sufficiente ad alludere al sovrano pontico come accade nelle coniazioni ‘filomitridatiche’ di Atene, in cui è solo la comparsa al R/ del Pegaso che beve, e non altri simboli associabili a Mitridate, a significare l’appoggio della città alla causa pontica155.
fig. 40tetradracma ateniese (SNG 300, 1913)
La fortuna dell’associazione tra Pegaso e Mitridate, di cui è attestazione il suo impiego isolato come ‘segno’ di Mitridate nelle coniazioni ateniesi, mi sembra però spiegata abbastanza chiaramente dalla circolazione delle coniazioni di Mitridate VI: è la loro diffusione a far sì che Pegaso –in particolare il Pegaso che beve, che riecheggia direttamente l’iconografia monetale pontica- possa bastare a ‘significare’ Mitridate nelle coniazioni ateniesi, mentre non dice nulla circa la possibilità che tra il sovrano e Pegaso in particolare venisse riconosciuto un particolare legame, nella fattispecie quello costituito dal prodigio delle comete apparse nella sua costellazione a celebrare la nascita e l’incoronazione del re.
152 Ramsey 1999, 226 nota come “therefore, one would like a more satisfactory explanation for Mithridates’ decision to give such preminence to Pegasus at the expence of Perseus”, ed invita a cercare le ragioni della scelta al di fuori del legame con l’eroe. La possibilità è funzionale all’ulteriore sviluppo del ragionamento dello studioso, ma non necessaria a priori: il legame con Perseo e la sua sottolineatura attraverso vari simboli legati all’eroe, tra cui Pegaso, ha lasciato tracce ben riconoscibili, vd. supra cap. 1.7.2.
153 Vd. i tipi di Mitridate IV, supra cap. 1.7.2.
154 Ne sottolinea la rarità nel quadro delle coniazioni dei sovrani ellenistici Ramsey 1999, 224 e n. 99, che ne segnala un precedente in un tipo di Seleuco II, a celebrazione di una vittoria della sua cavalleria. Non vi sono in ogni caso le basi per suggerire una imitatio del tipo seleucide nel caso di Mitridate VI.
155 Lo stesso tipo monetale è ripreso anche nelle coniazioni cappadoci di Ariarate IX, figlio di Mitridate, che però copia in tutto il modello delle coniazioni paterne, anche nel ritratto al D/, vd. infra cap. 2.1.3. Le considera pertinenti al 97/96 Ramsey 1999, 225 e n. 101.
Se si accetta l’ipotesi che Pegaso ‘sostituisca’ un’allusione più espicita alla comparsa delle comete, occorre domandarsi per quale ragione Mitridate avesse scelto una via tanto indiretta per ricordare e celebrare i caelestia ostenta che sottolinearono la sua ascesa. La spiegazione suggerita si individua di nuovo nel clima della propaganda ‘a due facce’ dell’Eupatore: il sovrano si sarebbe trovato nella necessità di alludere in maniera mediata alle comete poiché il presagio in sé, agli occhi di un pubblico ‘occidentale’, sarebbe suonato immediatamente negativo156. La valenza negativa della comparsa delle comete in
occidente è ben nota157, ed in effetti è difficile trovarne traccia nelle coniazioni158, mentre si deve
pensare che esse avessero un significato diverso in Oriente, dove una grande luce dal cielo doveva preannunciare la rinascita e l’inizio di una nuova era159. Il Pegaso dunque, attorno al quale si
moltiplicano gli indizi che valgono a collocarlo ‘lontano’ da Perseo e più vicino invece a quelle fasi della sua avventura che lo porteranno alla sua trasformazione in costellazione160, fornirebbe un’immagine
positiva ad occhi occidentali ed insieme in grado di richiamare alla mente i caelestia ostenta che, secondo una lettura ‘iranica’, avrebbero prefigurato la futura grandezza del re161. A questa rappresentazione
mediata si opporrebbe invece la chiarezza delle coniazioni dei piccoli nominali in bronzo, attraverso i quali “the message was intended primarily for the man of the street who would have handeled these bronze coins in everyday commerce for the purchase of the small necessities of life”162
L’ipotesi sin qui avanzata è attraente, ma poggia su diversi presupposti che non sono del tutto saldi: l’osservazione delle comete nella costellazione del Cavallo è possibile, ma non certa, ed altrettanto non documentato è il legame tra la costellazione e Pegaso per gli anni –e per il territorio- di Mitridate Eupatore. Ancora, le coniazioni bronzee con le comete, anonime, non consentono un ancoraggio saldo ad un territorio preciso, e come si è detto la pertinenza non al Ponto ma ad esempio al Bosforo può
156 Ramsey 1999, 228: “it is tempting to conclude that Mithridates may have employed Perseus to recall under a more favorable guise ythe comet… Comets were ordinarily regarded as such baleful omens that it is well nigh impossible to celebrate a comet in its own right… indeed, if the comet was to play any role in the king’s official propaganda… it somehow first had to be purged of the negative overtones associated with comets… It would be desirable to advertise the omen by means of a more positive symbol, such as Pegasus”.
157 Oltre al celeberrimo sidus Iulium (Plin. nat.. 2, 93), le comete che compaiono nelle coniazioni greche e romane sono piuttosto scarse, e censite di recente da Ramsey 2007, 175-197 (non vidi). Un rapido quadro delle fonti antiche che attribuiscono significati negativi alla comparsa delle comete in Ramsey 1999, 201 e n. 11: sono presagi di guerra e.g. in Cic. de div. 1, 18; Nat. D., 2, 14; preannunciano cambi di dominio per Lucan. 1, 529; Tac. Ann. 1, 31-33; 14, 22; 15, 47; preannunciano disastri naturali per Sen. Nat. Quaest. 7, 28, 1.
158 Ne suggeriva la presenza, per la prima volta, nelle coniazioni di Tolemeo V (204-180) Hazzard 1995, 422, ma Ramsey 1999, 200 e n. 10 ritiene l’ipotesi interessante ma non supportata da prove.
159 Vd. Windengren 1959, 248 e di recente Ramsey 1999, 228-229, che suggerisce possibili letture in associazione anche alla figura di Mitra.
160 Ramsey 1999, 227 considera la scelta del Pegaso nell’atto di bere una ulteriore prova di un legame labile con il mito di Perseo: il Pegaso con la zampa anteriore piegata e intento a bere dovrebbe ricordare la creazione della fonte Ippocrene sull’Elicona nata da un colpo della zampa di Pegaso. Il legame di Pegaso con le fonti è però individuato da Esiodo già nel nome stesso del cavallo (Hesiod. Theog. vv 281-283: καὶ Πήγασος ἵππος. /τῷ μὲν ἐπώνυμον ἦν, ὅτ' ἄρ' ᾿Ωκεανοῦ παρὰ πηγὰς /γένθ', ὁ δ' ἄορ χρύσειον ἔχων μετὰ χερσὶ φίλῃσι). Anche la presenza –possibile- delle briglie nell’immagine delle coniazioni dovrebbe aiutare a ‘datare’ l’episodio di Pegaso al momento in cui Atena lo consegna a Bellerofonte domato grazie all’invenzione divina delle briglie (Ramsey 1999, 227-228).
161 Per Ramsey 1999, 202, la cauta allusione alla stella attraverso Pegaso da parte di Mitridate farebbe comprendere ai suoi sudditi “that he was the savior king foretold by Iranian prophetic texts”.
condizionare molto il ‘legame’ delle coniazioni con il sovrano. Un eventuale impiego di un lessico maggiormente ‘orientale’ –se si può leggere in questo senso lo sfruttamento come presagio positivo delle comete- nel territorio bosforano sembrerebbe in accordo con altre indicazioni disomogenee, come l’impiego del dio Men sulle coniazioni bronzee bosforane, o l’uso di una titolatura ‘orientale’ quale
basileus basileon a Ninfeo. Ma ognuno di questi segnali può avere differenti letture, e non può comunque
fornire sostegno sufficiente alla tesi qui esposta.
Rimane il fatto che alcuni tra gli elementi suggeriti, pur non accertabili per ora, siano plausibili: è possibile che l’avvistamento delle comete sia stato legato alla costellazione del Cavallo, ed è possibile che in un territorio da definirsi genericamente come ‘pontico’ questa apparizione sia stata ricordata in coniazioni di piccolo modulo. Ancora, è possibile anche che queste coniazioni, in qualche misura almeno, appartengano ad un orizzonte ‘mitridatico’ –in senso geografico ma ancor più cronologico-, anche se sembra arbitrario leggerle come emanazione della propaganda del re, ed ancor più trasformarle in elementi fondanti nella sua autorappresentazione, così forti da essere echeggiati nel ‘simbolo’ di Mitridate stesso, Pegaso. E’ certo possibile, se a quel tempo era nota e riconoscibile l’identificazione di Pegaso con la costellazione, che il Pegaso scelto come simbolo nelle coniazioni potesse significare anche un rimando ai prodigi che accompagnarono la nascita di Mitridate, ma certo non solo questi eventi. Il legame di Mitridate con Perseo è poi così chiaro dal panorama generale delle coniazioni del sovrano che ogni tentativo di attrarre l’immagine di Pegaso in un’orbita lontana dall’eroe non sembra uno sforzo né particolarmente produttivo né riuscito.
E’ infine dunque possibile, se non probabile, che Mitridate avesse fatto circolare messaggi che sottolineavano la coincidenza tra la sua nascita e ascesa al trono e la comparsa delle comete, o avesse lasciato che fosse la religiosità ‘popolare’ a diffondere tali associazioni, dal momento che questa circostanza risulta nota alla fonte di Giustino. In questa enfasi su un prodigio celeste, usualmente negativo in occidente e positivo in oriente, non è lecito comunque vedere un indicatore di una identità ‘orientale’, ma semmai lo sfruttamento anche di sensibilità differenti.
Vi fu in realtà anche un’altra apparizione di cometa, questa volta la cometa di Halley, che avvenne in anni molto significativi per la vicenda di Mitridate, ma che non trova alcuna registrazione esplicita, o altra allusione indiretta, nella propaganda del re. Nell’87 a.C. infatti sono i testi babilonesi a conservare registrazione del passaggio di questa cometa, che per aspetto doveva essere diversa dalle precedenti per la coda ‘dritta’163. La presenza di questa cometa però è stata suggerita nelle coniazioni di un altro
sovrano ‘orientale’, all’epoca già legato ai destini e alle vicende di Mitridate VI, ovvero Tigrane d’Armenia164. In alcune coniazioni del sovrano infatti al D/ la tiara che porta sembrerebbe ornata non
163 Vd. Stephenson, Yau, Hunger 1985, 587-592.
dalla consueta stella, ma da una particolare stella con coda allungata –e curva- che potrebbe alludere alla cometa165.
fig. 41 le coniazioni di Tigrane (da Gurzadyan, Vardanyan 2004)
Benché la datazione precisa di questi tipi monetali non sia ancora certa, se ne conosce almeno un
terminus post quem, ovvero la presa di Antiochia nel 83, poiché al R/ di queste coniazioni appare
l’immagine di Tyche che usualmente si ritiene corrispondere alla statua di Eutichide eretta in città166. Si
tratterebbe dunque di una celebrazione, benchè in qualche misura post eventum, del transito della cometa di Halley. Se così fosse, si avrebbe una allusione esplicita al fenomeno celeste, almeno in alcune delle coniazioni del sovrano, nelle quali al simbolo della stella usualmente adottato si conferirebbero caratteristiche particolari per collegarlo al fenomeno celeste. Non è nota la ragione per cui Tigrane potesse voler ricordare dopo l’83 il transito della cometa nell’87, ma in ogni caso a fronte della