III. Che cos’è la mafia? L’Italia scopre la criminalità organizzata siciliana siciliana.
3.1.2 Le reazioni al processo Notarbartolo La stampa.
Il processo Notarbartolo attirò l’attenzione dei principali quotidiani del nostro paese. Si rivela interessante, quindi, compiere un excursus intorno alle reazioni provenienti dalla stampa. A tal fine, un grande aiuto ci arriva dal lavoro di scavo operato dal giornalista trapanese Rosario Poma, autore di Onorevole Alzatevi!, testo che abbiamo citato più volte all’interno di questo elaborato. Faremo numerosi riferimenti a quest’opera.
Partiamo dal verdetto di Bologna. Le reazioni dei quotidiani nazionali furono nella quasi totalità favorevoli alla condanna di Palizzolo. Il quotidiano fiorentino La Nazione, che aveva condotto una campagna antimafia durante i mesi del dibattimento, commentava così la sentenza:
a quei dodici giurati, che indipendenti, resistenti alle tentatrici lusinghe di maffiosi e di corrotti, in quella dotta Bologna, che ha innalzato sul proprio stemma la parola Libertas, con libera coscienza proclamarono colpevoli di doppio assassinio Raffaele Palizzolo, il Fontana ed il Trapani. Il grande dramma, di cui il prologo si è svolto in Milano nel cosiddetto processo dei Baroni Siciliani, in Bologna ebbe l’epilogo, e si è chiuso con una sentenza serenamente imparziale. Il plauso, che dalla sala di udienza come una corrente magnetica si estese alle addensate folle, aspettanti nella notte nera, lì sulla piazza, davanti al palazzo Baciocchi, il lungamente atteso verdetto; e l’approvazione che questo ottenne, tranne qualche rara ed assai deplorevole eccezione, da tutta la stampa del Regno, e persino da autorevoli giornali stranieri, sono la più eloquente e luminosa espressione
268
Telegramma in arrivo 34324, Palermo, 6 dicembre 1899, prefetto De Seta al Ministero dell’Interno, cit. in Renda, Socialisti e cattolici, p. 110.
della rettitudine di una sentenza, che giustamente ha colpito tre fosche figure di malfattori. La coscienza umana non sempre, pur troppo, e non spesso, ma tal volta ha degli scatti sublimi; e la concordia del voto è l’inno alato della verità trionfatrice269.
Il Resto del Carlino parlò di processo mostruoso, perché aveva messo in evidenza le “mostruose” condizioni sociali e morali della Sicilia; la condotta reticente di fin troppi testimoni; l’intemperanza e la tracotanza degli avvocati di entrambe le parti. Scriveva il quotidiano bolognese
E mostruoso sopra tutto per la condotta poco limpida, che in questo sciagurato decennio vi ha sostenuto una parte non piccola dell’autorità giudiziaria di ogni specie, come è risultato purtroppo irrefragabilmente dagli atti. Perciò ha potuto dirsi, con disgraziato fondamento di verità, che questo processo è stato fatto in gran parte alla magistratura del Regno e che il verdetto l’avrebbe sempre colpita sia in caso di assoluzione che di condanna. E questo è ben più doloroso all’animo del paese che se un reo fosse sfuggito all’ergastolo o magari se un innocente vi fosse stato tratto per errore. La vittima individuale sarebbe stata sacrificata pur sempre in olocausto alla giustizia sociale. Ma la colpa della giustizia stessa è il pregiudizio e rovina per tutto il paese: la vittima in questo caso è un popolo intero: come se in tempo d’infezione e di contagio gli ufficiali sanitari fossero infetti sopra tutti e propagatori del morbo. Auguriamoci pertanto che tutti da questo mostruoso processo abbiamo appreso qualche cosa e che un altro simile non debba mai più rinnovarsi sotto il cielo d’Italia270.
A. G. Bianchi, inviato speciale del Corriere della Sera, che aveva seguito il processo bolognese dalla prima all’ultima udienza, commentava la sentenza facendo una serie di considerazioni sulla complicata vicenda giudiziaria:
Al verdetto ci si è arrivati percorrendo una via ben dolorosa. Tutte le debolezze, tutte le viltà, hanno contraddistinto l’opera dell’autorità. Da nessuna parte è sorta una voce a
269Cit. in Poma, Onorevole alzatevi, p. 100. 270
difenderla: accusatori e accusati si sono detti sue vittime. I primi la vollero vile coll’uomo influente, i secondi la dissero feroce col potente caduto in disgrazia271.
Il quotidiano socialista L’Avanti scriveva invece:
i giudici di Bologna hanno adempiuto al loro ufficio austero e difficile rispondendo degnamente alla grande fiducia che la Sicilia onesta, che tutta l’Italia onesta aveva in essi riposta: han sepolto Palizzolo e i suoi complici; han fatto giustizia degli assassini di Miceli e Notarbartolo272.
Il quotidiano romano Il Messaggero sottolineava l’importanza della sentenza, con un lungo articolo redazionale. Ne riporto una parte.
Raffaele Palizzolo può essere compianto poiché è umano la compassione anche per le vittime delle proprie colpe. Ma i giurati bolognesi possono andare orgogliosi del loro verdetto; e deve compiacersene non la sola Bologna, non Palermo e la Sicilia, ma tutta l’Italia: poiché quel verdetto ferisce profondamente la mafia, togliendole una mente direttiva e due braccia pronte a qualunque azione: e l’importanza non locale ma nazionale di quel verdetto apparisce più manifesta quando si pensi come la mafia avrebbe alzato spavaldamente la testa se davvero fosse toccata a Palermo la disgrazia di veder tornare Raffaele Palizzolo trionfante dopo aver conculcato la giustizia e la verità273.
Gran parte dei quotidiani italiani accoglieva positivamente il verdetto bolognese. Vi erano invece maggiori differenze tra i due principali quotidiani siciliani: L’Ora e Il Giornale di
Sicilia. Il quotidiano legato alla famiglia Florio affermava come
Il verdetto che ha colpito Palizzolo lascia perplessi anche gli amici più austeri, più sitibondi di giustizia; pur non deplorandolo risolutamente, si domanda in base a quali
271 Ivi.
272 Cit. in Ibid., p. 104. 273
prove venute alla luce o su quali gravi indizi scaturiti al processo trova esso la legittimità sua274.
Dal canto suo, il Giornale di Sicilia scriveva che
La giuria di Bologna ha soprattutto condannato inesorabilmente il fautore principale della mafia, il potere politico che della mafia si è servito come strumento della sua utilità, secondandone le tendenze e incoraggiandone l’espressione275.
La ripetizione del dibattimento giudiziario a Firenze, con il nuovo verdetto, stavolta favorevole a Raffaele Palizzolo, destò un minore interesse mediatico. La stampa nazionale commentò la sentenza con molto distacco, dimostrando di avere una gran voglia di chiudere il caso giudiziario e di non parlare più di mafia e di problemi ritenuti solamente “siciliani”.
La Nazione si soffermò nella critica al funzionamento della giustizia e del malcostume
politico:
il primo insegnamento che si dovrebbe trarre dal processo svoltosi con tanta ampiezza nella nostra città è appunto questo: che sarebbe ormai tempo di tenere lontane le ingerenze politiche dagli uffici dello Stato a cui competono ben diverse cure276.
L’Avanti non mutò la sua linea editoriale rispetto a Bologna. Criticò severamente la
sentenza:
L’assoluzione di Raffaele Palizzolo e complici non ci sorprende. La campagna continua della mafia, la mancanza della prova provata, la lunga prigionia già sofferta dagli imputati, la stanchezza attraverso cui si trascinò il dibattito, sono tutte cause che hanno influito per vie diverse, sull’animo dei giurati277.
274 Cit. in Ibid., p. 98. 275Cit. in Ibid., p. 99. 276Cit. in Ibid., p. 121. 277 Cit. in Ibid., p. 122.
L’assoluzione del Palizzolo, per il quotidiano socialista, “segnava un successo per la mafia, che si apprestava a coronarlo trionfatore e si gloriava di questo suo presunto martire”.278
Per concludere il quadro delle reazioni, riporto la posizione espressa da L’Ora, alquanto favorevole nei confronti dell’assoluzione del deputato. Secondo il quotidiano palermitano era avvenuta la liberazione di Palermo dall’incubo che la teneva oppressa da lunghi anni, durante i quali il Palizzolo sarebbe stato non un imputato, ma un bersaglio. In un articolo si sosteneva che “la Parte Civile e i socialisti avrebbero minacciato e intimidito i giurati con lo spauracchio dei disordini. Le vipere sibilavano attorno ai giurati che però non si lasciarono mordere”279.