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Il libro di testo sa di “scuola” e tutto ciò che ha sapore di scuola tende ad es sere rifiutato dai ragazzi del CFP Per questo, i nostri docenti preferiscono mini-

mizzare il ricorso al libro di testo e piuttosto ne fanno costruire uno loro, attraverso

la tenuta di un quaderno (generalmente ad anelli) o l’elaborazione di una dispensa

che riporti la traccia del percorso realizzato:

uso pochissimo, se non mai, il libro di testo (IntMe2/172); abbiamo fatto questa scelta tre anni fa, vedendo che il libro [...] non veniva usato perché i concetti principali li scri- viamo alla lavagna e i ragazzi lavorano sul testo soprattutto per altre materie; con la ma- tematica è difficile lavorare autonomamente su un testo; è anche difficile trovare testi per la formazione professionale, fatti bene, semplici (IntMe2/174);

come CFP, non siamo in grado di trovare un libro che soddisfi tutte le nostre esigenze [...] (IntMe3/164); si è scelto un po’ il male minore (IntMe3/166); per loro è importante avere un riferimento, perché il prendere appunti è una pratica che loro non conoscono, quando arrivano qui da noi; [...] non è facile insegnare loro che dalla lavagna si copia, si trascrive sul quaderno e che si studia anche a partire dal quaderno (IntMe3/170). È chiaro che un libro di riferimento, con la pagina in cui ho spiegato il disegno, la foto, aiuta loro ad essere un pochino più puntuali nel rispondere alle nostre richieste [...] (IntMe3/172). [...] Non trovo un libro che mi dia stimoli, forse ci sono dei buoni libri, con tanti esercizi, che mi permettano di approfondire quell’argomento (IntMe3/396); quando parliamo di testo matematico, sappiamo già che [...] l’esigenza sarà che ci siano tanti esercizi, perché sulla teoria si riesce davvero a trovare molto poco. Eppure c’è tanta aridità ancora nei testi di matematica (IntMe3/398). (E poi i testi, spesso) pretendono che vengano necessa- riamente svolti questi dieci argomenti in dieci momenti differenti dell’anno; [...] ma perché non posso studiare i numeri relativi applicandoli alla geometria piana, espan- dendo il piano cartesiano, dal semplice quadrante con numeri tutti positivi, al quadrante con numeri positivi e negativi? Perché non introdurre le cose contemporaneamente? Avresti, come dire, due piccioni con una fava (IntMe3/402). È anche una visione abba- stanza concreta (IntMe3/404). Invece no, il libro ancora scinde molto [...] (IntMe3/406); [...] è stata fatta una scelta: avere un libro di matematica che è [...] sostanzialmente un eserciziario, perché ci si è resi conto che la parte di teoria veniva completamente resettata da parte degli studenti; facevano solamente gli esercizi, quindi si è trovato questo eserci- ziario, che raccoglie una serie di esercizi; relativamente alla teoria, loro devono fare affi- damento sugli appunti che prendono; però non sono abituati a prendere appunti, perché magari arrivano o da una prima superiore di un altro istituto dove avevano il libro di testo e, per i richiami di teoria, si rifacevano a quello (IntMe5/51), oppure dalle medie, in cui magari non avevano tanta dimestichezza con il prendere appunti in matematica; quindi, quando c’è una lezione di teoria, loro si aspettano sempre [...] che io detti loro qualcosa. Allo stadio iniziale mi va anche bene, nel senso che dico: “Ragazzi, adesso stiamo facendo le addizioni con i numeri naturali: quali sono le proprietà di cui godono

le operazioni, le addizioni e le moltiplicazioni dei numeri naturali? Sono queste...” e gliele detto [...] (IntMe5/53). Poi loro non hanno ben capito che devono incominciare a fare qualcosa per conto loro, cioè ad essere un pochino più autonomi, nel senso che non posso sempre dire loro: “Adesso scrivete” (IntMe5/55);

io farei a meno del libro (di testo), perché fondamentalmente spiego tutto quello che faccio e questa è una mia modalità (IntVr1/26) [...]. Nel loro quaderno – il formato è quello ad anelli – in genere io faccio teoria ed esercizi; nella parte di teoria c’è l’essen- ziale, con gli schemi che faccio alla lavagna e con gli esempi svolti, con i concetti evi- denziati; poi partono gli esercizi [...] (IntVr1/163); [...] li ho abituati troppo bene, perché addirittura do loro le schede già forate e qualche volta dico: “Oggi non ho fatto i fori, questa volta ve li fate voi?” (IntVr1/165);

loro hanno matematica, una parte teorica e una parte pratica, e hanno dei quadernoni (IntVr3/13); hanno la parte della teoria in un quadernone, dove ci sono tutte le definizioni e un esercizio-tipo per argomento, e poi hanno dei quadernoni di pratica, ad esempio c’è una ragazza che ne ha collezionati due dall’inizio dell’anno [...]; comunque sia, fanno tantissimo esercizio (IntVr3/11); per “pratica” (intendo) gli esercizi, che io prendo dal loro libro – loro hanno un libro di testo –, li facciamo tutti, e in più occasionalmente li prendo anche da altri testi, facendo fotocopie. Parto sempre dalla pratica: un esercizio lo scrivo alla lavagna, spiego la regola o le regole, poi chiedo di tirar fuori il quaderno di teoria, formalizziamo la definizione, inseriamo l’esempio che ho spiegato alla lavagna, e ritorno di nuovo alla pratica proponendo ulteriori esercizi [...] (IntVr3/13)

su alcuni argomenti, se non sono affrontati sul libro, costruiamo una dispensa insieme e questa dispensa, alla fine del lavoro, verrà valutata. Per esempio, la parte di trigonome- tria per la terza non c’è sul testo; allora ci sono alcune fotocopie che do io, alcuni appunti che devono prendere loro seguendo la lezione, gli esercizi risolti, le correzioni delle veri- fiche ecc.; con tutto questo materiale costruiscono la dispensa sull’argomento “trigono- metria” [...] e poi tutto questo viene valutato; [...] c’è chi fa addirittura la copertina al computer o chi scrive la prima pagina come se fosse un bellissimo libro e chi invece non fa niente di tutto questo; però anche questo diventa un modo per alcuni di avere un lavoro in più e una valutazione positiva in più (IntMi3/59);

I formatori lamentano la difficoltà di trovare sul mercato libri di testo pensati

per il contesto dell’IFP. Inoltre, come osserva E. (IntMe3), spesso i libri vincolano,

perché disegnano un percorso eccessivamente rigido, una successione di argomenti

che non sempre risponde alle esigenze che emergono sul campo. Allora, i formatori

preferiscono utilizzare il libro come una raccolta di attività e di esercizi, in cui pe-

scare quelli che di volta in volta vengono ritenuti più adatti alle esigenze del per-

corso che intendono seguire e del gruppo con cui lavorano. La parte teorica, con

definizioni, dimostrazioni ed esemplificazioni, viene costruita via via, sul proprio

quaderno, attraverso un percorso che abitua a prendere appunti – all’inizio, come ci

ricorda P. (IntMe5) quasi in forma di dettato, in seguito in modo più autonomo – e

a raccogliere in modo ordinato i materiali. Ma sul quaderno possono trovare posto

anche gli esercizi svolti, riportati correttamente, dopo prove e fogli accartocciati,

o le correzioni delle verifiche. Nel caso raccontato da C. (IntMi3), il quaderno

diventa una vera e propria dispensa, un libro personalizzato che diversi allievi

riescono a sentire come loro e magari anche a decorare.

4.5.2. Far scrivere una sintesi personale delle regole principali

MR. (IntVr3) propone di costruire una propria personale sintesi delle regole,

una specie di compendio, in forma di semplice schema o di mappa concettuale:

c’è la sintesi delle regole, praticamente, la mappa concettuale di quelle che sono le regole più importanti (IntVr3/97). La consegna è questa: “Bene, ragazzi, di tutte le regole che abbiamo fatto finora, fate un ripasso e scrivete una sintesi, una mappa concettuale”. Il concetto di mappa concettuale loro non ce l’hanno in testa, perché probabilmente alle medie non hanno mai fatto mappe concettuali, allora dico “schema”. Alcuni, per esempio, (mi domandano): “Possiamo fare la sintesi?” e mi ha fatto una sintesi discor- siva (IntVr3/107). Io non voglio, devo dire la verità, creare un modello di mappa concet- tuale, perché la mappa concettuale è personale e diversa a seconda di come ognuno si trova bene a ripassare. Poi dico: “Questi fogli li tenete sul comodino e dovete dare loro una ripassatina tutte le sere! Per giugno, vi dovrebbero essere entrati in testa!”; [...] so- prattutto all’inizio dell’anno, molti si tenevano questi schemi [...] sul tavolo, non durante il compito in classe; [...] poi riprendono in mano di nuovo il quaderno di teoria e mi scri- vono quello che non hanno capito (IntVr3/109). Una sintesi, una mappa libera, sostan- zialmente senza un’impostazione rigida da parte mia (IntVr3/111).

Anche la sintesi – elaborata in modo personale, senza un modello rigido da

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