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Il “Martedì Nero”: il jeans si prepara a diventare vestito d‟elezione per il tempo libero

DAL RURAL JEANS AL DESIGNER JEANS L‟ASCESA DEL MODELLO ITALIANO

60 LEVI STRAUSS: A SHORT BIOGRAPHY,

2.1.2 Il “Martedì Nero”: il jeans si prepara a diventare vestito d‟elezione per il tempo libero

La storia del jeans comincia a presentare tutto il suo fascino quando si inizia a comprendere che ogni tappa storica, segnata dai cambiamenti sociali o da eventi come le guerre, influisce in maniera diretta su questo capo trasformandolo in un simbolo e in un mezzo di espressione.

I primi vent‟anni del Novecento sono anni densi di avvenimenti storici. Sono gli anni della Prima guerra mondiale, dei “Roaring Twenties” (“Venti Ruggenti”), ma soprattutto il periodo storico in cui avviene una delle più gravi crisi di tutti i tempi, quella del ‟29, tanto grave da colpire tutti i ceti sociali e produrre un cambiamento fondamentale nella storia del jeans: il jeans si trasforma da uniforme del lavoro a capo da indossare nel tempo libero.71

Durante la Prima Guerra mondiale i jeans non vennero usati molto (non tanto quanto nella Seconda), ma è importante parlare brevemente di questo periodo per comprendere i cambiamenti che la guerra portò sia nell‟abbigliamento femminile che in quello maschile. Le donne vennero chiamate al fronte in veste di infermiere e di autiste delle ambulanze e sostituirono le ampie gonne e le sottogonne, i corpetti e i drappeggi con un‟uniforme rappresentata dalla redingote - una giacca chiusa e aderente in vita ma aperta nella parte inferiore – e da un paio di pantaloni, comodi sulle cosce e stretti sulle ginocchia. Il fatto che per la prima volta le donne venissero chiamate a prestare il loro servizio in un ambito così duro e maschile, portò a un punto di svolta nell‟immagine femminile e contribuì a creare, in tutta Europa, l‟immagine di quelle che venivano chiamate flapper girls nei Paesi anglosassoni e garçonne in Francia.

70 Ibidem

Si trattava di donne forti, che stavano iniziando a guadagnarsi la propria autonomia accedendo al mondo del lavoro e ottenendo il diritto

Figura 2.8: Olive Thomas in “The flapper” (1920)

Fonte: http://retrothreadz.blogspot.it/2011/09/fashion-in-film-friday-flapper.html

al voto. Indossavano vestiti scollati che scoprivano tutte le braccia, le gonne si erano accorciate fino a sopra il ginocchio, guidavano l‟automobile, fumavano la sigaretta come gli uomini e il loro viso spesso era coperto da un trucco pesante (si diffusero i primi kiss proof lipsticks). Gli abiti avevano linee pulite e consentivano di essere confezionati anche dalle piccole sarte senza grande esperienza, dando la possibilità non solo alla classe borghese ma anche alle donne meno agiate di vestire allo stesso modo. L‟abbigliamento maschile invece si faceva sempre più informale e meno ordinato: il taglio delle giacche richiamava quello delle casacche di guerra, la vita era alta, spesso erano indossate con una cintura. I pantaloni scendevano dritti e il fondo iniziava ad essere risvoltato. L‟abito più diffuso da portare la sera era il frac, ma poco dopo si sarebbe affermato lo smoking. Iniziarono a indossare vestiti casual come i maglioni, i golf, le scarpe bicolore e le giacche più corte, nonché i cosiddetti knickerbockers, ovvero i pantaloni corti. Questi all‟inizio erano chiamati plus-fours (ma c‟erano anche i

plus-sixes, i plus-eights e i plus-tens a seconda della lunghezza in pollici sotto al

ginocchio). Fino agli anni Cinquanta si indossarono invece gli Oxford bags, dei pantaloni molto larghi e lunghi fino a coprire le scarpe e a vita alta con bottoni e le bretelle. Comparsi inizialmente nella Oxford University venivano indossati velocemente sopra i pantaloncini corti, perchè in aula non erano ammessi. Il fashion system nasce quindi negli anni Venti, quello femminile in Francia e quello maschile in Inghilterra,

prima di quel tempo l‟abbigliamento aveva avuto solo uno scopo funzionale (quello lavorativo).

Nonostante i jeans negli anni ‟20 fossero un capo diffusissimo grazie ai tre big del denim, non solo non entrarono subito a far parte del mondo della moda, ma addirittura non erano ancora concepiti come capo da indossare nel tempo libero. Solo a partire dagli anni Trenta, non in Europa ma negli Stati Uniti, si parlerà di jeans non più per indicare le overalls, le Bib Overalls o le Union-Alls, ma per indicare un indumento indossato da tutti, ricchi e meno, tutti i giorni e in occasioni anche diverse da quelle lavorative. Ciò che determinò questa svolta fondamentale nel mondo del jeans non fu, come avvenne precedentemente, una risposta ad una esigenza di carattere funzionale bensì di carattere economico: una crisi economica senza precedenti, quella scoppiata il “martedì nero” del 29 ottobre 1929 con il crollo di Wall Street e la successiva Grande Depressione. Gli anni successivi alla Prima guerra mondiale portarono negli USA un periodo di forte espansione economica, in termini di produzione, di profitti, di salari e di produttività del lavoro. Tuttavia l‟incremento dei salari era notevolmente inferiore rispetto a quello della produzione, e questo determinando una crisi di sovrapproduzione. Questo fatto, accompagnato dalla insana convinzione di un arricchimento facile attraverso l‟attività speculativa determinò una vera e propria corsa all‟acquisto dei titoli, anche da parte dei soggetti meno abbienti, disposti a indebitarsi e a pagare interessi altissimi pur di investire in Borsa. Era evidente che questo era un sistema che si stava costruendo su se stesso con un livello di indebitamento giunto a livelli esorbitanti. Tutti acquistavano azioni, il 3 settembre le quotazioni raggiunsero il picco e da quel momento i valori cominciarono a scendere provocando, questa volta, una corsa alla vendita. Il valore più basso del Dow Jones si attestò nel 1932 a 41 punti e per tornare ai valori precedenti la crisi si sarebbe dovuto attendere il 1954. Gli effetti furono devastanti, la crisi immiserì tutto il mondo e senza risparmiare nessuna classe sociale. Le overalls e le

Union-Alls diventarono l‟abito di un‟America che si rimboccava le maniche per

affrontare la sfida opprimente della povertà. In un‟atmosfera in cui regnava lo sconforto e la difficoltà, veniva restituita dignità a quelle tute che fino ad allora erano state considerate gli abiti poveri di lavoratori.

2.1.3 Western style: al cinema i cowboy vestono denim. Il jeans diventa una