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Michael Polanyi lettore del primo Chomsky

ALL’EPISTEMOLOGIA

5.2. Il linguaggio e la sua acquisizione in Michael Polany

5.2.2. Michael Polanyi lettore del primo Chomsky

I fatti di linguaggio, quindi, appartengono alle pratiche umane e come tali possono essere studiate al pari di attività come quella scientifica. Polanyi, quindi, non è direttamente interessato al linguaggio, ma ha una idea del linguaggio come attività e del significato come uso e processo tacito di integrazione di indizi. Secondo Polanyi,

295 Traduzione italiana: «Lingue diverse sono conclusioni diverse raggiunte dagli sforzi secolari di

gruppi diversi di persone in diversi periodi della storia. Esse sostengono schematismi concettuali alternativi, che interpretano tutte le cose di cui si può parlare in termini di caratteristiche alquanto diverse che vengono intese come ripetibili. L’uso fiducioso dei nomi, verbi, aggettivi e avverbi, inventati e forniti di significato da una particolare sequenza di generazioni impegnate nello sforzo, esprime la particolare teoria sulla natura delle cose ammessa da queste generazioni. Quando apprende a parlare, ogni bambino accetta una cultura costruita sulle premesse di una tradizionale interpretazione dell’universo, radicata nell’idioma del gruppo nel quale è nato, e ogni sforzo intellettivo di una mente istruita sarà effettuato all’interno di questo schema di riferimento. Tutta la vita intellettiva dell’uomo sarebbe sprecata, se questo schematismo interpretativo fosse interamente falso; egli è razionale solo nei limiti in cui i concetti a cui si affida sono veri» (Polanyi, 1958, trad, it. 1990, p. 220)295.

196 anche Chomsky, da una prospettiva diversissima, ritiene che il significato sia una entità mentale. Sulla base di questa convinzione, Polanyi considera importante la rottura epistemologica compiuta da Chomsky con la sua recensione al volume Verbal Behavior (1957) di Skinner.

Polanyi desume i due problemi fondamentali della linguistica dagli Aspects of the theory of syntax (1965). Il primo problema riguarda la spiegazione dell’acquisizione del linguaggio con la scoperta di un livello profondo della grammatica generativa. Il secondo problema è quello della comprensione di frasi prodotte da altri parlanti. Dopo aver definito questi due problemi, Polanyi espone la sua teoria:

the use of language is a tacit performance [...] We must acknowledge the fact that speech is the application of complex rules of phonetics and grammar and must show how the theory of tacit knowing accounts for the acquisition and practice of such rules (Polanyi, 1967a, pp. 196-197)296.

Quindi, l’applicazione di regole di fonetica e di grammatica è un’attività tacita. L’obiettivo di Polanyi è spiegare l’acquisizione e la pratica di regole di fonetica e di grammatica attraverso la teoria del tacit knowing. Il primo passo per raggiungere questo obiettivo è riconoscere che le regole linguistiche che conosciamo rappresentano una conoscenza sussidiaria. L’applicazione delle regole, invece, è il risultato di una integrazione tacita. Quindi, il linguaggio è una integrazione tacita e l’obiettivo di Polanyi è mostrare come una teoria del tacit knowing spieghi l’acquisizione di regole la cui applicazione si esemplifica con una integrazione tacita. Come nel caso della pratica del ciclismo o del gioco degli scacchi, non è alle regole e alla loro formulazione che dobbiamo guardare per comprendere l’acquisizione del linguaggio. Se il linguaggio è una attività di integrazione tacita, secondo Polanyi, è il processo stesso di integrazione tacita che può fornire una risposta ai due problemi della linguistica che gli sono stati rivelati dalla lettura di Chomsky.

Essendo il linguaggio coinvolto in un tipo di tacit knowing, questo implica che esso

funzioni allo stesso modo, ad esempio, della ricerca scientifica297. Quando abbiamo

considerato la pratica della ricerca scientifica, abbiamo individuato, attraverso Polanyi, il modo con cui si giunge alla scoperta scientifica per mezzo dell’azione combinata di immaginazione e intuizione (Polanyi, 1966a). Allo stesso modo, il

296

Traduzione italiana: «l’uso del linguaggio è un’attività tacita [...].Dobbiamo riconoscere il fatto che il linguaggio è l’applicazione di complesse regole di fonetica e di grammatica e dobbiamo mostrare come la teoria della conoscenza tacita spiega l’acquisizione e la pratica di tali regole » (Polanyi, 1967, trad. it. 1988, pp. 236 - 237).

297

197 bambino che si esprime attraverso il linguaggio fa uso dell’immaginazione e dell’intuizione. Il (buon) problema che anima la ricerca dell’essere umano a partire da quando è bambino è migliorare la comunicazione. Le regole del linguaggio sono acquisite in maniera sussidiaria e quindi in maniera non direttamente consapevole. Alla luce della struttura della conoscenza tacita e del ruolo della consapevolezza sussidiaria, non c’è motivo di chiedersi né quali siano queste regole né come sia in grado il bambino di ricordarle né come possano essere applicate (Polanyi, 1967a). Questo tipo di approccio, secondo Polanyi, spiega uno dei problemi che – da sempre, anche negli ultimi esiti –Chomsky pone, ossia come spiegare che esista una struttura innata ‘sufficientemente ricca’ che renda conto dell’acquisizione del linguaggio e che non sia offuscata dalla diversità delle lingue storico-naturali.

Inoltre, e qui mostra la sua profondità, Polanyi stabilisce che le operazioni semantiche del dare e leggere il senso nascono nei bambini contemporaneamente alla presenza di altre facoltà.

His imagination is at work from the start exploring the nature of the things he is encountering. The conception of enduring objects is formed along with the knowledge of persons. New skills of crawling standing, walking and the use of objects for various purposes are mastered. Within such ceaseless action of sense-reading and sense giving, the child may well come to feel puzzled by the talking of adults and also sense the possibility of making itself better understood by imitating them. This should set his heuristic powers at work (Polanyi, 1967a, p. 206)298.

Polanyi, dal suo punto di vista, spiega l’acquisizione del linguaggio attraverso la conoscenza tacita, ma se questo è solo un tipo di conoscenza tacita e gli uomini e gli animali condividono alcune abilità, cosa rimane da dire sulla specificità del linguaggio?

His problem, both to discoveer what adulta mean by talking and to learn to address them in similar terms, is a highly speculative enterprise, that transcends by far the child’s immediate experience. Animals cannot master such abstract problems, and this explains why animals have not invented language as man has, nor can even learn to speak, as children do. When language is understood as tacit knowing, and the acquisition of language is accordingly explained by the dynamics of tacit knowing, man’s unique linguistic powers appear to be due simply to his higher general intelligence (ivi, p. 207)299.

298

«La sua immaginazione è al lavoro dall’inizio esplorando la natura delle cose che egli incontra. La concezione di oggetti duraturi si forma insieme con la conoscenza di persone. Si padroneggiano nuove abilità, di camminare carponi, stare in piedi, passeggiare, e l’uso di oggetti per vari scopi. Nell’ambito di questa azione senza posa di leggere il senso e dare il senso, il bambino può ben arrivare a sentirsi in difficoltà per discorsi degli adulti ed anche sentire la possibilità di farsi capire meglio imitandoli. Questo dovrebbe mettere in azione le sue capacità euristiche» (Polanyi, 1967c, trad. it. 1988, p. 246).

299 «Il suo problema, sia di scoprire cosa intendono gli adulti parlando sia di imparare a rivolgersi ad

198

Questo è ciò che Polanyi recepisce dal saggio scritto da Chomsky300, e qui vogliamo

considerare alcune importanti questioni affrontate dal linguista e mostrare che ciò che appare una somiglianza è in realtà una importante differenza.

Forse perchè la sua produzione specifica sul linguaggio si riassume soprattutto in questo articolo del 1967, il rapporto di Polanyi con il primo Chomsky è stato poco studiato. Lo studio più approfondito e documentato che anche qui consideriamo è di Leopold (1984). Partendo dall’analisi di alcuni aspetti fondamentali della teoria della sintassi di Chomsky, Leopold analizza tutte le differenze tra le due teorie.

Chomsky sostiene che ogni essere umano sia dotato di una grammatica universale, un sistema biologico e specie-specifico chiamato facoltà di linguaggio. Attraverso questa facoltà, gli esseri umani hanno la possibilità di acquisire una lingua storico- naturale, cosa impossibile per gli animali che non possiedono questa facoltà. Polanyi concorda con Chomsky a proposito della facoltà di linguaggio come presente contemporaneamente a una serie di altre facoltà, ma questo in Chomsky ne promuove la ‘eccezionalità’, mentre Michael Polanyi è interessato a riconoscere questa eccezione ma a ricollocarla tra altre abilità di pari grado o livello.

Visto l’imponente uso della dimensione tacita nell’uso del linguaggio, con Leopold (1984) dobbiamo chiederci quale sia il ruolo della conoscenza esplicita nel linguaggio.

Tra le varie differenze che Leopold (1984) mostra qui ne consideriamo essenzialmente due, quelle fondamentali. La prima riguarda il modo in cui Chomsky e Polanyi guardano al linguaggio. Si pongono domande diverse e a queste danno diverse risposte.

Chomsky:

immediata del bambino. Gli animali non possono padroneggiare tali problemi astratti, e questo spiega perchè gli animali non hanno inventato il linguaggio come l’uomo, e non possono neppure imparare a parlare come i bambini. Quando il linguaggio è compreso come conoscenza tacita, e l’acquisizione del linguaggio è di conseguenza spiegata dalla dinamica della conoscenza tacita, le capacità linguistiche uniche dell’uomo sembrano essere dovute semplicemente alla sua superiore intelligenza generale» (Polanyi, 1967c, trad. it. 1988, p. 247).

300 Nei Polanyi Archives è presente una lettera che nel novembre 1966 Chomsky scrive, in risposta, a

Polanyi. Quest’ultimo ha inviato al linguista il suo saggio Sense giving and sense reading e la lettera contiene una serie di spiegazioni di Chomsky a proposito dell’acquisizione del linguaggio. Dalla lettera, inoltre, appare chiaro che Chomsky, abbia letto anche The tacit dimension (1966b) e Personal Knowledge (1958a). Il rapporto tra Chomsky e Polanyi ruota attorno al saggio Sense-giving e sense- reading (1967c). Qui Polanyi cita, come abbiamo già scritto, Aspects of the theory of syntaxs (1965) ma vista la necessità di chiarire alcuni punti della teoria chomskiana, consideremo anche Language and Mind (1968). Qui non ci occuperemo dei risultati raggiunti da Chomsky all’interno del Programma Minimalista, sebbene vi accenneremo per specificare una differenza tra i due a proposito delle facoltà cognitive di esseri umani e animali.

199 Quale struttura iniziale dobbiamo attribuire alla mente affinché sia in grado di costruire tale grammatica partendo dai dati sensoriali? Alcune condizioni empiriche, che devono essere soddisfatte da qualunque assunzione sulla struttura innata, sono abbastanza chiare. Così, sembra esserci una capacità specifica della specie, essenzialmente indipendente dall’intelligenza, e possiamo determinare abbastanza bene la quantità di dati necessari affinché il lavoro possa essere portato a termine.[...] Dobbiamo postulare una struttura innata, sufficientemente ricca da spiegare la disparità tra l’esperienza e la conoscenza, una struttura che possa spiegare la costruzione delle grammatiche generative empiricamente giustificate entro le limitazioni di tempo e di accesso ai dati. Nello stesso tempo, la postulata struttura mentale innata non deve essere troppo ricca e restrittiva da escludere certe lingue conosciute (Chomsky, 1968, trad. it. 1977, pp. 221- 222).

La domanda, quindi, si concentra sul passaggio dalla performance alla competence. Essendo la facoltà del linguaggio una facoltà specie specifica, Chomsky può spiegare l’assenza di linguaggio nelle specie animali, attraverso questa mancanza. La facoltà di linguaggio è in primo luogo una facoltà biologica.

Polanyi, invece, pone la sua conoscenza tacita, che dovrebbe spiegare l’acquisizione del linguaggio, alla base della cognitività umana.