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Sistema economico pianificato, libertà e ordine spontaneo

ALL’EPISTEMOLOGIA

2.3. Sistema economico pianificato, libertà e ordine spontaneo

A partire dalla fine degli anni Venti, dopo aver pubblicato The peacemakers e New Sceptiscism tra il 1917 e il 1919, mentre lavora come ricercatore nel campo della chimica, Polanyi si occupa di economia.

Nel 1935 pubblica il saggio U.S.S.R. economics – Fundamental Data, System, and Spirit, concepito a partire dai dati di natura socio-economica raccolti tra il 1928 e il 1935 durante i suoi viaggi in Unione Sovietica.

Come già evidenziato a proposito della biografia e del rapporto con il fratello Karl, l’interesse nei confronti di temi di ordine sociale è una peculiarità riscontrabile in entrambi i fratelli Polanyi ed è dovuta in larga parte alla loro formazione. Tuttavia, sappiamo che per un lungo periodo Michael si interessa di ricerca scientifica e poi del rapporto tra economia e società, ma solo in seguito all’incontro con Bukharin, egli avvia una più sistematica riflessione sui diversi tipi di sistema economico.

Infatti, l’incontro con Bukharin accentua una tendenza di ricerca ed è motivo di una più accurata riflessione sulla autonomia della scienza, dopo che in quello stesso

40 periodo il comitato Social Relation of Science avvia anche nel Regno Unito la discussione sulla pianificazione della scienza.

Goodman (2001a) caratterizza il rapporto intellettuale tra Michael Polanyi ed esponenti britannici della “scienza applicata” in questo modo:

What disturbed Polanyi about the policy defended by Bukharin, which in Britain was being advocated by writers such as J.D. Bernal, that scientific research ought to be subordinated to the demands of human welfare, was its denial of the importance of freedom of thought (Goodman, 2001a, p. 116).

Le altre concause di questo parziale passaggio ad altri tipi di studio sono il trasferimento da Berlino a Manchester (1933); lo sforzo di entrare a fare parte di una comunità scientifica locale che non conosce; la preoccupazione generata dalla depressione economica e sociale che colpisce l’occidente e non ultima il desiderio, forse anche la necessità, la responsabilità e l’impegno di contribuire ad una soluzione dei problemi sociali, in quanto scienziato.

Sviluppata attraverso una serie di saggi e volumi scritti in larga parte tra gli anni Trenta e gli anni Cinquanta, la teoria economica polanyiana si articola principalmente in due argomenti: la critica della pianificazione economica secondo il modello sovietico e la teoria dell’ordine spontaneo.

Il saggio del 1935, a cui abbiamo già accennato, rappresenta il primo tentativo da parte di Polanyi di criticare il sistema economico centralizzato sovietico, differenziandosi dagli altri economisti del Circolo di Vienna:

Polanyi’s critique of central planning differs from that of Ludwig von Mises and F.A. Hayek. Mises’ argument against socialism was that social ownership of factories would destroy the market for capital goods. There would be no prices to guide socialists in allocating resources to investments. Polanyi realized that the Marxian aspiration embodied in economic planning was to abolish market exchange altogether, not merely ownership. Marxists wanted to organize production for direct use like a family farm or feudal manor. Polanyi understood that no modern economy can be organized in a such way (Craig, 2005, p. 128).

In primo luogo, Polanyi analizza l’economia centralizzata del sistema politico sovietico attraverso i dati raccolti, mettendo in evidenza che i rappresentanti del governo sovietico mostrano come reale un “apparente” stato di salute e di pieno sviluppo. Tuttavia, Polanyi (1940b) dimostra che l’impossibilità di avere risultati positivi da un’economia pianificata e centralizzata dipende dalla stessa natura dell’uomo. Un sistema economico pianificato prevede che l’ente di governo centralizzato abbia a disposizione una grande mole di informazioni da gestire e processare e che sia in grado di prevedere l’andamento del mercato, i bisogni della

41 popolazione e allo stesso tempo fissare delle scadenze precise per attuare i piani

economici centralizzati27.

A proposito della relazione tra sistema politico e occupazione, criticando la posizione di Keynes, che nel 1936 aveva pubblicato The General Theory of Employment, Interest and Money, Polanyi (1943b) sostiene la possibilità di avere una piena occupazione della popolazione anche in un sistema economico non pianificato. Dopo il crollo del Ventinove, Keynes sostiene che un così alto tasso di disoccupazione è la diretta conseguenza di una flessione negativa nella “domanda”. Polanyi, invece, è convinto si tratti di un problema legato alla mancanza di denaro. In maniera provocatoria, egli ipotizza che i governi potrebbero decidere di mettere mano alle casse dello stato, garantire fondi, erogati senza seguire alcun parametro di produttività o efficienza, e dare lavoro comunque a molte persone, producendo un elevato numero di beni e un eccesso di stoccaggio di produzione. Ovviamente, osserva Polanyi, una simile soluzione alla disoccupazione crea effetti ancora più devastanti: un tasso di inflazione elevatissimo e la conseguente bancarotta a causa di un valore d’acquisto della moneta sempre più basso.

A questo sistema economico centralmente organizzato, Polanyi contrappone un sistema policentrico (1941), ossia un sistema economico articolato in più centri di organizzazione e controllo, coordinati tra loro. I problemi separati ma interrelati che ogni sistema policentrico deve gestire sono: la distribuzione dei beni alla popolazione; l’uso delle risorse per la produzione dei beni e l’investimento del

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Gli elementi che Polanyi prende in considerazione per dimostrare l’inefficacia di un sistema economico centralizzato sembrano correlati agli assunti che descrivono la teoria della razionalità limitata (bounded rationality) che Simon inaugura con Administrative Behavior nel 1947. Attraverso l’analisi delle organizzazioni appare chiaro che il comportamento umano non è mai completamente razionale ma finalizzato al raggiungimento di obiettivi. Un sistema completamente razionale si basa sull’avere a disposizione tutte le informazioni su una scelta, su una completa conoscenza delle conseguenze inerenti una scelta e sulla la conoscenza di tutte le possibili alternative. Come Simon dimostra, il comportamento dell’uomo (“amministrativo”) è razionalmente limitato, ossia egli non ha a disposizione tutte le informazioni possibili su una scelta, non conosce tutte le alternative né le tutte le possibili conseguenze della scelta. Quindi, non essendo in grado di avere a disposizione una serie di informazioni, l’essere umano sceglie una soluzione soddisfacente ma non ottimale per i suoi problemi. Si vedano Simon, 1947 (4a edizione, 1997, con i commenti ai capitoli originariamente pubblicati); Simon, 1969. Sebbene sulla scia di questa analogia diversi studi sull’organizzazione aziendale abbiano accostato la teoria della razionalità limitata di Simon alla nozione di conoscenza tacita di Polanyi (si veda ad esempio Nelson – Winter, 1982), è stato evidenziato che la teoria della razionalità limitata non implica la nozione di conoscenza tacita nella struttura delle organizzazioni (Foss, 2003). Tuttavia, è necessario segnalare che la nozione di conoscenza tacita è stata decisiva nell’elaborazione del knowledge management e nello sviluppo di un nuovo modello di creazione della conoscenza all’interno delle organizzazioni (Nonaka-Takeuki, 1995). Per lo sviluppo della nozione di conoscenza tacita in ambito economico, rimandiamo al Capitolo 1, § 1.2.1.

42 capitale. La struttura operativa di questi centri viene regolata tramite l’aggiustamento della coordinazione secondo un ordine spontaneo.

Quando ci riferiamo alla nozione di ordine spontaneo, poi considerata rilevante e

sviluppata anche da Hayek28, con cui Polanyi ha intrecciato nel corso degli anni

Trenta una salda amicizia e momenti di intensa discussione, dobbiamo tenere presente in primo luogo la funzione a cui essa assolve nei due sistemi e i due diversi modi in cui essa è stata intesa:

Given the standing of Hayek as this century’s pre-eminent theorist of spontaneous order, it is worth comparing his use of the idea with that of Polanyi. Hayek’s most extensive discussion of the subject appears in Law, Legislation and Liberty, where he repeatedly described the free society as a spontaneous order, a fact that prompts one to ask whether Polanyi similarly applied the concept to liberal society as a whole. An affirmative answer may appear to be implied by our argument above that Polanyi regarded public liberty as a property of the free society as well as of its constituent spontaneous orders. Against this, however, Polanyi’s writings from 1941-1951 never explicitly describe the free society as such an order. The Index of The Logic of Liberty confirms this by listing several page numbers against “spontaneous order in society” while never mentioning “spontaneous order of society” (Jacobs, 1997, pp. 21-22).

Il ruolo che l’ordine spontaneo ricopre in Hayek è definito dalla natura della coppia oppositiva di taxis – cosmos e quella thesis - nomos. Cosmos, ossia l’ordine autogenerantesi, è la società libera e non solo uno dei pilastri su cui essa si regge. Ma all’interno della società libera a prevalere non sono leggi che hanno il valore di comandi (thesis) ma regole universali di giusto comportamento (nomos). La realizzazione dell’ordine spontaneo qui ha un valore politico e ideologico che, invece, non ha in Polanyi, il quale ne considera sopra ogni cosa la portata epistemologica. Infatti, vedremo che il modello dell’ordine spontaneo è soprattutto una metodologia da applicare anche alla politica e all’organizzazione della ricerca scientifica.

Nella seconda parte di The Logic of Liberty (1951), attraverso l’esempio dell’economia sovietica, e a partire da una serie di riflessioni sulla sociologia della scienza e la sintesi della dicotomia tra singolo scienziato e comunità scientifica, troviamo una chiara esposizione di ciò che è inteso come “ordine spontaneo”.

Un sistema governato dall’ordine spontaneo ha come caratteristica il fatto che «persons mutually adjust their full-time activities over a prolonged period, resulting

28 Vedi Allen (1998), Hayek (1960), Polanyi (1951a), Quirico (2004), Ternowetz (2003), Vinti

43 in a complex and yet highly adaptable co-ordination of these actions» (Polanyi,

1948d, [1951a], p. 141)29.

Alla possibile obiezione che l’ordine centralizzato, altrimenti detto collettivismo dall’economista F. H. Knight, non escluda l’auto-aggiustamento delle azioni dei membri che ne fanno parte, Polanyi replica che:

In a battle-line, neighbouring units belonging to different divisions will mutually assist each other without awaiting instructions from army command. Intelligent regard for what the next man is doing is indispensable to the successful operation of any corporate authority. Such mutual adjustment, however, must never go beyond a certain limit. It should condition the actions of subordinates, but must never determine them. Only if the superior remains decisive in determining the actions of his subordinates, can he remain responsible for the co-ordination of their activities. If persons operating at the base of pyramid of authority (or at any other level of ot) were to allow their actions to be primarily determined by direct mutual contacts, the authority above them would be nullified (ivi, pp. 141-142) 30.

In maniera evidente, la teoria dell’ordine spontaneo ha ripercussioni in materia economica con l’obiettivo di essere un modello plausibile, efficiente ed efficace allo stesso tempo. L’elemento costitutivo e garante di questo modello è l’autoregolazione dei comportamenti del gruppo, anche in caso di emergenza o di situazioni in cui rapidamente è necessario prendere una decisione. Attraverso degli esempi che descrivono la modalità di comportamento del gruppo, Polanyi mette in chiaro che il sistema dell’autoregolazione di più gruppi è molto più veloce rispetto ad una coordinazione che viene da un unico responsabile. Quindi, la velocità di autoregolazione è superiore a quella della coordinazione e il fattore aumenta esponenzialmente passando da piccole realtà quali una squadra di calcetto contro una squadra di bob, a realtà come grandi industrie fino alla gestione dello Stato.

Pensata anche a partire dall’ attività degli scienziati e dalla loro relazione con la comunità scientifica, la teoria dell’ordine spontaneo, oltre alla diretta e più evidente

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«le persone regolano reciprocamente le loro attività a tempo pieno e in lungo arco di tempo, di modo che ne risulti un coordinamento di tali azioni complesso, eppure altamente flessibili» (Polanyi, 1951a, trad. it. 2002 p. 249).

30 «In uno schieramento di battaglia, unità vicine appartenenti a differenti divisioni si assisteranno

reciprocamente senza attendere le istruzioni del comando dell’esercito. Un’intelligente presa in considerazione di quel che l’uomo successivo ha intenzione di fare, è indispensabile per far operare con successo una qualsiasi autorità organizzata. Un tale aggiustamento reciproco, comunque, non deve mai andare oltre un certo limite. Dovrebbe condizionare le azioni dei subordinati, ma mai delimitarle. Soltanto se il superiore si mantiene deciso nel determinare le azioni dei propri subordinati, potrà continuare ad essere responsabile del coordinamento delle loro attività. Se alle persone che operano alla base della piramide dell’autorità (o a un qualsiasi livello di essa), fosse concesso di determinare le proprie azioni principalmente per mezzo dei reciproci contatti, l’autorità sopra di esse sarebbe annientata» (Polanyi, 1951a, trad. it. 2002, p. 249).

44 applicazione al campo economico, favorisce in Polanyi la riflessione sulla società libera.

Infatti, anche se l’obiettivo polemico degli scritti economici di Polanyi è il sistema centralizzato incarnato dall’Unione Sovietica, il problema economico è direttamente collegato alla sfera della politica, a causa delle sue ripercussioni sulla società e l’organizzazione della stessa.

Osserviamo, quindi, che la transizione e lo slittamento tra i due ordini di problemi – da quello economico a quello sociale – sono determinati dallo stretto collegamento tra sistema centralizzato, totalitarismo e negazione della libertà, nonché dalla convinzione che un tale sistema integrato porti alla fine di ogni libertà creativa. Il punto controverso che favorisce lo slittamento dall’ambito economico a quello socio-politico risiede nel termine “pianificazione”. Inizialmente la pianificazione sovietica prevede la sostituzione delle funzioni del mercato con quelle di una direzione centralizzata e statale della produzione industriale. Il fallimento di questa operazione porta a un cambiamento nel concetto di pianificazione, ossia: il governo sostiene anche le aziende che possono passare in sovrapproduzione, anzi la sovrapproduzione appare agli occhi della pubblica opinione esattamente come i soviet vogliono farla sembrare e cioè come un fattore estremamente positivo, che compensa la sottoproduzione rispetto alla pianificazione di un altro campo.

Polanyi ritiene che il sistema politico dell’Unione Sovietica è un esempio di regime totalitario ma a suo avviso un simile programma economico e politico non è che una “illusione”. In questo sembra a Polanyi che Knight, Hayek e Mises ritengano che un’economia centralizzata in un regime politico totalitario sia una realtà possibile

anche se non auspicabile31.

Polanyi, oppositore del collettivismo ma non sostenitore del laissez-faire, poiché, a suo avviso, entrambe le visioni mostrano un errato apporto dei governi nelle decisioni economiche, auspica una terza via:

Instead of accepting this joint view of orthodox Liberals and collectivists, I consider that the alternative to the planning of cultural and economic life is not some inconceivable system of absolute laissez-faire in which the State is supposed to wither away, but that alternative is freedom under law and custom as laid down, and amended when necessary, by the State and public opinion (Polanyi, 1940b, p. 59).

31 Per un confronto tra Polanyi e Hayek sul modo di respingere il collettivismo e per la loro influenza

45 Per quanto egli si discosti su questo punto dagli autori della scuola austriaca, rende conto del suo legame con questa scuola per il tramite dell’individualismo classico:

My argument for freedom in science bears a close resemblance to the classical doctrine of economic individualism. The scientists of the world are viewed as a team setting out to explore the existing openings for discovery and it is claimed that their efforts will be efficiently co-ordinated if – and only if – each is left to follow his own inclinations. This statement is very similar to Adam Smith’s claim with regard to a team of business men, drawing on the same market of productive resources for the purpose of satisfying different parts of the same system of demand. Their efforts – he said – would be co- ordinated, as by an invisible hand, to the most economical utilization of the available resources (Polanyi, 1941, [1951a]32, p. 189)33.

Alla luce della riconsiderazione della lezione di Smith, Polanyi accetta la libertà dei singoli e la capacità di autoregolamentazione delle loro azioni in un meccanismo di feedback reciproco però la sua terza via consiste proprio nel prevedere all’interno degli ordini spontanei microsistemi centralmente guidati.

Le considerazioni su diversi sistemi di mercato e i frequenti viaggi in Unione Sovietica rendono possibile lo sviluppo di una serie di riflessioni su diversi tipi di ordine economico e sociale che, vedremo, avranno evidenti ripercussioni sulla nozione di conoscenza tacita e su quello di tradizione, a partire dall’analisi della comunità scientifica.