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La teoria della conoscenza personale

ALL’EPISTEMOLOGIA

3.1. Il problema della conoscenza in Michael Polany

3.1.2. La teoria della conoscenza personale

Come è noto, il problema della conoscenza è sempre stato centrale nelle riflessioni filosofiche e la questione è stata indagata secondo diverse prospettive, a partire da nozioni quali quelle di verità, oggettività, intuizione e deduzione. In alcuni casi, si ci è posto direttamente il problema dello statuto della conoscenza e di quali tipi di conoscenza esistano. E’ semplice trovarsi d’accordo nell’affermare che, ad esempio, sappiamo fare alcune cose pratiche, conosciamo delle persone, sappiamo che fare una determinata cosa provocherà degli effetti. In pratica, possediamo delle abilità, conosciamo per esperienza diretta e conosciamo fatti.

Autorevoli fonti (Nidditch, 1968; Suppe, 1971; Gillies - Giorello 1995) ricordano che l’epistemologia precedente e contemporanea alla riflessione polanyiana mostra un forte attaccamento al criterio dell’oggettività, dell’impersonalità e dell’universalità. L’ epistemologia della conoscenza personale che Polanyi inaugura a partire dalle Gifford Lectures del 1951-’52 e consegna alla comunità scientifica solo nel 1958 con la pubblicazione di Personal Knowledge: towards a post-critical philosophy non è

accolta favorevolmente81.

La lunga ricerca che costituisce l’impalcatura teorica di Personal Knowledge (1958a) ha come obiettivo la giustificazione della conoscenza scientifica e la presentazione di una idea alternativa di conoscenza che superi la classica dicotomia tra il dominio della soggettività e quello dell’oggettività. In sostanza, l’epistemologia della conoscenza personale si pone come una terza via rispetto al mito dell’epistemologia impersonale e oggettiva e alla epistemologia soggettiva, ritenuta priva del rigore essenziale tipico della scientificità. Nella premessa al volume Polanyi spiega esattamente la natura della conoscenza personale e, soprattutto nella sua ultima parte, ne giustifica la validità. Attraverso il suo lungo ragionamento Polanyi mostra che i fattori che rendono personale la conoscenza - ad esempio, l’impegno appassionato

80 Vedi Eccles, 1970; Magee, 1973; Baldini, 2002. 81

85 del soggetto conoscente - non ne minano l’oggettività. La prima condizione di possibilità del sintagma “conoscenza personale” risiede, secondo Polanyi, nel modificare il concetto stesso di conoscenza, che deve essere considerata come una realizzazione attiva, «an active comprehension of the things known, an action that

requie skill» (Polanyi, 1958a, p. vii)82.

Comprehension is neither an arbitrary act nor passive experience, but a responsible act claiming universal validity. Such knowing is indeed objective in the sense of establishing contact with a hidden reality; a contact that is defined as the condition for anticipating an indeterminate range of yet unknown (and perhaps yet inconceivable) true implications. It seems reasonable to describe this fusion of the personal and the objective as Personal Knowledge (ivi, pp. vii – viii) 83.

Esiste, secondo Polanyi, un senso di oggettività diverso da quello attribuito alle scienze esatte, che non è radicato nell’esattezza e nel riconoscimento universale, ma è strettamente legato all’impegno che il soggetto conoscente - qualunque esso sia, uno scienziato, un carpentiere, un bambino – profonde durante l’atto conoscitivo, nella possibilità di scoprire aspetti della natura che ancora gli sono sconosciuti. Esiste un modo diverso dell’ oggettività che si costituisce a partire dalla scoperta della verità oggettiva, la quale per quanto si basi sulla considerazione dei dati sensibili dell’esperienza, la trascende per giungere a una nuova e diversa comprensione della realtà. Questa nuova idea di oggettività che Polanyi si sforza di fondare(e giustificare) attraverso l’impegno e la responsabilità del ricercatore, mette in luce «the power of science to make contact with reality in nature by recognizing what is

rational in nature» (ivi, p.6) 84.

Tracciando lo sviluppo del meccanicismo, considerando le sue tre fasi salienti, dalla concezione del numero in Pitagora fino alle scoperte di Copernico e Keplero, dalla concezione meccanicistica del mondo di Newton e fino la teoria della relatività e della geometria non euclidea, Polanyi dimostra che l’idea classica di oggettività può essere, in un certo senso, accantonata. Egli si riferisce a quell’idea incarnata dalle scienze esatte che estromette completamente la soggettività, che non tiene conto

82 «una comprensione attiva delle cose conosciute, come un’azione che richiede abilità» (Polanyi,

1958a, trad. it. 1990, p. 69).

83

«Capire non è né un atto arbitrario né un’esperienza passiva, ma un atto responsabile che aspira alla validità universale. E’ un conoscere che è oggettivo nel senso che stabilisce il contato con una realtà nascosta, un contatto che viene definito come la condizione per anticipare un ambito indeterminato di implicazioni vere ancora ignote (e forse persino inconcepibili). Sembra ragionevole che questa fusione di personale e oggettivo venga descritta come “conoscenza personale”» (Polanyi, 1958a, trad. it. 1990, p. 70).

84 «il potere che ha la scienza di prendere contatto con la realtà nella natura, riconoscendo ciò che è

86 delle valutazioni personali dei ricercatori circa l’analisi dei risultati e delle teorie scientifiche, e che si basa esclusivamente su un insieme di asserti determinati dalla sola osservazione.

Prima di concentrarci esclusivamente sulla nozione di conoscenza personale è opportuno ricordare i modi secondo cui Polanyi riconosce la manifestazione dell’elemento personale della conoscenza e la sua funzione nel superamento della concezione dualistica della conoscenza stessa:

we shall find Personal Knowledge manifested in the appreciation of probability and of order in the exact sciences, and see it at work even more extensively in the way the descriptive sciences rely on skills and connoisseurship. At all these points the act of knowing includes an appraisal; and this personal coefficient, which shapes all factual knowledge, bridges in doing so the disjunction between subjectivity and objectivity. It implies the claim that man can transcend his own subjectivity by striving passionately to fulfil his personal obligations to universal standards (ivi, p. 17)85.

In Science, faith and society (1946), compendio di delle riflessioni su libertà, scienza e comunità di ricercatori, appare un primo consistente accenno alla teoria della conoscenza personale. Nel primo saggio di questo volume, a proposito del rapporto tra scienza e realtà, Polanyi, riflette sulle fasi che caratterizzano la scoperta

scientifica86 e pone grande attenzione all’atto di porre ipotesi. E’ qui che troviamo il

primo accenno alla conoscenza personale:

In science the process of guessing starts when the novice feels first attracted to science and is then attracted further towards a certain field of problems. This guesswork involves the assessment of the young person's own yet largely undisclosed abilities, and of a scientific material, yet uncollected or even unobserved, to which he may later successfully apply his abilities. It involves the sensing of hidden gifts in himself and of hidden facts in nature, from which two, in combination, will spring one day his ideas that are to guide him to discovery (Polanyi, 1946, p. 18)87.

L’allontanamento di ogni credenza personale è insito nel fatto stesso di considerare la scienza “positiva”. Questo allontanamento, sostiene Polanyi (1949a) comporta la

85 «Troveremo che la conoscenza personale si manifesta nella valutazione della probabilità e

dell’ordine nelle scienze esatte, e vedremo come funziona in maniera ancora più incisiva nel fatto che le scienze descrittive fanno affidamento sull’abilità e sulla finezza di fiuto dello scienziato. In tutti questi punti l’atto del conoscere richiede una valutazione, e questo coefficiente personale, che plasma ogni conoscenza fattuale, colma, nel far questo, il vuoto tra la soggettività e l’oggettività. Esso comporta la tesi che l’uomo può trascendere la propria soggettività proprio mentre cerca appassionatamente di soddisfare i suoi obblighi personali verso criteri universali» (Polanyi, 1958a trad. it. 1990, p. 93).

86 Vedi § 2.5.2. sulle fasi della ricerca scientifica.

87 «L’ipotizzare implica la valutazione delle capacità, in larga misura ancora segrete, proprie del

giovane, e di un materiale scientifico, ancora non raccolto o perfino inosservato, al quale, in seguito, egli può applicare con successo le sue abilità. Esso coinvolge la rilevazione sia dei doni nascosti che egli possiede, sia dei fatti nascosti nella natura, dai quali, attraverso una combinazione, scaturiranno un giorno le idee che serviranno a guidarlo nella scoperta» (Polanyi, 1946 [1964b], trad. it. 2007, p. 55).

87 mancata considerazione della vera natura della scienza. La scienza, infatti, dipende strettamente dalle abilità proprie dello scienziato che la pone in essere attraverso la

pratica scientifica. Tra le abilità dello scienziato88 possiamo considerare la capacità

di formulare un buon problema, la capacità di formulare ipotesi e di scegliere tra queste quella più opportuna. Scegliere un’ ipotesi costituisce il più chiaro esempio di atto personale perché implica assumere un impegno e sentire l’onere di una responsabilità.

Una delle più importanti abilità dello scienziato consiste nella capacità di sostenere credenze scientifiche. Sebbene Polanyi affermi che una credenza scientifica non abbia a che fare con il dominio del personale ma con quello del sociale in virtù della

loro pretesa di valere universalmente89, è necessario tenere conto del significato che

assume l’affermare di avere una credenza. Avere una credenza è un impegno, una responsabilità che ogni essere umano è in grado di sostenere. L’impegno non si applica solo a coloro che possiedono effettivamente una credenza, ma afferma Polanyi, molto più genericamente a coloro che sono esseri viventi e sono coinvolti in

azioni intenzionali90.

Altro esempio che giustifica la conoscenza personale è dato dalle convinzioni scientifiche, espresse per mezzo delle asserzioni, la cui natura, anche quando appare non avere a che fare con la passione e l’impegno, è al contrario, secondo quanto sostiene Polanyi, sempre emozionale. La qualità emozionale delle asserzioni dipende dal fatto che ad asserire qualcosa, che si dica o si scriva, è sempre un soggetto. Anche asserire qualcosa è un atto che comporta sempre inevitabilmente l’assunzione di un impegno e il senso della responsabilità personale. Sebbene Polanyi sostenga l’azione del soggetto nell’atto dell’asserire, la logica formale non ne prevede la

presenza. Polanyi ricorda che grazie a Frege e all’introduzione del simbolo ├ la

88 Vedi § 2.5.3., per contestualizzare la questione delle credenze personali all’interno della concezione

della scienza e della ricerca scientifica in Polanyi.

89 Sulla distinzione tra oggettivo, soggettivo e personale vedi § 3.1.3.

90 Con il termine “intenzionale”, Polanyi (1949a [1951a], trad. it. 1988, pp. 119-121) si riferisce

esplicitamente all’idea che l’intenzionalità sia l’essere diretti verso qualcosa. In questo senso, aderisce alla nozione di intenzionalità di Brentano ma in altri scritti, in cui pone l’enfasi sulla dimensione personale dell’epistemologia, questa nozione presa a prestito sembra allargarsi fino ad includere gli scopi e gli obiettivi dell’azione umana. E’ nostra opinione che l’intenzionalità, di cui troviamo più occorrenze negli scritti polanyiani, venga presentata almeno secondo due tipi: quella brentaniana e quella che indica la volontarietà, la passione e il desiderio di compiere un’azione, di raggiungere un obiettivo. In scritti come Personal Knowledge (1958a), ma anche Scientific Beliefs (1950a), le due idee di intenzionalità sembrano convivere, giacché la seconda appare come una espansione della prima a partire dal nucleo “essere diretti verso”, con una forte umanizzazione del primo polo della tensione e una diversa connotazione del secondo.

88 distinzione tra il contenuto di un’asserzione e l’atto stesso di asserire è stata

formalizzata. Se p è una asserzione, ├.p indica l’effettiva dichiarazione

dell’asserzione. Questa formalizzazione non contiene alcun riferimento al soggetto che afferma. Polanyi indugia sulla sua analisi, riconoscendo quello che può essere considerato, secondo il suo punto di vista, come un errore. Infatti, egli ricorda che Whitehead e Russell nell’introduzione ai loro Principia mathematica definiscono

l’uso del simbolo ├, ma traducono le asserzioni che contengono il simbolo

utilizzando forme impersonali del tipo «è asserito che». Sebbene sia vero che il simbolo in questione indica l’atto dell’asserzione che senza un contenuto non ha alcun valore, d’altra parte, secondo la visione polanyiana, Whitehead e Russell incorrono nell’errore di non considerare la funzione del soggetto che asserisce qualcosa. Infatti:

For the significance of my writingdown “├.p” is not that I make an assertion but I commit myself to it; it is not the act of my uttering a sentence p that I express by “├.p” but the fact that I believe what the sentence p says (Polanyi, 1958a, p. 28) 91.

Sebbene ci indichi il dato importante dell’impossibilità della completa formalizzazione delle asserzioni, il problema della formulazione di asserzioni, ci consente di prendere nota della possibilità di considerare il ruolo del soggetto e l’incidenza dell’impegno nell’epistemologia della conoscenza personale.

Proprio mentre egli scrive Personal Knowledge (1958) e riflette sul contributo personale, sono già stati creati dei dispositivi per l’automazione di attività fino a quel momento svolte dall’uomo. I progressi tecnologici degli anni Cinquanta non costituiscono né un limite né una obiezione alla rilevanza del soggetto negli atti conoscitivi e nella pratica di una abilità. Nel considerare il rapporto tra l’uomo e le macchine capaci di inferenza, è indispensabile secondo Polanyi tenere presente che la macchina stessa risponde al criterio della finitudine in quanto mai completamente autonoma dall’uomo che la utilizza e che ne conosce il funzionamento corretto.

A man’s mind can carry out feats of intelligence by aid of a machine and also without such aid, while a machine can function only as the extension of a person’s body under the control of his mind. […] The machine can be said to function intelligently only by aid of unspecifiable personal coefficients supplied by the user’s mind (ivi, p. 262)92.

91

«il significato del fatto che io scrivo “├.p” non è che io faccio un’asserzione ma che io m’impegno in essa; non è l’atto del mio articolare un enunciato p che esprimo con “├.p”, ma il fatto che io credo ciò che l’enunciato p dice» (Polanyi, 1958a, trad. it. p. 108).

92 «La mente di un uomo può eseguire operazioni intellettive con l’aiuto di una macchina e anche

89 Pensare alle varie fasi della scoperta scientifica in cui il ricercatore è impegnato, secondo Polanyi, può portarci a rappresentarcelo come una sorta di «macchina trova- verità», cosa non corrispondente al vero, se consideriamo che è lo stesso scienziato a essere anche «giudice ultimo» e appassionato ai risultati della sua ricerca. Allo stesso modo in cui Polya (1952) sostiene che tramite la volontà un ricercatore possa essere mosso tanto da raggiungere un obiettivo anche in seguito ad anni di lavoro, allo stesso modo Polanyi immagina che lo scienziato sia guidato da una intuizione e dall’immaginazione (Polanyi, 1966a) per raggiungere un obiettivo, attraverso un percorso anche molto lungo.

But real scientific conscience is involved in judging how far other people's data can be relied upon and avoiding at the same time the dangers of either too little or too much caution (Polanyi, 1946, p. 26)93.

Già nei primi scritti sulla natura delle convinzioni e delle credenze scientifiche a carico dei ricercatori emerge, infatti, come centrale figura del ricercatore, corrispondente a quell’uomo che cerca sì la verità, ma con passione e responsabilità. Una così ampia dimensione della conoscenza umana intesa come personale e che pone alla sue base due tipi di razionalità fino ad espandersi verso una teoria generale del significato ha bisogno di una nozione di significato altrettanto ampia, che tenga sempre conto del contributo appassionato della persona, delle sue intenzioni e soprattutto, come fa ad esempio Merleau-Ponty, di una radice corporea della comprensione e della significazione.

La conoscenza personale è giustificata dalla nozione di impegno che impedisce che la dimensione del personale sia assimilata ad una dimensione soggettiva, perché secondo Polanyi:

Intellectual commitment is a responsible decision, in submission to the compelling claims of what in good conscience I conceive to be true. It is an act of hope, striving to fulfil an obligation within a personal situation for which I am not responsible and which therefore determines my calling. This hope and this obligation are expressed in the universal intent of personal knowledge (Polanyi, 1958a, p. 65)94.

sotto il controllo della sua mente [...]. Si può dire che la macchina funziona intelligentemente solo con l’aiuto di coefficienti personali non specificabili, forniti dalla mente di colui che ne fa uso» (Polanyi, 1958, trad. it. 1990, p. 423).

93 «La reale coscienza scientifica è coinvolta nel giudicare in che misura fidarsi dei dati dell’altra

gente e, allo stesso tempo, nell’evitare i pericoli di una cautela esigua o eccessiva» (Polanyi, 1946 [1964b], trad. it. 2007, p. 63).

94 «L’impegno intellettivo è una decisione responsabile con la quale mi sottometto alle richieste

energiche di ciò che in buona coscienza concepisco come vero. E’ un atto di speranza che cerca di realizzare un obbligo all’interno di una situazione personale della quale non sono responsabile e che

90 Il tipo di conoscenza in cui è implicata la persona umana è un tipo di conoscenza che nella sua componente attiva riconosce la creazione come massima espressione. La conoscenza personale trova la sua radice in presupposti taciti, che metteremo in luce nel prossimo paragrafo, considerando in primo luogo la nascita e l’evoluzione della dimensione tacita della conoscenza e poi chiarendo quali sono gli elementi che riteniamo sia necessario identificare e approfondire per scavare nella relazione tra conoscenza tacita e linguaggio.