Data le premesse teoriche, nell’analizzare l’oggetto di studio di questa ricerca ci si è focalizzati sulla ricostruzione dei processi d’istituzionalizzazione avvenuti a livello nazionale, ed in particolar modo a livello regionale, cercando di approfondire le ragioni che in Calabria hanno prodotto determinati scenari di accoglienza residenziale. A tale scopo sono state ascoltate alcune delle più voci significative di attori che popolano i sistemi coinvolti nel macrosistema dell’accoglienza ai minori. Per far ciò si è cercato di considerare i servizi come gruppi con storia e come tali soggetti a dinamiche dei cicli vitali e di capire quali giochi30
30 Il concetto di gioco è strettamente legato con quello di regole di relazione che Jackson aveva studiato nella terapia familiare affermando che ogni famiglia : è un sistema governato da regole, che i suoi membri si comportano tra loro in maniera organizzata, ripetitiva e che questo schema di comportamenti può essere astratto come il principio che governa la vita familiare. Studiando le famiglie si possono individuare delle regole che non sono alto che delle astrazioni, deduzioni o metafore coniate dall’osservatore per spiegare la ridondanza che osserva.(in Watzlawick et al, 1976, p.24). Alla luce di queste considerazioni Selvini Palazzoli ed il suo gruppo di ricerca riprendono il concetto di gioco applicandolo alla terapia familiare e mostrando sia le strategie di gioco del singolo attore, sia i vincoli e i limiti posti all’attore stesso dai livelli sistemici sovra individuali. In altri termini, il sistema struttura le regole del gioco che vincolano l’individuo, ma la tempo stesso egli ha la possibilità di decidere quali strategie di gioco adottare.(cfr. Selvini Palazzoli M.,Cirillo S., Selvini M., Sorrentino A.M., L’individuo nel gioco, in Terapia familiare , n.19, 1985,p.27. Il gioco viene definito da Cirillo come:[…] insieme delle regole che formatesi nel tempo, strutturano l’organizzazione interna della famiglia(in Cirillo S., Famiglie in crisi e affido familiare, La Nuova Italia Scientifica, Roma, 1986, p.18).
organizzativi hanno strutturato con gli altri sistemi con cui si sono relazionati. Infatti, il primo interrogativo della ricerca è stato quello di rispondere alla domanda relativa al mutamento delle forme di accoglienza, ossia: c’è stato un cambiamento dei servizi deputati a gestire l’assistenza dei minori allontanati dalle proprie famiglie? Quali direzioni ha assunto tale mutamento? Questi due interrogativi vengono suggeriti da una prima analisi dei servizi rivolti ai minori(ENAOLI, ONMI, ENMPF,ecc.) istituiti in virtù di
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alcune leggi, che poi hanno concluso la loro esistenza organizzativa, ed al cui posto ne sono sorti di nuovi. Proprio per comprendere in quale direzione ha avanzato il percorso di mutamento di questi servizi, ci si è posti le precedenti domande. Oltretutto, appare utile adottare l’approccio sistemico relazionale per lo studio di questo fenomeno poiché lo stesso invita a tener presente che le dinamiche interne al servizio, o fra più servizi e istituzioni, possano presentarsi come funzionali o disfunzionali contribuendo ad aggravare i problemi che gli stessi sono chiamati a risolvere. Infatti, le attività dei professionisti e degli operatori dei diversi servizi che vengono coinvolti nelle storie di allontanamento di un minore possono ostacolarsi, o sommarsi negativamente, innescando conflitti o facendosi coinvolgere in dinamiche familiari conflittuali. Ancora, la lettura sistemico relazionale permette di cogliere l’importanza di un approccio integrato al problema del minore e della famiglia, in cui non vengono messe in atto dinamiche tendenti alla frammentazione delle prestazioni, in cui ogni servizio si occupa di ciò che ritiene sia la parte del problema di sua pertinenza. Quando un minore viene allontanato dalla famiglia sono diverse le istituzioni che coinvolte nella presa in carico complessiva. La funzione educativa, di cura e tutela che veniva esercitata esclusivamente dalla famiglia viene in un certo senso distribuita tra più professionisti ed istituzioni(tribunale, servizi sociali, comunità, famiglie affidatarie, ecc.), chiamate a collaborare in quanto detentrici di pezzi di soluzioni, in virtù del ruolo e delle competenze di cui dispongono, che complessivamente porterebbero a risolvere il problema. L’appartenenza di professionisti e soggetti che intervengono nelle biografie dei minori in ragione della loro appartenenza a strutture diverse per organizzazione, tipologia, dimensione, finalità, logiche e culture organizzative, valori e codici linguistici, produce una situazione ad elevata complessità31
31 Leone L., Prezza M., Costruire e valutare i progetti nel sociale: manuale operativo per chi lavora su progetti in campo sanitario, sociale, educativo e culturale, Franco Angeli, Milano,1999.
. L’interazione professionale ed istituzionale richiede consapevolezza ed impegno, affinché non si proceda secondo quella logica lineare che assegna le competenze e le responsabilità distribuendole, e in un certo senso può portare a considerare l’intervento verso il minore come la sommatoria di pezzi d’intervento degli attori che si trovano nei vari sistemi, ma
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si dovrà adoperare un modello co-evolutivo. Quest’ultimo riconosce l’interdipendenza delle varie istituzioni nell’affrontare ciò che le stesse definiscono come problema. A tal proposito, è bene evidenziare che la definizione del problema avviene a seguito di un complesso agglomerato di attese sociali e domande, intenzioni e mandati, e conduce ad una pratica operativa condivisa. In virtù di queste considerazioni, l’ipotesi di studio che è stata elaborata è che in Calabria le innovazioni normative non hanno portato ad un cambiamento significativo nelle pratiche di accoglienza dei minori, poiché è avvenuta una manipolazione di queste norme giuridiche da parte dei vari soggetti coinvolti in questo percorso teso alla deistituzionalizzazione dei minori, poiché ogni servizio ha trattato ciò che riteneva fosse il problema di sua competenza adottando una logica lineare 32di risoluzione dei problemi. Infatti, apparentemente sembra che le norme mutino le condizioni e la qualità dell’accoglienza dei minori, in realtà si perpetuano le situazioni precedenti poiché non sono state costruite socialmente le condizioni attraverso le quali si possa realmente verificare una deistituzionalizzazione dei minori. In contesto come quello calabrese in cui il welfare si presenta debole, in cui le politiche di sostegno alle responsabilità familiari risultano deficitarie, dove il costo dei figli ricade completamente sulle spalle delle famiglie, ed in cui la solidarietà familiare viene vista come la principale fonte di redistribuzione di reddito e cura33, non lavorare seguendo un’ottica sistemica che guardi ai diversi livelli coinvolti, che crei relazioni tra i vari attori coinvolti e che punti sulla relazione articolando dei progetti personalizzati d’intervento, può portare a riproporre modalità di risposta istituzionalizzanti e ad impoverire ulteriormente le risorse che potrebbero essere presenti nei diversi sistemi coinvolti34
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Secondo Crozier il ragionamento sistemico è in contrasto con quello lineare ed a tal proposito afferma:“ Per maggiore chiarezza si può contrapporre il ragionamento sistemico a quello lineare in questo modo:invece di cercare i colpevoli, invece di tentare di localizzare il vizio in una struttura o il vizio di un funzionamento, occorre fare una diagnosi del sistema, che permetta di comprendere in che cosa e perché all’interno di tale sistema i comportamenti o i meccanismi incriminanti siano in realtà razionali” (in Crozier M. Friedberg E., Attore sociale e sistema, Etas Libri, Milano, 1978, p.26) 33 Cfr. Saraceno C., Mutamenti della famiglia e delle politiche sociali in Italia, Il Mulino, Bologna, 2003.
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Si fa riferimento alle risorse di diversa natura relazionali e materiali presenti nei diversi sistemi dell’ambiente, famiglia, vicinato, scuola, casa-famiglia, ecc.,da cui si potrebbe attingere per strutturare un progetto d’intervento individualizzato per un minore che deve essere temporaneamente allontanato dal proprio nucleo familiare.
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Partendo da questa ipotesi di ricerca gli altri interrogativi a cui questo lavoro cerca di dare risposta sono i seguenti: Che impatto hanno avuto le diverse norme tese a regolare questo settore? Come i diversi attori coinvolti nel sistema hanno agito affinché si concretizzasse il processo di deistituzionalizzazione? Come gli stakeholder valutano il percorso di deistituzionalizzazione dei minori in Calabria? Attraverso l’ascolto degli stakeholder coinvolti nel processo si cercherà di capire se gli stessi ritengono che si possa parlare di una reale deistituzionalizzazione dei minori35
In tal modo potranno essere evidenziate eventuali discrepanze tra come ciascun attore della relazione vede e rappresenta sé e la propria posizione rispetto agli altri, di fondamentale importanza affinché non insorgano dinamiche che portino a non collaborare, o che diano luogo a conflitti, a comunicazioni ambigue o a confusioni
. In definitiva, sarà chiesto a gli stessi di esprimersi rispetto alla possibilità che in un contesto come quello calabrese si possa parlare di deistituzionalizzazione dei minori, non semplicemente intesa come sinonimo di svuotamento degli istituti, o peggio ancora di travaso istituzionale da una forma ad un’altra di accoglienza. I vari attori saranno invitati ad una riflessione sulle innovazioni normative e sulle azioni messe in atto da loro stessi e dagli altri attori per facilitare il processo di deistituzionalizzazione. La differenza tra la propria immagine relazionale e quella definita dagli altri servirà a rileggere la posizione di ciascuno da più punti di vista.
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35Campanini A., a cura di, La valutazione nel servizio sociale. Proposte per la qualità dell’intervento professionale, Carocci Faber, Roma, 2006.
36 Cavagnino G., ,Modello sistemico e analisi dei servizi, La Nuova Italia Scientifica, Roma, 1992, pp.95-97.
. Questo ulteriore passaggio avrebbe la finalità di far emergere anche quanto ha ricordato Selvini Palazzoli rispetto alla convinzione di ciascun individuo sull’esistenza di un unico punto di vista, il proprio, e sulla connessa assunzione che ogni opinione che contrasti con la propria sia imputabile all’irrazionalità degli altri o alla cattiva volontà. Una tale situazione genera quelli che vengono definiti dalla studiosa stessa «conflitti di punteggiatura». Invitare gli attori a riflettere sulle azioni che hanno intrapreso e su quelle intraprese dagli altri significa anche mostrare che spesso si è
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semplicemente disabituati a metacomunicare, ossia a fare in modo che la comunicazione diventi oggetto della comunicazione stessa37
Oggetto della ricerca è il processo d’istituzionalizzazione dei minori accolti all’interno delle strutture residenziali della regione Calabria, con una particolare attenzione alle forme sociali dell’istituzionalizzazione che hanno luogo nei contesti familiari e nelle strutture residenziali. Si è scelto di studiare esclusivamente le forme di accoglienza residenziale poiché uno dei principali . La proposizione di questo paradigma può agevolare una modalità di lavoro flessibile, volta all’apprendimento, proprio perché mostrando il punto di vista dei vari attori sul processo può immettere nuove informazioni che circolando nel macro sistema dell’accoglienza generano apprendimento, e dunque mutamento.
Inoltre l’adozione dell’approccio sistemico relazionale, grazie alla presenza della logica di causalità circolare, favorisce negli stakeholder la percezione che ciascun comportamento è interconnesso con quello degli altri attori, per cui ciascun ha il potere di cambiare le proprie mosse del gioco per innescare un cambiamento nel sistema. Si tratta di un cambiamento di prospettiva che restituendo potere agli attori, avrebbe anche lo scopo di fare rileggere il processo di istituzionalizzazione e deistituzionalizzazione non come il prodotto del fallimento di enti religiosi, istituti, servizi, ecc., che di volta in volta i diversi stakeholder chiamati in causa tenderebbero ad attribuire a qualcosa o qualcuno che è esterno a loro o all’organizzazione di cui fanno parte, riproducendo una logica colpevolizzante che lascia irrisolti i problemi. Al contrario, una lettura di questo tipo avrebbe la finalità di mostrare che ognuno di loro avendo un certo potere nella relazione è corresponsabile della situazione che ogni singolo minore nel territorio calabrese vive, ma allo stesso ogni soggetto ha anche possibilità di mutare il gioco organizzativo in quanto è parte del sistema.
2.4 Considerazioni metodologiche per la verifica delle ipotesi e degli