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Sommario: 1. L’apertura della Corte nei confronti dell’opinione pubblica. 2. Gli strumen- ti di apertura più «tradizionali». 3. L’utilizzo della rete. 3.1. La comunicazione interna. 3.2. La comunicazione istituzionale. 4. Una notazione in prospettiva.

1. L’apertura della Corte nei confronti dell’opinione pubblica

La Corte costituzionale, negli ultimi anni, si è caratterizzata per una profonda rivisitazione della propria policy inerente alla comunicazione pubblica. Sebbene sia sempre difficile individuare con apprezzabile certezza un momento preciso in cui prendono forma dinamiche complesse, come quelle di cui si discute, pos- sono rintracciarsi fasi che segnano svolte o, almeno, accelerazioni significative rispetto al passato. Con riferimento alla comunicazione pubblica della Corte, una fase rilevante, al riguardo, può forse essere collocata intorno al 2006, in cor- rispondenza con la ricorrenza dei cinquant’anni di attività, ricorrenza che è stata salutata con una serie di iniziative di apertura all’esterno, oltre che con una serie di studi (si ricorderà, in particolare, l’imponente collana dedicata ai «Cinquanta anni della Corte costituzionale della Repubblica italiana», edita dalla Esi) e di seminari. Per l’insieme delle iniziative si è ritenuto opportuno procedere ad un coordinamento, che è stato affidato ad un ex-ambasciatore, individuato proprio per la sua esperienza, dalla quale si riteneva di poter trarre beneficio in termini di massimizzazione della visibilità dell’istituzione.

La scelta operata non mancò, allora, di suscitare qualche riserva, se non altro perché introduceva una figura apparentemente (ma solo apparentemente) desti- nata a sovrapporsi, con la sua attività, a quella di soggetti interni (l’Ufficio del Cerimoniale, per un verso, l’Ufficio Stampa, per l’altro). Guardandola retrospet- tivamente, si può senz’altro affermare che la scelta ha segnato un mutamento di approccio che è andato ben oltre la semplice contingenza e che ha avuto signi- ficative ricadute anche negli anni successivi, contribuendo in modo rilevante a modernizzare la comunicazione istituzionale della Corte.

Fino a non molti anni fa, infatti, la regola d’oro che ispirava la comunicazione pubblica dell’istituzione poteva sintetizzarsi nella massima per cui “la Corte parla (solo) con le sue decisioni”. Una regola che si fondava certamente sul tradizio- nale riserbo dei titolari di funzioni giurisdizionali, ma che nel caso della Corte veniva corroborata dal timore che l’aprirsi verso l’esterno implicasse rischi per la collegialità dell’organo, nella misura in cui il parlare delle decisioni poteva far emergere divisioni tra i giudici (vanificando così gli aspetti favorevoli dell’im-

Paolo Passaglia La crisi del Parlamento nelle regole della sua percezione

Così, per la comunità dei giuristi, l’apertura avviene “naturalmente” attraverso le decisioni, giacché è proprio nella dottrina che si identificano quei destinatari “privilegiati”, se non altro in quanto sono in grado di trarre un’informazione compiuta in maniera autonoma. Gli strumenti idonei a porre in essere una comunicazione pubblica sono, dunque, sostanzialmente inutili, sia che si abbia riguardo alle misure comunicative di accompagnamento delle decisioni (proprio in ragione della capacità di lettura e comprensione autonoma degli studiosi) sia che si faccia riferimento alle illustrazioni generali dell’attività e del ruolo dell’or- gano (che gli studiosi non possono non conoscere, di nuovo, in autonomia).

Un discorso leggermente diverso è da farsi in relazione agli altri organi costi- tuzionali. Ciò non tanto perché non possa darsi per implicita la conoscenza della Corte e della sua attività (anche i non giuristi avranno, infatti, la possibilità di avvalersi di esperti), quanto semmai per il fatto che sovente, specie per i casi più delicati, è necessario tener conto del fattore tempo nel dare informazioni, anche al fine di scongiurare che le informazioni – magari pure distorte – possano trapelare indebitamente: alla luce di ciò, le decisioni in sé possono non bastare, ed allora la Corte non esita a far precedere le decisioni più discusse da comuni- cati stampa, che possano orientare le azioni da intraprendere ancor prima che la decisione sia ufficialmente depositata, con l’ulteriore beneficio di evitare gli effetti destabilizzanti di possibili fughe di notizie.

I comunicati stampa sono rivolti, evidentemente, anche all’opinione pubbli- ca, ma la loro funzione è, allora, puramente informativa. È stata infatti operata la scelta di dar conto nei comunicati della sola decisione finale, a differenza di quanto avviene presso altri organi di giustizia costituzionale (si pensi, ad esempio, ai casi del Bundesverfassungsgericht o del Conseil constitutionnel francese), in cui il comunicato stampa è utilizzato per illustrare più diffusamente, in una forma ed un linguaggio accessibili, tendenzialmente, al quivis de populo, il caso deciso e l’iter decisorio seguito (sulla prassi dei comunicati stampa seguita dalla Corte costitu- zionale, si rinvia all’attenta disamina condotta da A. Gragnani, Comunicati-stampa del Palazzo della Consulta anziché provvedimenti cautelari della Corte costituzionale?, in «Giur. costit.», 2013, p. 531 ss.).

La struttura dei comunicati stampa è indicativa di una certa quale resistenza di antiche logiche, in virtù delle quali la Corte non dialoga con l’opinione pubblica, o, almeno, rifugge da un dialogo diretto.

Per molto tempo, in effetti, il rapporto tra la Corte costituzionale e l’opinione pubblica è stato filtrato invariabilmente dai mass-media, i quali “raccontavano” la Corte ai non addetti ai lavori. Solo di tanto in tanto la comunicazione era affidata alle esternazioni del Presidente della Corte. Il momento saliente di questo canale è stato, da sempre, quello della conferenza-stampa di fine anno, nella quale il Presidente e, con lui, la Corte affidavano (ed affidano) alla stampa il compito di veicolare il resoconto dell’attività svolta nell’anno precedente. Su questo punto, una significativa innovazione si è avuta con la trasmissione in diretta su Rai 3 della conferenza-stampa, ciò che ha consentito all’opinione pubblica di avere un con- tatto con la Corte non più mediato da fonti giornalistiche. Più che di opinione pubblica, peraltro, si dovrebbe parlare di “pochi intimi”, visto che l’orario mattuti- no e la rete prescelta non sono tali da assicurare alla trasmissione una vasta platea. Del resto, è chiaro che, per i limiti che le sono propri, la televisione difficil- possibilità di redigere opinioni dissenzienti e concorrenti) o, comunque, poteva

rafforzare eccessivamente il ruolo del Presidente, soggetto deputato ad “esterna- re” l’attività della Corte, veicolandola presso gli altri attori istituzionali e presso l’opinione pubblica. Le riserve traevano linfa, segnatamente, da esperienze di Presidenti “esternatori”, che in taluni casi avevano ingenerato situazioni conflit- tuali all’interno del collegio ed anche verso l’esterno; ma il disagio era comunque avvertibile, ad esempio, ogni qual volta si ritenesse necessario intervenire per chiarire posizioni e per fornire precisazioni su decisioni rese.

L’apertura avvenuta, più o meno, una decina di anni fa è stata il portato di un approccio diverso, motivato dalla constatazione che il “parlare attraverso le sentenze” era, in realtà, un parlare ad un pubblico estremamente limitato, quel- lo degli “addetti ai lavori” e quello degli altri attori istituzionali, i quali ultimi, peraltro, non sempre si erano dimostrati pronti ad ascoltare (come stavano a testimoniare certi moniti al legislatore rimasti senza seguito). Nella società della comunicazione, la Corte ha avvertito, ad un certo punto, in maniera dirompente, l’esigenza di “farsi sentire”, non essendo più sufficiente il legittimarsi attraverso la propria attività. Al fondo, quello che si è colto è stato proprio un problema di legittimazione dell’organo di giustizia costituzionale, incapace di veicolare il senso della propria importanza presso l’opinione pubblica e, di conseguenza, timoroso – non senza motivo – di vedersi indebolito nei confronti degli organi che hanno canali di comunicazione naturalmente più efficienti, come il Governo o il Parlamento. In una prospettiva più generale, non può escludersi – anzi, è più che probabile – che la sensazione di incompiutezza della legittimazione della Corte si sia manifestata in parallelo con il corrodersi della legittimazione della Costituzione nel sistema (con il cambiamento del quadro politico nei primi anni Novanta e con la frequente invocazione di riforme costituzionali), che non può non aver avuto ripercussioni anche sulla legittimazione del garante della Costituzione stessa. Il tema è, tuttavia, troppo vasto per poter essere anche solo sommariamente trattato nell’ambito di queste poche pagine.

Quale che ne sia la scaturigine profonda, la politica di apertura posta in esse- re dalla Corte si è tradotta nell’impiego di vari strumenti, ai quali si ritiene che possa essere di un qualche interesse dedicare attenzione, pur ai limitati fini di un intervento che, come questo, più che propriamente descrittivo, intende essere meramente evocativo.

A fini espositivi, si distinguerà tra l’impiego di strumenti più tradizionali ed il ricorso alla rete internet, con l’avvertenza che le due categorie in parte si com- penetrano, segnatamente in ragione della traslazione sulla rete internet di alcuni degli strumenti tradizionali.

2. Gli strumenti di apertura più “tradizionali”

L’apertura della Corte verso l’esterno segue, da sempre, tre canali fondamen- tali, in relazione ai destinatari della sua attività, che possono individuarsi nei seguenti: le altre istituzioni, la comunità dei giuristi e l’opinione pubblica. Gli strumenti che sono a disposizione per raggiungere i tre bacini mutano, ovviamen- te, in relazione al tipo di informazione che si ritiene di dover fornire, o meglio al grado di approfondimento della stessa.

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La prima area è quella delle news, nella quale vengono convogliate le notizie di più immediato interesse per gli utenti, notizie che in buona parte dei casi sono in realtà segnalazioni di aggiornamenti del sito o di caricamenti di materiale.

La seconda area è quella più eterogenea. Ad essa possono ascriversi le indica- zioni relative alle singole unità del personale, con numeri telefonici fissi e mobili ed account di posta elettronica, modulistica, informazioni relative al funziona- mento degli uffici, assistenza, ecc.

Nella terza area figurano una serie di banche dati di estrema importanza per il funzionamento della Corte: oltre al catalogo completo delle opere presenti nella biblioteca, ai link alle banche dati esterne cui la Corte è abbonata, si trova la banca dati Sigico 2, in cui sono presenti tutte le decisioni (numerate) della Corte costituzionale e tutti gli atti di promovimento di giudizi di costituzionalità: questa banca dati, che permette un ampio spettro di ricerche, integrando testi delle decisioni, massime e titolazioni comparse sulla Gazzetta Ufficiale, è arricchita da una serie di ulteriori materiali, tra i quali spiccano i fascicoli di ciascuna causa e le ricerche preparatorie degli assistenti di studio dei giudici costituzionali.

Una parte del sito è gestita dall’Ufficio Stampa, che cura una rassegna stampa quotidiana, nonché altre pubblicazioni periodiche, tra cui una rassegna stampa estera con cadenza bisettimanale. Di interesse sono anche le parti del sito gestite dal Servizio Studi e dall’Area di diritto comparato (un’articolazione interna del Servizio), in cui figurano le ricerche ed i quaderni di documentazione che ven- gono predisposti in funzione di singole cause oppure a seguito di lavori commis- sionati da giudici su tematiche di ordine generale.

In buona sostanza, l’idea guida che pare emergere dal sito intranet è che, in esso, dovrebbe potersi trovare tutto ciò che possa risultare utile al dipendente o al collaboratore per poter fruire delle risorse interne alla Corte, per potersi sen- tire parte, anche seduto alla propria postazione, di una comunità relativamente ampia ed eterogenea, ma caratterizzata da una fondamentale unità di intenti, sintetizzabile nel perseguimento dell’obiettivo di assicurare un buon funziona- mento dell’istituzione.

In quest’ottica, un elemento da rimarcare è che l’accesso al sito intranet non è possibile soltanto all’interno dello spazio fisico dei palazzi della Corte, ma può avvenire, grazie ad una VPN, anche da remoto, il che agevola fortemente il senso di appartenenza (oltre che, ovviamente, lo svolgimento dei propri compiti) soprattutto per tutti coloro che risiedono lontano dalla Corte e che, per motivi professionali, non si recano in sede quotidianamente.

3.2. La comunicazione istituzionale

L’asse portante dell’intera policy comunicativa della Corte è certamente rap- presentato dal suo sito internet, volano ormai insostituibile della comunicazione istituzionale.

Sin dal 2000, la Corte si è dotata di un sito internet, che peraltro si è caratte- rizzato, per molto tempo, per una evidente “essenzialità”, tale quindi da renderlo scarsamente attrattivo per utenti che non fossero specificamente interessati all’at- tività della Corte.

Un significativo cambiamento di rotta si è avuto con la messa in linea, nel gen- mente potrebbe diventare uno strumento di costante ed effettivo contatto tra la

Corte e l’opinione pubblica. Se questo è l’obiettivo, è evidente che lo strumento più idoneo sia un altro: non a caso, solo con lo sviluppo della rete internet la Corte si è trovata nelle condizioni, almeno teoriche, di raggiungere un pubblico vasto.

3. L’utilizzo della rete

Come si accennava, la comunicazione della Corte costituzionale ha conosciu- to, negli ultimi anni, uno sviluppo estremamente significativo. Sono certamente mutati i paradigmi concettuali che tradizionalmente improntavano la Corte ad un certo riserbo, ma non può trascurarsi, proprio per la sua estrema rilevanza, l’impatto avuto dallo sviluppo della rete, dalla quale la Corte – al pari, del resto, di gran parte delle altre istituzioni – ha tratto la possibilità di percorrere strade fino a qualche anno fa semplicemente impensabili.

Nel prosieguo, si darà sinteticamente conto di alcune delle più significative innovazioni che, grazie alla rete, la comunicazione ha conosciuto, sotto i suoi due profili fondamentali, e cioè la comunicazione interna e la comunicazione istituzionale.

3.1. La comunicazione interna

Lo sviluppo delle tecnologie della comunicazione ha consentito alla Corte di potenziare i canali comunicativi interni, i quali, se per lungo tempo si erano affidati essenzialmente alla conoscenza diretta, hanno progressivamente richie- sto forme di scambio più articolate, vuoi in ragione della crescita del numero di dipendenti e del personale contrattualizzato, vuoi per il fatto che la dislocazione degli uffici su due palazzi, prossimi, ma non contigui, ha reso oggettivamente più complessa la conoscenza “di tutti da parte di tutti”.

Una funzione fondamentale è stata assunta, al riguardo, dall’utilizzo della posta elettronica, canale di comunicazione divenuto ormai tradizionale, capace di coinvolgere tutto il personale attraverso una serie di mailing list strutturate in ragione dell’interesse dei destinatari per le comunicazioni di volta in volta propo- ste. Un canale estremamente agevole da utilizzare, anche grazie all’attribuzione, a ciascun dipendente o collaboratore, di un account di posta standardizzato, com- posto dall’iniziale del nome, seguita dal punto e dal cognome, per poi passare alla parte invariabile: “@cortecostituzionale.it”.

La posta elettronica, pur essendo stato il primo strumento telematico all’uopo utilizzato, resta ancora oggi il vero asse portante della comunicazione interna. Asse portante, sì, ma anche strumento che, con il tempo, ha mostrato i suoi limiti, non potendo offrire una serie di servizi e di informazioni per i quali si richieda una struttura più articolata. È in questa logica che è stato creato e suc- cessivamente implementato un sito intranet che oggi reca una serie di contenuti estremamente variegata, rivolta alle diverse utenze della Corte e funzionalizzata a multiformi impieghi.

Schematizzando in forma forse eccessiva, si possono individuare almeno tre grandi aree del sito: quella puramente informativa, quella conoscitiva dell’istitu- zione, quella inerente all’attività giurisdizionale.

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comunicato stampa relativo ad una sentenza all’informazione circa un seminario di studi tenutosi presso la Corte o al quale un giudice abbia presenziato, ecc.: in questa parte, i destinatari sono solo occasionalmente gli addetti ai lavori, in quan- to molte delle informazioni riportate si rivolgono ad un pubblico indifferenziato. La Newsroom, tra l’altro, crea una non trascurabile sovrapposizione, almeno a livello concettuale, con i contenuti della colonna di sinistra, interamente dedi- cata ai “Recenti aggiornamenti”, tra i quali figurano alcuni comunicati stampa e le sintesi di alcune decisioni che si ritengono di interesse più generale, come tali meritevoli di una condensazione in spazi e con forme che permettano la fruizio- ne dei contenuti salienti anche da parte di non giuristi (si noti che lo strumento comunicativo, introdotto nel corso del 2016, ha un obiettivo certamente com- mendevole, ma le forme di redazione, che prescindono da qualunque presa di posizione ufficiale del collegio o, almeno, della segreteria generale, ingenerano alcune perplessità in merito a possibili discrasie tra i contenuti della sintesi e la reale portata della decisione).

In buona sostanza, la doppia destinazione del sito si riflette in una commistio- ne tra la seconda parte della colonna centrale e la colonna di sinistra, commistio- ne dalla quale non sembra che possa escludersi l’emergere di taluni problemi di leggibilità e di recupero delle informazioni.

Da questa compenetrazione tra le colonne resta in larga misura esclusa la colonna di destra, che si connota per una serie di collegamenti a materiali e documenti tratti da altre sedi. In alto, subito sotto la gallery, campeggia un video tratto da una trasmissione televisiva illustrativa dell’attività della Corte costituzio- nale, ciò che potrebbe ancora ricollegarsi alla seconda parte della colonna cen- trale, oltre che alla colonna di sinistra. Quanto segue in verticale è invece signi- ficativamente eterogeneo, perché rappresenta un’apertura al mondo dei social media, di cui la Corte fa parte attraverso un account di Instagram. Appare piuttosto curiosa la scelta di concentrare la vita sui social in un canale eminentemente fotografico, poiché per un’istituzione come la Corte costituzionale l’immagine può essere utile a potenziare la visibilità, ma non può che essere una parte – e neppure lontanamente preponderante – della comunicazione: non è neppure in astratto sostenibile, infatti, che si sia passati da una Corte che parlava solo con le decisioni ad una Corte che vorrebbe parlare solo con le immagini. Se, dunque, si cercava un’interazione con il pubblico, forse altri social media avrebbero offerto possibilità più eclettiche ed avrebbero forse potuto essere privilegiati o, quanto meno, sperimentati.

La sperimentazione, del resto, non avrebbe avuto niente di pionieristico, giacché vari altri organi di giustizia costituzionale hanno già intrapreso questa strada, con Facebook o con Twitter. Addirittura, proprio dopo il collegamento a Instagram della Corte, nella colonna di destra campeggia il richiamo all’account Twitter del Conseil constitutionnel. Ora, questo richiamo, se per un verso potrebbe essere un valido stimolo per ampliare l’offerta comunicativa proveniente dal Palazzo della Consulta, sul piano della coerenza complessiva dell’homepage non sembra che possa essere immune da critiche. Ciò in quanto l’inserimento del Twitter di un organo omologo straniero può creare un certo disorientamento negli utenti, che trovano informazioni provenienti da e relative a tutt’altro conte- sto, quale quello francese. Senza contare, poi, che la scelta è opinabile anche sul naio 2009, di un nuovo sito, assai più ricco di contenuti, di più agevole accessibi-

lità e di sicuro più attrattivo, in termini di grafica e di offerta informativa, anche per il “grande pubblico”. Questa versione, che è stata oggetto di un’approfondita analisi (anche in chiave comparatistica, avendo riguardo ai siti di altri organi di giustizia costituzionale) da parte di P. Costanzo (La Corte costituzionale come “nodo” della Rete, in Scritti in onore di Gaetano Silvestri, Torino, Giappichelli, 2016, tomo I, p. 667 ss.), ha segnato certamente un passo avanti importante in termini di apertura della Corte verso l’esterno. In questo senso, può individuarsi una forte continuità con la versione che è stata di recente (nel luglio 2016) messa in linea, e che ha apportato novità soprattutto da un punto di vista grafico e di accessi- bilità, mentre da un punto di vista contenutistico le innovazioni sono risultate piuttosto circoscritte.

Un primo elemento da segnalare è l’adattamento del sito al variare della grandezza dello schermo in cui il browser sia aperto. Si sono in tal modo create