Il tessuto economico-produttivo nazionale è connaturato dalla presenza di alcune peculiarità che meritano di essere richiamate.
In primo luogo, l’elemento portante del nostro sistema industriale è rappresentato da imprese di piccole e medie dimensioni le quali hanno a lungo goduto di caratteristiche di efficienza e competitività grazie, soprattutto, alla flessibilità e alla capacità di catturare innovazioni realizzate da altri. Tuttavia, attualmente i mutamenti dei sistemi finanziari in atto hanno ridotto alcune delle caratteristiche positive di questo modello, mettendone in luce gli elementi di fragilità. Lo stesso processo di concentrazione, che costituisce uno dei risultati più evidenti dell’evoluzione del sistema bancario italiano,
può significare per le piccole e medie imprese la perdita dei principali interlocutori, con evidenti ripercussioni negative sulle possibilità e sulle modalità di accesso al credito.
In secondo luogo, il nostro tessuto imprenditoriale è costituito in prevalenza da imprese a conduzione familiare, le quali sono definibili come le imprese in cui “una o poche famiglie, collegate da vincoli di parentela, di affinità o da solide alleanze detengono una quota del capitale di rischio sufficiente ad assicurare il controllo dell’impresa21” (Corbetta, 1995).
L’industrializzazione italiana ha avuto nel tempo, come noto, caratteristiche peculiari rispetto a quella degli altri paesi poiché si è realizzata grazie al considerevole apporto delle piccole e medie imprese tuttora presenti in modo capillare all’interno del sistema economico–produttivo22. Tuttora le piccole e medie imprese costituiscono la realtà principale su cui si basa l’economia nazionale. Specificamente, il 70% circa degli occupati nelle manifatture italiane lavora in realtà imprenditoriali con meno di 100 dipendenti, mentre in Francia il dato scende al 30% per contrarsi ulteriormente sia in Germania che negli Stati Uniti dove si rileva un valore pari al 20% (Istituto G. Tagliacarne, 2001).
La rilevante presenza di imprese di piccole e medie dimensioni è ulteriormente confermata dall’ottavo Censimento condotto dall’Istat (2001) il quale ha permesso la rilevazione di 4.138.219 unità locali23 che impiegano 18.773.824 addetti. Di tali unità il 29,3% è costituito da aziende operanti nei settori industriali, il 32,2% da aziende operanti nel settore del commercio, il 36,9% da aziende che svolgono altri servizi e il restante 7% è rappresentato da istituzioni pubbliche e private (Cortesi, 2004b, pp. 43- 46).
La maggior parte delle imprese nazionali, essendo sorta nell’immediato secondo dopoguerra attualmente si sta dirigendo verso il ricambio generazionale, con evidenti difficoltà nei casi in cui gli eredi non sono intenzionati a continuarne la gestione.
21 Tale definizione comprende realtà profondamente diverse, caratterizzate da una serie di connotati
distintivi che consentono una classificazione per tipologie. A tal proposito, si possono distinguere le imprese familiari in: domestiche, tradizionali, allargate e aperte. Sull’argomento si dispone di una letteratura molto vasta, per un quadro di sintesi si rinvia a Boldizzoni–Cifalinò–Serio, 2000, pp. 3-22; Demattè–Corbetta, 1993; Kets de Vries, 1996; Piva, 2001, pp. 13-24.
22 In realtà la così massiccia presenza di piccole e piccolissime imprese viene quasi considerata un limite
strutturale in grado di rallentare la crescita del tessuto economico-produttivo. Per ulteriori approfondimenti sul tema si vedano, fra gli altri, Onida, 2004; Trento, 2003; Pagano-Schivardi, 2001.
Pertanto, l’attuale stato delle cose giustificherebbe la ricerca di processi di apertura del capitale societario all’esterno e la conseguente crescita dimensionale24.
Per molte delle imprese domestiche l’opzione della crescita esterna rappresenta ancora un’eccezione piuttosto che una tappa obbligata. L’opera di ristrutturazione e riqualificazione dell’assetto produttivo appare, però, improcrastinabile e l’accresciuta attenzione verso le operazioni di M&A si giustifica alla luce di alcune variabili oggettive come:
- l’espansione della quota di mercato con la diversificazione e il consolidamento della corrente posizione competitiva;
- l’ampliamento della gamma produttiva mediante l’acquisizione di operatori specializzati;
- l’estensione dei confini di influenza attraverso il perseguimento di una più minuziosa rete distributiva e l’ampliamento della clientela servita;
- la ricerca del salto dimensionale in grado di avvantaggiare l’impresa di economie di scala e di scopo (Del Prete, 2002, pp. 3-8).
La struttura imprenditoriale nazionale, con riferimento ai dati relativi al periodo 2000- 2005, forniti da Movimprese25, risulta essere caratterizzata da una dinamica in costante crescita. Si osserva che le imprese registrate sono costantemente aumentate passando da 5.698.562 unità nel 2000 a 6.073.024 unità nel 2005, con un incremento, in valore assoluto, di 374.462 unità pari a un incremento relativo del 6,57%. Tuttavia, tale crescita si è manifestata in maniera più marcata a partire dal 2002 (tab. 1.3).
24 La necessità di indirizzarsi verso le operazioni di crescita esterna si è proposta con particolare intensità
a seguito del processo di globalizzazione dei mercati e del ruolo dei competitors europei ed extraeuropei, tra i quali risaltano soprattutto quelli di origine orientale, che stanno conquistando una quota non indifferente dei mercati imponendo un clima di ipercompetizione che prescinde dall’ubicazione geografica delle imprese e dai loro mercati di riferimento. La crescita dimensionale delle imprese, soprattutto per vie esterne, si configura perciò come una scelta obbligata, in quanto è la sola a poter garantire quantomeno il mantenimento delle posizioni competitive guadagnate.
25 Movimprese è l'analisi statistica trimestrale della nati-mortalità delle imprese condotta da InfoCamere,
per conto dell'Unioncamere, sugli archivi di tutte le Camere di Commercio italiane. Rappresenta la fonte più completa e aggiornata sulla demografia economica del Paese, rileva la numerosità e la distribuzione sul territorio provinciale, regionale e nazionale di tutti i soggetti economici tenuti all'iscrizione presso il Registro delle Imprese delle Camere di Commercio, analizzando i fenomeni demografici per settore di attività economica e per tipologia di forma giuridica dell'impresa.
Tabella 1.3 – Le imprese registrate in Italia Registrate26 Sezioni e divisioni attività 2000 2001 2002 2003 2004 2005 Agricoltura, caccia e silvicoltura 1.059.169 1.032.382 1.006.957 986.981 972.940 962.840 Pesca e servizi connessi 11.617 11.905 11.999 12.185 12.214 12.198 Estrazione di minerali 6.476 6.385 6.063 5.984 5.953 5.861 Attività manifatturiere 748.027 755.592 753.701 754.339 752.188 750.841 Produzione e distribuzione di energia, acqua e gas
2.864 2.946 3.025 3.286 3.425 3.498 Costruzioni 668.715 693.392 715.373 741.577 771.432 800.110 Commercio 1.524.792 1.542.387 1.549.119 1.563.262 1.581.817 1.591.028 Alberghi e ristoranti 262.409 266.552 271.883 277.557 285.118 292.842 Trasporti e comunicazioni 202.560 205.090 206.064 208.121 212.943 216.367 Intermediazione monetaria e finanziaria 102.686 108.464 109.344 109.170 108.008 109.023 Attività immobiliari, noleggio, informatica 497.648 524.510 537.665 558.621 581.272 605.352 Istruzione 15.444 16.536 17.363 18.207 18.939 19.661 Sanità 21.213 22.065 22.972 23.891 25.213 26.314 Smaltimento rifiuti, attività ricreative e altre attività 225.376 228.497 228.731 232.477 240.039 242.220 Servizi domestici presso famiglie 176 139 122 115 -- -- Imprese non classificate 349.390 375.756 390.473 409.110 426.248 434.869 Totale 5.698.562 5.792.598 5.830.854 5.904.883 5.997.749 6.073.024 Variazione annua -- 1,65% 0,66% 1,27% 1,57% 1,26%
Fonte: Rielaborazione propria su dati Movimprese-Infocamere (anni vari)
Come risulta dai dati riportati nella tabella 1.3 la maggior concentrazione di imprese si denota nel settore dell’agricoltura, delle attività manifatturiere, delle costruzioni, del commercio e delle attività immobiliari che, cumulativamente, rappresentano oltre il
26 Ai fini di Movimprese si definisce registrata un’impresa presente in archivio e non cessata,
77% in tutti gli anni della serie storica considerata. Il numero delle imprese registrate può essere confrontato con le imprese attive27 (tab. 1.4).
Tabella 1.4 – Le imprese attive in Italia
Attive Sezioni e divisioni attività 2000 2001 2002 2003 2004 2005 Agricoltura, caccia e silvicoltura 1.048.210 1.021.288 996.362 976.384 962.512 952.443 Pesca e servizi connessi 10.795 11.079 11.218 11.410 11.474 11.492 Estrazione di minerali 4.585 4.501 4.409 4.327 4.301 4.224 Attività manifatturiere 639.778 645.508 648.122 647.691 643.267 640.054 Produzione e distribuzione di
energia, acqua e gas 2.327 2.397 2.499 2.774 2.910 2.995
Costruzioni 589.707 613.041 640.513 665.834 694.770 722.424 Commercio 1.354.998 1.369.867 1.384.439 1.397.895 1.414.364 1.421.866 Alberghi e ristoranti 226.964 230.326 235.938 241.160 247.342 253.184 Trasporti e comunicazioni 183.856 185.979 187.548 189.104 193.506 196.276 Intermediazione monetaria e finanziaria 90.726 96.630 98.405 98.333 97.616 99.003 Attività immobiliari, noleggio, informatica 404.147 430.793 453.988 474.702 497.193 521.659 Istruzione 13.310 14.364 15.301 16.112 16.768 17.444 Sanità 16.720 17.594 18.706 19.683 21.040 22.167 Smaltimento rifiuti, attività ricreative e altre attività 202.459 205.544 209.137 212.706 220.274 222.709 Servizi domestici presso famiglie 153 118 102 94 -- -- Imprese non classificate 51.631 48.904 45.366 37.529 34.522 30.558 Totale 4.840.366 4.897.933 4.952.053 4.995.738 5.061.859 5.118.498 Variazione annua -- 1,19% 1,10% 0,88% 1,32% 1,12%
Fonte: Rielaborazione propria su dati Movimprese-Infocamere (anni vari)
Osservando il grafico 1.1, relativo alla specializzazione produttiva delle imprese attive italiane, si evince che, nel 2005, il tessuto imprenditoriale è costituito in prevalenza da aziende operanti nel settore del commercio, con il 27,78% rispetto al totale, seguite dal
27 L’impresa attiva è l’impresa iscritta nel Registro delle Imprese che esercita l'attività e non risulta avere
settore agricolo (18,61%), dalle attività manifatturiere (12,50%) e dalle attività immobiliari (10,19%).