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Telefonia, Radio, Televisione

Teledyne 9

Alimentare Beatrice Foods 7

Componentistica auto Gulf Western 6 Petrolifero Occidental Petroleum 5 Energia idroelettrica Boise Cascade 5

Veicoli a motore TRW 5

Fonte: Conca, 2005, p. 343

Abbastanza differenti sono, invece, le motivazioni che sottendono le operazioni di crescita durante la terza ondata nei vari mercati.

Specificamente, nei contesti di origine anglosassone la maggior parte delle operazioni è stata realizzata in funzione degli obiettivi strategici tipici della diversificazione del core business; in tali contesti competitivi le principali corporations hanno maturato per prime la convinzione della validità degli approcci di portafoglio. Al contrario, nei paesi di origine europea le motivazioni prevalenti ruotano attorno alla necessità di raggiungere soglie dimensionali maggiori.

Pertanto, in sintesi si può affermare che le motivazioni tipiche della terza fase si identificano nella:

- diversificazione del portafoglio di attività ai fini di una sostanziale riduzione del rischio;

- influenza del potere decisionale del management, collegato alle allargate dimensioni dell’attività gestita.

In conclusione, a seconda dei Paesi di riferimento, le operazioni di crescita esterna avvengono, in questo periodo, secondo due differenti modalità.

Nel mercato statunitense si assiste alla costituzione delle prime grandi imprese conglomerate a seguito delle iniziative volte alla diversificazione: le operazioni di tipo conglomerale incidono per l’80% circa negli anni 1964-1971. La necessità di competere con prodotti nuovi e diversi, più che l’allargamento dei confini spaziali dei mercati, sembra essere, pertanto, la motivazione fondamentale delle operazioni di M&A statunitensi nel periodo di riferimento.

In Europa, invece, prevalgono le operazioni di integrazione orizzontale. Le strategie di sviluppo riflettono obiettivi e condizioni competitive completamente differenti rispetto al mercato statunitense perché orientate principalmente verso la:

- concentrazione sinergica;

- revisione delle scelte di portafoglio (Conca, 2005, pp. 343-344).

L’ultima delle quattro merger waves, la più recente, ha inizio intorno al 1980 e si distingue dalle precedenti per il carattere spiccatamente internazionale, per i livelli dimensionali raggiunti dai singoli deals e per l’attenzione verso gli effetti sul mercato posti dalla concentrazione. La tendenza all’internazionalizzazione è dimostrata dalla dinamica delle acquisizioni tra i vari paesi in risposta alle pressanti esigenze di integrazione internazionale che spingono ad adottare strategie di globalizzazione.

Come già per molti altri fenomeni economici, le imprese europee seguono a qualche anno di distanza quelle americane (è negli Stati Uniti che l’ultima ondata si accentua particolarmente nel periodo 1996-2000), da sempre anticipatrici di tendenze innovative. Solo alla fine del secolo scorso si sviluppa anche in Europa.

Alla dimensione internazionale delle acquisizioni ha certamente contribuito l’avvio del processo di integrazione del mercato unico europeo e il suo progressivo allargamento ai Paesi dell’Est87.

87 Dopo la firma dell’Atto Unico nel 1987, molte imprese europee comprendono l’importanza strategica

della crescita esterna e dell’allargamento dei mercati di riferimento e avviano una profonda opera di ristrutturazione che si basa anche su soluzioni di crescita esterna. Dal 1985 al 1989 il valore complessivo delle operazioni di M&A passa dai 15 ai 140 miliardi di dollari e nel decennio 1980-1990 le acquisizioni in Europa raggiungono i 500 miliardi di dollari. Per ulteriori approfondimenti si rimanda a Mullaney, 1992, pp. 41-42.

Le motivazioni che caratterizzano l’ultima fase di operazioni di M&A in Europa sono differenti da quelle statunitensi e sono riconducibili a:

- i differenziali di prezzo tra aree geografiche protette; - la riallocazione dei fattori produttivi su scala europea.

La prima motivazione deriva dall’esistenza di fenomeni di protezionismo, che provocano differenziali di prezzo nei mercati europei. Proprio i settori in cui si sono registrati i differenziali più cospicui (alimentare, bevande, editoria, farmaceutico) hanno fatto registrare una maggiore attività nel mercato M&A.

La seconda motivazione riguarda, invece, la ricerca di una dimensione produttiva aziendale ottimale in linea con la mutata ampiezza del nuovo mercato. La riallocazione delle unità produttive, soprattutto nei settori ad alto contenuto tecnologico, unitamente alla presenza di paesi che vantano una particolare specializzazione produttiva, conducono verso la revisione delle strategie produttive. Molti gruppi industriali, infatti, spostano le produzioni in aree geografiche diverse in unità produttive a scala ottimale. La ristrutturazione produttiva è dimostrata dalla prevalenza delle acquisizioni orizzontali, tipiche del periodo in esame.

Durante l’ultima merger waves, le operazioni di M&A realizzate in Europa manifestano tratti simili all’andamento dei deal realizzati negli Stati Uniti in relazione ai settori coinvolti e al più ampio orientamento geografico. A conferma che le dinamiche di fondo dei sistemi economici aperti alla competizione internazionale non si discostano di molto.

I punti comuni sono dovuti essenzialmente alla progressiva diminuzione delle barriere commerciali a livello internazionale e al rapido cambiamento tecnologico che si registra in alcuni settori (soprattutto telecomunicazioni, information technology, servizi finanziari), che spostano la competizione al di fuori dei confini domestici.

Il grafico successivo (graf. 1.1) evidenzia il trend e la tipologia delle operazioni di M&A che sono state realizzate in Europa durante l’ultima ondata e specificamente nel periodo compreso tra il 1991e il 2004.

Grafico 1.1 – Andamento e tipologia dei deal in Europa 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004

Nazionali Comunitari Internazionali Bidder sconosciuta

Fonte: Merger and Acquisition Note, European Commission, Giugno 2005

I dati esposti danno informazioni sulla dinamica e sulla direzione delle acquisizioni che coinvolgono le imprese europee: le operazioni domestiche superano di poco, in ciascuno degli anni della serie storica considerata, la metà delle operazioni registrate; piuttosto stabili risultano, invece, le acquisizioni comunitarie. Segnali positivi emergono dall’analisi delle operazioni cross-border in costante crescita dal 1992 al 1998 e in ripresa dal 2002 in poi.

Riguardo al valore di transazione delle acquisizioni va considerato che solo in questa fase, e soprattutto a partire dagli anni novanta, si manifestano le prime operazioni di dimensioni ragguardevoli che avviano, in tutti i paesi coinvolti dal fenomeno, un processo di crescita continua nel valore medio dei deal.

Altra peculiarità di questa ondata riguarda l’attenzione da parte del mercato e dell’opinione pubblica verso gli effetti delle acquisizioni.

Le posizioni in realtà sono discordanti: mentre alcune opinioni sottolineano la necessità della crescita per il rafforzamento della competitività, dando al fenomeno una valenza positiva, altri giudizi pongono sotto accusa le posizioni di controllo del mercato raggiunte proprio attraverso lo strumento della crescita esterna. A seguito di tali pressioni vengono a delinearsi correnti di pensiero che spingono verso il rafforzamento della normativa anitrust dove già presente e la sua introduzione laddove assente.

L’importanza del fenomeno è evidente se si osserva la crescita esponenziale dei casi notificati all’autorità competente che ha iniziato i lavori nel 1990.