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I L PROFILO SETTORIALE

Grafico 1.10 – Operazioni di fusione e acquisizione fra imprese per classi di valore delle operazioni (2004-2005)

1.2.2 I L PROFILO SETTORIALE

Le operazioni di M&A verificatesi in Italia hanno interessato quasi tutti i settori economici seppur con intensità diversa. I dati riportati sono attinti dall’Osservatorio M&A Finindustria che dell’Università Bocconi che osserva sistematicamente le operazioni di fusioni e acquisizioni che si realizzano in Italia

Dal 1999 a oggi il mercato delle operazioni in studio è stato caratterizzato da un significativo cambiamento nel peso dei vari settori interessati. Nello specifico, in relazione all’attività delle imprese acquisite, a fronte di una riduzione delle operazioni nell’industria si denota il ruolo, di crescente rilevanza, delle acquisizioni nel settore dei servizi reali e delle attività commerciali. Stabili le acquisizioni nel settore dei servizi finanziari (si veda in proposito la tab. 1.6).

Tabella 1.6 – I comparti delle imprese acquisite

Settore 1999 2000 2001 2002 2003 Industria 47,7 39,7 40,8 42,1 36,3 Commercio 12,1 4,3 13,1 14,7 17,7 Servizi reali 19 37 33,5 27,4 27,8 Servizi finanziari 19,5 18,6 12,5 15,8 18,1 Non classificato 1,7 0,4 0,1 0 0,1 Totale 100 100 100 100 100 Fonte: Conca, 2005, p. 321

La tabella 1.7 offre il dettaglio della segmentazione delle acquisizioni nel comparto dell’industria.

Tabella 1.7 – La segmentazione nel settore industriale

Settore acquisita 1999 2000 2001 2002 2003 Totale

Macchine e materiale

meccanico 59 81 65 51 28 284

Apparecchiature elettriche 54 56 57 30 24 221

Produzione e distribuzione

di energia, gas e acqua 34 52 44 37 37 204

Alimenti e bevande 37 40 34 52 38 201 Tessile e abbigliamento 33 36 40 27 27 163 Mezzi di trasporto 31 40 42 28 14 155 Chimico 31 33 34 27 20 145 Editoria, stampa e riproduzione supporti registrati 31 39 21 20 13 124

Lavorazione minerali non

metalliferi 19 22 17 11 6 75

Metalli 18 15 14 13 15 75

Costruzioni 10 13 20 13 10 66

Cuoio, pelli e calzature 13 8 20 12 8 61

Totale 370 435 408 321 240 1.774

Percentuale rispetto al

totale 20,86% 24,52% 23,00% 18,09% 13,53% --

Fonte: Conca, 2005, p. 321

Osservando i dati complessivi distinti per anno emerge un rilevante incremento nel 2000 cui fa seguito, a partire dal 2001, un trend in costante diminuzione. Le performance meno rappresentative sono da ascrive all’ultimo biennio, il valore minore si rileva infatti nel 2003 con un totale di 240 operazioni realizzate rispetto a un valore complessivo di 1.774 (13,53%). In relazione alle specificità settoriali, soprattutto con riferimento agli anni più recenti (2002-2003), si denota che in alcuni comparti sono evidenti degli andamenti particolarmente vivaci. Nello specifico si tratta dei comparti dell’energia, gas e acqua, degli alimenti e bevande, del tessile e abbigliamento e infine dei prodotti in metallo.

La tabella 1.8 offre il dettaglio della segmentazione delle acquisizioni nel comparto dei servizi.

Tabella 1.8 – La segmentazione nel settore dei servizi

Settore acquisita 1999 2000 2001 2002 2003 Totale

Informatica 42 212 174 63 41 532 Attività commerciali 104 53 126 123 103 509 Banche 89 108 55 59 71 382 Servizi diversi 25 54 62 52 56 249 Società finanziarie 35 39 29 30 28 161 Trasporti 38 24 30 26 20 138 Holding finanziarie 28 30 28 26 16 128 Attività ricreative, culturali e sportive 10 30 34 24 17 115 Attività immobiliari 15 29 9 28 31 112 Assicurazioni 15 42 17 18 20 112 Telecomunicazioni 12 41 13 20 23 109 Alberghi e ristoranti 11 16 12 14 11 64 Agenzie di viaggio e turismo 7 11 13 7 5 43 Totale 431 689 602 490 442 2.654 Percentuale rispetto al totale 16,24% 25,96% 22,68% 18,46% 16,65% -- Fonte: Conca, 2005, p. 321

Anche dall’osservazione dei dati complessivi del settore dei servizi, relativi alla frequenza annua, emerge un andamento in costante diminuzione eccezion fatta per il picco rilevato nel 2000. In relazione alle composizione settoriale, i comparti delle telecomunicazioni, dell’immobiliare, delle assicurazioni e delle banche si dimostrano quelli maggiormente attrattivi. Altrettanto dinamico il comparto delle attività commerciali che evidenziano la tendenza alla concentrazione della grande distribuzione, non in grado ancora di eguagliare le dimensioni raggiunte in altri mercati confrontabili.

Dall’analisi della “provenienza” settoriale dell’acquirente sono emersi dei comportamenti differenziati.

Nello specifico, il settore manifatturiero ha progressivamente interessato altri comparti dell’economia nazionale, infatti la compatibilità settoriale tra acquirente e acquisita emerge solo nel 33,8% delle operazioni evidenziando delle strategie di ingresso in business correlati. Le società di servizi finanziari, oltre a seguire un continuo processo di concentrazione, hanno rivolto la propria attenzione a nuovi segmenti di mercato differenziando la propria attività, infatti il 30,7% delle operazioni ha interessato comparti differenti da quello dell’acquirente.

Il settore commerciale è stato oggetto di operazioni di M&A molto più in qualità di target acquisita che non di acquirente (Conca, 2005, pp. 320-322).

Tra i settori più dinamici che hanno realizzato operazioni di concentrazione nel 2004 si rileva il meccanico (36 operazioni), un comparto dove spiccano le operazioni di Finmeccanica-Agusta Westland, Compar-Eco e Piaggio-Aprilia. Gli altri settori attivi sono quello informatico/elettronico/telecomunicazioni con 34 operazioni (tra cui quelle relative a STMicroelettronics, Fastweb e l’acquisizione di NTS da parte di Eutelia, emergente operatore di telecomunicazioni. Segue il settore immobiliare (30), con importanti operazioni di spin-off da parte dei grandi gruppi industriali e bancari (tra cui Enel e San Paolo-IMI) che vedono come protagonisti i grandi fondi immobiliari italianie internazionali.

La tabella successiva (tab. 1.9) riporta alcune informazioni relative ai principali top

deal realizzati in Italia nel corso del 2004.

Tabella 1.9 – I top deal in Italia nel 2004 Società acquisita Settore Società acquirente Settore Quota acquisita Prezzo (€ mln) Nts Tlc Eutelia Tlc 79,95% 107,000 New Real

(Enel) immobiliari Attività

Deutsche Bank RE (Germania), CDC Ixis (Francia) Attività immobiliari 100,00% 1400,000 Dyckerhoff AG (Germania) Cementi Buzzi Unicem SpA Cementi 64,00% 1000,000 Galpenergia

(ENI) Energia, gas e acqua (Portogallo) Parpublica finanziarie Holding 33,34% 667,000 Snam Rete Gas Energia, gas e acqua Investitori istituzionali Società finanziarie 9,05% 650,000 Cole National Corp. (Stati Uniti) Distribuzione

occhiali Luxottica Group SpA Occhiali 100,00% 298,000 Prada

(Immobili commerciali)

Attività

immobiliari Beni Stabili SpA immobiliari Attività 100,00% 130,000 Gruppo

Brancato Energia, gas e acqua Gas Natural SDG (Spagna) Energia, gas e acqua 100,00% 100,000 Fonte: Osservatorio M&A, SDA Bocconi

Nel 2005 è proseguito il boom dell’attività internazionale di fusioni e acquisizioni. La periodica analisi di Kpmg Corporate Finance, conferma la tendenza di una ripresa consistente dell’attività M&A in Italia97.

Nei primi nove mesi dell’anno sono state chiuse 308 operazioni per un controvalore di circa 74 miliardi di Euro, un risultato che supera nettamente il controvalore dell’intero anno 2004 (pari a circa 29 miliardi di Euro). A livello internazionale sono state chiuse circa 24.800 operazioni per un controvalore superiore ai 2000 miliardi di dollari (+20%). L’Asia il Paese che ha dimostrato le performance più rappresentative mentre a sorpresa il mercato USA è rimasto pressoché fermo. Tra le operazioni più importanti dell’anno si rinvengono quelle che hanno coinvolto Telecom–Tim e Unicredit–HVB.

Nel 2005 il mercato delle fusioni e acquisizioni a livello globale è cresciuto quasi del 20% sia come volumi sia come valore rispetto allo scorso anno. L’analisi rivela che a livello internazionale nei primi undici mesi dell’anno, sono state effettuate circa 24.800 operazioni per un controvalore che supera i 2.000 miliardi di dollari. Lo scorso anno nello stesso periodo di riferimento erano state circa 20 mila le operazioni realizzate su scala internazionale pari a 1.700 miliardi di dollari. L’incremento di quasi il 20% nel livello delle attività dimostra che siamo ormai in presenza di un nuovo trend di robusta crescita e non si può più parlare semplicemente dell’impatto dei “mega deal”. Dai dati riportati risulta che il 2005 ha rappresentato un anno particolarmente dinamico per le operazioni di M&A al punto da invertire il trend decrescente che era stato registrato negli anni precedenti. A livello internazionale si registra un flusso costante di circa 2.255 operazioni su base mensile, che rappresenta il livello più alto di operatività dal 2000. Anche in termini di controvalore, il livello delle attività si attesta su livelli significativi su base mensile pari a circa 187 miliardi di dollari. Il picco delle attività M&A si è avuto nell’ottobre di quest’anno con 2.425 operazioni pari a circa 300 miliardi di dollari. L’area Asia–Pacifico è quella che ha fatto registrare il maggior incremento dell’attività con un +39% in termini di valore e un +50% come volumi. Sono state concluse circa 7000 operazioni per oltre 370 miliardi di dollari, il livello più alto mai raggiunto. In questo contesto, il Giappone fa la parte del leone registrando un +

97 I dati sul mercato internazionale sono stati raccolti da Dealogic ed elaborati da Kpmg Corporate

Finance, mentre quelli relativi al mercato italiano sono stati raccolti ed elaborati da Kpmg Corporate Finance Italia. I dati interinali sia a livello internazionale sia in Italia fanno riferimento alle operazioni concluse al 7 dicembre 2005.

87% d’incremento in termini di valore e un +58% come numero di operazioni. Questi risultati lanciano il Giappone come “terza forza ” del mercato M&A mondiale dopo USA e Regno Unito. Gli Stati Uniti rimangono leader del settore a livello internazionale con 6.520 operazioni pari a 785 miliardi di dollari, anche se il mercato statunitense rimane piatto rispetto allo scorso anno in termini di valore, mentre in termini di volumi è addirittura in leggera flessione del 3%.

Per quanto riguarda i settori la maggior frequenza delle operazioni in studio è stata rilevata nelle telecomunicazioni e servizi finanziari dove si è registrato il livello più alto di attività a livello globale come valore delle operazioni. Il boom nei prezzi delle

commodity e la crescita esponenziale della spesa per infrastrutture nei paesi di più

recente industrializzazione, hanno determinato una forte accelerazione del M&A nei settori oil & gas dove sono state effettuate operazioni per circa 140 miliardi di dollari di controvalore con un incremento del 49%. A guidare la classifica delle mega fusioni c’è l’acquisizione di Gillette da parte di Procter & Gamble, operazione che si è chiusa nell’ottobre di quest’anno per circa 60 miliardi di dollari. Nella top ten delle fusioni e acquisizioni internazionali entrano anche due operazioni italiane: la fusione Telecom– TIM che con 27,9 miliardi di dollari è la quarta operazione più importante dell’anno e l’acquisizione di HVB da parte di Unicredit che con un controvalore di 22,2 miliardi di dollari, si piazza al sesto posto della classifica globale.

Anche l’Italia beneficia del trend internazionale e mette a segno un risultato di rilievo grazie ad alcuni mega-deal con valori superiori ai 10 miliardi di dollari (incluso il debito) mentre nel 2004 l’operazione più rilevante era stata la quotazione di Terna con la quale erano stati raccolti circa 2 miliardi di dollari. Nel corso del 2005 l’attività M&A nel nostro Paese è stata pari a circa 130 miliardi di dollari con circa 400operazioni. Rispetto allo scorso anno, quando con solo 40 miliardi di dollari il mercato italiano aveva toccato il suo punto più basso, il settore torna dunque sui massimi (ormai prossimo ai livelli record del 1999 – 2000). Oltre alle già menzionate Telecom-Tim e Unicredit–HVB, vanno segnalate anche Wind–Weather Investments (circa 12,7 miliardi di dollari, sempre includendo l’indebitamento netto) e AEM/EDF–Italenergia Bis (pari a circa 10,3 miliardi di dollari). Osservando i singoli settori emerge la concentrazione del mercato M&A italiano: Banche, TLC ed Energia, “pesano” infatti per circa il 70% del controvalore complessivo.

Il fenomeno non è casuale, in quanto le liberalizzazioni hanno tipicamente un impatto significativo sui processi di consolidamento anche cross-border, e i player che operano in questi settori vedono nelle acquisizioni la modalità più efficace per attuare strategie di crescita. In controtendenza rispetto all’anno scorso si registra anche un certo dinamismo delle imprese italiane all’estero con oltre 60 operazioni Italia su estero (erano state solo 32 lo scorso anno). Nell’ultimo periodo si segnalano la recente acquisizione dell’americana PSC (attiva settore degli scanner per il mercato retail) da parte di Datalogic, e l’acquisizione sempre in USA della divisione Caffé di Sara Lee da parte della Segafredo Zanetti.

Si mantiene elevata l’attività M&A degli operatori di Private Equity, i quali hanno concluso oltre il 15% delle operazioni registrate in Italia nel 2005, per un controvalore che pesa per il 5% circa sul valore complessivo. Infine, grazie alla buona performance dei mercati finanziari va evidenziata la netta ripresa delle IPO a Piazza Affari, con ben 14 nuove quotazioni, rispetto alle 8 dell’anno scorso.

Il 2006, in merito ai dati del primo semestre, sembra confermare la tendenza evolutiva del settore M&A. L’anno si è infatti aperto con l’annuncio di un consistente numero di operazioni internazionali che da sole valgono quasi il 50% del controvalore attuale del mercato. In generale nelle aziende c’è una forte domanda di acquisizioni, dato che questa rimane l’opzione strategica più convincente per crescere rapidamente sia nei diversi settori sia a livello cross-border.

Secondo gli analisti KPMG, ci sono ancora spazi per un’ulteriore crescita del mercato M&A a livello internazionale nel secondo semestre del 2006. Una nuova ondata di “mega” operazioni di tipo strategico–industriale, dovrebbe portare il controvalore del mercato globale M&A del 2006, su livelli superiori a quelli registrati nel 2000, l’anno dei record per il mercato delle fusioni e acquisizioni. Del resto già nel primo semestre di quest’anno si sono chiuse operazioni per un controvalore di 1.950 miliardi di dollari, contro i 1.850 del primo semestre del 2000.

Gli acquirenti industriali in particolare, sono destinati a tornare protagonisti del mercato M&A mondiale, attenuando così il peso dei fondi Private Equity e degli Hedge Fund, che in questi ultimi anni sono stati i veri “driver” del mercato a livello mondiale.

Il rapporto Kpmg che fornisce le prospettive del mercato M&A a livello globale, analizza il rapporto debito/ebitda e price/earning delle prime mille società al mondo per capitalizzazione di mercato (che compongono il Kpmg’s Global 1,000). Secondo Kpmg,

la solidità dei bilanci aziendali e il basso livello d’indebitamento delle aziende, lasciano ancora spazi di crescita per l’attività M&A nel breve periodo. Secondo le previsioni dello studio, è invece probabile che si registri una prima fase di rallentamento del mercato nella seconda metà del 2007. Gli analisti Kpmg hanno identificato una serie di fattori che possono ulteriormente spingere la crescita delle operazioni M&A sia in termini di volumi sia come valori:

- il valore medio del rapporto debito/ebitda a livello globale è pari a 1,0; questo dimostra che i bilanci aziendali sono sostanzialmente in buona salute;

- le famiglie hanno visto una crescita dell’indebitamento medio (con il boom del credito al consumo), mentre le aziende sono ancora relativamente poco indebitate ed esistono ancora margini di manovra per sfruttare la leva del debito per acquisizioni;

- il debito è ancora disponibile a condizioni interessanti;

- esiste ancora una notevole liquidità sul mercato (Corporate, Private Equity, Hedge Fund, risorse di debito) che può essere indirizzata per operazioni di M&A;

- le aspettative sugli utili continuano ad essere positive;

- l’ambiente macro-economico rimane nel complesso favorevole.

Con riferimento alle diverse macroaree geografiche l’analisi Kpmg evidenzia un trend di crescita delle transazioni nel breve periodo, anche se con tassi d’incremento inferiori rispetto a quelli registrati nell’ultimo anno.

L’Europa, rispetto alle altre macroregioni si è mantenuta su valori più stabili. Il rapporto p/e ha subito un calo modesto, da 14.9 a 14.6, un dato che conferma come l’attività di M&A si mantenga su livelli consistenti98.

98

Il Kpmg’s Global M&A Predictor registra le variazioni dei multipli price/earning e del rapporto debito netto/ebitda per definire le tendenze nel mercato M&A. Il KPMG’s Global 1,000 include le prime 1000 società al mondo per capitalizzazione di mercato, ponderati sulla base dell’appartenenza geografica e del settore. I dati sono raccolti da JCFQuant, che fornisce i dati sulle stime degli utili. Kpmg calcola i valori previsti a 12 mesi per il rapporto price/earning (espresso come multiplo) per ognuna delle 1000 società selezionate, e aggrega i dati per regione e per settore così da poter effettuare confronti. Questo strumento di valutazione è impiegato per la sua trasparenza e per la credibilità di cui gode all’interno dell’”investment community”. Il rapporto debito/ebitda viene calcolato sulla base delle stime di JCFQuant, relative sempre a ogni singola società, ed indica la struttura del capitale di un’azienda. Questo indice misura anche la capacità di ulteriore indebitamento di un’impresa, nonché la sua capacità di realizzare delle operazioni di acquisizione utilizzando il ricorso al debito. Attraverso la comparazione di entrambi i “ratio” (con i diversi settori e le macro aree pesate in termini di capitalizzazione di mercato) il Kpmg’s Global M&A Predictor cerca di fornire indicazioni sui trend del mercato M&A, provando anche a identificare le aree dove il livello di attività sarà più consistente.

Il rapporto debito/ebitda ha subito l'aumento più significativo rispetto alle altre macro-regioni, passando dallo 0.7 di sei mesi fa all’attuale 0,9. Un livello che comunque evidenzia come ci sia ancora spazio per ricorrere al debito finanziario. Tra i settori in evidenza quello delle utilities europee, che hanno fatto registrare un aumento del rapporto p/e, passato da 13.8 di inizio anno a 15 alla fine del primo semestre. L’incremento degli utili è stato determinato principalmente dalla cessione di “non core asset” da parte dei principali operatori del settore. In Europa le due forze del mercato, i Private Equity e gli investitori industriali, sono complementari e sembrano convergere verso livelli robusti di attività. Questo è particolarmente vero in Germania, dove dopo anni di prudenza i Corporate sono tornati a fare acquisizioni, spinti dalla pressione della globalizzazione. Rientrano in questo filone le operazioni realizzate da Adidas su Reebook e da BASF su Engelhardt. In generale i player europei continueranno sempre di più a ricercare opportunità d’investimento all’estero.

Nell’area Asia-Pacifico il rapporto price/earning è sceso da 21.2 d’inizio semestre, all’attuale 18.9, con il rapporto debito/ebitda che è invece salito da 1,0 a 1,2. Questi valori, unitamente alla riduzione nel valore delle valutazioni dei fondi di private equity, suggeriscono un moderato rallentamento dell’attività. Nei mercati emergenti dell’area, si evidenziano comunque importanti processi di consolidamento settoriale e/o la ricerca di vantaggi competitivi da “first mover” come dimostrano il tentativo di takeover di DP World su P&O e l’acquisizione del colosso dello shipping Patrick da parte dell’australiana Toll.

Negli USA, nel primo semestre 2006, il rapporto price/earning, è sceso leggermente da 18,9 a 17,6. Le materie prime e la tecnologia (con p/e scesi rispettivamente a 16,7 da 17,9, e a 21,8 da 25,2) sono tra i settori in cui il rapporto è sceso di più. Al contrario si registrano dati positivi per i beni di consumo e i servizi. Questo indice è in crescita anche nel settore oil & gas, grazie alle operazioni concluse nella prima parte dell’anno.

Il rapporto debito/ebitda è salito dallo 0.8 d’inizio anno all’attuale 0,9. L’industria è il settore che presenta il livello d’indebitamento più elevato con un rapporto debito/ebitda addirittura superiore a 3, ossia prossimo a quello che è ritenuto comunemente il “livello di guardia” per la sostenibilità del debito. Le prospettive sugli utili aziendali sono più incerte e l’ipotesi di ulteriori interventi della FED per contenere il rischio inflazione rimangono probabili. Nonostante ciò, gli analisti Kpmg continuano a credere in un livello sostenuto dell’attività M&A, trainata prevalentemente dalla

pressione competitiva rappresentata dai paesi “low–cost”. La recente operazione Whirlpool/Maytag in questa prospettiva, marca un nuovo trend nel mercato M&A nordamericano, contraddistinto sempre di più da operazioni in grado di esprimere sinergie e nuove forme di vantaggio competitivo (Rapporti Kpmg, anni vari).