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3.2 – La produzione di vetro artistico nella Venezia contemporanea: alcune premesse

Le informazioni relative allo studio sul vetro artistico nella Venezia contemporanea, di seguito presentate, sono tratte dalla conferenza inaugurale della prima edizione della

The Venice Glass Week, svoltasi l’11 settembre 2017 a Venezia, presso i locali della

Camera di Commercio.28

In occasione dell’evento si è inaugurata la mostra “Glassmatters. Innovation through

technology”: un percorso di lavoro collaborativo tra i vetrai muranesi e alcuni designer,

con la mediazione del FabLab veneziano e del Consorzio Promovetro. Sono stati avviati progetti di sperimentazione che coinvolgono il vetro e nuove tecnologie quali strumenti di prototipazione rapida come laser cutter, stampanti 3D, frese CNC ed elaboratori di modelli computerizzati 3D. Dopo un lavoro congiunto di quattro mesi, la mostra Glassmatter espone il percorso che ogni nucleo di lavoro maestro vetraio-designer ha pensato e prodotto, con i prototipi e le nuove intuizioni (Silverio e Frison 2017). Durante il dibattito è stata presentata la ricerca condotta dal team del Dipartimento di Management dell’Università Ca’Foscari di Venezia. “Elementi culturali e business

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La tavola rotonda “VETRO & MURANO: dialoghi per un futuro imprenditoriale tra cultura, tradizione e innovazione” ha visto l’intervento della dottoressa Silvai Conte e del proessore Michele Tamma, i quali hanno presentato i primi risultati della ricerca in un intervento dal titolo “Elementi culturali e business model nella produzione e commercializzazione del Vetro di Murano”.

model nella produzione e commercializzazione del Vetro di Murano” è il titolo

dell’intervento tenuto dalla dottoressa Silvia Conte, vincitrice di una borsa di ricerca europea che ha condotto la ricerca, e dal prof. Michele Tamma, di cui si riportano le evidenze propedeutiche ad introdurre lo studio sull’engagement culturale. La ricerca è stata intrapresa per capire con più precisione la situazione reale, attuale, del vetro artistico a Venezia.

Premessa concettuale, necessaria all’avvio dello studio, è l’assunto per cui i saperi viventi (incarnati nei maestri vetrai) sono eccellenze da valorizzare. Le loro produzioni d’arte diventano patrimonio, ed essi sono certamente rappresentativi del territorio, emblema di una georeferenzialità e di un bagaglio storico vivo e attuale. Questa cultura vivente è patrimonio individuale e collettivo: individuale in quanto i protagonisti (gli artigiani) hanno valore e lo creano per se stessi, essi sono capaci di auto-sostenersi e rigenerarsi, reinventare i contenuti culturali con il loro lavoro. È anche, e soprattutto, patrimonio collettivo in quanto rappresenta valori che sono validi in riferimento ad una comunità. Questa cultura vivente si può avvicinare al concetto di commons, ovvero qualcosa che non si può privatizzare del tutto altrimenti perderebbe la funzione sociale, ma che non può essere neppure considerata del tutto pubblica, altrimenti perderebbe il carattere proprio di indipendenza operativa. Questi patrimoni sono da intendersi come risorse da valorizzare in un’ottica di sostenibilità, che sia essa di governance,

economica, sociale e culturale. Ovvero, si devono garantire i fattori per i quali i maestri operino non grazie ad azioni di sussistenza o iniezioni esterne di capitali, ma siano in grado, con la loro opera, di generare valore prima e ri-generarlo poi, partendo dalle risorse a disposizione. Questo discorso nasce dal desiderio di mettere a valore la cultura, coniugando le istanze di salvaguardia di questi saperi viventi con quelle di

valorizzazione attiva, innovatrice e innovativa (Conte et Tamma 2017).

Affinché ciò possa venire in essere due premesse si rendono necessarie: 1) il patrimonio culturale, nel suo significato evoluto, comprende ogni forma di cultura riconosciuta dalla comunità come tale e ritenuta espressione della propria identità, della propria storia; 2) il patrimonio non è fatto solo di opere ma esiste perché, a sua volta, ha una comunità che lo legittima e lo riconosce, quindi è ad essa che deve rivolgersi. Nel caso specifico è impensabile salvaguardare e valorizzare i prodotti in vetro, dimenticandosi dei maestri che li hanno prodotti (Conte et Tamma 2017). Altra premessa nasce

dall’idea, ormai già ampiamente discussa, che la cultura può essere (e lo è già) un motore alternativo dell’economia. Per quanto riguarda l’Italia questo concetto è vero più che mai: la nostra modalità di competere nel mondo, infatti, non si può basare sul

contenimento dei costi. Ci sono altri fattori, uno di questi è la ricerca di senso e qualità espressa e ritrovata dal consumatore nel prodotto\servizio offerto. Il nodo fondamentale della questione riguarda la trasformazione di tale senso, della cultura, ovvero in che modo metterla a valore e imparare a fare impresa con essa. Le modalità di

valorizzazione della componente culturale non sono di semplice definizione, ma esse rappresentano la chiave del cambiamento.

Come si è potuto approfondire nel capitolo precedente, parlando dell’interpretazione della struttura dell’impresa, il modello del business model culture-based ci aiuta a valorizzare la cultura prodotta da queste aziende. Evidenziando, infatti, la componente culturale che caratterizza il core business, si può iniziare a pensare ad un’azione di comunicazione e valorizzazione coerente. È proprio la modalità che hanno queste imprese di costruire tutto il loro sistema intorno alla cultura che rappresenta il business model culture-based. Di queste imprese è stato osservato come il carattere culturale agisce sul prodotto e sull’azienda stessa; come essa si muove nel campo della

distribuzione e comunicazione. Allo stesso modo verrà osservato in che modo l’impresa agisce nel circuito della produzione culturale del territorio. Ricercando un dialogo più cosciente e profondo con le organizzazioni di produzione culturale, con gli enti e le istituzioni del territorio, le imprese stesse saranno in grado di veicolare, comunicare e affermare il loro valore culturale.

3.2.1 – La produzione di vetro artistico nella Venezia contemporanea: lo

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