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Rapporti tra mandante e creditori del mandatario senza rappresentanza

Nel documento Gli effetti del contratto di mandato (pagine 97-100)

GLI ACQUISTI DEL MANDATARIO

9) Rapporti tra mandante e creditori del mandatario senza rappresentanza

L'art. 1707 c.c. disciplina i rapporti tra mandante e creditori del mandatario senza rappresentanza limitatamente al mandato ad acquistare, prevedendo la prevalenza del mandante sui creditori del mandatario, rispetto agli acquisti di beni mobili o di crediti, a condizione che il mandato risulti da atto scritto avente data certa (art. 2704 c.c.) anteriore al pignoramento, e, riguardo ai beni immobili o ai beni mobili registrati, a condizione che il negozio di ritrasferimento ex art. 1706, II comma, c.c. o la domanda giudiziale diretta all'esecuzione forzata ai sensi dell'art. 2932 c.c. siano trascritti anteriormente al pignoramento.

L'art. 79 l.f. stabilisce inoltre che, nonostante il fallimento del mandatario, il mandante conserva integri i diritti e le azioni riconosciutigli dall'art. 1706 c.c.

Le norme in oggetto mostrano che la legge sottrae all'aggressione dei creditori del mandatario i beni ed i diritti destinati ad essere acquisiti dal mandante, ponendo, ovviamente, sia per evitare frodi o collusioni ai danni dei creditori sia per esigenze di certezza, talune speciali regole dirette a fissare le condizioni di carattere "formale" da soddisfare perché ai creditori sia opponibile la destinazione finale al mandante dei beni in questione.

I criteri previsti dalla legge per la soluzione del conflitto tra mandante e creditori del mandatario sono diversi, infatti dipendono dalla categoria dei diritti acquistati dal mandatario, inoltre il regime giuridico è diversamente articolato se il conflitto emerge nell'ambito di un processo esecutivo ordinario (in cui il mandatario sia il debitore esecutato) oppure in una procedura fallimentare (in seguito al fallimento del mandatario).

9.1) Esecuzione ordinaria

La prima situazione di conflitto si configura in ipotesi di esecuzione ordinaria intrapresa dai creditori del mandatario ed avente ad oggetto beni mobili non registrati o crediti acquistati dal mandatario medesimo nell'ambito del rapporto gestorio, in esecuzione di un mandato senza rappresentanza.

Tale conflitto si pone fino a quando i beni rimangono nella sfera patrimoniale del mandatario, non più quando il mandatario li abbia trasferiti al mandante, infatti: "Per vero, l'art. 1707 c.c., nel disciplinare i diritti dei creditori del mandatario rispetto ai beni mobili ed ai crediti non ha fatto riferimento (come per i beni immobili o mobili iscritti in pubblici registri) all'esecuzione del mandato, al trasferimento cioè del bene acquistato per conto altrui, e per l'opponibilità del mandato ha richiesto soltanto l'esistenza di una scrittura privata avente data certa anteriore al pignoramento da cui risulti il mandato stesso. Ciò non toglie però che, indipendentemente da tale documentazione, cessi il diritto dei creditori del mandatario di perseguire i beni mobili e i crediti da quest'ultimo acquistati, se anteriormente al pignoramento sia intervenuta l'esecuzione del mandato col trasferimento del dominio, dopo il quale subentrano le limitazioni di ordine generale circa l'opponibilità di tale atto ai terzi creditori". (Cass. 15 aprile 1959, nr. 1107, GC, 1959, I, 1259).

Nell'ipotesi in cui il mandato senza rappresentanza abbia ad oggetto l'acquisto di beni immobili o di beni iscritti in pubblici registri, qualora i creditori del mandatario abbiano agito con una esecuzione ordinaria contro costui, il mandante può fare salvo l'acquisto di detti beni, effettuato per suo conto dal mandatario, se abbia data anteriore al pignoramento una delle seguenti trascrizioni: la trascrizione dell'atto di ritrasferimento dal mandatario al mandante, ovvero, in caso di inadempimento del mandatario, la trascrizione della domanda giudiziale diretta a conseguirlo e ciò in applicazione del disposto che discende dagli artt. 2932, 2643 nr. 1 e 2652 nr. 2 c.c.

9.2) Fallimento del mandatario

Come avviene per la gran parte dei contratti in corso di svolgimento al momento della dichiarazione di fallimento di uno dei contraenti, anche per il mandato in nome proprio la legge risolve due distinti ordini di problemi: uno concerne l'opponibilità al fallimento di tutte o parte delle vicende effettuali scaturenti dal contratto considerato (art. 45 l.f.) l'altro attiene all'influenza del fallimento sulle vicende del

corrispondente rapporto negoziale in coso (art. 72 ss. l.f.). Lo stesso deve dirsi per il mandato, nel quale, per un verso si pone il problema di opponibilità alla massa del vincolo ex mandato di destinazione al mandante dei diritti reali o di credito trasferiti o costituiti mediante negozio gestorio, e per altro verso, una questione di sorte del rapporto di mandato ancora pendente nel fallimento del mandatario. Il profilo dell'opponibilità al fallimento del vincolo anzidetto derivante dal mandato è regolato, come sempre, dall'art. 45 l.f. e anche dall'art. 1707 c.c. cui il primo implicitamente rinvia, conseguentemente valgono le osservazioni svolte con riferimento all'applicazione dell'art. 1707 nell'esecuzione singolare, gli aspetti relativi alle vicende del rapporto di mandato in corso di svolgimento al momento della dichiarazione di fallimento del mandatario devono ritenersi invece disciplinati dagli artt. 78 e 79, ultimo comma, l.f. In base a queste due ultime norme, se è vero che il mandato senza rappresentanza si scioglie per il fallimento di una delle parti, è anche vero che qualora il mandatario abbia già concluso l'affare il fallimento è ininfluente (rispetto allo stesso) sul rapporto di mandato, nel senso che i risultati favorevoli e sfavorevoli derivanti dall'affare concluso dovranno comunque essere riversati al mandante. In tale ultima ipotesi pertanto, e sempreché il diritto all'acquisto (o l'avvenuto acquisto) spettante al mandante in base al mandato risulti opponibile (ex artt. 45 l.f, 1707 o 2914 c.c.) al fallimento del mandatario, il mandante potrà sostituirsi al mandatario nei crediti (ex art. 1705 c.c.) verso il terzo debitore, agire in rivendica mobiliare ai sensi del primo comma dell'art. 1706 c.c. o proseguire il giudizio promosso contro il mandatario ai sensi dell'art. 2932 c.c. e più in generale potrà far valere nei confronti del fallimento tutti gli ordinari diritti ed azioni fondati sul rapporto di mandato che, almeno rispetto all'affare concluso, proseguirà normalmente nei confronti dell'amministrazione fallimentare.

In caso di fallimento del mandatario, il mandante ha interesse a recuperare le cose che siano state acquistate dal mandatario in nome proprio in esecuzione del suo incarico e che siano rimaste in suo possesso. La situazione di conflitto, in questo caso, deve essere risolta in base alle norme sulle procedure concorsuali.

In riferimento al problema degli acquisti di beni mobili possiamo segnalare la seguente opinione: "Ora per quando concerne gli acquisti compiuti dal mandatario prima del fallimento, troverà applicazione la disciplina prevista dall'art. 1707 c.c., così per sottrarre i beni mobili di cui il mandante è già proprietario, sarà necessario e sufficiente che il mandante dia prova che il mandato è stato concluso per iscritto con atto avente data certa anteriore al pignoramento e per gli immobili che la trascrizione dell'atto di ritrasferimento è anteriore al pignoramento, oppure che la trascrizione della domanda giudiziale diretta al trasferimento della

proprietà immobiliare è anteriore al pignoramento. Regole identiche si applicano quando si tratta di fallimento del mandatario, in quanto la legge fallimentare fa espresso riferimento all'art. 1706 c.c. e la dottrina è concorde nel ritenere che analogo rinvio valga per l'art. 1707 c.c. In breve, rispettate le condizioni di cui sopra, i creditori del mandatario fallito non concorrono sui beni la cui titolarità è stata acquistata in modo opponibile al fallimento". (Carpino 2007, 179).

Questa opinione è ulteriormente condivisa, infatti: "In caso di fallimento del mandatario, l'amministrazione fallimentare sarà tenuta a dare esecuzione tanto al negozio gestorio quanto al mandato ed il mandante potrà far valere i diritti indicati dagli artt. 1705, II comma, c.c. e 1706 e, più in generale conservare i diritti e gli obblighi derivanti dal mandato (art. 79, II comma, l.f.) sempreché il mandato risulti opponibile al fallimento (art. 1707 c.c. e art. 45 l.f.)". (Luminoso 2007, 172).

10) Il fondamento giuridico dei criteri normativi di soluzione del

Nel documento Gli effetti del contratto di mandato (pagine 97-100)

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