La fase apertasi all’inizio dello scorso decennio con l’ingresso dell’euro è segnata da un processo di scongelamento del vecchio sistema di rappresentanza che aveva preso
forma in seguito alla fase del ‘grande conflitto’ negli anni ’706. Questa tendenza è influenzata da fattori esogeni e endogeni.
Anzitutto, a modificare l’assetto economico, intervengono fattori esogeni: l’integrazione europea e l’ingresso nell’euro con l’impossibilità di svalutare, da un lato, e la crescita della globalizzazione dall’altro. Sono fattori che accentuano la concorrenza per i settori aperti e colpiscono soprattutto le piccole imprese nelle fasce di specializzazione pro-duttiva più sensibili alla concorrenza di costo dei paesi emergenti. Inoltre, aumentano le spinte delle imprese verso una maggiore mobilità. Crescono i processi di delocaliz-zazione e con essi si fa strada la possibilità dell’exit dall’associazionismo imprenditoriale
come alternativa alla voice attraverso il tentativo di influire sulle scelte delle
organizza-zioni per far fronte ai nuovi problemi aziendali. In Italia il fenomeno è per ora limitato, ad eccezione del caso molto importante sul piano simbolico oltre che pratico della Fiat. Ma in altri paesi il fenomeno è segnalato in crescita7.
Tali effetti sono poi rafforzati da fattori endogeni. L’inefficienza dei servizi pubblici e di quelli privati meno esposti alla concorrenza internazionale - alimentata negli anni precedenti dai processi di protezione del mercato e dalle politiche particolaristiche di cui abbiamo parlato - fa lievitare i costi, frena la crescita della produttività e aggrava le condizioni di competitività delle imprese. Il carico fiscale e contributivo cresce. Le piccole imprese sono le più colpite e si mobilitano maggiormente anche dentro le associazioni per cercare risposte alle difficoltà. Inoltre, dopo il crollo del Muro di Ber-lino e la scomparsa delle vecchie forze politiche, vengono meno i legami tradizionali tra forze politiche e gruppi di interesse e si amplia lo spazio occupato dai gruppi sul piano politico.
La combinazione di questi diversi elementi alimenta quattro fenomeni emergenti. Anzitutto, cresce l’insoddisfazione della base associativa che, a fronte dell’aggravarsi delle difficoltà economiche, chiede nuove risposte ai soggetti di rappresentanza e mette in discussione anche gli assetti organizzativi tradizionali e sempre di più anche i loro costi. Le associazioni imprenditoriali si ritrovano così a dovere far fronte ad una nuova mobilitazione della base associativa, mentre non riescono a agganciare settori produttivi nuovi. Si pensi, per esempio, al mondo delle piccole imprese high tech
dell’informatica, delle telecomunicazioni o del campo biomedico che rimangono ai
6. Su queste tendenze più recenti, Carrieri M., Le divergenze parallele. Le organizzazioni di interessi nel sistema politico bipolare, in ‘Rivista di storia e scienze sociali’, 67, 2010, pp. 175-199; Zan, S., Segnali di novità nel sistema di rappresentanza degli interessi in Italia, in ‘Quaderni di Rassegna Sindacale’, n. 4, 2011, pp. 47-66.
7. Streeck W., Visser J., Conclusion: Organized Business Facing Internationalization, in Streeck W. et al. (a cura di, 2006), Governing Interests: Business Associations Facing Internationalization, London, Routledge, pp. 242-272.
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margini all’associazionismo. I percorsi con cui le imprese cercano di esprimere i propri interessi sembrano diversificarsi. Accanto alla voice tramite l’associazionismo, le
azien-de manifestano anche scelte alternative di non aazien-desione o di exit dall’associazione.
Gli elementi di criticità interni alle organizzazioni di rappresentanza relativi alla
membership alimentano un secondo fenomeno, innescato dal venire meno dei
vec-chi rapporti con le forze politiche. Si fa strada un orientamento dell’associazionismo imprenditoriale più critico verso l’assetto precedente delle relazioni industriali, ma anche più rivendicativo nei riguardi dei governi. Le organizzazioni di rappresentanza occupano uno spazio crescente lasciato aperto dall’indebolimento dei partiti e legano più esplicitamente e direttamente il sostegno al governo al soddisfacimento dei loro specifici obiettivi. In questo quadro si palesa il rischio - evidente negli ultimi anni - di uno scambio politico particolaristico che non incide sui nodi cruciali della crescita, ma ne riduce i costi a breve per alcune categorie, a scapito di interessi collettivi che l’azio-ne di governo non appare in grado di affrontare efficacemente per divisioni interl’azio-ne e per ragioni elettorali. In sostanza, a fronte della mobilitazione dei propri aderenti, e in seguito all’aggravarsi della crisi economica, le associazioni sollecitano provvedimenti redistributivi volti a attenuare la pressione della loro base - o accettano offerte del governo in questo senso - in cambio del sostegno politico esplicito a un’azione di governo palesemente inefficace. Per quel che riguarda le organizzazioni sindacali, il governo stesso ha poi alimentato la frammentazione e le divisioni con l’offerta di un trattamento privilegiato nel processo decisionale per alcuni sindacati più disponibili a sostenerne l’azione. Nel complesso, queste tendenze hanno costituito un’ulteriore manifestazione del rapporto problematico tra sistema di rappresentanza e crescita e non hanno favorito l’adozione di misure efficaci e tempestive per far fronte alla grave crisi economica degli ultimi anni.
Un terzo aspetto riguarda, la tendenza delle organizzazioni- specie quanto più rap-presentano le piccole imprese - ad accrescere l’offerta di servizi per i propri associati (consulenza fiscale, di lavoro, nei rapporti con la PA, ma anche servizi formativi o di promozione dell’export, ecc.); offerta che assume via via un rilievo crescente rispetto alla funzione di rappresentanza nei rapporti con i sindacati per la regolazione delle relazioni di lavoro. Si tratta di una tendenza che da un lato si configura come una risposta alle difficoltà di rapporto con la base, attraverso il rafforzamento e la creazione di ‘incentivi selettivi’, ma dall’altro riflette una domanda crescente proveniente dalle imprese medio-piccole.
Un ulteriore fenomeno che interviene a modificare il panorama della rappresentanza è costituito da processi di aggregazione tra organizzazioni diverse, come quello che riguarda l’artigianato e il commercio (Rete Imprese Italia) e anche la cooperazione. Anche in questo caso sembrano all’opera i due fenomeni emergenti già richiamati: domande più esigenti della base e dissoluzione dei vecchi rapporti ‘speciali’ tra singole organizzazioni e determinate forze politiche. Il processo di aggregazione è ancora allo stadio iniziale, ma si tratta forse della novità potenzialmente più rilevante degli ultimi anni, che riguarda un attore con una forza organizzativa molto consistente e distribuita
in modo più omogeneo nei diversi territori (si veda il Box 3 in appendice). Il raffor-zamento di questo nuovo soggetto potrebbe infatti accelerare la ristrutturazione del sistema di rappresentanza degli interessi portando alla riduzione di quella frammen-tazione che, come abbiamo visto, ne costituisce la connoframmen-tazione più rilevante, con le relative conseguenze in termini di responsabilizzazione e impegno nella creazione di beni collettivi.
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