8. I modelli di rigenerazione urbana
8.4 L A RIGENERAZIONE INTEGRATA
La rigenerazione integrata si basa soprattutto sul coinvolgimento delle risorse locali, inteso nel senso di coinvolgimento delle realtà esistenti sul territorio: gli abitanti, quindi, ma anche le associazioni culturali o comunque qualsiasi punto di aggregazione (parrocchie, palestre, circoli) presenti nella zona.
Lo scopo della rigenerazione integrata è, in genere, quello di risollevare un quartiere e i suoi abitanti dal degrado urbano, ma anche dal degrado sociale. Sovente queste politiche hanno anche di mira la lotta alla disoccupazione, alla micro-criminalità, all’emarginazione sociale.
Tali fini vengono realizzati in genere con ingenti investimenti pubblici, volti non solamente a modificare l’assetto urbano, ma anche, appunto, a intervenire direttamente sul degrado urbano che è anche degrado sociale. Si capisce che, in questo caso, è assai più facile fare affidamento su investimenti pubblici. Gli investimenti privati, se ci sono, provengono o da fondazioni o associazioni che sposano il progetto perché in linea con i propri scopi fondativi, oppure anche imprese commerciali, che però traggono un utile indirettamente (si pensi ad incentivi che possono ricevere dal Comune, oppure a un ritorno d’immagine).
Questa forma di rigenerazione può essere vista come solo incidentalmente urbanistica. Se infatti si marginalizza l’aspetto urbanistico, guardando ad esso
semplicemente come uno degli strumenti per realizzare lo scopo di miglioramento sociale (ma nemmeno il più rilevante) si può intendere che queste politiche non sono politiche urbanistiche, ma politiche sociali che hanno una ricaduta urbanistica.
Per questo motivo, queste politiche sono state oggetto, già dalla metà degli anni ’80, di interventi e forti incentivi da parte dell’Unione Europea. Il Trattato
dell’Unione Europea, infatti, non contempla alcuna competenza comunitaria in ambito urbanistico: tuttavia, se si guarda appunto a queste politiche come politiche sociali, chiaramente in questo caso non vi è alcun abuso di attribuzione da parte dell’Unione. L’Unione Europea ha varato, per favorire queste politiche, programmi integrati come Urban (1994-1999) e Urban II (2000-2006). In questi programmi la rigenerazione urbana andava di pari passo con la rigenerazione sociale84.
Questi programmi però sono stati profondamente rivisti. Il programma, per così dire, “erede” di quelle esperienze, ossia l’Urban innovative actions (UIA) finanzia ugualmente progetti urbani, ma essi sono meno specificamente puntati sugli aspetti urbanistici, benché, naturalmente, essi non siano certo esclusi a priori.
In direzione non dissimile si è andati anche in ambito nazionale. Il D.M. 8 ottobre 1998 dell’allora “Ministero dei lavori pubblici” (oggi: Ministro delle
84 Si prenda, ad esempio, il progetto presentato dal Comune di Carrara e approvato dalla Commissione Europea nell’ambito del programma Urban II. In esso ci si propone di «stimolare una rigenerazione economica e sociale dell’area attraverso diverse misure che includono l’adozione di attività di formazione, di attività per il miglioramento dell’ambiente fisico, azioni per il miglioramento dell’ambiente lavorativo e varie misure per promuovere l’inclusione, soprattutto nel mondo del lavoro, dei gruppi più emarginati.» La prima priorità però indicata è la “riurbanizzazione pluri-funzionale ed eco-compatibile degli spazi urbani”. Seguono “imprenditorialità e promozione turistica e culturale” e le “strategia di lotta contro l’esclusione e la discriminazione”. Da notare il fatto che l’aspetto urbanistico è appena accennato negli scopi generali, ma è la prima priorità indicata.
Pubblica amministrazione
I MODELLI DI RIGENERAZIONE URBANA
infrastrutture e dei trasporti”) ha definiti per la prima volta i PRUSST, ossia Programmi di Riqualificazione Urbana e Sviluppo Sostenibile del Territorio. Questi programmi hanno lo scopo di realizzare interventi mirati di riqualificazione delle infrastrutture, sempre avendo di mira la riqualificazione dell’ambiente ma soprattutto del tessuto socio-economico degli ambiti territoriali interessati85.
Quasi tutti questi programmi prevedono la partecipazione degli abitanti del quartiere da rigenerare, sul presupposto che la loro collaborazione sia essenziale alla riuscita del progetto86. Tuttavia, col passare del tempo gli
entusiasmi iniziali si sono affievoliti nella misura in cui il dialogo tra la base e il vertice del potere cittadino si è fatto più arduo, in un quadro di generale crisi della rappresentanza democratica che però, a livello locale, si è fatta sentire in modo meno intenso.
In sostanza, la rigenerazione integrata rappresenta una sfida particolarmente difficile e lunga, che pochi amministratori sono disposti a raccogliere.
Naturalmente non mancano esempi di rigenerazione proposta dal basso87,
ma sono sporadici; non va dimenticato che i problemi di comunicazione dall’alto
85 Così il D.m. 8 ottobre 1998, all’art. 2 che descrive gli obiettivi del programma:
«a) la realizzazione, l'adeguamento e il completamento di attrezzature, sia a rete che puntuali, di livello territoriale e urbano in grado di promuovere e di orientare occasioni di sviluppo sostenibile sotto il profilo economico, ambientale e sociale, avuto riguardo ai valori di tutela ambientale, alla valorizzazione del patrimonio storico, artistico e architettonico, e garantendo l'aumento di benessere della collettività;
b) la realizzazione di un sistema integrato di attività finalizzate all'ampliamento e alla realizzazione di insediamenti industriali, commerciali e artigianali, alla promozione turistico- ricettiva e alla riqualificazione di zone urbane centrali e periferiche interessate da fenomeni di degrado.»
86 Questo il significato della c.d. “Dichiarazione di Toledo”, ossia il documento “Sulla
rigenerazione urbana integrata e il suo potenziale strategico per uno sviluppo urbano più intelligente, sostenibile e inclusivo nelle città europee, scaturito dalla riunione dei Ministri Ue responsabili dello sviluppo urbano”,
tenuta a Toledo il 21-22 giugno 2010. Sul punto, v. A. BIANCHI, questione urbana e rigenerazione, in Rivista economica del mezzogiorno, fasc. 3, 2014, p. 663-664.
87 Ad esempio, nel 2016 è stato avanzato a Matera, col patrocinio della Regione Basilicata, il progetto CAST (cittadinanza attiva per lo sviluppo sostenibile del territorio) che avanzava “una proposta dal basso per il riuso di edifici e spazi pubblici dismessi”. Il progetto è stato promosso da un circolo locale.
verso il basso sono altresì più duri in direzione opposta, ossia dalla cittadinanza attiva alle istituzioni.