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La rigenerazione urbana: un esempio e una possibile definizione

Dall’analisi di termini per così dire affini alla rigenerazione urbana, come si è visto nei precedenti paragrafi, si può adesso avere uno sguardo più chiaro su quella che appariva come una confusa tavolozza di colori simili.

Si è vista la definizione della Royal Institution of Chartered Surveyors (“Il

processo per invertire il decadimento economico, sociale e fisico delle città, una volta raggiunta la fase dove le forze di mercato da sole non sono sufficienti” ) e quella del regolamento

per l’utilizzo dei beni comuni del Comune di Bologna sono definiti interventi di rigenerazione (“interventi di recupero, trasformazione ed innovazione dei beni comuni,

partecipi, tramite metodi di co-progettazione, di processi sociali, economici, tecnologici ed ambientali, ampi e integrati, che complessivamente incidono sul miglioramento della qualità della vita nella città”).

Queste definizioni, per quanto sicuramente più accurate dei tentativi visti in precedenza e che ben distinguono la rigenerazione da fenomeni simili, ancora non sono soddisfacenti, perché si basano su una elencazione di interventi e di finalità senza però aggredire l’oggetto principale della rigenerazione.

Prima di fornire una definizione più compiuta, è opportuno osservare e analizzare un emblematico caso di rigenerazione urbana. Si tratta di uno dei più imponenti casi di rigenerazione urbana che si siano verificati, sia per dimensioni che per impatto che per durata. Si tratta della rigenerazione dei quartieri di Docklands a Londra.

I Docklands erano un quartiere legato al porto fluviale di Londra sul Tamigi (letteralmente “terre di attracco”). Tale quartiere, a Est rispetto alla City e spesso confuso col quartiere di East End57, ha visto il suo sviluppo come

quartiere portuale intorno al XIX secolo, in particolare con l’età Georgiana e Vittoriana58.

Dopo uno sviluppo del porto fluviale fino alle soglie della Seconda guerra mondiale, i Docklands hanno poi perso importanza, soprattutto con l’avvento e la diffusione dell’uso dei container per il trasporto di merci via nave che hanno portato a preferire punti di scarico più ampi e vicini al mare del Nord59.

La sfida è stata quella di garantire trasporti efficienti e veloci che collegassero i Docklands al centro di Londra, in modo da affermare una nuova identità di quartiere come business center. Per fare questo, la municipalità creò una commissione apposita, la London Docklands Development Commission

57 In realtà il quartiere di East End si trova immediatamente confinante con la City ed è estremamente più antico (già nel Medioevo se ne ha testimonianza) mentre il quartiere di Docklands, che indubbiamente tocca l’East end a Ovest e si confonde con esso nella parte più occidentale, è estremamente più recente.

58 In precedenza, in età romana e medioevale, il porto era proprio presso la City, e solo successivamente venne spostato più a est. La prima data certa, in merito, è il 1696, anno di costruzione del Greenland Dock presso Rotherhithe, il primo molo di quello che saranno poi i Docklands.

59 J. BENTLEY, East of the City: The London Docklands Story, Londra, Pavilion Books Limited, 1997.

LA RIGENERAZIONE URBANA: UN ESEMPIO E UNA POSSIBILE DEFINIZIONE

(LDDC) nel 1981, col compito di definire il nuovo layout del quartiere e favorirne lo sviluppo60.

L’attività rigenerativa si è mossa in tre direzioni: da un lato, i trasporti, da un altro il branding e da un altro lato ancora con misure di politica urbanistica vera e propria.

Piuttosto isolati, con le ferrovie che giravano intorno al quartiere anziché attraversarlo, i Docklands erano difficilmente raggiungibili. A partire dagli anni ’80 è stata realizzata una ferrovia leggera, la Docklands Light Railway (DLR) che attraversava i Docklands con un tracciato a croce. In seguito, il quartiere è stato raggiunto anche dalla metropolitana con la costruzione della linea Jubilee. Infine, il quartiere si è dotato di un aeroporto, ossia l’aeroporto di London City, che è il più vicino al centro della città, distando poche miglia dalla City, e che per questo motivo ha fin da subito individuato i businessman come proprio target commerciale. Infine, sono stati costruiti degli assi viari di notevole ampiezza che attraversano i Docklands61. Per tutti questi motivi, il quartiere dei Docklands,

dall’essere difficilmente raggiungibile era diventato uno dei quartieri più raggiungibili di Londra.

La LDDC si era mossa anche sotto il profilo del branding, puntando a esaltare l’idea di un quartiere a cavallo di un’ansa del Tamigi, e per di più percorso da moltissimi canali artificiali. Negli anni ’80 la città era tempestata di pubblicità dei nuovi quartieri di Docklands, con slogan (“It will feel like Venice and work like New York,”) che puntavano a esaltare il fatto che i Docklands rappresentavano un impressionante hub commerciale situato in un gradevole intrico di canali62. Il quartiere segnò altresì una propria identità architettonica

con le costruzioni di edifici nuovi, spesso provenienti dalla matita di architetti di fama, come Norman Foster che ha lavorato alle torri di South Quay Plaza. Vanto della LDDC è stato la rigenerazione della Isle of dogs, che ha portato alla

60 B. EDWARDS, London Docklands: Urban Design in an Age of Deregulation, Oxford, Butterworth- Heinemann Ltd., 1992.

61 J. BENTLEY, cit. 62 J. BENTLEY, cit.

realizzazione della attuale Canary Wharf63, una enorme area di oltre un

chilometro quadrato dove hanno trovato sede molti grattacieli, per ospitare le sedi di quasi ogni più rilevante e facoltosa compagnia multinazionale esistente al mondo, così da fare della sede a Canary Wharf una vetrina irrinunciabile. Canary Wharf è anche attraversata dalla DLR in superficie e da una fermata della linea Jubilee in sotterranea (peraltro il disegno di questa fermata ha fruttato all’architetto Norman Foster numerosi premi e riconoscimenti)64.

Ultima, e forse decisiva, la spinta data dalle politiche urbanistiche. In piena epoca Tatcheriana, furono previsti sia considerevoli sgravi fiscali, sia zone (enterprise zone) nelle quali praticamente non si richiedevano licenze particolari per aprire una attività. Questa caratteristica, resa agevole dal fatto che a portare avanti la rigenerazione c’era la mano pubblica, ha segnato la differenza con numerosi tentativi falliti da parte dei privati65. Alla metà degli anni ’90, più di

80.000 persone vivevano ora nei Docklands66.

Parallelamente a questa migrazione verso i Docklands c’è stata una emigrazione dagli stessi Docklands della working class lì residente, composta sia da inglesi che da persone originarie del Bangladesh, i quali si sono visti di fatto scacciati dal sorgere di un quartiere sempre meno vicino ai loro standard67.

Altre voci critiche si sono levate sugli effetti di questa rigenerazione, muovendo l’accusa di non avere favorito il lavoro locale, ma di aver piuttosto richiamato lavoratori stranieri, e di avere, con la deregulation propria delle

enterprise zone, favorito la disgregazione del quartiere piuttosto che la sua

63 Letteralmente “molo canarino” o “molo delle Canarie”. Questo in quanto qui aveva sede la Fruit Lines Ltd., che importava frutta dal mediterraneo e dalle Canarie. A loro volta, la Canarie erano state così chiamate perché pare fossero popolate da molti cani. Nel volume Survey of London:

Volumes 43 and 44, Poplar, Blackwall and Isle of Dogs (London County Council, London, 1994,

pp. 284-300) viene sottolineato questo curioso parallelismo, dato che Canary Wharf sorge nella cosiddetta “Isle of Dogs”.

64 New Connections: New Architecture, New Urban Environments and the London Jubilee Line Extension. London, Royal Academy of Arts, 2000.

65 B. EDWARDS, cit. 66 J. BENTLEY, cit., p. 57-58.

67 J. EADE, Reconstructing Places: Changing Images of Locality in Docklands and Spitalfields, in J. EADE , Living the Global City: Globalization as a Local Process, Londra, Routledge, 1997, pp. 127-145.

LA RIGENERAZIONE URBANA: UN ESEMPIO E UNA POSSIBILE DEFINIZIONE

coesione68. E ciò (sottolinea Brownhill) come il portato della rinuncia a una

logica di pesi e contrappesi, in favore di una spinta decisa in una direzione. Tuttavia, non si può negare che quella dei Docklands sia una delle rigenerazioni urbane di maggior successo di tutto il ventesimo secolo69.

Le caratteristiche peculiari della rigenerazione urbana dei Docklands che qui interessano sono gli elementi dell’approccio integrato che è stato scelto.

Forte presenza e guida dell’autorità pubblica di tutti i processi rigenerativi Definizione di un progetto economico per l’intera area di concerto con gli investitori privati

Misure di politica urbanistica utilizzate per favorire al massimo la realizzazione della rigenerazione in forma efficiente e sostenibile, in particolare attraverso una rete di trasporti più efficiente.

L’effetto della rigenerazione dei Docklands è stato, prima che edile, sociale: un quartiere degradato e inutile ha letteralmente mutato la sua popolazione. Chi è rimasto, ha dovuto adeguarsi a nuovi standard di vita, a un vicinato diverso, in poche parole a una vita di quartiere molto diversa. Sebbene non fossero volute le conseguenze più deteriori di questo approccio (il malumore e il senso di straniamento degli abitanti rimasti), certamente era voluta la modifica della composizione sociale del quartiere.

In sostanza, la rigenerazione attiene al cambiamento della città o parte di essa, e coinvolge sempre (in misura maggiore o minore) la struttura sociale, ma più in generale i comportamenti sociali. La modifica dei comportamenti sociali è indispensabile a modificare le caratteristiche del quartiere, posto che ogni quartiere è caratterizzato principalmente da chi lo abita e dalle attività di chi vi si reca durante il giorno o la notte.

Un altro importante punto consiste nella necessaria guida dell’ente pubblico. Non è necessario che l’impulso iniziale parta dall’ente, ma per le

68 S. BROWNHILL, cit., p.32.

69 B. LANE, Connection to the World. The London Docklands as a Model of Transport and an

modifiche urbanistiche è indispensabile il suo contributo e fortemente consigliata un suo ruolo di guida e regolazione in tutte le fasi dell’intervento.

Si offre quindi questa definizione di rigenerazione urbana:

Le attività di matrice urbanistica70 volte al cambiamento della città o

parte di essa al fine di creare un valore economico-sociale nuovo. Tali attività vengono esercitate necessariamente insieme ai privati e si compongono di interventi di riqualificazione urbana che implicano la modifica localizzata dei comportamenti sociali.

70La “matrice urbanistica” va però intesa in senso evolutivo, ovvero una volta accettati gli aspetti definiti infra che, si anticipa, hanno il senso di ampliare il concetto stesso di urbanistica.