Giungiamo così nello scorrer degli anni al secondo conflitto mondiale che inevitabilmente portò gravi sofferenze alla regione, sia legate alla distanza dai centri di governo, sia legate all’isolamento geografico, quindi alle difficoltà sempre maggiori per i rifornimenti, anche se risolti grazie ai cosiddetti “imboscatori” del mercato nero di Cagliari e Sassari. L’isola soffrì dunque, forse più che altrove, una grave crisi economica durante il periodo della guerra. Tempi in cui, l’opera di controllo e prevenzione dei crimini veniva affidata ad un organico di forze dell’ordine ridotto e con mezzi scarsi, come evidenziato da un rapporto del gruppo Carabinieri di Nuoro, del 1944, inviato al prefetto Palmara. In esso veniva evidenziata la drammatica situazione di crisi in cui versava la società e le stesse forze dell’ordine. Un’Arma ridotta insomma sia nel numero che nei mezzi, con personale “mal calzato” ed uniformi logore dall’uso. Cavalli inutilizzabili perché malnutriti, e comandi privi persino di autovetture, autocarri o motociclette. In questa situazione sarebbe risultata difficile l’opera di prevenzione che essi avrebbero dovuto assicurare. Per finire il comunicato richiedeva urgentemente la distribuzione di scarpe e, se possibile, anche di uniformi, perché, quelle in dotazione, davano discredito all’arma e abbattevano il morale già basso del personale. Inoltre affermava che,
morte anche dalle leggi militari di guerra, eliminazione peraltro già avvenuta in via ordinaria con legge 13 ottobre 1994, n. 58. Dunque, l'abolizione totale della pena di morte è ora stabilita a livello costituzionale.
benché l’ordine pubblico si manteneva ancor normale, una società dove vi era la mancanza di grassi alimentari, sapone, vestiario, calzature e molte altre cose indispensabili alla vita quotidiana, oltre al vertiginoso rialzo dei prezzi, avrebbero potuto scatenarsi, da un momento all’altro, in violente
manifestazioni di malcontento86. Questo veritiero quanto drammatico
rapporto illustra la situazione dell’isola alla fine del secondo conflitto mondiale. Dopo l’armistizio si tirarono le somme e il risultato fu che il banditismo era ancora la piaga da debellare, nonostante tutti gli sforzi sin li compiuti.
1.9 Il dopoguerra.
il dopoguerra vedeva la Sardegna in gravissime condizioni socio- economiche e, per ciò che riguarda l’ordine pubblico, si riscontrava ancora una situazione pessima. Cresceva la criminalità ed il numero di delitti, sempre più feroci, compiuti da bande che vivevano sulle montagne senza alcun timore delle forze dell’ordine che, come già detto, eran state ridimensionate, nel numero e nei mezzi, per far fronte alle esigenze della guerra. Aumentarono poi anche le stragi, un tempo episodi piuttosto rari, ora sempre più comuni invece. Inoltre i banditi potevano ora disporre di armi ereditate dalle operazioni belliche, dai fucili alle bombe a mano. Dura, lunga e faticosa era poi l’opera di ricostruzione dell’isola e, ad essa, si accompagnavano improvvise furie omicide e spaventosi quanto cruenti fatti di cronaca. Tra il 1949 e il 1951 se ne verificarono tre in cui gruppi di banditi assaltavano corriere che trasportavano ingenti somme di denaro e le rapinavano, dopo averle bloccate per la strada con qualche stratagemma. In ognuno dei tre episodi vi furono scontri a fuoco tra
86
Relazione del gruppo carabinieri di Nuoro al prefetto Palmara (25 novembre 1944) tratta da: E. Corda, op. cit., Rusconi ed., Milano, 1985, p. 181.
carabinieri e fuorilegge. Nella rapina al furgoncino della società Flumendosa, del 1949, morirono quattro carabinieri, e un quinto, dopo aver perso la vista, morirà successivamente. Analoga la rapina del settembre del ’50 a Nuoro messa in atto da circa venti fuorilegge armati di mitra, ai danni di un’auto dell’Ente Americano per la Lotta alla Malaria
(ERLAAS)87 che trasportava circa un milione e mezzo di lire: stipendio dei
dipendenti della società stessa. Anche qui i banditi, uccisero tre carabinieri, e ferirono altri due uomini, l’autista e un altro milite, sparando all’improvviso contro l’auto di scorta. Poi ancora nel ’51, son tre i carabinieri morti e tre i feriti, in un ennesima rapina messa in atto ai danni di una corriera delle “Autolinee Selas”, nella zona tra Dorgali e Baunei. Assistiamo dunque ad un evoluzione delle tecniche e dei mezzi utilizzati dai criminali. A ciò si accompagnano comunque episodi degni dei così detti “eroi” della macchia ottocenteschi, caratterizzati da spavalderia e sfrontatezza o “balentia” in dialetto. Ricordiamo a proposito i fatti verificatisi ad Orgosolo nel 1950, quando, la mattina del 13 aprile appari’ una scritta sulla facciata della chiesa del paese. Essa diceva: <<ecco le
spie>>88 e, a seguire i nomi di venticinque condannati a morte. E così fu,
perché, nonostante gli sforzi di popolazione civile e forze armate per evitare la scia di delitti preannunciata, i banditi riuscirono comunque a portare a termine il loro piano uccidendo tutte e venticinque le persone
che erano apparse su quel muro89. Era questo un avvenimento senza
precedenti, anche perché nel 1950 non si usava scriver sui muri minacce o slogan politici e, di particolare gravità era la qualifica attribuita a quei venticinque nomi, identificati come spie: qualifica ancor oggi tra le più
87
Erlaas: Ente Regionale per la Lotta “Anti-Anofelica” in Sardegna. Nasce il 12 aprile 1946 dalla Regione Sardegna e dalla Fondazione Rockefeller.
88 A. De Murtas, “E per anni la firma di rapine e delitti fu appannaggio dei fratelli Tandeddu, La
Nuova Sardegna, 17 luglio 2000. Cfr. pag. 186.
89
imperdonabili ed infamanti. Dopo questi fatti sorse a Orgosolo un “Comitato Civile per il Progresso del Paese” che aveva il compito di vigilare sulla tranquillità della comunità, evitar qualsiasi motivo di contrasti ed evitar nuovi picchi di criminalità. Riprenderanno anche i sequestri di persona. Il primo del dopoguerra verrà perpetrato ai danni di un proprietario terriero di Gavoi, Gavino Daddi, il quale sarà comunque liberato in breve tempo, grazie a un gruppo di abitanti di Gavoi, che organizzarono nelle campagne una battuta alla ricerca dell’uomo. Più tardi, il 5 novembre 1953 si registra un altro sequestro, questa volta a Cagliari, in pieno centro e dinanzi a vari testimoni. Ne è vittima un ingegnere cagliaritano nonché imprenditore edile, tale Davide Capra, che sfortunatamente morirà pochi giorni dopo il sequestro durante un conflitto a fuoco tra banditi e carabinieri nella zona di Orgosolo. Intanto, nel
dicembre 1953, ancora una volta, tre rappresentanti isolani: Lussu90,
Monni e Spano, presentarono una mozione su cause e rimedi contro il fenomeno banditismo. La mozione, accettata dal ministro Fanfani mirava a porre rimedio al brigantaggio usufruendo delle leggi esistenti, migliorando i servizi di prevenzione e controllo, senza però ricorrere a misure drastiche
90
Emilio Lussu: nato ad Armungia (Sardegna) il 4 dicembre 1890 e morto a Roma il 5 marzo 1975. Si laureò in giurisprudenza all’Università di Cagliari. Partecipò alla prima guerra mondiale come ufficiale della Brigata Sassari. Qui nacquero in lui le prime idee autonomistiche, sulla scia dei pensatori meridionalisti. Nel 1919 aderì al Movimento dei Combattenti e l’anno successivo fu uno dei promotori del Partito Sardo d’Azione, di cui divenne uno dei più fascinosi leader. Suoi sono molti articoli sul giornale ufficiale del partito, “Il Solco”, ma collaborò anche a “Riscossa sardista”, “Quaderni di Giustizia e Libertà”, “Il Ponte” e “Belfagor”. Eletto deputato nel 1921 e nel 1924, all’avvento del fascismo, ne fu accanito oppositore. Il 31 ottobre 1926, aggredito nella sua casa a Cagliari da squadracce fasciste, sparò, uccidendo uno dei suoi aggressori. Sottoposto a processo, fu assolto per legittima difesa, ma una speciale commissione fascista lo condannò a cinque anni di deportazione. Inviato a Lipari, riuscì ad evadere e a riparare in Francia insieme a C. Rosselli e F. Nitti. In Francia si unì ad altri antifascisti, fra i quali G. Salvemini, ed aderì al movimento “Giustizia e Libertà”. Rientrato in Italia dopo l’8 settembre 1943 aderì al Partito Socialista Italiano. Ministro sotto il governo Parri e nel primo Gabinetto De Gasperi. Rieletto deputato nel 1946, divenne senatore di diritto nella prima legislatura repubblicana, fu ancora eletto senatore nella II, III e IV legislatura. Nel 1964, con la scissione all’interno del P.S.I. aderì al nuovo Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria, di cui fu uno dei maggiori esponenti. Nel 1968 si ritirò dalla vita politica.
di prevenzione e azioni di polizia come era accaduto in passato. Inoltre Fanfani riconobbe il fatto, contestato dalla mozione, che nell’isola venivano inviati funzionari di giustizia incompetenti o a scopi punitivi, quindi poco motivati, e ciò avveniva in particolare nella zona del nuorese. Questa una delle cause principali del gran disordine giudiziario e amministrativo del luogo. Il 1953 fece così segnare un decremento dei fatti criminosi. Fu questo solo un caso probabilmente, se andiamo ad analizzare i dati relativi ad alcuni anni più tardi. È il 1956, infatti che fa registrare 128 omicidi, 21 sequestri di persona, 191 rapine: dati strabilianti valutando il fatto che tutto ciò proveniva da una popolazione di appena 1 milione di abitanti. Così fu anche nel decennio successivo, dal ’57 al ’67, quando 400 furono gli omicidi e 33 i sequestri di persona, a testimonianza ciò di una totale crisi dell’ordine pubblico. Così nel 1967 il governo, stanco di tale situazione, inviò sull’isola un gran numero di uomini della celere e di carabinieri, aumentò la costruzione di caserme e crebbero i rastrellamenti nelle campagne e nei boschi. Un gran spiegamento di forze dunque, che dava la parvenza di una vera e propria spedizione coloniale. Il ministro dell’interno Taviani, affermò che la lotta alla criminalità fosse particolarmente ardua in Sardegna a causa delle endemiche condizioni del territorio, favorevole alle attività criminose, e a causa di un economia ancora troppo arretrata rispetto al resto d’Italia, senza contare poi la radicata diffidenza della popolazione isolana verso ogni qualsivoglia nuovo provvedimento governativo adottato. Anche il Presidente della Repubblica
Saragat91 intervenì, in seguito all’uccisione ad un posto di blocco di 3
91
Nato a Torino il 19 settembre 1898 da una famiglia di origine sarda, di stirpe catalana, e morto l’11 giugno 1988. Laureato in Scienze economiche e commerciali. Nel 1922 si iscrive al Partito socialista unitario e nel 1925 diviene membro della direzione. All’avvento del regime fascista è costretto ad riparare in Austria e poi in Francia. Rientrato in Italia nel 1943, è arrestato, ma riesce ad evadere e riprende l’attività clandestina del Partito socialista italiano di unità proletaria, che lo elegge membro dell’esecutivo. Ministro senza portafoglio per il 1 Governo Bonomi, nell’aprile 1945 è nominato ambasciatore d’Italia a Parigi, dove partecipa, con De Gasperi, alla Conferenza per la pace. Nel gennaio 1947 fonda il Partito socialista dei lavoratori italiani (poi Partito socialista democratico italiano), di cui diventa segretario
carabinieri, con un accorato discorso indirizzato in particolare ai giovani Sardi. Invitava loro a vincere e lottare contro la paura, la resistenza dell’ambiente, i pregiudizi, gli interessi inconfessabili. Tutti elementi che si ponevano da ostacolo allo sviluppo reale e materiale dell’uomo. Invitava dunque la società ad opporsi a tale stato di cose e bandire per sempre la “mala pianta della delinquenza”.