• Non ci sono risultati.

Simultaneità assoluta nello spazio-tempo relativistico

Il teorico A può difendere l’esistenza di un piano di simultaneità attraverso due mosse teoriche: la prima consiste nel rifiutare il criterio dato da Einstein per stabilire la simultaneità tra eventi; la seconda consiste nel sostenere che anche nello spazio-tempo di Minkowski ci possa essere posto per un piano di simultaneità assoluta senza che questo entri in contrasto con i principi della teoria.

Bisogna per prima cosa precisare che più che di simultaneità assoluta è qui più corretto parlare di un piano di simultaneità privilegiato, intendendo con tale termine un piano di simultaneità che, diversamente dagli altri, abbia il ruolo di dettare la divisione tra presente, passato e futuro. Il teorico A beneficerebbe dell’esistenza di un tale piano di simultaneità privilegiato, il quale potrebbe fare da base per lo scorrere del tempo e del divenire, e che niente impedisce che possa coincidere col piano di simultaneità di un particolare sistema di riferimento. Naturalmente il teorico A dovrà portare delle motivazioni a favore dell’esistenza di questo piano.

Bourne (2006) offre la mossa tradizionale per rifiutare il criterio per la simultaneità scelto da Einstein:

“Einstein sostiene che finché non si può dare una definizione della simultaneità che ci fornisca un metodo per stabilire se due eventi sono simultanei o meno, ogni enunciano che utilizzi il concetto di simultaneità è privo di significato. Ma, …, [questa proposta] sembra basarsi su una teoria verificazionista del significato; e il verificazionismo è, se non morto, quantomeno decrepito” (pag. 172)

Il verificazionismo è, in breve, quella posizione in filosofia del linguaggio per la quale il significato di una proposizione è il metodo della sua verificazione35. È intuitivamente chiaro perché, in un’ottica verificazionista, se non si dispone di un

34

Per un elenco più esaustivo e per delle considerazioni su come il presentista potrebbe sfruttare a suo vantaggio le teorie della relatività generale e della gravità quantistica si veda Baron (2017).

35

“L’idea che lo slogan citato vuole esprimere è che, per essere autorizzati a dire che si comprende un enunciato, bisogna essere capaci, almeno in linea di principio, di stabilirne il valore di verità, e che i modi in cui se ne può stabilire il valore di verità costituiscono nel loro insieme il significato dell’enunciato in questione” (Casalegno 1998, pag. 303)

124

criterio per stabilire – cioè verificare – quando due eventi siano simultanei, allora gli enunciati che parlano di relazioni di simultaneità non hanno significato. Tuttavia, come fa notare giustamente Bourne, il verificazionismo è diventato ormai una teoria insostenibile in filosofia del linguaggio. Egli propone36 invece di comprendere la simultaneità a partire dagli enunciati tensionali al presente e dalla congiunzione logica: il concetto di simultaneità deriva dalla comprensione di due o più enunciati al presente e dal comprendere il significato della loro congiunzione. Questo è, sostiene Bourne, un modo più semplice e intuitivo di intendere la simultaneità, sicuramente anche più vicino a come il termine è utilizzato nel linguaggio comune. Una volta che si è rinunciato alla concezione verificazionista della simultaneità diventa più facile per il presentista difendere l’esistenza di una simultaneità assoluta anche nella relatività speciale:

“La questione diventa allora la seguente: la teoria della relatività speciale è strana – nessuno lo nega – ma cosa è più strano: il fatto che non ci siano eventi assolutamente simultanei, o il fatto che non si possa sapere quali eventi lo sono? In effetti, la questione epistemologica non è poi così strana: non è poi così sorprendente che non si possa rilevare un sistema di riferimento privilegiato se le misurazioni per stabilire la simultaneità si svolgono nel modo descritto da Einstein. Entrambe le interpretazioni, però, sono empiricamente equivalenti e perfettamente compatibili col nucleo della relatività speciale” (Bourne 2006, pag. 181)

La difesa più lunga e dettagliata di questa posizione si trova forse in un corposo articolo di Zimmerman, intitolato “Presentism and the space-time manifold” (2011). Egli parte dalla conclusione di PR per la quale presentismo e relatività sarebbero incompatibili; essendo la relatività una teoria fisica con un ampio numero di prove a suo carico, è quella che va conservata mentre sarà il presentismo ad essere abbandonato. Zimmermann si domanda secondo quale criterio il presentismo dovrebbe essere incompatibile con la relatività. Il criterio da lui preso in considerazione è il seguente: una teoria è incompatibile con la relatività speciale se attribuisce alla varietà37 quadrimensionale dello spazio-tempo di Minkowski un’ulteriore struttura intrinseca rispetto a quella propria della teoria.

36

Bourne (2006, pag. 175-176)

37

La varietà è un concetto matematico che indica, approssimativamente, un insieme di punti tra i quali intercorrono relazioni proprie di uno spazio geometrico.

125

In questo senso bisogna allora chiedersi: postulare in aggiunta allo spazio-tempo di Minkowski un piano di simultaneità assoluta – e quindi un sistema di riferimento privilegiato – significa andare a modificare la struttura intrinseca dello spazio-tempo della relatività speciale? In prima istanza la risposta sembrerebbe ovviamente “Sì”, ma le cose non sono così scontate.

Ad esempio, alcuni fatti contingenti dell’universo potrebbero determinare un sistema di riferimento privilegiato senza che ciò sia di per sé in contrasto con la relatività speciale.

“L’idea è in sostanza questa: non costituisce un crimine verso lo spazio-tempo di Minkowski postulare dei fenomeni contingenti che hanno come risultato quello di distinguere un sistema di riferimento da tutti gli altri, ma ciò non si può fare, compatibilmente con la relatività speciale, è porre delle leggi che governano un qualche fenomeno (sia esso fisico o metafisico) che invocano direttamente un sistema di riferimento privilegiato” (Zimmerman 2011, pag. 213)

In sostanza, fintanto che la scelta di un sistema di riferimento privilegiato è derivata da fatti contingenti dell’universo o da leggi fisiche che non lo richiedono direttamente esso non è in contrasto con la struttura dello spazio-tempo di Minkowski. Si tratterebbe piuttosto di un’aggiunta, la quale non nega le basi della relatività speciale.

Tra gli esempi portati da Zimmerman c’è quello di un eventuale centro di massa dell’universo: esso potrebbe determinare un sistema di riferimento che permette di foliare lo spazio-tempo:

“…il punto dell’esempio è che nessuno supporrebbe che questa ipotesi – ciò che l’universo abbia un centro di massa – sia inconsistente con la relatività speciale, nonostante il fatto che renda una foliazione della varietà privilegiata rispetto alle altre” (2011, pag. 210)

Il presentista potrebbe a questo punto sostenere di trovarsi nella stessa situazione. L’aggiunta di una simultaneità assoluta potrebbe essere considerata come un’aggiunta, appunto, e non una forzatura alla struttura dello spazio-tempo in cui è formulata la relatività. Questa strategia teorica è possibile per due ragioni: la prima consiste nell’aver rifiutato la proposta verificazionista di Einstein riguardo il concetto della simultaneità,

126

potendo così parlare di una simultaneità assoluta indipendentemente dalla nostra possibilità di averne un riscontro empirico diretto; la seconda è che il parlare di un piano di simultaneità assoluta non implica un ritorno allo spazio-tempo neo-newtoniano. Come spiega efficacemente Zimmerman:

“Dopotutto, le ragioni che ho esposto per essere un teorico A non costringono il presentista a identificare la foliazione privilegiata con quella di un sistema di riferimento inerziale, tantomeno con quella di un particolare sistema di riferimento inerziale. Potrebbe essere un fatto necessario, rispetto a ogni punto dello spazio-tempo, che esso sia incluso in un piano di simultaneità A-teoretico invece che in un altro: ma l’effettivo ‘angolo’ col quale la varietà è tagliata dai diversi [piani di] eventi co-presenti, e anche se questi piani siano piatti, tutto ciò può essere visto come profondamente contingente” (2011, pag. 211)

Se queste argomentazioni sono valide, la compatibilità tra presentismo e relatività speciale può a tutti gli effetti dirsi salva. Tuttavia, si pone un dilemma per il presentista: se la foliazione privilegiata che fa da supporto al passaggio del tempo e al divenire è legata a fattori contingenti dell’universo (come, per esempio, la distribuzione della materia), allora anche il passaggio del tempo stesso viene ad essere un fatto contingente: ma è una concezione metafisica coerente quella che vede il passaggio del tempo come una caratteristica contingente della realtà? Ha senso sostenere che il divenire, qualcosa che sembrerebbe dover riguardare la realtà in se stessa, dipenda da una caratteristica particolare interna ad essa? Per evitare questa deriva, il presentista potrebbe sostenere che la foliazione privilegiata che gli interessa non si appoggia su nessuna caratteristica contingente dell’universo; quello era soltanto un paragone per mostrare come la presenza di una foliazione privilegiata fosse compatibile con lo spazio-tempo di Minkowski. La foliazione di cui ha bisogno il presentista sarebbe allora una semplice aggiunta ulteriore. Ma in questo caso si incontrerebbe l’altro corno del dilemma: per evitare che ci sia un contrasto con la relatività in quanto teoria fisica, il presentista dovrebbe sostenere che la foliazione di cui ha bisogno non intervenga in nessuna spiegazione di un fenomeno fisico, poiché per essi è sufficiente la relatività speciale e poi generale (le quali, come sappiamo, si basano sulla relatività della simultaneità). Se però non aiuta a descrivere nessun fenomeno fisico, perché postulare tale foliazione?

Ci sono diversi modi in cui il presentista può rispondere a questo dilemma. Vediamoli uno ad uno.

127

Primo: abbracciare senza riserve l’ipotesi per la quale il passaggio del tempo e del divenire siano fenomeni (a questo punto il termine “fenomeno” non sarebbe del tutto improprio) contingenti. Si tratta di un’opzione rischiosa poiché, appunto, il passaggio del tempo verrebbe concepito come un fenomeno, e abbiamo visto quale lunga serie di problemi comporta tutto ciò. Uno su tutti, il presentista dovrebbe spiegare perché l’esistenza di una foliazione privilegiata spinga più verso una teoria A che verso una teoria B; in altre parole, si dovrebbero fornire dei motivi per i quali questa contingente foliazione privilegiata debba essere concepita come quella che regge il passaggio del tempo nel mondo fisico.

Secondo: il presentista potrebbe sostenere che il passaggio del tempo non è qualcosa di contingente, ma che lo è di volta in volta il modo in cui si realizza. Ora potrebbe realizzarsi grazie al centro di massa dell’universo, e successivamente grazie a un altro fenomeno fisico che permetta di identificare una foliazione privilegiata. Questa opzione necessita naturalmente di una robusta argomentazione metafisica alla base, per motivare la scelta di concepire il passaggio del tempo in tal modo; non è una cosa facile, perché il rischio di una costruzione ad hoc è dietro l’angolo.

La terza opzione è una via di mezzo tra le prime due: sostenere che il passaggio del tempo non sia contingente ma che, per contingenza, coincida con una foliazione privilegiata individuata dalla fisica. Di queste prime tre possibilità per il presentista questa è forse la più problematica. Dovrebbe spiegare sia a cosa sia dovuta questa coincidenza, sia cosa accadrebbe nel caso in cui essa venisse a mancare.

La quarta e ultima possibilità, forse la più promettente, è quella di vedere la foliazione privilegiata del presentista come una semplice aggiunta alla teoria della relatività. Questa aggiunta, è vero, non interviene nella spiegazione dei fenomeni fisici. D’altra parte, però, a meno che non si voglia abbracciare il fisicalismo più estremo – che sfocerebbe quasi in una tendenza scientista38 – non c’è nessuna particolare ragione per la quale solo ciò che intervenga nella spiegazione dei fenomeni fisici debba esser considerato reale; e questo tanto più se accettiamo che la relatività della simultaneità si basi su dei presupposti verificazionisti.

In generale, ognuna di queste risposte presenta delle problematiche o, più propriamente, la necessità di sviluppi ulteriori. Il compito del presentista è quello di spiegare perché, al di là della fisica, sia necessario concepire la realtà come sottoposta al

38

128

passaggio del tempo e al divenire. Tuttavia, il fatto che una teoria presentista possa difficilmente trovare sostegno direttamente dalla fisica non implica che vi sia incompatibile. L’argomento PR aveva come conclusione l’incompatibilità di relatività e presentismo. Vediamo qui come in realtà questa conclusione sia meno immediata di quanto non sembri.