Capitolo 5 La declinabilità didattica del Group-based Early Start Denver Model (G-
5.4 Il Group-Based Early Start Denver Model
5.4.5 Strategie di insegnamento
Affinché i bambini apprendano c’è bisogno che la loro attenzione sia rivolta alla “fonte” dell’insegnamento. Riuscire a gestire l’attenzione dei bambini nell’ambiente di gruppo significa, da parte del docente, di avere la capacità di divenire l’obiettivo principale dell’attenzione dei bambini, e/o riuscire ad indirizzare la loro attenzione verso i pari o i materiali.
Al fine di catturare l’attenzione die bambini con autismo, all’interno del G-ESDM è richiesto che l’adulto si trovi sempre in una situazione “faccia a faccia” con i bambini, e riesca, allo stesso tempo, ad avere accesso ai materiali coinvolti nell’attività senza lasciare il suo posto. I bambini, a loro volta, devono essere posizionati in modo tale da dirigere la loro attenzione verso l’adulto e verso i pari. In secondo luogo, gli adulti devono attirare l’attenzione dei bambini aumentando la portata comunicativa delle loro azioni o attività: ciò può essere fatto, per esempio, attraverso l’uso di movimenti divertenti e di espressioni facciali che rendano le attività più intense e “teatrali”.
Per facilitare l’attenzione condivisa, è importante che l’adulto diriga l’attenzione del bambino non solo su sé stesso ma anche agli altri bambini e all’attività didattica. Le attività, come accennato precedentemente, devono essere strutturate sulla base della sequenza antecedente-comportamento- conseguenza e al loro interno devono prevedere l’utilizzo di tecniche quali prompting, chaining, shaping, fading. Nel G-ESDM l’enfasi è posta sulla capacità dell’adulto di modulare i livelli di arousal dl bambino, aumentandoli quando non è interessato alle attività, abbassandoli quando sono eccessivamente alti. Un’ulteriore strategia risiede nella capacità dell’adulto di favorire le interazioni e la comunicazione tra i pari. Non a caso il G-ESDM nell’organizzazione del setting pone attenzione alla strutturazione di spazi che promuovano attività di gruppo tra bambini.
Un altro pilastro della filosofia del G-ESDM è che l’apprendimento è costruito nel contesto di interazioni positive tra insegnanti e alunni. I bambini, infatti, hanno maggiori probabilità di imparare da persone che mostrano sentimenti ed emozioni positive che si manifestano attraverso l’uso del corpo, della voce, delle espressioni del volto.
Nel G-ESDM gli adulti non hanno il compito di insegnare ai bambini, ma di costruire con loro esperienze di apprendimento. Ciò richiede una sintonizzazione e una responsività continue alla comunicazione, agli stati emotivi e ai sentimenti del bambino. Il comportamento del bambino dovrebbe essere riconosciuto in modo contingente anche quando non assume la forma di una comunicazione chiara in modo tale da rispondere adeguatamente. È importante, infatti, saper leggere le indicazioni che i bambini ci forniscono in
maniera inconsapevole al fine di utilizzarle per fornire ulteriori opportunità di apprendimento.
Uno dei ruoli più importanti per insegnanti e terapisti che operano attraverso il G-ESDM è quello di fornire continue opportunità per sperimentare e praticare l’uso della comunicazione. Un uso efficace della comunicazione richiede la padronanza di diversi elementi: capacità di articolare le parole, creare frasi grammaticalmente corrette, riuscire ad esprimere significati e usare il linguaggio per condividere significati e modellare le interazioni in un contesto sociale. I bambini usano la comunicazione verbale e non verbale durante gli scambi sociali per una serie di motivi diversi, come per esempio salutare, commentare, chiedere e condividere sentimenti. Poiché molti bambini con autismo sono inclini a usare il linguaggio principalmente per chiedere e protestare e hanno particolari difficoltà ad adattare la loro comunicazione al contesto sociale (Rapin & Dunn, 2003), nel G-ESDM si cerca di far utilizzare il linguaggio per molteplici funzioni comunicative, tra cui la richiesta, la protesta, il commento, l’etichettatura, la richiesta di aiuto, il saluto e l’imitazione delle parole degli adulti e della comunicazione non verbale.
Oltre allo sviluppo del linguaggio da parte del bambino il docente deve porre attenzione all’uso che fa del suo linguaggio. Nel G-ESDM la complessità della lingua deve adattarsi ai livelli e gli obiettivi linguistici del bambino. Questo si ottiene usando la “one up role” (Rogers & Dawson, 2010). Secondo questa regola, l’adulto dovrebbe usare frasi che sono di circa una parola più lunghe della frase tipica del bambino. All’interno di qualsiasi attività di gruppo, è probabile che l’adulto lavorerà con bambini con diversi livelli di comprensione e utilizzo della lingua. Pertanto, durante le attività di gruppo in cui partecipano bambini con diversi livelli di abilità linguistiche, l’adulto deve continuamente calibrare l’uso del linguaggio per andare incontro alle esigenze di ogni bambino.
Come per l’ESDM le attività di insegnamento si organizzano intorno ai giochi di attività condivisa. All’interno di queste attività bambino e adulto costruiscono insieme le opportunità di fare le cose insieme e di imparare da tali esperienze (Ratner & Bruner, 1978). Anche in questo caso i giochi di attività congiunta prevedono un svolgimento diviso in quattro fasi: configurazione, in cui il bambino sceglie l’attività e l’adulto segue l’iniziativa del bambino senza interferire; sviluppo del tema, il bambino e l’adulto partecipano ugualmente
all’attività scelta dal bambino, creando un tema che viene ripetuto alcune volte, fino a quando il tema è solido e viene stabilita una routine chiara, prevedibile e piacevole; vi è poi la fase di elaborazione, in questa fase, l’adulto introduce una variazione o un’elaborazione al tema affinchè il nuovo tema diventi oggetto di imitazione per il bambino; infine, c’è la fase di chiusura all’interno della quale l’adulto completa e termina l’attività in maniera chiara. In contesti di gruppo tali attività possono essere svolte tra pari sotto la guida dell’adulto che, in questo caso, deve essere abile a gestire i rapporti tra pari.
5.4.6 Favorire l’apprendimento attraverso la partecipazione sociale e