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2.5. Erogazione

2.5.3. Televisione

Arrivati a questo punto, si tratta di passare all’analisi della televisione come canale di erogazione del prodotto filmico. Nel fare ciò, occorre precisare che quando si studiano le dimensioni il mercato televisivo è complicato individuare il contributo che questo apporta all’industria cinematografica, in quanto è un mezzo esclusivo per il cinema (La Torre,

2006). Inoltre, anche in questo caso ci si trova dinnanzi a un settore che è in forte ristrut- turazione, con il passaggio alle Internet Tv64 e soprattutto con l’inserimento e il consoli- damento degli operatori Ott (su tutti i “big three”, ossia Netflix, Amazon e Hulu) nei mercati nazionali (Corvi, 2016). Se le risposte sembrano essere incerte, una delle dire- zioni che emergono con più chiarezza è verso il movimento di broadcaster televisivi, operatori Ott, società di telecomunicazioni e costruttori di dispositivi in un’ottica di con- vergenza (Zambardino, 2015). Similmente a quanto visto nel paragrafo precedente con l’Home Video, parlare di “televisione” oggi significa abbracciare un insieme di piatta- forme e modalità di fruizione di contenuti molto vasto, tanto da aver radicalmente tra- sformato la configurazione originaria del termine (Ulin, 2014).

In questo paragrafo ci si concentrerà su quella che viene definita televisione tradizionale, la quale comprende la televisione a pagamento (Pay Tv) e la televisione gratuita (Free Tv). A questi mercati generalmente si aggiunge quello pay-per-view (PPV), anche se ne- gli ultimi anni questa modalità di fruizione ha trovato una naturale convergenza con i già discussi servizi TVoD, con la sola differenza che il PPV richiede l’accesso condizionato a un orario stabilito dal gestore del servizio (Ulin, 2014). Sia che si parli di televisione gratuita o di televisione a pagamento, gli operatori che gestiscono tali servizi hanno il compito di fornire ai clienti una serie di contenuti multimediali programmati in modo tale da coprire l’arco di ogni giornata (Squire, 2016). Il principale aspetto che li contraddi- stingue è la modalità di erogazione dell’offerta: se per la trasmissione di opere audiovisive la Pay Tv richiede al consumatore di versare un abbonamento periodico, la Free Tv non necessita di alcun accesso a pagamento. A sua volta, la televisione a pagamento si distin- gue in basic Pay Tv, che comprende nell’offerta il solo pacchetto base di canali generalisti e/o tematici, e premium Pay Tv, che a fronte del pagamento un ulteriore somma di denaro permette ai consumatori di accedere a programmi e/o canali premium in aggiunta al pac- chetto base (Corvi, 2016).

Prima di andare a vedere i numeri che caratterizzano l’offerta di cinema in televisione nel territorio italiano, è necessario osservare come si configura il mercato televisivo negli

64 Con il termine Internet Tv, anche dette Online Tv, si fa riferimento alla visione di contenuti televisivi (film, fiction, eccetera) tramite internet, a prescindere dal tipo di dispositivo utilizzato (Corvi, 2016)

ultimi anni, in modo tale da conoscere le forze in campo e avere così tutti gli strumenti necessari per scoprire in quale modo la televisione italiana riesce a controllare l’industria cinematografica locale. Guardando alla Relazione Annuale 201665 sviluppata da AGI- COM, emerge in primo luogo che nel 2015 la quasi totalità della popolazione italiana ha avuto accesso alla televisione, con un tasso di penetrazione nella settimana precedente alla rilevazione pari al 96% (fra tutte, la piattaforma di gran lunga più diffusa è il digitale terrestre). Come è noto, dalle rilevazioni risulta che il mercato televisivo italiano è domi- nato dai tre operatori principali - Mediaset, Rai e Sky Italia - che si spartiscono il 90% delle risorse totali. Su un totale complessivo di quasi 8 miliardi di euro nel 2015 (in netta flessione rispetto ai 9 miliardi del 2010, a causa di una riduzione dei proventi pubblici- tari), il 33% è detenuto da Sky Italia, che assieme a Mediaset trasmette contenuti tv sia in chiaro che a pagamento, mentre Rai (concessionaria del servizio pubblico televisivo) e Mediaset hanno quote similari, attorno al 28%. Andando a scindere il mercato Pay Tv dal mercato Free Tv, si nota innanzitutto che il secondo vale per il 58% dei ricavi comples- sivamente generati nel 2015, anche se è quello che nel tempo ha subito il calo più consi- stente dal 2010 (pari a circa il 20%, a fronte di una riduzione del 6% per la Pay Tv). Se la Free Tv è in mano quasi totalmente a Rai (di cui il 70% dei ricavi da attività televisiva proviene dal canone) e Mediaset, che insieme detengono una quota dell’83%, nella Pay Tv è Sky Italia a farla da padrona, con una fetta del 75,8% del mercato. In particolare, la televisione a pagamento in Italia si caratterizza per una fortissima concentrazione del mercato, il quale è controllato per oltre il 95% dal duo Sky Italia e Mediaset Premium.

In Italia, Rai Cinema e Mediaset sono anche i due più importanti distributori cinemato- grafici nazionali, proprietari rispettivamente di 01 Distribution e di Medusa Film (spar- tendosi una quota del 16% dei ricavi totali generati al box office nel 2015, per un mercato quasi totalmente controllato dai major studio americani). A partire dal 29 agosto 2016, a questi due operatori si è aggiunta anche Sky Italia, dando origine a una società di distri- buzione assieme ad alcuni produttori nazionali. Un fenomeno che caratterizza l’industria

65 Si tratta di una relazione che viene presentata dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGI- COM) entro il 30 giugno di ogni anno direttamente al Presidente del Consiglio dei Ministri e relativa ai programmi di lavoro e alle attività da essa svolte. Al suo interno è contenuto anche lo studio sull’assetto e sulle prospettive del settore delle comunicazioni, in cui è ricompresa la radio, la televisione e la stampa (AGICOM, 2016)

cinematografica italiana è che nella maggior parte dei casi questi operatori, forti della loro posizione, gestiscono per intero la commercializzazione dei film realizzati dai produttori indipendenti: per fare ciò, i grandi distributori nazionali acquistano quote dei diritti di sfruttamento originari dei film (anziché richiedere la sola licenza dei diritti televisivi), talvolta senza lasciare altra scelta ai produttori (ANICA, 2015). In questo modo, sono le stesse emittenti televisive che realizzano i contratti con gli esercenti e con gli operatori dei mercati secondari, controllando di fatto l’intera catena del valore delle opere filmiche italiane (ANICA, 2015).

Entrando nel dettaglio dell’offerta di cinema in televisione durante l’anno 2015, si farà di seguito riferimento al più volte citato rapporto Tutti i numeri del Cinema Italiano, con- centrandosi esclusivamente sulle televisioni generaliste (che corrispondono ai primi sette tasti del telecomando). Nel 2015 sono stati trasmessi 3.430 titoli dalle alle tv generaliste, per un totale di 3.887 passaggi, in leggero calo rispetto all’anno precedente. Di questi, alle produzioni italiane spetta una quota del 38% dell’offerta, mentre quasi il 50% è as- sorbito dai film americani, lasciando ben poco spazio alle produzioni europee. Più inte- ressante è notare che quasi la metà della programmazione dei lungometraggi di naziona- lità italiana trasmessi nel 2015 è stata prodotta tra 1950 e il 1979, a fronte di soli 149 titoli realizzati tra il 2010 e il 2015: emergere chiaramente uno degli aspetti che contraddistin- guono il sistema delle window, il quale come si è visto “blocca” la circolazione dei film per molti anni prima di arrivare alla televisione gratuita (Corvi, 2016).

Un secondo aspetto che vale la pena di approfondire è quello delle fasce orarie in cui sono programmati i titoli italiani. Come si nota in Tabella 2.11, la stragrande maggioranza dei film di nazionalità italiana sono trasmessi in fascia notturna, in quella che viene indicata nel rapporto come una generale “ricalibratura della linea editoriale rispetto all’offerta

cinematografica in prime time” (ANICA, 2016, p.4). Ciò si lega principalmente al fatto

che la fascia oraria di prima serata viene sempre più affidata ai generi televisivi che muo- vono il maggiore interesse nell’audience televisiva, e nello specifico del mercato televi- sivo italiano si tratta di sport, fiction e reality show (La Torre, 2006).

Tabella 2.11: Numero di passaggi per fascia oraria dei film italiani programmati dalle tv generaliste nel 2015

Fonte: Tutti i numeri del Cinema Italiano (ANICA, 2016)

Infine, similmente a quanto visto in precedenza con i dati sui volumi delle vendite di film su supporto fisico, si nota che nel 2015 i titoli che hanno riscosso maggiore interesse del pubblico sulle tv generaliste rispecchiano i risultati che hanno ottenuto al box office. Ecco allora che in prima posizione (sia a livello di audience che di share %) si trova Sole a

Catinelle (Nunziante, 2013), che nel 2013 ha cannibalizzato il mercato cinematografico

incassando oltre 51 milioni di dollari al botteghino italiano.