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Rivista di diritto finanziario e scienza delle finanze. 1988, Anno 47, dicembre, n.4

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(1)

RIVISTA DI DIRITTO FINANZIARIO

E SCIENZA DELLE FINANZE

Fondata da B E N V E N U T O G R I Z I O T T I

( e RIVISTA ITALIANA DI DIRITTO FINANZIARIO)

DIREZIONE

ENRICO ALLORIO - EMILIO GERELLI

COMITATO SCIENTIFICO

ENRICO DE MITA - ANDREA FEDELE - FRANCESCO FORTE FRANCO GALLO - IGNAZIO MANZONI - GIANNINO PARRAVICINI ANTONIO PEDONE - ALDO SCOTTO - SERGIO STEVE

(2)

di diritto pubblico della Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Roma DIREZIONE e REDAZIONE: Dipartimento di Economia pubblica e territoriale

del-l'Università, Strada Nuova 65, 27100 Pavia; tel. 0382/387.406

Ad essa debbono essere inviati bozze corrette, cambi, libri per recensione in duplice copia.

Redattori: SILVIA CIPOLLINA, ANGELA FRASCHINI, GIUSEPPE GHESSI. Segretaria di

R e d a z i o n e : CLAUDIA BANCHIERI.

L'AMMINISTRAZIONE è presso la casa editrice Dott. A. GIUFFRE EDITORE S.p.A., via Busto Arsizio, 40 - 20151 Milano - tel. 3010106

PUBBLICITÀ:

dott. A. Giulfrè Editore S.p.a. - Servizio Pubblicità

via Busto Arsizio, 40 - 20151 Milano - tel. 3010106, int. 324

Abbonamento annuo estero L. 95.000 Annate arretrate senza aumento rispetto alla quota annuale. L'abbonamento decorre dal 1° gennaio di ogni anno e dà diritto a tutti i numeri dell'annata, compresi quelli già pubblicati.

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I fascicoli non pervenuti all'abbonato devono essere reclamati entro 10 giorni dal ricevimento del fascicolo successivo. Decorso tale termine si spediscono, se disponibili, contro rimessa dell'importo.

All'Editore vanno indirizzate inoltre le comunicazioni per mutamenti di indirizzo, quest'ultime accompagnate dall'importo di L. 500 in francobolli.

Per ogni effetto l'abbonato elegge domicilio presso l'Amministrazione della Rivista.

Ai collaboratori saranno inviati gratuitamente 50 estratti dei loro saggi. Copie supplementari eventualmente richieste all'atto del licenziamento delle bozze ver-ranno fornite a prezzo di costo. La maggiore spesa per le correzioni straordinarie è a carico dell'autore.

Registrazione presso il Tribunale di Milano al n. 104 del 15 marzo 1968 Iscrizione Registro nazionale stampa (legge n. 416 del 5.8.81 art. 11)

n. 00023 voi. 1 foglio 177 del 2.7.1982 Direttore responsabile: EMILIO GERELLI CONDIZIONI DI ABBONAMENTO PER IL 1989

Abbonamento annuo Italia L. 65.000

L. 95.000

Rivista associata all'Unione della Stampa Periodica Italiana Pubblicità inferiore al 70%

(3)

P A R T E P R I M A

MASSIMO FLORIO - Vilfredo Pareti) fra Scienza delle finan\!p<» %'jfyfiatè; Eoonomlcs: alle origini del dibattito sui criteri di ben

ANGELA FRASCHINI - The Locai Govemments' Deficit . • y.... • ..i»*^,

CARLO MONTICELLI - Individuai li eh a via ur under Unocrtalhty An bìtCr ' ^ c Presente of Taxation: An Integrateti Model of Consumptm

Supply and Portfolio Choice / ' "

SALVATORE LA ROSA - ... Riflettendo su un caso clinico ... In esenzioni pluriennali e di tutela di mero accertamento in materia

tributaria 536 Louis TOSI - Le entrate acquisite «in quanto pubbliche autorità*: il caso

ili soggezione ad I.V.A. dei comuni ira norme interne e direttive

comunitarie 589 RECENSIONI

BROSIO G. - Economia e finanza pubblica (W. POMMEREHINE) . . . . 612

NUOVI LI URI 616 RASSEGNA DI PURRLICAZIONI RECENTI 618

PARTE SECONDA

MONICA MEDICI - Società ed associazioni estere operanti in Italia e stabile

organizzazione 105 FRANCESCO COLAIANNI - Finalmente ammessa l'oblazione per le

contrav-venzioni tributarie! 116 FRANCESCO D'ATALA VALVA - Sullo definitività dell'ordinanza dichiarativa

dell'estinzione del processo tributario per rinuncia al gravame . 124

MIRKO TRAPÉ - Il regime tributario degli I.A.C.P. e delle Cooperative edilizie con particolare riferimento alla detraibilità delVIva . . 128 SENTENZE ANNOTATE

Imposta sulle società - Soggettività passiva delle Anstalten costituite nel Liechtenstein - Requisito della stabile organizzazione - Sussi-stenza nella fattispecie (Cass., Sez. I civ., 27 novembre 1987, n. 8820)

(con nota di M. MEDICI) 105

Diritto penale tributario - Oblazione c.r art 162-bi* cod. pen. - Applicabilità alle violazioni finanziarie (Cass., Sez. Un. Pen., 22 giugno 1988, n. 10)

(con nota di F. COLAIANNI) 116

Diritto processuale tributario - Ordinanza di estinzione del processo per rinuncia degli atti - Definitività - Termini (Cornili. Trili. Centr., Sez. X X I I , 13 maggio 1988, n. 4148/88) (con nota di F. D'AYALA VALVA) 124 IVA - Art. 3, 4° comma, lett. g) del D.P.R. 26 ottobre 1972, li. 633

-Interpretazione estensiva - Detrazione deil'JVA assolta dagli I.A.C.P. sui prezzi di appalto relativi alla costruzione dei fabbricati - Am-missibilità (Comm. Tril). II grado di Novara Sez. II, 21 dicembre

(4)

I NUOVI STRUMENTI

di Claudio Borgoni

I nuovi strumenti è un'opera studiata e realizzata per risolvere le moderne esigenze organizzative e professionali dello studio legale, basata su tre principi fondamentali:

Semplicità, cioè facilità d'uso, grazie ad una gestione dei comandi immediata e colloquiale.

Affidabilità, cioè sicurezza dei dati memorizzati nel computer, anche sotto il profilo della riservatezza delle informazioni.

Modularità, cioè automazione graduale delle attività dello studio, grazie ad una serie di prodotti autonomi, ma integrabili fra loro nel tempo.

I nuovi strumenti è infatti costituita da una serie di programmi per elaboratore elettronico in grado di gestire, ognuno, un settore specifico dell'organizzazione di studio, e che, seppure acquisiti in momenti successivi, possono scambiare ed elaborare informazioni reciproche.

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TESTI (prodotto non comprensivo di W.P.) - AGENDA - BIBLIOTECA

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(5)

Baldassarre Santamaria

La frode fiscale

La riforma penal-tributaria ha trovato

consacra-zione nella Legge 516/82, il cui nucleo centrale è

da individuarsi nelle ipotesi delittuose c.d. di

frode fiscale.

L'opera, muovendo dall'evoluzione storica delle

suddette ipotesi, ne delinea i principi

informa-tori e i tratti caratterizzanti, con un continuo e

puntuale riferimento al quadro generale in cui

esse si inseriscono e alle esigenze che la tutela

penale in materia tributaria comporta.

Ne risulta un'analisi precisa, completa e

rigo-rosa che consente allo studioso e al pratico un

approccio attento e meditato alle singole figure

di reato.

8 ° , p. V I - 4 0 7 , L. 3 0 . 0 0 0

354

(6)

Consiglio Nazionale dei

Consiglio Nazionale

Principi e raccomandazioni per la redazione,

La necessità per gli operatori economici di ottenere informazioni attendibili sulle risorse delle singole aziende e sul loro utilizzo da parte degli amministratori diventa sempre più marcata nell'economia moderna. Ciò presuppone che vengano stabiliti dei principi di generale accoglimento affinché, in materia, si parli un unico linguaggio e di conseguenza siano possibili le comparazioni dei dati e dei risultati, nonché l'attendibilità degli stessi.

Il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e il Consiglio Nazionale dei Ragionieri, già da tempo sensibili alla crescente problematica dei bilanci, hanno ritenuto necessario intervenire attivamente costituendo Commissioni consultive con il compito di elaborare diverse serie di documenti relative ai principi contabili, di revisione e di comportamento.

L'esperienza ha dimostrato che tali principi non possono ritenersi immutabili. Sia gli uni che gli altri, infatti, possono essere influenzati dall'evoluzione legislativa, economica, socio-politica e tecnologica. Pertanto, i Consigli Nazionali riesa-mineranno periodicamente gli stessi al fine di controllarne il costante aggiornamento.

Documenti ad oggi pubblicati: P R I N C I P I C O N T A B I L I

Documento n. 1 (bilancio d'esercizio - finalità e postulati)

Documento n. 2 (composizione e schemi del bilancio di esercizio di imprese mercantili ed industriali)

Documento n. 2 bis (interpretazioni e chiarimenti relativi al documento n. 2) Documento n. 3 (le giacenze di magazzino)

Documento n. 4 (i principi base delle immobilizzazioni tecniche) Documento n. 5 (fondi liquidi e scoperti bancari)

Documento n. 6 (i crediti)

Documento n. 7 (debiti ed altre passività)

Documento n. 8 (titoli, partecipazioni e bilancio consolidato)

Documento n. 9 (conversione in moneta nazionale delle operazioni e delle partite in moneta estera)

Prezzo della raccolta (comprensivo di due raccoglitori), L. 82.500

333

(7)

Dottori Commercialisti

dei Ragionieri

revisione e certificazione dei bilanci

PRINCIPI DI REVISIONE

Documento n. 1 (concetti generali) Documento n. 2 (norme etico-professionali)

NORME TECNICHE DI SVOLGIMENTO DELLA REVISIONE CONTABILE Documento n. 3 (norme generali)

Documento n. 3.1 (sistema di controllo interno e revisione contabile) Documento n. 3.2 (il controllo interno nell'EDP)

Documento n. 4 (documentazione del lavoro di revisione contabile)

Documento n. 5 (procedure di revisione del bilancio d'esercizio - introduzione e scritture contabili in generale)

Documento n. 6 (procedure di revisione del bilancio d'esercizio - giacenze di magazzino) Documento n. 7 (procedure di revisione del bilancio d'esercizio - crediti)

Documento n. 8 (procedure di revisione del bilancio d'esercizio - cassa e banche) Documento n. 9 (immobilizzazioni materiab e fondi di ammortamento) Documento n. 10 (immobilizzazioni immateriali ed ammortamenti)

Documento n. 11 (procedure di revisione del bilancio d'esercizio - titoli di credito a reddito fisso e partecipazione)

Documento n. 12 (procedure di revisione del bilancio d'esercizio - debiti)

Documento n. 13 (procedure di revisione del bilancio d'esercizio - ratei e risconti attivi e passivi)

Documento n. 14 (procedure di revisione del bilancio d'esercizio, fondi passivi)

Documento n. 15 (procedure di revisione contabile procedure di revisione del bilancio d'esercizio - capitale sociale e riserve)

Documento n. 16 (procedure di revisione del bilancio d'esercizio, i conti d'ordine) Documento n. 17 (procedure di revisione del bilancio d'esercizio - il conto profitti e perdite) Documento n. 18 (norme di stesura della relazione di certificazione)

Documento n. 19 (principi di revisione del bilancio di un'azienda bancaria) Documento n. 20 (principi di revisione per i fondi comuni d'investimento mobiliare) Prezzo della raccolta (comprensivo di due raccoglitori), L. 80.500

PRINCIPI DI C O M P O R T A M E N T O

del Collegio dei Revisori dei Conti delle aziende municipalizzate Raccoglitore L. 8.000

Documento n. 1 (concetti generali), L. 2.500

(8)

VIOLAZIONI

E SANZIONI

DELLE LEGGI

TRIBUTARIE

Terza edizione rifatta

PARTE GENERALE

Tutto sull'illecito tributario: che cos'è, con quali sanzioni viene punito, chi può esserne l'autore, chi deve accertarlo, chi deve giudicarlo, come e quando si estingue.

L. 36.000

PARTE SPECIALE

Tutto sugli illeciti tributari: imposte dirette e indirette, tributi locali. Appendice di argomenti complementari (rivolta fiscale, reati della Guardia di Finanza, criminalità organizzata, codice fiscale, violazioni per il periodo 1985-87).

L. 44.000

Prezzo dell'opera completa, L. 70.000

' 578

(9)

GIUSEPPE FAZIO

IL BILANCIO

DELLO STATO

La funzione e la gestione

nel sistema giuridico ed economico

Terza edizione

In appendice: Le norme di contabilità di Stato nel testo integrale, coordinato ed aggiornato al 31 dicembre 1984.

PARTE PRIMA: Struttura e funzioni del bilancio statale

Fini, tipologia e struttura del bilancio - Il procedimento di formazione del bilancio - Natura giuridica della legge di bilancio Principi costituzionali e caratteri del bilancio Il bilancio dello Stato e il bilancio economico nazionale -Il bilancio e la programmazione economica - La classificazione economico-funzionale del bilancio.

PARTE SECONDA: La gestione del bilancio

Il procedimento di entrata e le sue fasi - Il procedimento di erogazione della spesa Formazione e gestione dei residui -Fondi di riserva e fondi speciali -1 controlli sulla gestione del bilancio - La responsabilità nella gestione del bilancio - La gestione decentrata del bilancio statale.

8 ° , p. 4 8 0 , L . 3 4 . 0 0 0

155

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(11)

FRA SCIENZA DELLE FINANZE E WELB'ARE ECONOMICS : ALLE ORIGINI DEL DIBATTITO

SUI CRITERI DI BENESSERE SOCIALE

SOMMARIO : 0. Introduzione. — 1. Il massimo di utilità dato dalla libera concor-renza (1894). — 2. Il massimo di utilità per la collettività in sociologia (1913). — 3. Pareto e la nascente Scienza delle finanze. — 4. La funzione del benessere sociale di Bergson (1938). — 5. Discussione. - Bibliografia. 0. Cinquanta anni fa A. Bergson, con Io pseudonimo A. Burke, pubblicava un articolo dal titolo « A Reformulation of Certain Aspects of Welfare Economics » (Bergson, 1938). Nonostante l'enun-ciato sommesso, si trattava di un poderoso attacco all'utilitarismo della vecchia scuola di Cambridge, cui veniva contrapposto un nuovo approccio generale al problema della aggregazione delle fun-zioni di utilità: il concetto di funzione del benessere sociale, uno strumento che occupa tuttora una posizione centrale in importanti campi di analisi, quali la teoria delle scelte pubbliche (Sen, 1986), i modelli di pianificazione economica (Malinvaud, 1985; Heal, 1973), la analisi costi-benefici (Drèze e Sfera, 1987), la teoria della tas-sazione ottimale (Mirrlees, 1986).

J. Chipman (1976), richiamando l'attenzione su un lavoro poco noto di Vilfredo Pareto (1913) (1), ha sostenuto che l'economista italiano era già pervenuto al risultato di Bergson che tanto avrebbe influito sulla teoria economica negli ultimi decenni. Questa

attri-(1) L'articolo originale era scritto in italiano e pubblicato ne « Il Gior-nale degli Economisti ». Lo stesso testo, con scarse modifiche, venne incorporato

da Pareto nel « Trattato di sociologia generale », sotto forma di due lunghe note a pié di pagina. Per la maggior parte degli economisti anglosassoni la prima versione non era dunque accessibile per ragioni di lingua e la seconda per i sopravvenuti steccati disciplinari. In Italia l'articolo non era del tutto dimenticato. Ad esempio, mi fu segnalato dal compianto Prof. Cesare Cosciani, mentre lavoravo alla mia tesi sulla teoria della tassazione ottimale. A quel-l'epoca e in seguito, ho inoltre beneficiato dei commenti del Prof. Sergio Steve, in particolare sulla posizione di Barone e di Borgatta. Debbo infine al Prof. Italo Magnani la segnalazione delle lettere di Pareto a Sensini e utili chiari-menti sui rapporti fra Pareto e Pantaleoni.

(12)

Inazione di priorità è stata contestata da Samuelson (1977) e dallo stesso Bergson (1983). La querelle potrebbe essere di puro interesse storico, se non per il fatto che essa rivela una certa incomprensione della posizione paretiana.

In questo lavoro ci proponiamo di mostrare che se Pareto aveva certamente intuito prima di Bergson l'astratta possibilità di costruire una funzione del benessere sociale, egli tuttavia riteneva che questa costruzione non dovesse essere utilizzata nella analisi economica « pura », ma che costituisse piuttosto un problema di tipo sociologico.

L'obiezione di Pareto ad un uso indebito del criterio « pare-tiano » andrebbe attentamente riconsiderata — a nostro avviso —-concentrando la discussione non tanto su questioni di priorità di attribuzione, quanto sul merito del problema. A questo scopo è rivelatrice la corrispondenza di Pareto coi colleglli italiani che lavora-vano alla costruzione della scienza delle finanze. Dal rifugio di Celigny, Pareto li esortava ad andare oltre il formalismo e ad indagare gli equilibri economico-sociali che sostengono le concrete strutture fiscali, anticipando così tematiche tuttora di frontiera per la finanza pubblica.

La prima sezione del presente lavoro è dedicata ad una rico-struzione del concetto paretiano di massimo di ofelimità per una

collettività; la seconda sezione affronta il criterio alternativo pro-posto dallo stesso Pareto per passare dall'economia pura all'economia pubblica; la terza sezione riguarda l'influenza di questa posizione sulla scienza delle finanze in Italia ; nella quarta sezione si discute dei rapporti di questa linea di pensiero con la proposta di Bergson. Infine, nella discussione si offre un esempio di estensione del criterio « sociologico » paretiano al problema fiscale.

1. La prima formulazione del criterio di ottimo per la collet-tività da parte di Pareto è rintracciabile in un articolo del 1894, sul « Giornale degli Economisti », poi ripreso nel « Cours d'eco-nomie politique » (1896) (2).

(13)

Nel-L'argomentazione originaria è la seguente. Per un generico consumatore i- esimo

d ui = 9ia dria + cpib drib+ ... - <p„ dria [1]

dove dU è la variazione di ofelimità totale (utilità soggettiva), dr sono piccole variazioni del consumo di beni a, 5, ... oppure della erogazione di sacrifici s ; <pa sono le utilità marginali di ciascun bene e servizio (positive e negative).

Se vi sono n consumatori, si determina un sistema

d\ = pa drla + pb drlb + ... - ps drls d K — Va àrna + pb drnb + ... - ps drns da cui si ottiene: d U1 = [ÌJ d XL dUn = y.nd\ n [2] [3] dove : "Pia ?2a 1*1=— ; [4] Pa Pa

Mentre d\ sono le variazioni di consumo totale determinate come somma delle variazioni di consumo di ciascun bene e servizio, pon-derate con i rispettivi prezzi pa ... ps, il passaggio al sistema di

differenziali delle utilità totali [3] richiede una ulteriore pondera-zione che si ottiene introducendo i coefficienti in [4], i quali espri-mono il rapporto fra ofelimità elementare e prezzo di un bene

numerario a. La costanza di tale rapporto è un caso speciale.

(14)

Pareto osserva a questo punto che il sistema in [3], a differenza di quello in [2] non è sommabile né in generale i suoi singoli com-ponenti sono comparabili (3).

Scartata questa possibilità, la costruzione di un maximum

d'ophclimité pour la collectivité deve poggiare su un criterio indi-retto, ricavato dal sistema [2] :

Per un massimo, condizione necessaria è che il differenziale (dA) sia nullo:

d A = 0 [5]

dove d A = d Xj + d X2 + . . . d X„ .

In questa posizione non è possibile aumentare ulteriormente il consumo aggregato senza che si determini almeno una variazione di consumo negativo per l'individuo i-esimo. Analogamente non è pos-sibile aumentare la produzione aggregata, attraverso la variazione

dell'output dei singoli produttori (4) se non si voglia peggiorare la posizione di almeno uno di essi.

La trattazione dello stesso argomento svolta nel Manuel (1909), non aggiunge molto a questa enunciazione, a parte alcuni dettagli sulla tecnica di esposizione e di dimostrazione (5).

(3) € Le quantità cpal, <p20t..., e quindi anche gli JA2,..., sono per loro

na-tura essenzialmente positive; i segni dei dU„ dU2..., delle formule [3] dipendono

quindi dai segni che hanno i dy„ dy2t... Se queste ultime quantità son tutte po-sitive, vuol dire che le variazioni subite dalle quantità r„, rb,... hanno

aumen-tato l'ofelimità della società... Quando alcuni [<t)J sono positivi e altri son negativi, non possiamo più seguire la regola ohe ci è servita fin qui, giacché, col far aumentare il benessere dì certi individui facciamo diminuire quella di certi altri... Non ci è possibile né confrontare... né sommare queste ultime

\dU„ dU2] poiché ignoriamo il rapporto tra le unità in cui sono espresse... » [nota (721)2], La questione dell'incomparabilità delle ofelimità è trattata estesamente nei paragrafi 643-652 (pag. 46 ss., op. cit., ed. Busino), in cui si

ammette la possibilità per il singolo individuo di comparare differenti stati soggettivi e si eselude decisamente la possibilità di un confronto interpersonale, tanto più in quanto vi sono scarti rispetto ad un ipotetico tipo normale.

(4) La discussione dei coefficienti di fabbricazione (fissi e variabili) e della regola di ottimizzazione per l'imprenditore in libera concorrenza è svolta nella nota (719)2, che riprende la prima dimostrazione data da Pareto (ne « Il giornale degli economisti, luglio, 1894).

(5) In particolare nei par. 33 e segg. del cap. V I del Manuel (Pareto,

1909) si ricorre ad una dimostrazione che fa uso di curve di indifferenza e della tecnica di Edgeworth per determinare l'equilibrio dello scambio. Nella Appendice, par. 117 e ss. si usa una notazione diversa da quella del Cours per la dimostrazione della posizione dA = 0 ; cfr. pag. 656 della edizione

Bu-sino. Pareto sottolinea la simmetria fra la definizione di massimo di ofelimità per l'individuo e per la collettività (pag. 618) e chiarisce questo punto (pag. 647) :

(15)

Il criterio, oggi universalmente noto come « ottimo paretiano », continua ad occupare una posizione importante nella teoria eco-nomica, nonostante tutte le critiche che ad esso sono state rivolte: per una rassegna a riguardo cfr. Rowley 0., Peacock A. (1975). È stato osservato che l'ottimo paretiano è un concetto statico e relativo. Nell'economia della posizione Pareto-efficiente (come l'ottimo è stato ribattezzato da K. Arrow e F. Hahn (1971), non vi è spazio per processi dinamici. Data una certa distribuzione iniziale di risorse il sistema giunge ad una posizione di equilibrio ed in essa resta bloc-cato. Inoltre come è stato osservato (Malinvaud, 1985) ci si può porre il problema simmetrico: data una certa distribuzione di ri-sorse si può determinare una posizione P-efficiente, oppure a parità di produzione si può determinare una distribuzione di risorse P-efficiente. La soluzione simultanea del problema non è possibile. Esiste quindi in generale una molteplicità di posizioni P-efficienti e per ciascuna una soluzione di equilibrio espressa in termini di quantità o in termini di prezzi.

È quindi naturale chiedersi se si possa determinare un « ottimo degli ottimi ». Questo era il problema a cui Bergson intendeva

rispondere con la funzione del benessere sociale, ma la sua soluzione, come vedremo, era stata anticipata dallo stesso Pareto nel suo dimenticato articolo del 1913.

2. Pareto tratta estesamente la distinzione fra massimo di uti-lità per una collettività in economia politica e massimo in socio-logia nel suo grande Trattato di Sociosocio-logia Generale (1916).

In due lunghe note a pié di pagina ai paragrafi 2128 e 2131 (pagina 1341 della edizione Busino, 1968) egli riproduce pressoché integralmente l'articolo del 1913 per il « Giornale degli economisti », senza avvertire il bisogno di introdurre alcuna modifica nell'edizione successiva dell'opera (1923).

L'argomentazione è la seguente: poiché le ofelimità di ciascun individuo o gruppo di individui non sono confrontabili, supponiamo quelle nous avori definì le maximum d'ophelimité pour une collectivité... coincide alors avec la définition du maximum d'ophelimité pour un individu ».

(16)

possano essere introdotte delle quantità positive a2, <i\ ... ecc., tali che:

ai d 9x + a2 d <p2 + • • • an d ? » = 0 [6]

Come possono essere trovati questi pesi che consentano di aggregare le ofelimità individuali?

La soluzione è ottenuta abbandonando una ipotesi implicita nella funzione di ofelimità individuale: si suppone ora che ciascun indi-viduo abbia non solo un sistema di preferenze definito in rapporto ai propri stati di ofelimità, ma anche un sistema di valutazioni soggettive relativo ai livelli di ofelimità degli altri n-1 individui; si definisce così il sistema :

an d qq + a12 d <p2 + . . . aln d cpn = 0

«2i d qq + a22 d cp2 + ... a2n d <pn = 0 «ni d qq + an2 d 92 + ...«„„ d <p„ = 0

[7]

Ciascun individuo esprime la propria ponderazione soggettiva rispetto alle proprie ofelimità dcpi e a quelle dei restanti n-1 sog-getti. Per ogni individuo il punto di massimo si ha in posizione P per la quale la somma ponderata delle variazioni di ofelimità è nulla. Occorre ora ponderare le n valutazioni soggettive: questa è la funzione essenziale del governo, il quale assegnerà un proprio sistema di valutazione 3: a ciascuna valutazione individuale a,.

Il massimo di utilità per la collettività in sociologia, sarà quindi

Mi d qq - f M2 d 92 ... Mn d cpn [8]

dove Mt — di 3,-. Pareto scrive:

« L'equation [8] determinerà des points de genre P, analogue

aux points P, determinés por l'equation [5]. Le gou/vemement qui a

fixé l'equation [8] devra faire continuer le mouvement de la

col-lectivité jusqu'à l'un de ces points P, et là s'arretèr, parce-que, s'il

allait au dela, il se m.ettrait en contradiction avec lui ménte, en sacrifiant ceux qu'il estime ne pas devoir ètre sacrifié », op. cit.,

pag. 1342 (la numerazione delle equazioni è nostra) (6).

(17)

Nella terminologia del Pareto sociologo le valutazioni soggettive sono derivazioni e la determinazione della prevalenza di una visione del mondo rispetto ad un'altra è connessa alla teoria della circola-zione delle élites.

In questo senso la determinazione della posizione in [8] è un problema estraneo all'economia pura: dev'essere indagato con altri strumenti. In questa prospettiva l'ottimo economico, stabilito nel Cours e nel Manuel, deve essere visto come il limite oltre il quale il ragionamento puramente economico non può spingersi senza cadere

in contraddizione. Pareto riteneva che la determinazione dei coeffi-cienti a e 3 non possa essere ricavata con gli strumenti del Manuel e del Cours, ma piuttosto con quelli del Trattato.

Anche se Pareto non lia sviluppato questa teoria (7), la linea di ricerca che ne deriva può essere illustrata dall'atteggiamento che egli ebbe nei confronti della nascente Scienza delle Finanze. Lo si può vedere, in particolare, con qualche riferimento frammen-tario rintracciabile nell'opera di Pareto e nella sua corrispondenza italiana.

3. Alla luce di quanto si è detto, non sorprende che Pareto fosse inizialmente piuttosto scettico sulla possibilità di costruire una teoria scientifica della finanza pubblica.

Si leggano, ad esempio, questi due passi:

«Les modes e le qualitées des impóts ... sont donc un des symptom.es les plus durs de l'etats economique et sociale d'un pays; parce que toujour la classe dominante fait peser autant qu'elle peut les impóts sur la classe sujette et fait tourner les dépenses à son profit. G'est un pure reverie que de parler de la " justice dams l'impóts ", jusqu'ici le globe terrestre ne l'a jamais vue » (Pareto V., Manuel, pag. 472).

gruppi avrà le proprie valutazioni sul benessere proprio e su quello altrui. Ad esempio gli « umanitari », avversi alla coercizione dei criminali, ma poco sen-sibili alla sofferenza delle loro vittime, avranno un atteggiamento diverso da

queste ultime rispetto al peso da dare delle ofelimità dei malfattori. È compito del Governo decidere che peso dare alle attese dei tre gruppi sociali in que-stione.

(18)

incidenze di un'imposta e trascurano quelli, ben più importanti che permettono od impediscono ad un governo di stabilirla. Obliano gli effetti dell'imposta sulla circolazione della classe eletta e gli effetti di questa sulla circolazione di quella » (Pareto V., « Trattato », pag. 525).

Nonostante questi giudizi sferzanti, nella corrispondenza con vari economisti italiani, Pareto incoraggiò una tendenza di studi che raggiunse risultati non disprezzabili prima di essere travolta dalla « New Welfare Economics » e dall'approccio macroeconomico. La lezione di Pareto sull'economia pubblica sembrava a Mauro Fasiani (8) così sintetizzabile :

a) i fatti finanziari devono essere inquadrati in una teoria

sociologica ed economica contemporaneamente. Infatti, se conside-riamo l'imposta dal lato del contribuente, che in economia suppo-niamo come razionalmente operante per procurarsi il massimo di ofelimità, ci troviamo di fronte ad una contraddizione: la natura coercitiva del prelievo determina l'impossibilità di un agire razionale del consumatore il quale non è consapevole del fenomeno stesso. Insomma, la razionalità presuppone la conoscenza delle alternative, un calcolo, sia pure in senso ordinale, dei vantaggi o svantaggi derivanti dalla scelta. Nel caso dell'imposta questo schema non è valido, il che equivale a dire che si tratta di un fenomeno ben diverso

da quello che porta alla formazione dei prezzi (9);

(8) Cfr. FASIANI M., Contributi di Pareto alla Scienza delle Finanze, in Il Giornale degli Economisti, 48/49, numero monografico nel centenario della

nascita di Pareto. L'autore in questo saggio sostiene che lo scetticismo paretiano sul carattere scientifico della teoria finanziaria andrebbe inquadrato nella povertà di rigore, eccetto in De "Viti e Puviani, degli studi dell'epoca. Cfr. anche ;FASIANI M. (1980).

(9) Questo primo aspetto del contributo paretiano è particolarmente presente nell'epistolario con Sensini, cui peraltro Pareto ebbe a scrivere ini-zialmente in termini di incoraggiamento verso una nuova teoria finanziaria. In una lettera datata Celigny, 9 aprile 1905, Pareto così scriveva a Sensini:

(19)

scienti-b) l'imposta deve essere guardata non tanto dal lato del con-tribuente, quanto da quello della classe dominante. Infatti, poiché il gettito fiscale ha la funzione di soddisfare i bisogni di quest'ultima (qualunque sia la forma del governo), occorrerà studiare gli effetti dell'imposta in riferimento ad essa. Si tratterà allora di indagare la legge sociologica di distribuzione della ricchezza e del potere e rilevare se e come una forma o l'altra di prelievo inciderà sulla struttura complessiva di un certo Paese (10) ;

fiche, il migliore vale presso a poco zero. Badi che il contribuente considerato-come operante per procurarsi il massimo di ofelimità, le dà solo una parte, spes-so assai piccola, del fenomeno. Il contribuente non è consapevole di molti ef-fetti dei tributi, o più generalmente e meglio: di molti provvedimenti finanziari; quindi le azioni sue non sono del genere delle azioni logiche, di cui si occupa l'economia politica, e di cui la teoria è molto più difficile ». Più aspro il tono

di una lettera di dodici anni successiva, datata Celigny, 5 aprile 1917: « La

scienza delle finanze sinora ha solo avuto il nome; ora poi è diventata sempli-oemente l'arte di addormentare i merlotti che si vogliono arrostire allo spiedo

per servire di cibo ai dominatori di un paese. I giudici del libro che ella vuol scrivere sono tutti addestrati in tale arte, e ne seguiranno i principii nel giudicare Vopcra sua. Temo che il male sia maggiore nella scienza delle finanze che nell'economia politica, benché, per dire il vero, e questa e quella siano e rimangano assai poco scientifiche ». Cfr. SENSINI G., Corrispondenza di Vilfredo Pareto, (1948), lettere n. 4 e n. 134.

(10) A parte i numerosi accenni in questo senso nel « Manuel », certa-mente conosciuti dagli italiani, Pareto si pronunciò in questo senso in risposta a Griziotti che gli chiedeva un parere sull'effetto comparato del prestito pub-blico e dell'imposta. Cfr. PARETO V., Sugli effetti dei prestiti e delle imposte e sulla scienza delle finanze - lettera al prof. Benvenuto Griziotti, in questa Rivista, 1943. Riportiamo integralmente la prima di tali lettere, datata Celigny,

31 agosto 1917 : « Caro Professore - Ricevo oggi la sua lettera del 22... - Non ho memoria della citazione di cui mi fa cenno. Ho sfogliato da capo il suo articolo nel G. degli E. e non mi è riuscito di trovarla. Ma ciò poco preme poiché veramente non credo che tale opinione possa avere la menoma importan-za. Il lavoro suo mi pare lodevole, quando si ammettano i principii della « scienza delle finanze » ; né può farsi altrimenti se non si vuole avere contro tutti i suoi cultori. Ma io appunto sono un eretico tra quei credenti ; ed. ella ne troverà i motivi nella mia Sociologia. Non mi è capitato di trovare nessun contribuente che faccia i calcoli del Ricardo, od altri simili. Ne concludo ohe la sua esistenza è come quella dell'araba Fenice. I fatti mi mostrano ohe l'entità metafisica detta Stato, impone ai contribuenti tutto ciò ohe può, e poi lo spende. Questo fatto è contrario all'opinione che tale entità abbia « bisogni » e che imponga tributi solo per sopperirvi. 0 per dir meglio tali « bisogni » sono infiniti, e comprendono tutti i desideri della classe dominante e dei suoi preto-riani. Mi creda sempre Suo aff.mo Vilfredo Pareto ». Qualche giorno dopo, il

3 settembre 1917, cosi scriveva Pareto a Sensini a proposito della corrispon-denza con Griziotti: «L'amico G. ha voluto assolutamente avere il mio pa-rere sul suo studio sulla pressione del prestito o dell'imposta; e per tal modo mi ha costretto di dirgli che, a parere mio, non per colpa sua ma per quella dei suoi maestri, tali studi mancano di ogni fondamento, poiché non possono edificarsi che sulla conoscenza degli effetti di un provvedimento (in questo caso: imposta o debito) sull'equilibrio economico e sull'equilibrio sociale. Pa-reto». Cfr. SENSINI (1948), lettera n. 138, pag. 107. Griziotti stesso ebbe ad

(20)

c) questa impostazione conduce al rifiuto del concetto di « bi-sogno collettivo», osservava Fasiani. Infatti se è impossibile trat-tare i servizi dello Stato, che sono quelli per cui si raccoglie un gettito fiscale, come se fossero beni, il che in economia implica la possibilità di ordinarli su scale di indifferenza, viene a cadere auto-maticamente il concetto economico di bene pubblico: il che non vuol dire evidentemente impossibilità di una analisi scientifica, ma ancora una volta dovrà intervenire la sociologia. Implicito in questo aspetto della lezione paretiana c'è il ripudio dell'idea dello Stato come ente cooperativo, che era alla base della concezione finanziaria del De Viti De Marco.

Come è noto, l'influenza di questa impostazione si manifestò, in modo particolarmente forte nell'opera di Gino Borgatta, secondo il quale è compito degli economisti costruire sulla base della metodo-logia indicata da Pareto, una nuova definizione dei fatti finan-ziari (11).

Si trattava, secondo Borgatta, di esaminare criticamente i ri-sultati della finanza edonistica (12) a partire dal riconoscimento che esiste una differenza fondamentale fra fatti economici e fatti politici poiché in questi ultimi esiste una «rottura» fra fini

sog-gettivi e risultati ogsog-gettivi.

Nell'analisi dell'Autore, le ipotesi implicite dell'edonismo finan-ziario sono: a) che esistono bisogni collettivi organizzabili teorica-mente in un sistema di ofelimità; b) che gli individui abbiano cono-scenza dei costi alternativi della soddisfazione pubblica dei bisogni ;

i vari studiosi italiani: cfr. GRIZIOTTI B., Alla scuola di Vilfredo Pareto e Maffeo Pantaleoni, in Giornale degli Economisti, 1949. Sull'influenza paretiana

sugli studi di economia in Italia cfr. anche Fui. (1980) che riporta il necrologio scritto da Pantaleoni in cui tale argomento è affrontato in termini di incon-dizionata ammirazione.

(11) BORGATTA G., I problemi fondamentali della Scienza delle Finanze,

in Atti R. Accademia di Torino, voi. XLVIII, 1913.

(12) 1 poli di riferimento della teoria finanziaria, sono, secondo Borgatta, da una parte le teorie storico-descrittive, ad esempio di Rau, Wagner e Schmoller che non comprendono il criterio delle uniformità sociologiche, cioè delle leggi intrinsiche ai fatti socio-economici. In Italia, egli sostiene, Loria e Oonigliani, pur restando su quel terreno, hanno però visto la questione delle élites ; d altra

(21)

c) che gli atti siano logicamente disposti in relazione ai fini ed alle nozioni.

Ma empiricamente le ipotesi in questione si rivelano insussi-stenti, per cui la Scienza delle Finanze deve indagare non su astratte

soddisfazioni collettive ma su « perché, per e con quali leggi i gruppi

politici e gli enti ptibhlici forniscono (in certa forma e misura) servizi ofelimi alla collettività ». Particolarmente attuale sembra l'avvertimento di non pensare di potere eludere il problema con-centrando la ricerca su astratte teorie dei processi decisionali (13).

Dunque — riteneva Borgatta — si tratterà di indagare atti che certo corrispondono a sistemi di ofelimità, ma in cui l'aspetto finanziario non si aggancia ad una ipotetica ofelimità per la col-lettività ma ad una qualche utilità per i gruppi dominanti. È pro-prio il contrario della teoria edonista dell'imposta.

Borgatta sottolineava anche che occorre tenere presente, del resto, che l'analisi si trova di fronte a fatti dinamici, che si riferi-scono, cioè, a configurazioni di equilibrio sociale differenziate nel tempo, e questo in un duplice senso. Innanzi tutto vi sono gli aspetti di transizione, la dinamica economica finanziaria degli stadi medi del processo. Ad esempio lo studio delle conseguenze dell'imposta sull'interesse rientra in questo lato del fenomeno. Ma poi vi è la questione degli effetti finali, e qui l'elemento sociologico è preva-lente, ad esempio vi rientra il concetto di pressione tributaria (14).

In definitiva, il compito della Scienza delle Finanze sarà qtiello di studiare come retroagisce sui gruppi dominanti l'imposizione fiscale in termini di struttura del potere, modificazioni economiche dell'assetto preesistente, quindi modificazioni nella composizione della élite stessa, ecc.

(13) Cfr. BORGATTA G., L'Economia Dinamica, Torino, 1915. « Il problema è così solo spostato. Dovremo ora avere una teoria scientifica dei processi di scelta dei pretesi mandatari, loro attività, reazioni cui danno luogo ... la teoria finanziaria edonistica si basa implicitamente su di una teoria politica ...: la concezione cooperativistica, neocontrattualista dello Stato » (pag. 368 e ss.).

(14) BORGATTA G., Contributo a taluni problemi generali della finanza E Contributi critici alla finanza teoretica, in Giornale degli economisti, 1920. Un

(22)

Il programma, affascinante, rimase incompiuto, mentre — come si è detto — sull'economia pubblica prevaleva il formalismo della « New Welfare Economics » per un verso (15) e la visione altamente aggregata e di breve periodo della politica fiscale macroeconomica.

4. Per intendere meglio la diversità fra l'approccio di Pareto e quello divenuto poi più usuale e che incorpora il primo dei due criteri paretiani esaminati, si può risalire direttamente al contributo

di Bergson ricordato all'inizio di questo lavoro.

Scopo principale dell'articolo del 1938, come noto, era quello di mostrare che i criteri di ottimo utilizzati dalla scuola di

Cam-bridge (Marshall, Pigou, Kahn) non erano esenti da giudizi di valore nel senso di Lionel Bobins, e che anche il criterio utilizzato da Lerner, così come quello di Pareto, nel « Cours » sono casi speciali di un problema di carattere più generale.

Bergson propose una funzione del benessere sociale del tipo

WK, Vl, <, b\, ... xn, yn, <, bxn, al, bny, e-, d*, c«, d*, r,s,t)

[9] dove x ed y sono due beni, a e b due tipi di lavoro, c e d due tipi di risorse, r, s e t dei fattori esogeni (clima, ecc.) e vi sono i = 1, ...

n individui. La stessa funzione, senza r, s e t è indicativa del benessere

economico « E », il cui massimo si avrà ove : dE = 0.

Le condizioni necessarie per un massimo sono: S E

= JL ' [10]

8 E q

cioè per l'i-esimo soggetto il costo opportunità in termini di benes-sere di un bene deve esbenes-sere pari al suo prezzo relativo : p è il prezzo

(23)

di x, q il prezzo di y ; inoltre : S E S E Sa? g* S 6? h* 1 [11] SE g* SE Sa? S 6?

cioè, per ogni i la disutilità marginale del lavoro applicato alla produzione dei due beni deve uguagliare il compenso g, li;

infine, i compensi g e h devono uguagliare la produttività mar-ginale in valore: 8x 8 ax g" 8 y gv

[12]

S a„ S b" h* 2 e inoltre 8 y h* [13] 8 b* / 8 x Sy \ / S E 8 E \ w v ~8c^ ~ q T e » " ) = ~ s T ~ ) [ 1 4 ] US d' q 8 dv J \ 8 d* S dv ) 1 1

Il prodotto marginale in valore di uno spostamento nell'impiego delle risorse G e D dalla produzione di X ed Y deve uguagliare il costo marginale in termini di benessere perduto.

Se p, q, g, h sono interpretati come prezzi, co è interpretabile come utilità marginale della moneta o del numerario x ; essendo assunto come costante lo abbiamo eliminato nelle precedenti

equa-zioni [10] - [13] (16).

(24)

In questo quadro, il caso di Cambridge è:

E = E , Vl, a?, b\, a\, b\ ) [16]

ed è un caso speciale « If individuai temperaments are about the

same, that is, if individuals are caparle of equal satisfactions, the marginai Utilities or derivatives of the utility functions of different individuals, it is assumed, unii be equal for an equal distribution of shares » dove « share » è il dividendo nazionale netto à la Pigou.

In equilibrio :

e anche:

U* ^ V«

=

U»

=

" p q g h

che può essere utilmente confrontata con la [4] di Pareto. In queste condizioni

(che evidentemente corrisponde alla [5] di Pareto)

dove : A , = p d » , + j dyt - g" of - h* dbf - g" < _ fc» dbf [20]

Come si vede l'ottimo paretiano del Cours [5] è essenzialmente lo stesso concetto di Bergson, ma esso aggira l'aggregazione delle utilità. Scrive Bergson : « Placing 2 A< = 0 does not assure that

there are no other position for whieh welfare is greater, but only tlmt there are no other position for wich the welfare of one

in-dividuai is greater without that of another bemg less ». Ma questo, come si è visto (cfr. nota 3) era per Pareto un limite invalicabile dall'« economia pura » e occorreva rivolgersi al criterio « sociolo-gico » per ulteriori progressi.

5. La critica di Pareto all'uso improprio del criterio « pare-tiano », a nostro avviso, è tutt'altro che oscura, anche se tale sembra a Bergson (1983), il quale formula il seguente commento :

«In sum, having fórmulated in the Cours and Manuel opti-mization criteria of restricted scope in order to avoid interpersonal

XdU* = 0 [17]

(25)

utility comparisons, Pareto in the 1913 essay adopts a formula that must he viewed as a variant of the conventional Benthamite one. Variations in utilities of different individuale are summed, but only after applieations of coefficients that moke the utilities commen-surate. The coefficients apparently represent politically determined

averages of corresponding coefficients that mdividuals themselves might deem appropriate. The resultmg optimization formula, in principle, reaches beyond Pareto's earlier ones to permit evaluation of resource shifts where some individuals gain, and others lose ».

Tuttavia, secondo Bergson non sarebbe chiaro se Pareto fosse vera-mente intenzionato a percorrere questa strada.

Bergson scrive che il primo dei due criteri di ottimo paretiano, utilizzato per primo da Barone (1908), riscoperto da Lerner (1934) e da Bergson (1938), è poi divenuto il fulcro della New Welfare Economics originata dai lavori di Kaldor (1939) e Hicks (1939); il secondo dei due criteri paretiani invece non avrebbe potuto essere utilizzato nella forma proposta da Pareto poiché si trattava di un criterio positivo e non di un criterio normativo, come invece nella FBS di Bergson (1938).

Neil 'addendum al citato articolo del 1983, Bergson sostiene inol-tre che la variante individualista della propria originaria FBS non è comparabile con la [8] di Pareto, poiché questi tratta i coefficienti

« a » come costanti mentre, per potersi parlare di una FBS

occor-rerebbe intenderli come derivate parziali.

Poiché non vi sono chiari indizi in proposito dal tipo di nota-zione utilizzata da Pareto, Bergson può rassicurare il lettore: ha ragione Samuelson (1981) nel definire « un act of simpathetic charity » l'attribuzione a Pareto di una FBS pre-Bergson.

Ma è davvero rintracciabile una differenza di valore euristico nei due criteri di ottimo : l'uno normativo, l'altro positivo ?

Non ci sembra che questa distinzione sia così netta: anche se Pareto ha usato una notazione non chiaramente differenziale, la proposizione da noi già citata è chiaramente normativa: Pareto scrive « Le gouvernement devra (nostra sottolineatura) fair continuer

le mouvement de la collectivité jusqu'à l'un de ce point P... » il che peraltro, non implica nessun giudizio di valore sulla politica redi-stributiva attuata.

(26)

for-rnulati, ambedue le equazioni possono essere differenziate se hanno le opportune proprietà matematiche.

Alla luce della nostra interpretazione della posizione paretiana, si può osservare quanto segue:

a) i pesi a-i di Pareto altro non sono che i giudizi di valore di Bergson e i pesi (3; sono quelli che consentono alla élite di sta-bilire la prevalenza di alcuni criteri sugli altri;

b) in un certo senso Pareto è più avanti di Bergson, poiché introduce l'idea che la prevalenza è organica allo stato e chiarisce, con la doppia ponderazione delle utilità elementari, un aspetto che in Bergson è vago (confronta il suo riferimento ai « valori prevalenti nella comunità » (17);

c) i prezzi di Bergson sono ciò che noi oggi chiameremmo prezzi-ombra, ne esistono tuttavia un'infinità: la soluzione di equi-librio è indeterminata, come quella di Pareto.

Ma non è diffìcile ricavare dei prezzi-ombra analoghi dallo stesso

8 W

Pareto : se interpretiamo gli Mi della [8] come possiamo scri-vere, nel massimo sociologico ^

8 W

Riformulando il massimo economico [5] :

2 Pi drt =

0 [22]

e sommando si ha: 8 TF

d<D,. = 2 p * drt [23]

S O *

da cui si vede che i prezzi di equilibrio p* possono essere definiti

(27)

da funzioni del tipo:

. J 8W ,

che è esattamente il risultato di Bergson in [10]. Per W — 2 f7É si ha il risultato di Cambridge,

S Ut

Vi = [25]

ó rt

ovvero quello paretiano per una società di « uguali ».

Ciò che la formulazione paretiana dice più chiaramente rispetto alla formulazione di Bergson è che « la prevalenza di un giudizio di valore » è l'espressione della coercizione statale sui e contro i singoli, quanto meno ex-post, cioè dopo che il meccanismo decisio-nale sociale (che potrebbe anche essere del tipo più largamente de-mocratico immaginabile, ma che tuttavia implica una coazione della

maggioranza nei confronti della minoranza) abbia imposto una certa

W contro parte o tutte le Ut (18). Vi è sempre una « doppia

ponde-razione » per risolvere il problema di a ggregazione : l'una è compiuta da singoli soggetti economici, l'altra dal governo e dalle forze che lo controllano.

Può essere utile sviluppare un esempio: la serie dei coefficienti « a » potrebbe essere agevolmente vista come l'insieme dei giudizi dei soggetti o di classi di soggetti sul carico fiscale e sull'ammontare di spesa pubblica ottimale desiderata per se stessi e per gli altri n-1 contribuenti.

Riformulando il caso già citato in nota (6), sia l'incognita da determinare la produzione ottimale del bene pubblico « giustizia » o « prevenzione del crimine », misurati in termini di unità di nume-rario da destinare al bilancio di quel ministero. Supponiamo che gli incrementi di fondi a questo scopo debbano essere finanziati attraverso incrementi dell'imposizione e, per semplicità, ammettiamo che l'unico tipo di imposta disponibile sia una lump sum tax. In questa situazione, se vi sono tre classi di contribuenti o tre partiti

(18) Questo a ben vedere è il punto di partenza del moderno dibattito sulle scelte pubbliche, originato da Arrow (1950), il cui teorema di impossibilità di una FBS « democratica » sarebbe certo sembrato scontato a Pareto, ma tale non sembrò a chi cercava di prolungare la sovranità del consumatore in quella dell'elettore contribuente.

(28)

con un diverso sistema di attese, è necessaria una regola che con-senta al governo, attraverso qualche meccanismo decisionale, di de-terminare una serie di coefficienti di ponderazione del tipo « (3 », da applicare ai coefficienti del tipo « a ».

Questa regola può essere un voto del parlamento, un referendum, o qualunque altro sistema appropriato che consenta di passare dalle n equazioni di preferenza fiscale a una serie di coefficienti (fissi o variabili) allocativi « M ».

In altre parole ogni contribuente (o classe o partito) esprime una propria valutazione sulla posizione soggettiva in cui il cui costo marginale del maggior gettito fiscale eguaglia il beneficio marginale di una minore criminalità: ma queste posizioni devono essere pon-derate attraverso un qualche criterio decisionale che, una volta adottato, diviene un «assetto coercitivo», per usare un'espressione efficace di Cesare Cosciani (cfr. la bibliografia del cap. I l i di Cosciani

(1970) per i riferimenti ai contributi di questo autore sul tema). A questo scopo è sufficiente interpretare p* — p, = ti dove t è un'imposta o sussidio unitario sul bene o servizio ùesimo. Per definizione t sarà ottimale rispetto al sistema di valori W, ma nel senso dell'ottimalità sociologica e non di quella economica. In un

modello di equilibrio economico-sociale tt misura lo scarto fra

prezzo-ombra di un bene e servizio e prezzo-efficiente paretiano del primo tipo. È possibile derivare alcune conseguenze di questo schema relativamente alle teorie della tassazione ottimale e dell'analisi costi benefici della spesa pubblica, ma ciò esula dagli obiettivi di questo lavoro (19).

(19) Nella letteratura più recente sulla teoria normativa della spesa pub-blica e sulle sue applicazioni, nonostante si parta tuttora frequentemente da-l'ipotesi di Bergson - Samuelson sulla forma « individualistica » della funzione sul benessere sociale, compaiono sempre più spesso ipotesi aggiuntive sull'« equi-tà », ad esempio, coefficienti di ponderazione del reddito che esprimono il grado di egualitarismo del governo, ad esempio sul tipo: (3»' = (Jl/ I") dove I* è

il reddito pro-capite (o la spesa) dell'h-esimo consumatore e l1 è 11 reddito-base

o minimo. Per valori di e = 0 il governo è indifferente alla distribuzione del

reddito per valori superiori si ha un crescente ugualitarismo (cfr. Drèze e Stern, 1987) e più in generale la lezione 11 di Atkinson, Stiglitz (1980). Questi « p e s i » & sono «positivi» o «normativi»? In generale, come è chiaro dalla nostra discussione del criterio sociologico paretiano, lo studio concreto della funzione-obiettivo alla luce di differenti visioni del ruolo del settore pubblico, nonché l'esame analitico della coerenza fra funzione-obiettivo, vincoli e azioni,

è un problema di economia normativa. Dovrebbe essere chiaro come il governo può avere una visione molto articolata dei propri obiettivi e anche che diverse funzioni obiettivo possono essere proprie di diverse agenzie pubbliche, con com-plessi rapporti interni alla amministrazione pubblica (Florio, 1986), (Muraro,

(29)

In conclusione l'indagine sul sistema fiscale non può essere svolta — suggeriva Pareto — in termini di ottimo economico (paretiano del primo tipo) ma deve essere svolta in termini di ottimo sociale (paretiano del secondo tipo). Per usare una terminologia oggi fami-liare: la teoria rilevante non è quella della allocazione delle risorse

(scelte economiche), ma è la teoria delle scelte sociali, di cui la teoria delle scelte economiche pubbliche è parte. Si tratta di un approccio completamente diverso da quello bentamita ed edonista in generale, ed esso è in netta contrapposizione ad ogni tentativo di costruire un'economia pubblica su quelle basi.

Va dato atto a Pareto di avere intravisto con grande anticipo alcuni dei problemi che oggi costituiscono una frontiera in gran parte inesplorata dell'economia pubblica: quella di una teoria nor-mativa che non sia una « scatola vuota », estranea ai processi storici reali.

MASSIMO FLORIO Università di Urbino

London School of Economics

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SEN A. (1986), Social choicc theory, in Arrow K., Intriligator I. (eds.), Handbook of mathematical economics, Elsevier, Amsterdam.

SENSINI G. (1948), Corrispondenza di Vilfredo Pareto, Cedam, Padova.

(32)

The financial crisis, that heavily struck Italian communes after the taxation reform introduced in the early 1970s (see Fraschini 1988), has a more remote beginning. In fact, since the early years after the unification of 1861 and until 1977 the communes' budgets showed a current deficit (see Table 1) (1).

Interpretations of the Italian locai financial crisis are well known, and both the revenue side and the expenditure side of the fiscal ac-count have been seen to be the cause of the problem.

Erom the point of view of the revenue, the sources of the financial difficulty date back to:

a) the non-bnoyant taxes available to locai governments; b) the reduction of the revenue in real terms fostered by the taxation reform of the early 1970s.

From the point of view of the expenditure, the causes of the fi-nancial difficulty date back to:

i) the « not accountable » behaviour of the locai public managers wbo are not worried about the expenditure's financing;

ii) the growth of locai current expenditure to meet the demand of new social services and to improve the existing services.

Now I try to separate the current deficit's components and to measure their contribution to the deficit's percentage growth.

(*) Paper presented at the International Seminar on « Locai Government

Finance in Theory and Current Applied Research: the International Expe-rience », Ferrara, Italy, 16-17 September 1988.

(1) After 1977 the communes were not allowed to have a current deficit and locai governments' current deficit was cbarged to the State. For a brief description of the trends in locai finance in Italy during the last decade, and of the legislative measures taken to oppose the « crisis in locai finance », see

(33)

Table 1 - Trends in Communes' current revenue and expenditure, 1866-1977 (milliards of lire). Years R E D D as % GDP 1866 0.1953 0.1329 0.0416 0.42 1867 0.2176 0.1833 0.0343 0.38 1868 0.2230 0.1885 0.0345 0.34 1869 0.2478 0.2593 0.0115 0.11 1870 0.2564 0.2717 0.0153 0.15 1871 0.2631 0.2891 0.0260 0.26 1872 0.2872 0.3164 0.0292 0.27 1873 0.2999 0.3387 0.0388 0.30 1874 0.3074 0.3309 0.0235 0.20 1875 0.3154 0.3295 0.0141 0.13 1876 0.3234 0.3407 0.0173 0.16 1877 0.3291 0.3665 0.0374 0.31 1878 0.3399 0.3673 0.0274 0.23 1879 0.3478 0.3706 0.0228 0.21 1880 0.3533 0.3766 0.0233 0.19 1881 0.3570 0.3668 0.0098 0.09 1882 0.3684 0.3806 0.0122 0.10 1883 0.3744 0.3931 0.0187 0.17 1884 0.3811 0.3932 0.0121 0.11 1885 0.3918 0.4267 0.0349 0.29 1886 0.4032 0.4429 0.0397 0.33 1887 0.4046 0.4630 0.0584 0.53 1888 0.4070 0.4805 0.0735 0.67 1889 0.4215 0.4956 0.0741 0.67

1890 n.a. n.a. n.a.

1891 . . 0.4190 0.4681 0.0491 0.38

1892-94 n.a. n.a. n.a.

1895 . . 0.4270 0.4420 0.0150 0.12

1896 n.a. n.a. n.a.

1897 . . 0.4350 0.4420 0.0070 0.06

1898 n.a. n.a. n.a.

1899 . . 0.4400 0.4670 0.0270 0.21

1900-06 . . . . n.a. n.a. n.a.

1907 . . 0.5840 0.6560 0.0720 0.40

1908-11 . . . n.a. n.a. n.a. n.a.

1912 . . 0.7660 0.9610 0.1950 0.89

1913-24 n.a. n.a.

1925 . . 4.1090 4.9470 0.8380 0.50

1926-27 . . . . n.a. n.a. n.a.

1928 . . 5.3090 6.3330 1.0240 0.67

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