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Comune di Treviglio Consiglio Comunale del 21 Novembre 2006 Presidente

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Comune di Treviglio

Consiglio Comunale del 21 Novembre 2006

Presidente

Buona sera. Apriamo i lavori di questa seduta del Consiglio Comunale, sono presenti tutti i Consiglieri ad esclusione del Consigliere Mangano, quindi il Consiglio è legalmente costituito ed ha i numeri per deliberare.

Prima di passare al primo punto all’ordine del giorno, diamo il benvenuto al nuovo Segretario Comunale, il Dott. Roberto Carbonara, viene dalla Provincia di Bologna dove già da più lustri ha esercitato la professione di Segretario e ora si occuperà del nostro Comune e lo ringraziamo. Procediamo col primo punto all’ordine del giorno

“Comunicazioni del Sindaco”. Prego.

Consigliera Siliprandi

Volevo solo chiedere se è prevista la risposta alla mia interrogazione, l’ultima seduta di Consiglio Comunale io ero assente per malattia.

Presidente

Secondo il Regolamento l’interrogazione, essendo mancante chi l'ha presentata, si ritiene ritirata. Per cui dovrebbe ripresentarla, anche se era stata allegata alla convocazione del Consiglio Comunale la risposta scritta del Sindaco. Come se è Suo interesse la ripresenti e verrà messa all’ordine del giorno del prossimo Consiglio Comunale.

Consigliera Siliprandi La ringrazio.

Presidente

Procediamo col primo punto all’ordine del giorno “Comunicazioni del Sindaco”. La parola alla Sig.a Sindaco.

Punto n. 1)

COMUNICAZIONI DEL SINDACO Sindaco

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Buona sera a tutti. Trovate alcuni documenti sul vostro banco, uno riguarda una relazione del lavoro svolto dallo sportello stranieri e una relazione sul lavoro che stiamo compiendo per il Centro culturale islamico “Ilbadere”. Si è svolta una Commissione la scorsa settimana, in quella Commissione è stato illustrato per filo e per segno tutto il lavoro che si sta compiendo. Dal documento che vi abbiamo consegnato potete sicuramente prendere atto del dialogo che si è aperto tra il Comitato di via Vittorio Veneto e i responsabili del Centro culturale islamico; la Commissione ha deciso di consentire che questo dialogo continui e, se ce ne sarà bisogno, di portare la problematica in Consiglio Comunale quando questo tipo di percorso sarà concluso.

Trovate sul vostro banco anche un omaggio che l’Associazione Sirio ci fa per la giornata internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Ho voluto unire anche il testo della convenzione dei diritti dei bambini, delle bambine e degli adolescenti, così come approvato dall’ONU. Io credo che tutti noi, non leggo quanto Sirio ci dice perché credo che l’abbiate fatto da soli, io credo che tutti noi o tanti di noi abbiano davvero il sogno di diventare grandi senza diventare adulti come dice una canzone di Battiato. Io sicuramente sono tra questi, mi auguro che i nostri bambini ci aiutino a realizzare questo sogno e che ci aiutino soprattutto a preparare per loro un mondo in cui possono entrare senza aver paura di diventare grandi. Ringraziamo Sirio, io l'ho fatto anche a nome vostro.

L’altro argomento, prima di entrare nelle comunicazioni amministrative, di cui voglio parlarvi, è che il 25 novembre è giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, sempre giornata internazionale decisa dall’ONU e vorrei proporvi un attimo di riflessione.

Non avevo documenti da darvi, nel senso che i documenti sono tanti.

Quello che vi voglio dire è quello che vado adesso a proporvi. Questa data è stata scelta dall’assemblea Generale delle Nazioni Unite per ricordare il brutale assassinio di tre sorelle, le sorelle Mirabal, attiviste politiche, deportate e violentate nella Repubblica dominicana del dittatore Raphael Truijllo. La violenza contro le donne ha molte facce, tutti sappiamo che ci sono uccisioni, ci sono stupri, violenze spesso drammatiche, sia dentro che fuori le mura domestiche, nei luoghi di lavoro, per le strade. È la prima causa di morte tra le donne del mondo.

Si tratta credo di un fenomeno universale aberrante e purtroppo in crescita rispetto alle cifre già molto alte delle violenze denunciate, per non parlare di tutta quella violenza che anche in Italia resta nelle mura domestiche e quindi resta sommersa.

Io credo che a tal proposito nessuno possa dire non mi riguarda, ma non basta questa consapevolezza femminile a fermare chi viola la

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mente e il corpo delle donne e io credo che tutti noi siamo tenuti a dare una piccolo segno, perché le grandi conquiste di civiltà partono sempre da un piccolo passo di ognuno di noi. Questo piccolo passo noi lo faremo, informeremo la Città sia della giornata internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, sia del giorno internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, con un telo esposto sul Palazzo Comunale e con l’informazione che passa sul pannello luminoso in Piazza UPIM, con la quale diamo informazione di queste due ricorrenze. Ripeto, la giornata nazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e il giorno internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Sapete che la sensibilizzazione può passare solo attraverso una preventiva informazione e quindi già informare è un buon passo verso la sensibilizzazione dell’opinione pubblica.

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Passo alle comunicazioni di tipo amministrativo. È stato apposto all’Albo e si trova anche sul sito del Comune di Treviglio l’avviso pubblico per la nomina del Difensore Civico. È un avviso che rispetta in tutto e per tutto lo Statuto comunale, i cittadini di Treviglio che intendono fare domanda e presentare il curriculum sono chiamati a farlo entro un mese.

La Giunta ha aderito ad un bando della Provincia di Bergamo, seconda comunicazione amministrativa, in materia di riduzioni rifiuti. La Provincia ha messo a disposizione 200.000 Euro, l’Assessore Tura insieme ai commercianti di Treviglio ha inviato un progetto che prevede la riduzione degli imballaggi superflui, la sostituzione delle borse in plastica con borse biodegradabili, la segnalazione sugli scaffali della distribuzione dei prodotti con basso impatto ambientale, la distribuzione gratuita di borse di tela; l’organizzazione periodica di un mercatino dei bambini per favorire il recupero e lo scambio dei loro prodotti; la segnalazione al pubblico di tutti i commercianti e gli artigiani che effettuano riparazioni. È prevista una comunicazione attraverso locandine, manifesti, vetrofanie, per indicare gli esercizi che aderiscono a questo progetto. Non è certo che la Provincia finanzi i 15.000 Euro richiesti, ma le associazioni presenti hanno garantito che anche se in scala ridotta, qualcosa in questa direzione comunque si farà.

Abbiamo parlato del mercatino dei bambini, prima ho dimenticato di segnalarvi che rispetto all’attenzione che questa Amministrazione vuole dare ai bambini, nel programma è chiaro l’indirizzo per la Città dei bambini e delle bambine, l’Assessorato all’Istruzione ha messo a punto il progetto di cittadinanza per le scuole dell’obbligo. Tutti i ragazzi di prima media sono coinvolti, un primo Consiglio Comunale si terrà verso fine maggio, dopo un percorso didattico anche piuttosto complesso che questi ragazzi effettueranno con i loro insegnanti.

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Non solo, tutti sapete che è partito “Piedibus” che coinvolge i bambini delle elementari, che è questo pullman umano che evita a tanti bambini di essere accompagnati a scuola in macchina, con le ripercussioni benefiche che queste cose hanno sia sulla salute dei bambini che si muovono, sia sul PM-10 e quant'altro.

Quinta comunicazione amministrativa, per quanto riguarda l’Ufficio di Piano della Legge 328, il Comune di Caravaggio, insieme a tutti gli altri Comuni, ha chiesto che Treviglio diventasse capofila di questo importante programma di lavoro. Il Comune di Treviglio avrebbe davvero voluto accettare questo incarico, stava nel programma del Sindaco, non ci sono in questo momento le condizioni organizzative, noi stiamo riorganizzando la macchina comunale e nell’immediato si ritiene che tale ruolo non possa essere assunto dal Comune di Treviglio per i problemi organizzativi che sta affrontando. Sicuramente a partire dal primo gennaio 2008 e quindi decidendolo per tempo, intorno a metà anno 2007, accetteremo questo incarico a cui teniamo molto.

Si è costituito il Polo economico per lo sviluppo, l’Assessore Giovanni Rigon ha messo intorno a un tavolo il mondo del lavoro, categoria artigiani, Confindustria, rappresentanti degli imprenditori agricoli, del commercio, della finanze, i sindacati ecc. – Questo per realizzare uno sviluppo dell’economia, uno sviluppo strategico dal punto di vista economico, coinvolgendo i protagonisti dell’economia locale e fare sì che Treviglio riassuma un ruolo della Gera d’Adda. Domani sera nella Conferenza permanente dei Sindaci, la sottoscritta allargherà questa proposta ai 18 sindaci che fanno parte del Distretto di Treviglio. È molto importante che queste attività siano sviluppate in stretta relazione col Piano di governo del territorio, che come abbiamo più volte detto, non deve ritenersi chiuso tra le mura di Treviglio, ma deve essere aperto alle realtà circostanti. Perché un territorio possa essere attrattivo per il mondo economico, ovviamente servono iniziative sia sul piano culturale che su quello sociale e anche ricreativo oltre che su quello economico.

Per quanto riguarda il Piano dei servizi che sarà elaborato col Piano di governo del territorio, credo entro due anni, poiché questo piano dei servizi era previsto che fosse redatto a partire dal 2001. Qui non c'è traccia di piano dei servizi, due anni per noi sono troppi, quindi abbiamo deciso di fare una bozza stralcio del piano dei servizi ed entro primavera almeno di definire in città quali sono le aree e gli spazi per la distribuzione delle varie funzioni e delle varie attività di cui la Città ha bisogno e quindi procedere, a partire dalla primavera ad una distribuzione organica di queste funzioni, attività – servizi.

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Per le esigenze dell’immediato, si è deciso di trasferire il mercato in Piazza Cameroni e il Centro Stampa che deve lasciare la sede attuale di via Galliari per inadeguatezza dei locali ai fini della sicurezza, di trasferire l’Ufficio ICI attualmente al secondo piano del Palazzo Comunale nella struttura del mercato coperto – sempre Piazza Cameroni – insieme allo sportello del catasto che già vi opera da alcuni mesi. Il trasferimento si rende necessario soprattutto per consentire ai cittadini, all’atto del controllo eventuale delle dichiarazioni – c'è un arretrato di accertamenti di cinque anni, di avere una sede accessibile, quella individuata infatti è a pianterreno e facilmente raggiungibile.

Terza emergenza e proposta di soluzione, di verificare la possibilità di collocare, sempre nella stessa struttura di piazza Mercato, l’Ufficio SISCOTEL – Sistema Informativo Sovracomunale e l’Ufficio di Piano (si usa chiamare Urban Center), che è quell’Ufficio che è deputato a redigere il P.G.T., Piano di governo del territorio che noi vorremmo aperto sulla Città per favorire la partecipazione in ogni momento dei cittadini.

Per quanto riguarda le associazioni si sta facendo lo stesso lavoro di ricognizione; verrà fatta dei responsabili dei Settori cultura e servizi sociali coordinati dall’Assessore Rigon una ricognizione, così da conoscere quali siano tuttora operanti sul territorio, a quale settore di attività si dedichino, quali forniscano un servizio al Comune in termini di sussidiarietà, da quanti soci sono costituite e quale sia la quota associativa, se e a che condizioni utilizzino uno spazio pubblico. Questa ricognizione si è resa necessaria per riconsiderare l’intero Comparto in presenza di lamentele ricorrenti che lamentano (scusate il bisticcio), una certa disparità di trattamento. Noi abbiamo scoperto poco a poco che nei vari uffici, vuoi dai Vigili, vuoi a Piazza Mercato, vuoi il Palazzetto Grossi, esistono associazioni che hanno spazi che noi neanche sapevamo che avessero o comunque non sapevamo che esistessero.

Un'altra informazione, ci siamo candidati per l’EXPO Scuola-Ambiente, aspettiamo che la Regione ci dica qualcosa a tal proposito; si tratta di un’iniziativa con oneri a carico della Regione Lombardia e da questa finanziata con 200.000 Euro. È un’iniziativa che abbiamo colto di buon grado, anche perché ci consente, nelle nostre scuole, di avviare percorsi in tal senso che saranno sicuramente fecondi.

Abbiamo formalizzato tre deleghe al Consigliere Guzzetti per la cooperazione, la delega dice chiaramente che l’obiettivo è un progetto di cooperazione e di gemellaggio con un Paese del Sud del mondo, che coinvolga anche gli alunni di una o più scuole trevigliesi, gli oratori

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cittadini, le consulte promosse da questo Comune, le associazioni ed enti interessati alla tematiche, quindi un progetto di cooperazione e una proposta per introdurre criteri etici, con particolare riferimento ai principi del commercio equo e solidale, nell’acquisto di beni e di servizi da parte del Comune di Treviglio. Il suddetto incarico si intende sottoposto a una prima verifica temporale, al 30 aprile 2007. Come sempre a progetto e a tempo.

Abbiamo anche finalmente formalizzato le deleghe allo sport ai Consiglieri Scarpellino e Merisi, entrambe sono a termine nel senso che terminano il 31 maggio 2007. Per quanto riguarda il Consigliere Scarpellino gli obiettivi sono realizzazione di uno sportello informativo per le società sportive; realizzazione di nuovi impianti sportivi per i quali è necessario reperire risorse e finanziamenti, organizzazioni e progetti,

“A scuola di gioco sport”, è proprio così, i giochi della gioventù per la secondaria inferiore, i giochi sportivi studenteschi, sempre entro, come vi dicevo, il 31 maggio 2007.

Per quanto riguarda invece il Consigliere Merisi, gli obiettivi o i contenuti della delega sono:

- manifestazioni sportive tradizionalmente programmate nella prima parte dell’anno –

- convegni a carattere seminariale su tematiche sportive –

- progetti di educazione alla pratica sportiva e all’attività motoria nelle scuole –

anche questa è a termine, prima verifica il 31 maggio.

Non ho altro da aggiungere se non che le consulte sono tutte partite, mancano l’Osservatorio sociale della cultura, che partirà il 29 di questo mese, lo Sport partirà il primo dicembre, partirà a breve anche quello dell’Urbanistica, anche se ancora la data non è definita. Vi ringrazio.

Presidente

Grazie Sig. Sindaco. Possiamo passare al secondo punto all’ordine del giorno.

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Comune di Treviglio

Consiglio Comunale del 21 Novembre 2006

Punto n. 2)

RELAZIONE IN MERITO ALLA GESTIONE DEL SERVIZIO IDRICO INTEGRATO NELLA PROVINCIA DI BERGAMO -

Presidente

Secondo punto all’ordine del giorno avente a oggetto: “Relazione in merito alla gestione del servizio idrico integrato nella Provincia di Bergamo”. Abbiamo per questa sera due relatori, il Presidente della CO.GE.I.DE., il Rag. Luigi Minuti e l’Amministratore Unico della Società UNIACQUE, il Dott. Adriano Musitelli. Possiamo invitare subito il Rag.

Luigi Minuti e l’Amministrare Unico della Soc. UNIACQUE. Possiamo invitare subito il Rag. Minuti a rendere ...

Assessore Tura

Era semplicemente una breve nota per chiarire i motivi di questo nostro ordine del giorno, concordato con anche l’Assessore Stucchi. Noi appunto abbiamo pensato di parlare del servizio idrico integrato proprio perché è una materia complessa, che è in costante fase di evoluzione.

Sapete che praticamente riguarda la gestione dell’acquedotto, della fognatura e della depurazione e dai tempi della Legge Galli del ‘94, è stata prevista questa integrazione e non a caso si chiama “servizio idrico integrato”. La Legge 36 ha avuto poi un'altra legge attuativa presso la Regione Lombardia, che è la Legge 21/98, ma che era stata in gran parte inattuata, proprio a conferma della complessità di questa materia e del settore in cui doveva andare ad agire. Settore che è stato sempre caratterizzato da una grande frammentazione, quindi la parola integrazione è stata sempre un obiettivo difficilmente però raggiunto.

Noi siamo comunque tra i Comuni che hanno già da tempo unificato questi servizi, quelli di acquedotto – fognature e depurazione, li abbiamo affidati a CO.GE.I.DE. che è una Società con cui partecipiamo per circa il 18% del suo valore azionario. Ora a questa società si è aggiunta anche un'altra società istituita dalla Provincia che è UNIACQUE a cui partecipiamo con circa il 2,5% del valore azionario.

Anche questa duplicità di presenza è un’ulteriore conferma di quanto comunque questa materia sia complessa e sia costantemente in fermento di evoluzione normativa. Quindi abbiamo ritenuto che fosse

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opportuno dare ai Consiglieri questa possibilità di conoscenza, sia su questa materia che comunque è estremamente importante e ci riguarda da vicino, perché riguarda un bene primario come appunto è la risorsa idrica, sia per dare così opportunità di conoscenza a quelle che sono queste due partecipazioni del Comune di Treviglio e a quelle che sono le prospettive di sviluppo di entrambe. Adesso diamo la parola appunto al Presidente di CO.GE.I.DE. che è il Consigliere Luigi Minuti.

Rag. Luigi Minuti – Presidente CO.GE.I.DE.

Grazie Presidente e Grazie Sig. Sindaco. Non so se ringraziare anche gli Assessori e i Consiglieri, ma se ti invitano a fare una relazione è perché riconoscono che sei diventato vecchio e che hai la memoria storica magari di alcune questioni, come è la materia tormentata del riordino dei servizi pubblici locali, che ha avuto un’altalena di normative che si sono succedute e soprattutto tra l’una e l’altra ha avuto molte inattuazioni e questa memoria di solito ce l’hanno i vecchi. Io comunque ne approfitto e vi ringrazio e appunto parto molto da lontano e cioè parto dal 1990. Vi chiedo scusa se vado così lontano, ma è essenziale poter collegare i fatti di oggi con la loro genesi.

Nel 1990, dopo molti anni di tante discussioni e promesse sul riordino degli Enti Locali, è uscita la prima legge di riforma degli Enti Locali, la Legge 142 del ‘90 appunto, una riforma che rimase incompiuta per alcuni tempi, perché fu poi integrata dalla legge del riordino del sistema contabile e dalla legge di riforma del sistema elettorale degli Enti Locali.

Epperò sono risalito alla Legge 142 del ‘90 perché per la prima volta è stato organicamente prefigurato come dovesse essere la gestione dei servizi pubblici locali. Semplicemente però quella legge del ‘90 fece un inventario delle modalità. E allora riguardo alle modalità, mantenne in essere, senza preferenza per l’una e per l’altra, sia la gestione in economia, cioè la gestione diretta, sia la gestione in concessione. Per quanto riguarda invece la tipologia dei servizi, previde invece la separazione tra i servizi, per la prima volta, di carattere economico e di servizi che il carattere economico non lo avevano e cioè i servizi di carattere culturale e sociale.

Per i primi venne previsto il ricorso a quale forma naturale di svolgimento, quella dell’Azienda, per i secondi venne prevista invece la forma della istituzione. La differenza tra l’Azienda deputata a gestire un servizio a carattere economico, a rilevanza economica e la istituzione, è che con la prima si istituisce un soggetto giuridico autonomo, munito di sua personalità, di sua autonomia. Mentre invece nel secondo caso si trattava di istituire soltanto un braccio separato dell’Amministrazione,

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con una autonomia gestionale, ma nessuna personalità giuridica, la personalità giuridica rimaneva quella dell’ente locale.

Il processo di riordino dei servizi è proseguito, ma a distanza addirittura di un decennio, quando con l’art. 35 della Legge Finanziaria 2002, però elaborato alla fine del 2001, si volle imporre una accelerazione temperata del riordino dei servizi. Mentre prima la gestione in forma diretta o in forma in concessione era lasciata all’opzione, alla determinazione dell’ente locale, l’art. 35 ha incominciato a dire che i servizi di carattere economico devono essere assolutamente esternalizzati. Le gestioni in economia dovevano cessare, occorreva ricorrere al mercato per affidare questi servizi secondo le regole della concorrenza e tuttavia introdusse una graduazione talmente dilungata, quasi esasperata, un decennio, perché sarebbe dovuto entrare a regime il sistema, penso soprattutto ai servizi connessi alla gestione del metanodotto, per noi il più rilevante servizio di carattere economico industriale e il servizio idrico integrato, entravano a regime soltanto nel 2010.

Sapete che quella norma, quell’art. 35 della Legge Finanziaria del 2002 incontrò la contestazione dell’Unione Europea, la quale ne ravvisò sì un riconoscimento di un’apertura al mercato, alle reti di concorrenza, ma troppo timida e chiese al Governo di accelerare i tempi di attuazione, cosa che avvenne con la riscrittura dell’art. 113 del T.U. degli Enti Locali. Voi avete questo T.U. che vi è stato consegnato all’atto dell’insediamento del Consiglio, insieme allo Statuto, ebbene l’art. 113 e poi il 113/bis, organicamente riprende la disciplina dei servizi pubblici locali, distinguendo nuovamente tra i servizi di carattere economico che stavolta chiama industriale e i servizi invece che il carattere economico non ce l'hanno e che sono quelli appunto della cultura e dei servizi sociali in genere e così via.

In realtà la disciplina è molto simile a quella della Legge 142/90, tuttavia sono organicamente più dettagliati rispetto a prima. Prima c’era nella Legge 142 una enunciazione delle tipologie di servizio, questa volta si entra di più nelle modalità, per esempio la problematica se la gestione delle reti deve essere fatta congiuntamente all’esercizio dell’attività, oppure se deve essere fatta disgiuntamente, cosa non secondaria perché poi si è innescato nei processi di prosecuzione dell’intento riformatore e l’orientamento del legislatore se l’eventuale decentramento delle reti che sapete è un bene indisponibile del Comune, potesse avvenire in favore di società a capitale totalmente pubblico, oppure a capitale pubblico-privato, o non avvenire affatto. In un primo tempo venne prevista l’apertura anche alla possibilità di cedere le reti dei servizi pubblici a società miste pubblico-privato purché

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a maggioranza pubblica; successivamente si è stabilito che soltanto potessero essere cedute nel caso gli enti avessero optato per questa posizione, a società a capitale totalmente pubblico e infine adesso siamo di fronte a una disciplina contraddittoria, che è in parte quella dell’art. 113, che dice che le reti non sono alienabili e dall’altro lato che l’ultima legge regionale che dice che invece lo sono, purché ancora avvenga a favore... anzi devono esserlo a favore per esempio la fattispecie che adesso approfondiremo in favore dell’ATO, perché dati in concessione d’uso, oppure dati a società di scopo per la gestione appunto delle reti.

Tornando un attimo all’art. 113 del T.U. degli Enti Locali e facendo un passo in avanti rispetto alla precedente normativa, sia dalla 142 – sia all’art. 35 della Legge Finanziaria del 2002, l’art. 113 ha sancito, venendo incontro alle sollecitazioni dalla Unione Europea, la obbligatorietà degli appalti da conseguirsi attraverso la scadenza, l’obbligo della scadenza dei contratti in corso, delle concessioni in corso. Tutte le concessioni in corso dei servizi pubblici anziché al 2010 come era previsto dall’art. 35, sono state poste in scadenza a partire dal 31 dicembre 2006. Quindi un avvicinamento delle scadenze e una più accelerata attuazione del processo di riforma.

Vengo a una particolarità di questo art. 113 che introduce però una eccezione alla regola generale e dice: tutte le concessioni scadono ed entro quindi il 2007 occorre fare le gare per gestire tutti i servizi pubblici di carattere economico, salvo quattro eccezioni e le elenca. Vado veloce, i servizi che sono stati affidati a società totalmente pubbliche, in house come per esempio quello di UNIACQUE che vedremo più tardi, ai servizi che erano stati dati in concessione a società a capitale misto pubblico-privato, purché il partner privato sia stato scelto mediante gara ad evidenza pubblica, i servizi a società quotate in borsa e infine i servizi affidati a società che successivamente al 2003 hanno proceduto a collocare una parte del loro capitale, con gara ad evidenza pubblica.

Insomma è l’eccezione rispetto alla regola generale, che cioè tutte le concessioni si intendono scadute a fine 2006 e che occorre provvedere a delle gare ad evidenza pubblica per nuovamente ridisegnare questi servizi. Vengo però alla questione di fondo che è stata anticipata dall’Assessore Tura, la Legge Galli.

La Legge Galli è del ‘94, è rimasta lungamente inattuata e la Regione Lombardia ha fatto fatica a fare la sua norma attuativa locale, ha stabilito tre questioni fondamentali relativamente al segmento di servizio pubblico a carattere economico, rappresentato dalla gestione del ciclo dell’acqua. Ha introdotto per la prima volta la gestione integrata del servizio. Non più l’acquedotto per suo conto, la fognatura per suo conto,

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la depurazione per suo conto, ma ha introdotto il concetto del servizio idrico integrato, la gestione deve essere unica. L’unico problema che era rimasto aperto era quello: ma unica comprese le reti e il servizio o separate le une dalle altre? Lo vedremo dopo.

Nel frattempo elemento di progressione e di scelta qualitativa del sistema prefigurato dalla Legge Galli è questo: il ciclo dell’acqua va visto in modo integrato e cioè l’acqua va vista dalla captazione che normalmente avviene nelle montagne, all’adduzione, alla distribuzione, poi al collettamento una volta che è utilizzata e quindi alla depurazione e quindi alla restituzione a valle ai fiumi e al mare.

La seconda questione introdotta dalla Galli è: ma la gestione di tre servizi in uno, di un unico servizio, il servizio idrico integrato, in che bacino è ottimale? E cioè l’introduzione dell’ATO e sembrava logico al sottoscritto per esempio che ha al riguardo questa opinione, sembrava logico che la definizione degli ATO avvenisse partendo da Nord verso Sud e cioè dalla montagna fino al mare, o perlomeno, salvaguardando la competenza regionale, per la Regione Lombardia da Sondrio – Bergamo e compresa Cremona e poi lo sfogo nel... e così dall’altro lato, parte da Brescia comprendendo Mantova, oppure il milanese compreso il pavese e cioè i bacini idrografici logici della Lombardia avrebbero dovuto essere tre e cioè il bacino tra il Ticino e l’Adda, il bacino tra l’Adda e l’Oglio e il bacino tra l’Oglio e il Mincio. Però i bacini ottimali, che avrebbero corrisposto a una scelta gestionale fortemente coraggiosa, hanno dovuto scontare gli elementi di localismo, per cui hanno preferito affermare il principio generale che il bacino ottimale è quello corrispondente a ogni Provincia, ma introducendo delle deroghe, però Milano, la Città vale una provincia e quindi a Milano c'è la città più la Provincia. La Valcamonica si distingue rispetto a Brescia che allora lì ci devono essere due bacini ecc. – In linea generale però è valso il principio del bacino della Provincia e così ha scelto la Provincia di Bergamo.

Il terzo elemento di novità della Legge Galli è stato che oltre al servizio integrato, oltre al bacino ottimale – ATO – è stata l’introduzione di un criterio tariffario obbligatorio da gestirsi da parte dell’ATO con criteri di uniformità sul territorio provinciale in questo caso, della Provincia di Bergamo, che tenesse conto necessariamente non solo dei costi di gestione, ma anche dei costi che garantissero gli investimenti. Sembra una banalità questa qui, però io ricordo che rimasi sconcertato quando nella riforma del servizio del metanodotto venne prevista la ripartizione in tre società diverse per la gestione del metanodotto, che era una società di vendita, la società di distribuzione, la società delle reti, dicevo per l’amor di Dio, prima c’era una gestione unica, adesso la

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distribuiscono in tre. Ma che ragione ci sarà oltre a quella di mantenere tre consigli di amministrazione, tre collegi sindacali e in realtà c’era una ragione oggettiva che ispirò la riforma, ma bisognava pensarci.

La ragione oggettiva è che il servizio considerato nella sua unicità scontava la disattenzione del gestore nei confronti degli investimenti nella rete e quindi nei confronti della sicurezza della rete, perché il gestore era attento a comprare con delle buone condizioni ed a vendere in un regime peraltro dove la concorrenza è molto limitata, però a vendere ma a meno a manutentare la rete, a estendere la rete, cioè meno a investire. Separare le società aveva tra l'altro credo nel legislatore, per quello che ho appurato, questa finalità.

Ebbene nel ciclo integrato dell’acqua c’era il rischio che esisteva nella gestione del servizio del metano prima della separazione, quando era unitario e cioè attenzione alla erogazione dell’acqua, certo attenzione alla fognatura, ma la depurazione? Rischiava di diventare la cenerentola, anche le fognature di diventare cenerentole rispetto all’erogazione dell’acqua, ma per la ragione molto semplice, che la quota anche di tariffa dell’acqua è la più elevata rispetto a quella della fognatura che è la metà e rispetto a quella della depurazione che è ancora piuttosto simbolica. Allora il legislatore della Legge Galli ha introdotto questo terzo principio, che attraverso una tariffa cosiddetta normalizzata il gestore dovesse assicurarsi anche la possibilità di avere le risorse necessarie per poter ammortizzare gli investimenti. E non vi sembri una questione di lana caprina, perché nella imminenza della partenza del sistema attuativo della riforma Galli si fece un inventario sui fabbisogni acquedottistici nei 243 Comuni della Provincia di Bergamo e quel fabbisogno che era un inventario approssimato, costruito in fretta per poter dare allo Stato e alla Regione, a supporto del --- ---- (parole incomprensibili) – prevedeva duemila miliardi di investimenti nella Provincia di Bergamo. Capite che per fare duemila miliardi di investimenti occorreva il supporto adeguato della tariffa e a tariffa attuale questo non sarebbe potuto avvenire.

Nel frattempo come si è organizzata la Provincia di Bergamo per attuare questa novità della gestione unitaria del servizio idrico integrato secondo i principi che ho enunciato prima e tenendo conto di quello di cui ho parlato ancora prima e cioè che tutti i servizi pubblici vanno messi a gara secondo le regole della concorrenza previste dalla Comunità Europea, con alcune eccezioni. Una di quelle quattro eccezioni era quella della gestione in house a favore di una società totalmente pubblica. I Comuni della provincia di Bergamo e la Provincia di Bergamo che compongono l’assemblea dell’ATO, dell’Ambito Territoriale Ottimale, hanno dall’inizio optato per escludere la messa sul

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mercato di questo servizio, stante la sua strategicità e il fatto che la gente sente l’acquedotto come una cosa assolutamente propria, inalienabile, non solo la rete, ma anche il servizio e quindi ha sempre prefigurato la eccezione rispetto alla regola generale e cioè il continuare a gestire in modo pubblico questa risorsa fondamentale.

Ha costituito dapprima una società chiamata “Acqua” e questa società era costituita da soggetti già esistenti che gestivano il ciclo integrato sul territorio, alcuni vecchi consorzi, quelli a capitale totalmente pubblico, però questa società non è decollata. Sono stati incentivati processi di fusione tra di loro delle società esistenti sul territorio, perché addivenissero ad un soggetto unico che potesse proporsi per essere assegnatario a sua volta del servizio idrico integrato, ma questo processo di aggregazione ha riscontrato le difficoltà che sono a tutti voi note e cioè che la base di Bergamo ha preferito sposarsi con l’A.S.M. di Brescia e in ogni caso non era una società totalmente o lo era sì totalmente pubblica, però ha fatto quella scelta diversa e poi c’era di mezzo CO.GE.I.DE. che scontava il fatto di avere una partecipazione privata e quindi avrebbe apportato un elemento di anomalia nell’aggregazione provinciale che avrebbe impedito appunto la caratterizzazione di società totalmente pubblica e impedito l’attuazione quindi di questa opzione fatta dall’ATO di Bergamo.

È passato il tempo e poi finalmente è stata istituita invece una società, la Soc. UNIACQUE, composta dagli Enti Locali, quindi di proprietà dei Comuni. Ha ricordato l’Assessore che il Comune di Treviglio è socio per il 2% e l’ATO ha affidato con atto formale a UNIACQUE il servizio idrico integrato della Provincia di Bergamo. UNIACQUE e l’unità d’ambito, l’ATO, stanno interloquendo con tutti i soggetti gestori per organizzare il passaggio da una gestione frammentata sul territorio, a una gestione veramente unica, omogenea, in capo a UNIACQUE. Dite, ma allora in che situazione siamo noi di Treviglio che siamo soci di UNIACQUE che dovrebbe essere la società unica provinciale e soci di CO.GE.I.DE. che è la società di 18 Comuni compresi tra l’Adda e il Serio, che hanno 90.000 abitanti e 154-155.000 abitanti equivalenti, perché si computano le industrie che sono servite e il rapporto tra UNIACQUE e soprattutto tra l’ATO e CO.GE.I.DE., è attualmente un rapporto di interlocuzione perché anche CO.GE.I.DE. vorrebbe far valere la stessa opzione che ha fatto valere l’ATO con la rinuncia alla gara normale per affidare il servizio a una società a capitale totalmente pubblico, unica sul territorio provinciale e CO.GE.I.DE. a sua volta, che rientra in due motivi di eccezione previsti dall’art. 113 del T.U. degli Enti Locali, quello di essere società pubblico-privata, con il privato scelto per gara ad evidenza pubblica e di essere una società che ha avuto le concessioni,

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che era attiva già nel 2003 e che ha privatizzato parte del suo capitale, sempre con gara ad evidenza pubblica.

Ma si introduce e ha chiesto quindi la salvaguardia, l’ATO, nel termine previsto dalla gente, che era il 30 di settembre. L’ATO ha istruito la pratica, ha chiesto un parere alla Regione Lombardia...

CAMBIO CASSETTA

... il Regolamento nel quale sembrerebbe che questa salvaguardia e facendo seguito al tenore letterale dell’articolo che ho citato prima – comma 15/bis – sembra che vi rientri, ma che differenza c'è che crea? È un valore aggiunto o un valore disaggregativo? È un bene, un male per il Comune di Treviglio? Non lo so, è una valutazione che va fatta, poi sentiremo Adriano Musitelli. Sono certe però alcune cose, è opportuno che voi le sappiate. Posso trattare anche questo o vado fuori? Sono certe queste cose, uno, che il Comune di Treviglio ha nella CO.GE.I.DE.

una partecipazione rilevante, che ha un suo valore economico. Qualora la CO.GE.I.DE. dovesse conferire, al pari degli Enti Locali che conferiscono le loro reti in concessione a UNIACQUE, dovesse conferire le sue dotazioni patrimoniali, è evidente che il valore della sua partecipazione si ridurrebbe. Ora il Comune di Treviglio ha utilizzato già in due occasioni questa partecipazione che si incrementa annualmente per via della capitalizzazione degli utili, della formazione degli utili che vengono portati a riserve e quindi Treviglio per due volte ha alienato una parte di questa sua partecipazione per finanziare delle opere pubbliche. L'ha fatto due anni fa mi pare con un milione di Euro, l’aveva fatto in precedenza con 700.000 ultimamente e l’aveva fatto anche in precedenza. Quindi c'è da valutare il problema appunto del valore della partecipazione del Comune se cresce o no.

Seconda questione. Qual è il grado di soddisfazione che ha la cittadinanza rispetto alla gestione derivante da tempestività o modalità degli investimenti, perché vi ho detto che il vantaggio competitivo della Riforma Galli era quello di vedere insieme il ciclo integrato, il bacino ottimale, ma anche la tariffa remunerativa degli investimenti.

CO.GE.I.DE. a fare investimenti con una tariffa che è, per quanto riguarda Treviglio attualmente siamo a 52 centesimi di Euro a mc. – una famiglia trevigliese consuma mediamente 104 Euro all’anno di acqua e nell’intero bacino CO.GE.I.DE., perché a Caravaggio pagano di più, in altri Comuni pagano di più e Treviglio ha sempre preferito spesare a carico dell’intero Bilancio gli investimenti in fognatura che altri invece hanno messo nei costi dell’acquedotto e della fognatura. Il bacino CO.GE.I.DE. paga 0,60, il bacino di UNIACQUE si stima che la tariffa sarà 0,83, quindi un 30 centesimi di Euro in più a mc. e gli investimenti,

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se un bacino così grande deve fare degli investimenti, con quale criterio li farà? Certamente con criteri oggettivi di priorità, ma una struttura così grande riesce ad assicurare interventi?

Tenete conto che il 50% degli investimenti in realtà riguardano la sostituzione e l’ammodernamento della rete esistente e il 50% invece si tratta di realizzare nuove infrastrutture. Per esempio l’ammodernamento del depuratore in corso per due milioni di Euro all’impianto di Mozzanica, ma ne serviranno quattro subito dopo per ampliare la capacità ricettiva dell’impianto, perché? Perché Caravaggio si allarga, perché Brignano si è allargato, perché Fara – Canonica e Pontirolo portano ora i reflui lì in modo massivo rispetto a prima e così via. Però il Bilancio di CO.GE.I.DE. è riuscito ad assicurare questi investimenti abbastanza tempestivi, ne ha in corso per 6-7 milioni di Euro, lo vedete lì nell’elencazione del Bilancio e in larga parte con auto-finanziamento.

Pensate che il debito di CO.GE.I.DE. al 31 dicembre del 2005 era di 300.000 Euro, è una cosa assolutamente insignificante e quindi l’auto- finanziamento degli investimenti, l’alto volume degli investimenti, la bassa tariffa del 30% inferiore a quella prefigurata dall’autorità d’ambito per il gestore unico UNIACQUE, sono altrettante credenziali, insieme a quella di cui ho parlato prima, ed è la difesa del valore della partecipazione societaria, che potrebbero giustificare dal punto di vista economico, oltre che dal punto di vista giuridico, perché lì le cose vanno da sé e cioè se la salvaguardia è prevista dalla legge, non ci scappa niente, ogni altro socio difenderà la salvaguardia di CO.GE.I.DE. per non perdere il valore della sua partecipazione. Ma oltre alle ragioni giuridiche, le ragioni in campo economico sono queste: bassa tariffa e adeguata quantità degli investimenti e celerità degli investimenti.

Il programma degli investimenti è allegato lì, insieme anche alla relazione sull’andamento semestrale della società, che mantiene la redditività dell’esercizio precedente. Pensate che la CO.GE.I.DE. ha solo 30 dipendenti e un’Azienda con criteri magari un po' meno privatistici ne avrebbe 40 e quindi gestita invece con criteri ... e nonostante, cosa che verrebbe meno, il trattamento dei dipendenti CO.GE.I.DE. è migliorativo rispetto a quello delle norme corporative, perché è stato riconosciuto da alcuni anni un premio di produttività, sulla falsa riga di quello che viene riconosciuto nel Comune di Treviglio, e che ovviamente nel trasferimento, nel caso di trasformazione forzoso dei dipendenti CO.GE.I.DE. in essere al 31 dicembre del 2005, venissero trasferiti alla Soc. UNIACQUE, verrebbero trasferiti con queste condizioni migliorative.

Vi ho detto tutto questo, qualche altra caratteristica sugli investimenti per esempio previsti, il piano pluriennale degli investimenti che io ripeto

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è lì allegato, prevede 12.700.000 Euro per l’acquedottistica e 39.800.000 Euro per la fognatura e la depurazione. Il 50% di queste grandi cifre però, ripeto, sono per l’ammodernamento e la conservazione della rete. Degli investimenti in corso e di quelli a breve termine, è previsto che solo per il 30% godano del finanziamento ottenuto dall’ATO, dal gestore e per il 70% siano autofinanziati dal gestore.

Ho tralasciato l’argomento più scottante, quello che tocca i nervi dell’Assessore al Bilancio forse, o più del Ragioniere che dell’Assessore al Bilancio e cioè l’onere di ammortamento dei mutui preesistenti, che viene affrontato nel passaggio della gestione a UNIACQUE con la modalità del famoso canone del 2% del valore delle reti, che è l’equivalente dell’ammortamento dei mutui in essere del Comune di Treviglio e che sinora CO.GE.I.DE. non ha... mentre era impegnata a fare investimenti, ad avere una moderata redditività per incrementare le partecipazioni, il valore dei soci, non ha riconosciuto questo ammortamento dei mutui. Naturalmente perché non aveva la possibilità di adeguare la tariffa che è una tariffa amministrata, avendo slittato l’ATO l’entrata in vigore di quel terzo componente della Riforma Galli, cioè il regime tariffario. Qualora l’entrata a regime del regime tariffario consentisse all’UNIACQUE ma anche a CO.GE.I.DE. un ritocco di tariffe, noi non immaginiamo di portare la tariffa a 0,80, a noi bastano un 10 centesimi di Euro per garantire l’ammortamento di tutti i mutui che hanno in essere i Comuni soci. Tuttavia questi 10 centesimi di Euro ci garantiscono la possibilità di ammortizzare i mutui, ma anche di continuare a fare gli investimenti secondo il programma che vi ho prima detto.

Mi toccherebbe dirvi qualche cos’altro relativo, ma vi ho stancato eccetera, eventualmente se mi fate poi delle domande. Era relativamente invece allo stato della rete come sta, andando alla rete gli interventi, in particolare quelli localizzati a Treviglio, è stato appaltato il collettore del Cerreto, poi arriverà a servire con la via Bergamo le realtà industriali che ora sono una sciagura per quanto riguarda la salubrità della nostra falda – mi riferisco esplicitamente alla Farchemia – ma immagino anche che il collettore di Badalasco e Cerreto possa anche ricevere una parte dei reflui delle aziende che allevano i maiali, riducendo il carico di spandimento generalizzato sul territorio, che sono un'altra fonte non solo di molestia per la falda, ma soprattutto di molestia olfattiva e sono anche una garanzia, le due utenze diciamo Farchemia e Valtulini, consentirebbero da sole l’ammortamento di due volte i mutui del Comune di Treviglio. Ecco un contributo ad affrontare in prospettiva questa tematica aperta è anche questo della estensione della rete nei siti nevralgici per non dare più a nessuno l’alibi di non

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essere allacciati alla fognatura sul territorio, ancorché il territorio di Treviglio è uno di quelli maggiormente serviti da questo servizio importante. Grazie.

Presidente

Ringraziamo il Rag. Minuti, Presidente di CO.GE.I.DE. – Invitiamo a prendere la parola l’Amministratore Unico di UNIACQUE, il Dott.

Adriano Musitelli che ringraziamo anche della sua presenza in aula.

Prego Dottore.

Dott. Musitelli – Amministratore Unico UNIACQUE

Grazie a voi dell’invito, mi scuso per il ritardo, ma avevamo un'altra riunione sul tema in Provincia, perché questa settimana, venerdì, è convocata l’assemblea dei soci per la costituzione del Consiglio d'Amministrazione, che è uno dei primi atti di strutturazione della società. Io sono un Amministratore unico dalla fase della costituzione, avevo il compito di traghettare la Società all’avviamento e quindi adesso la Società si sta strutturando.

Ho sentito un pezzo dell’intervento del Presidente Minuti e quindi immagino che molte cose siano già state dette, quindi io vorrei evitare di tornare sulle cose già dette e pertanto su alcune cose faccio una sintesi mia per evitare di ripetere cose che forse lui ha già detto e che mi pare nel suo discorso di aver già colto. Ci sono alcuni paletti che hanno portato a questa vicenda. C'è una storia lunghissima che non ripeto, non racconto, che ha portato alla situazione di oggi e a questa scelta di UNIACQUE. Io voglio solo ricordare i paletti, perché i paletti, quelli che io chiamo paletti, nel senso che sono inamovibili, sono fatti di cui possiamo anche disquisire, ma c'è poco da discutere. Sono la storia e sono le regole del gioco.

Le regole del gioco per una serie di avvenimenti, di norme, di provvedimenti succedutisi nel tempo, sono che la gestione del ciclo è unitaria, si parla di servizio idrico integrato, acquedotto – fognatura e depurazione. La gestione deve essere unitaria. La gestione unitaria prescelta è sull’intero ambito territoriale ottimale che nella nostra Regione è stato definito nell’ambito della Provincia, scelta discutibile e discussa in passato, ma la scelta fatta è questa. L’ambito unitario è la Provincia, il soggetto gestore deve essere unico per l’intero ciclo idrico integrato e per l’intero ambito territoriale. La tariffa per l’intero ambito e per l’intero ciclo, è unitaria, è unica. C'è una fase di convergenza sulla tariffa di tre anni, a regime la tariffa è uguale per tutti, da Fontanella a Valleve e Foppolo.

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La tariffa ricomprende al suo interno, diversamente da quanto avveniva in passato, in cui c'erano finanziamenti pubblici, fondi presi dal Bilancio ecc., altre modalità di finanziamento, solo la tariffa deve finanziare sia gli interventi che la gestione, come ha ricordato bene il Presidente Minuti. Quindi la tariffa è dimensionata per assorbire la gestione, per assorbire il piano di investimenti che l’autorità d’ambito, l’ATO di Bergamo ha deliberato nel 1994, quando ha fatto questa scelta. Un terzo circa della componente della tariffa unitaria va a coprire il piano degli investimenti programmati nell’ambito del territorio nei prossimi 15 anni, un piano di investimenti dimensionato in 700 circa miliardi delle vecchie lire. Come piano di investimenti parliamo dello sviluppo delle reti, quindi l’incremento delle reti.

Quindi questa tariffa che arriva a regime a 0,87 Euro al mc., a regime significa fra tre anni, copre il piano di investimenti programmato, la gestione e la manutenzione. Ovviamente essendo una tariffa unitaria, fa giustizia o ingiustizia non solo, comunque rende omogeneo il territorio e va a coprire squilibri territoriali, aree forti, aree deboli. È di tutta evidenza che gestire un depuratore Valleve-Foppolo ha dei costi sia di investimento che di gestione enormi rispetto all’utenza che c'è invece in territori come questo, in cui c'è un incarico di inquinanti, di inquinamento, di apporto e conseguentemente anche di tariffa sul sistema della depurazione che non è minimamente paragonabile ai costi di gestione e di investimento dei territori sparsi in genere, ma soprattutto dei territori montani. Quindi la tariffa unitaria annulla gli squilibri territoriali sul piano tariffario e rende possibili gli investimenti laddove probabilmente in passato e con le tariffe e con le risorse locali non era possibile. Questa mi sembra la logica politico-istituzionale che sta dietro a quei paletti che però sono stati fissati dal legislatore, quindi non è una scelta della Provincia di Bergamo la tariffa unitaria, pertanto è un dato di fatto.

La scelta invece che è stata operata dalla Provincia di Bergamo è stata quella che fra i modelli di gestione possibili, il ricorso al mercato attraverso una gara pubblica, comunque sempre con un soggetto gestore, il ricorso a una società mista pubblico-privata come è oggi CO.GE.I.DE. con il socio-partner privato scelto con gara, ovvero la scelta in house, il territorio bergamasco, l’ATO, l’autorità d’ambito ha scelto questo modello, una unica società pubblica di tutti i Comuni del territorio per la gestione dell’intero ciclo idrico integrato. E questa scelta fu fatta già nel 2004 e si è concretizzata all'inizio di quest'anno – devo dire perché è storia e non ci nascondiamo nulla – è stata una scelta anche accelerata rispetto a un panorama che si stava delineando e poi

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si è delineato in Regione Lombardia, per cui oggi questo modello e questa scelta che ha fatto l’ATO di Bergamo non sarebbe più possibile.

In Regione Lombardia questo modello non è più possibile. Quindi l’accelerazione che fu fatta e devo dire che ovviamente ha creato anche delle difficoltà oggettive, perché non si costruisce una società in sei mesi per servire un territorio di un milione di abitanti e quindi stiamo facendo le corse, questa scelta accelerata è stata fatta perché oggi questa scelta non sarebbe più possibile. Oggi in Regione Lombardia c'è un regime previsto assolutamente diverso dal modello bergamasco, che prevede la creazione di un’unica società patrimoniale per la gestione dei patrimoni e una società di erogazione che deve essere scelta solo con meccanismo di gara pubblica, non esistono altri modelli.

Quindi in Provincia di Bergamo è stata fatta questa operazione e stiamo cercando di portare in porto il progetto che la comunità bergamasca ha deliberato. Quando dico comunità bergamasca è opportuno ricordare che da quando esistono gli ATO, l’autorità d’ambito, esiste l’autorità di fatto, brutalizzando, i Comuni non decidono più niente, semplifico per chiarirci, però il soggetto che decide gli investimenti, la tariffa, la gestione, gli standard qualitativi dei servizi, non sono più i Comuni singoli, ma sono i Comuni all'interno dell’autorità d’ambito, in quel consesso lì, i 240 Comuni assieme hanno deciso la politica di investimenti, il piano investimenti, la tariffa ecc. – I Comuni da soli non decidono più nulla, non decidono più nemmeno l’affidamento del servizio. Oggi è l’autorità d’ambito che decide le politiche dei piani di investimento. Quindi i Comuni da un lato decidono, dall’altro lato come soci della società gestiscono in questo caso, dentro la società gestiscono, diciamo che sono soggetto regolatore da un lato e soggetto gestore dall’altro, proprio per questa scelta fatta da Bergamo di un controllo ferreo.

Ovviamente questa scelta è una scelta e perché fatta in tempi un po' accelerati e perché ci sono delle situazioni sul territorio che non possono essere scardinate in due giorni, c'è un consolidato di società, di strutture societarie ecc. – In questa scelta l’UNIACQUE è stata costituita e in questi sei mesi si è arrivati a un’adesione di 197 Comuni del territorio, quindi di fatto la stragrande maggioranza dei Comuni ha scelto di aderire anche alla società. Comunque dal primo gennaio la società ha la titolarità della gestione del servizio su tutto il territorio provinciale, fatta salva la possibilità per i soggetti che ritengono di aver titolo a salvaguardia, di rivendicare questo diritto di salvaguardia, è il caso di CO.GE.I.DE. che ha posto il problema della sua salvaguardia, questo argomento verrà deciso dall’autorità d'ambito che è il soggetto che decide dopo aver esaminato se presenta i requisiti e in quel caso cosa succede? Per il soggetti salvaguardati fin tanto che dura la

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concessione che era stata legittimamente affidata a suo tempo, attraverso la costituzione, i contratti di servizio ecc., in capo a quel soggetto, quel territorio rimane nelle mani della società che prosegue, fino alla scadenza dei contratti in essere, la gestione. Ecco, per le società che invece non sono salvaguardate e faccio riferimento in particolare a quelle che già non hanno chiesto perché sapevano di non potersi nemmeno candidare, che sono le società pubbliche che ci sono sul territorio, Aqualis – Sitroges – Algesir ecc., sono una decina di altre società pubbliche, queste società devono convergere in UNIACQUE, come? Attraverso l’acquisizione dei rami di azienda di queste società che vengono acquisite dalla Soc. UNIACQUE. È il lavoro che ci ha visti impegnati in questi mesi ed è il lavoro che si sta facendo da qui a fine anno per consentire così all’UNIACQUE di andare a gestire quei territori.

Quindi UNIACQUE non è che nasce con l’assunzione di nuovo personale, nuove risorse ecc., di fatto, brutalizzando, scompaiono le società esistenti, si fondono dentro UNIACQUE, quindi il personale, i mezzi e i beni vengono trasferiti nella nuova Azienda e quelle società lì non esisteranno più, le società di gestione. Continueranno ad esistere come patrimoniali fin quando avrà senso che una società patrimoniale da sola possa esistere, cosa che ovviamente avrà un regime di breve durata, ma in prospettiva nemmeno le patrimoniali poi avranno più senso di esistere. Quindi quelle società di fatto sono destinate a scomparire. Questo processo di aggregazione di queste società in UNIACQUE deve avvenire comunque entro due anni. Molto probabilmente per la gran parte di queste già questo avverrà e si concretizzerà perché abbiamo già definito i rapporti contrattuali da qui a fine anno. Le società più significative conferiranno il loro ramo d’azienda in UNIACQUE.

Quindi UNIACQUE nasce per aggregazione delle società che ci sono.

Non si inventa, non si crea, quindi quelle società lì cambiano, trasferiscono beni e mezzi nella società e comincerà a gestire sicuramente quei territori lì per poi andare a gestire, sempre nel giro di due anni al massimo, anche i territori che oggi sono scoperti, che hanno la gestione in economia e sono prevalentemente i Comuni di montagna che hanno ancora la gestione diretta. Lì non ci sono società non a caso, perché non c’era l’humus economico per l’avviamento in passato, sono realtà sprovviste per la gran parte di depurazione ecc. e quindi dovrà andare a gestire anche quei territori, utilizzando le risorse delle società esistenti che si aggregano. Questo è il processo. Quindi per quanto riguarda il vostro territorio in cui c'è una società che ha richiesto la salvaguardia, che presumibilmente, ma non tocca a me dirlo, sarà salvaguardabile, continuerà la gestione di CO.GE.I.DE., salvo che ci sia

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un’operazione di ripubblicizzazione. Questo significa che qualcuno si deve far carico dell’acquisto delle quote del privato che è socio di quella società e questo potrebbe anche avvenire, potrebbe essere interesse della stessa UNIACQUE – non è l’interesse immediato fare una valutazione di opportunità aziendale sull’accelerazione di questo processo e non aspettare la scadenza dei contratti. Però questo è un discorso che affronteremo se e quando ci sarà la pronuncia di salvaguardia di CO.GE.I.DE. –

Nel frattempo quindi CO.GE.I.DE. continuerà, dovrà esserci comunque un’operazione di coordinamento con il soggetto gestore unitario, fermo restando la gestione di CO.GE.I.DE. perché è di tutta evidenza che comunque progressivamente bisogna fare sì che i servizi siano della stessa qualità, tutti i cittadini del territorio raggiungano lo stesso livello di qualità dei servizi, sia per l’acquedotto che per la fognatura e la depurazione e quindi conseguentemente adeguare la tariffa per farsì che ciò avvenga. Forse sono stato troppo schematico, ma nella sostanza è questo. UNIACQUE dovrebbe quindi credo realisticamente partire su circa la metà del territorio dal primo di gennaio, essere in condizioni con l’acquisizione di Aqualis, Val Cavallina Servizi, il RIA, Zerra, la CO.GE.ME., i servizi comunali, insomma queste realtà qui in cui si è già raggiunto un accordo sostanziale, deve essere solo ratificato dai consigli di amministrazione delle società, dovrebbe comunque partire per una parte significativa del territorio e poi pian-piano assorbire i territori scoperti e poi ragionare con i soggetti gestori salvaguardati per valutare la convergenza, quindi il coordinamento della gestione e la possibile convergenza a tendere comunque in questo modello che è stata una scelta politica del territorio.

Presidente

Grazie Dott. Musitelli, La ringraziamo. La parola all’Assessore Stucchi per un intervento.

Assessore Stucchi

Io ringrazio i nostri ospiti che sono stati molto chiari nell’esposizione.

Volevo fare alcune domande al Dott. Musitelli, più tecniche. Volevo sapere, per quanto riguarda i Comuni che fanno parte delle aziende che entreranno in UNIACQUE a tutti gli effetti entro il 31.12, a questi Comuni verrà pagato un canone? Verrà pagato alle Società? Nel senso, rispetto alla nostra gestione attuale che abbiamo conferito un servizio senza in cambio avere né un canone né almeno il pagamento della quota di ammortamento dei mutui, cambierebbe qualcosa in questo caso? Prima domanda e seconda domanda: tecnicamente come è che

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avviene l’acquisto di rami di azienda? Come vengono valorizzati questi rami di azienda se di fatto la rete diventa automaticamente di proprietà dell’ATO? Grazie.

Dott. Musitelli

Innanzitutto nella mia breve esposizione ovviamente ho trascurato tantissimi aspetti, il primo da richiamare è che ci sono 240 Comuni, ci sono tante società, poi ogni Comune non è detto che il ciclo idrico da adesso sia gestito unitariamente, ci sono Comuni in cui c'è un gestore dell’acquedotto, uno della fognatura e uno della depurazione. Questo per dire che la varietà di situazioni nel territorio è assolutamente frastagliata, è difficile trovare anche dei casi analoghi, sia di società che di situazioni contrattuali, concessorie ecc. – Quello che è chiaro è che cosa succede ai Comuni che sono gestiti dal soggetto gestore unico. È chiaro perché l'ha fissato l’autorità d'ambito. Per legge i Comuni non ricevono canoni, questo perché è un principio normativo, cioè i beni dei Comuni sono definiti beni demaniali indisponibili, quindi sono destinati a quello scopo e questi vengono messi a disposizione del soggetto gestore.

Il soggetto gestore ha l’obbligo di mantenere, sviluppare, valorizzare e ricostruire il bene e quindi ai Comuni – questo per legge – non è previsto alcun canone, anche perché il canone si trasformerebbe in tariffa e quindi alla fine lo pagherebbe ancora qualcuno. I Comuni vengono resi di fatto indifferenti alla gestione del servizio, proprio perché concettualmente se ne spossessano. Quindi i mutui che avevano, i debiti, le entrate, le spese vengono spostate fuori, non se ne occupano più, pertanto per quei Comuni i mutui vengono rimborsati integralmente dall’autorità d'ambito, attraverso i corrispettivi che versa il soggetto gestore UNIACQUE. Quindi quei Comuni vengono resi indifferenti completamente da entrate e uscite, perciò se hanno dei mutui vengono rimborsati fino ad esaurimento, ma non è previsto alcun canone concettualmente.

Diverso è dove ci sono delle società patrimoniali, perché le società patrimoniali i beni non sono in questo caso beni demaniali indisponibili dei Comuni, ma sono di società per azioni e quindi le società hanno diritto per legge ad un canone da parte di chi gestisce. Questo canone è stato fissato anche qui in una misura comunque minima dall’ATO, pari al 2% del canone, pari al 2% del valore dei beni realizzati con fondi propri, quindi non beni realizzati con fondi pubblici e comunque in misura, se superiore, al rimborso dei mutui che queste società hanno in corso. È un meccanismo analogo a quello dei Comuni. Che cosa succede?

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I Comuni che continuano in un regime di salvaguardia con i soggetti gestori, vanno avanti sostanzialmente con quei rapporti contrattuali lì, che avevano costruito e definito loro con il soggetto gestore, frutto di equilibri, di calcoli e di conti economici che erano stati fatti allora.

Quindi salvo prevedere un adeguamento della tariffa con il rapporto tra il soggetto gestore, CO.GE.I.DE. in questo caso e l’ATO, questo ai fini degli investimenti soprattutto, non è previsto allo stato che ci sia alcunché di corresponsione ai Comuni di canone, così come non è previsto per gli altri, non è previsto tanto meno per questi. Lì si va avanti con il regime di salvaguardia, con le stesse regole e i rapporti che c'erano prima tra Comune e soggetto che è salvaguardato.

Presidente

Grazie Dottore. Inviterei i Consiglieri quindi a prenotarsi per fare domande ai due relatori, in modo che poi raccogliamo le domande e possono rispondere a più quesiti contestualmente e se il Presidente di CO.GE.I.DE. però vuole accomodarsi sui banchi della Giunta, così poi può rispondere con maggior comodo alle domande che possono formulare i Consiglieri. È iscritta a parlare la Consigliera Siliprandi, ne ha facoltà.

Consigliera Siliprandi

Grazie Presidente. Vorrei porre due domande al Presidente di CO.GE.I.DE., Luigi Minuti. La prima domanda è Presidente quante sono le donne che fanno parte del Consiglio d'Amministrazione della CO.GE.I.DE., sapendo Lei benissimo, visto che è stato fatto questo cambiamento dello Statuto mentre quando Lei era Sindaco di questa Città e Lei sa benissimo che il nostro Statuto comunale prevede che negli enti vi sia la rappresentanza di ambo i sessi per almeno un terzo.

La seconda domanda che voglio farLe è questa: come si pone Lei rispetto al disegno di Legge Finanziaria 2007 per quanto riguarda le disposizioni in materia di organi di Governo degli Enti Locali, in particolare ove si prevede il divieto ai Consiglieri Comunali e ai Consiglieri Provinciali a ricoprire incarichi presso enti sottoposti al controllo e alla vigilanza dei relativi Comuni e Province? Grazie.

Presidente

Grazie Consigliera Siliprandi. È iscritto a parlare il Consigliere Zordan, ne ha facoltà.

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Consigliere Zordan

C'è una precisazione che non è stata data e che può interessare. La presenza di Treviglio nella UNIACQUE, che è del 2 e rotti per cento, forse a integrazione del fatto testé precisato e cioè che i Comuni non conferiscono per disposizione di legge e non hanno titolo ad avere ricorsi ecc., in base a quale criterio allora, se è possibile precisare, Treviglio è presente per il 2 e rotti per cento nella Società? Mi pare che sia stato adottato un criterio omogeneo, oggettivo per tutti i Comuni della Provincia.

Dott. Musitelli

Il criterio è quello della popolazione residente, è stata una scelta fatta statutariamente dai soci fondatori della società, anche perché in prospettiva, c'è un principio che in prospettiva pensando al modello puro, se ci sarà mai un adeguamento al modello a tendere regionale, quello che prevede la patrimoniale dei Comuni, i Comuni lì non saranno rappresentati in termini di valore di questi beni in termini di stima, perché in realtà essendo dei beni demaniali, sono della comunità e quindi non pesano in termini di investimento, devono essere messi a disposizione, non valgono niente concettualmente. Sono beni della comunità che devono essere messi a disposizione e gestiti, ma non hanno un valore – tra virgolette – economico. Quindi in prospettiva anche a una società patrimoniale i Comuni partecipano non per quanto costa il depuratore o quanto è stato investito, ma per il peso della popolazione.

Presidente

È iscritto a parlare il Consigliere Pirola, ne ha facoltà.

Consigliere Pirola

Grazie Presidente. Io avevo qualche considerazione su UNIACQUE e due domande per il Presidente Minuti, ma parto su UNIACQUE con una premessa. La premessa è che io ho sempre un po' di idiosincrasia verso tutto quello che arriva come risultato di quella cosa che io considero ormai da qualche anno un centralismo regionale di ritorno, per cui siamo tutti federalisti con il centralismo degli altri e quindi sono un po' prevenuto. Perciò me ne scusi il rappresentante, non è una critica personale.

Due considerazioni sulla documentazione, la prima è che io non capisco il modello di funzionamento operativo della società.

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C'è un organigramma allegato, cito queste slide, c'è un organigramma, qui è un po' la deformazione professionale, ma a me sarebbe piaciuto vedere un organigramma funzionale, di processo, non un organigramma di riporti gerarchici, sui quali tra l'altro ho anche molti dubbi. Leggo a caso: un organigramma in cui le risorse umane ancora rispondono alla direzione area amministrativa, fa il paio con i modelli aziendali di 20-30 anni fa, in cui le risorse umane erano un costo, non erano un capitale e quindi afferivano dalla direzione amministrativa che doveva controllare e gestire quel costo come tutti gli altri. Non bisogna andare negli Stati Uniti per trovare modelli organizzativi diversi sull’aspetto specifico delle risorse umane, ci vedo delle ridondanze, magari l'ho letto male io, ma da una parte c'è una stampa relazioni esterne che riporta al Direttore Generale e poi vedo che l’entità commerciale ha al suo interno un’entità che si chiama comunicazione commerciale. Qual è il sincronismo comunicativo di questa Azienda?

Fatico a capire ancora che rapporto ci sia tra un Affari Generali che riporta alla Direzione Generale e una funzione di acquisti, deputata alla logistica che sottintende la Direzione Area Tecnica e quindi cosa abbiamo, due centri d’acquisto? Quelli dell’area tecnica e quelli non dell’area tecnica? E altre, che ne so, per esempio la quantità non unificata, almeno dal punto di vista dell’organigramma col controllo di gestione. Quindi mi sarebbe piaciuto vedere un organigramma di processo. Se devo giudicare da questo organigramma, lo giudico vecchio.

Poi sono andato a fare qualche ragionamento sui costi, va be’ questo poi mi tira anche un ragionamento su CO.GE.I.DE. – Allora se uno va a guardare la spalmatura del personale, uno dice va be’, tutto sommato...

i dirigenti incidono per l’1.7, i quadri 6.7, okay, però questo è l’inquadramento secondo il contratto collettivo nazionale di lavoro, siamo ancora lì. Quant’è la funzione manageriale di questa Azienda?

Quant’è la funzione di contributo individuale? Questi saranno tutti people-manager come dicono gli inglesi, oppure ci saranno altre funzioni di coordinamento per le risorse? Vado poi a vedere l’incidenza del personale, slide n. 40, e il personale incide per il 33%. Non ho dati comparativi di altre società di analoga dimensione, ho fatto vuoto per pieno il calcolo sul Bilancio della CO.GE.I.DE., che forse è assemblato in modo diverso, ma alla fine le voci sono quelle e più o meno e poi il Presidente Minuti magari mi corregga, l’incidenza del personale sul Bilancio CO.GE.I.DE. è del 19-20%. Se dovessi giudicare così dovrei dire che la CO.GE.I.DE. è infinitamente più efficiente di UNIACQUE.

Oppure da dove arriva quel delta di costi che poi viene conferito in una società che ci somministrerà la tariffa unica. E qui finisco con il discorso UNIACQUE.

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