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L’abbassamento del piano pavimentale e la conclusione della campagna di restauro (1900-1904)

II. I RESTAURI OTTOCENTESCH

II.6 L’abbassamento del piano pavimentale e la conclusione della campagna di restauro (1900-1904)

Nel giugno del 1900 Scapini inviò una missiva al Prefetto di Verona, con la quale suggerì di ridurre il piano pavimentale della chiesa alla quota antica288:

«Questo abbassamento, che rimetterebbe in vista tutte le basi delle colonne attualmente sepolte, e quindi sarebbe di un bellissimo effetto per l’architettura della Chiesa, a mio modo di vedere costerà circa duemila lire [...] Mi faccio dovere d’avvertirla che ho cominciato gli scavi di assaggio nell’abside, dove sembra che il livello antico si trovasse m. 1,10 al disotto dell’attuale. Fra i materiali furono rinvenuti frammenti di bellissimi marmi svariati. Nella prossima settimana farò alcuni scavi anche nella navata principale della Chiesa»289.

Da Roma manifestarono non poche perplessità riguardo a questa iniziativa del Parroco e scrissero a Berchet:

«Molti sono i ripristinamenti, che ad iniziativa dell’Abate Scapini sono stati compiuti in quell’antico edifizio, e non in tutti si sono seguite le buone norme che regolano il restauro dei monumenti. Ella ben conosce, a proposito del protiro di quella chiesa, che si voleva remuovere malgrado il parere contrario della Giunta Superiore di Belle Arti [...] Ora, il proposto abbassamento del piano di quella chiesa, mentre implica la demolizione delle sepolture ivi esistenti, potrebbe cagionare danni non lievi alla statica dell’edifizio, senza dire che si dovrebbe poi provvedere alla costruzione di un pavimento moderno [...] Prego la S.V. di esaminare attentamente la cosa, e di farmi conoscere con sollecitudine il suo parere»290.

Il Direttore Regionale, pertanto, vagliò l’ipotesi di don Scapini e riferì al Ministero che sotto il pavimento, a una profondità di circa 20 cm esisteva un impiantito in

288 Già nel 1894 Cipolla informò che, durante le investigazioni nelle pavimentazioni del tempio per rintracciare l’antico piano di calpestio, il Vicario aveva rinvenuto alcuni frammenti mosaicati a tasselli bianchi e neri e qualche pezzo di mastice policromo; tali lacerti, nondimeno, risultano a tutt’oggi irreperibili. Cfr. CIPOLLA 1894a, pp. 10-11;

CIPOLLA 1894b, pp. 889-891. Si veda, inoltre, BALESTRIERI 1954, p. 34.

289 ACS, Divisione Monumenti, III ver., II s., 1898-1907, b. 860, fasc. 1369, SL, doc. 1900 giugno 15, n. 7097.

290 ACS, Divisione Monumenti, III ver., II s., 1898-1907, b. 860, fasc. 1369, SL, doc. 1900 luglio 24, n. 10387/10006, cc. 1r-2r.

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laterizio dove poggiavano i sigilli sepolcrali Nogarola e Trivella e poi, a - 40 cm, un secondo selciato a grandi lastroni di pietra bianca su cui gravavano le basi e i plinti delle colonne e dei pilastri, ritenuto il più antico291. Berchet suggerì, quindi,

di lasciare nella propria sede le tombe, che avevano attinenza coi rispettivi monumenti nel fianco settentrionale della chiesa, e di procedere allo scoprimento del primitivo piano di calpestio292.

Anche Carlo Cipolla redasse una lettera con la quale si associò alle conclusioni del Direttore Regionale, difendendo apertamente l’operato di Scapini293:

«Ci fu un momento nella storia della Chiesa in cui il pavimento si trovava ad un punto intermedio fra l’antico e il nuovo. Ma questo momento non ha alcun interesse artistico e storico [...] Quel punto intermedio è segnato da due tombe a terra [...] Io non vedo alcuna necessità, e neppure alcuna opportunità di mantenere intatte quelle due tombe, che senza danno alcuno si possono abbassare. Per contro trovo che ricollocando il pavimento alle sue posizioni antiche, tutta l’estetica della Chiesa ne guadagna immensamente»294.

La Direzione Generale rinnovò i propri dubbi e, poiché non considerava necessaria quest’operazione per il ripristino del tempio, invocò l’intervento della Giunta Superiore di Belle Arti e domandò altresì i rilievi planimetrici e altimetrici quotati delle pavimentazioni con l’indicazione dei saggi già eseguiti295. Berchet

inoltrò a Roma il beneplacito della Commissione Conservatrice dei Monumenti di Verona per il prosieguo dell’impresa di scoprimento dell’antico piano pavimentale296, al quale allegò una relazione di don Scapini comprensiva dei

grafici richiesti297:

291 BERCHET 1901, p. 144.

292 ACS, Divisione Monumenti, III ver., II s., 1898-1907, b. 860, fasc. 1369, SL, doc. 1900 agosto 16, n. 1056/11843.

293 ACS, Divisione Monumenti, III ver., II s., 1898-1907, b. 860, fasc. 1369, SL, doc. 1900 novembre 9, n. 1466/26129.

294 SABAPVe, Archivio Storico, b. A/12, SL, doc. 1900 novembre 1, n. 1466.

295 ACS, Divisione Monumenti, III ver., II s., 1898-1907, b. 860, fasc. 1369, SL, doc. 1900 settembre 19, n. 13920/11843.

296 ACS, Divisione Monumenti, III ver., II s., 1898-1907, b. 860, fasc. 1369, SL, [s.d.], [s.n.], Commissione Conservatrice dei Monumenti. Adunanza del giorno 17 ottobre 1900. 297 ACS, Divisione Monumenti, III ver., II s., 1898-1907, b. 860, fasc. 1369, SL, 1900 novembre 13, n. 1520/16273.

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«Ieri sera il bravissimo Ing. Alessandro March. Da Lisca mi presentò il tipo altimetrico e planimetrico, che le unisco. Mi pregio adunque riferirle, che ho fatto scavare intieramente il coro, asportandone la terra colla quale era stato riempito, sono arrivato fino ai fondamenti [...] Ho pure fatto eseguire scavi di assaggio intorno a vari pilastri, e nella navata a sinistra e sotto il pavimento attuale (a-a nel tipo dell’alzato) e dappertutto ho trovato non dirò semplici vestigia, ma avanzi dell’antico pavimento primitivo (c-c nell’alzato) il livello del quale è di circa 40 centimetri più basso dell’attuale. Alla profondità di circa 18 cent. dal livello del piano presente, si trova un altro pavimento (b-b) ricoperto di mattonelle alcune delle quali ancora al loro posto [...] A livello di questo secondo pavimento furono collocate le coperture delle tombe che furono collocate nella chiesa nei secoli XVI, XVII, XVIII. Su questo pavimento appunto si trovano i sigilli dei sepolcri del Nogarola (o dell’alzato) e del Trivella (p) ed un altro (magistri Laurencii Medici de Minerbio) (q) [...] Io propongo che si riduca il pavimento all’antico livello, abbassando di circa 20 cent. i coperchi delle tombe, che ora non contengono che poca cenere. Con questa operazione, che per nulla guasta i monumenti, poiché le coperture dei sepolcri sono costruzioni staccate da quelli, vi si tornerebbero in vista gli ornati e le iscrizioni sepolcrali, che ora si trovano sotto l’attuale pavimento. Inoltre con questo abbassamento si scoprirebbero le basi delle colonne semicilindriche aderenti ai quattro lati dei pilastri, che ora sono sepolte, si tornerebbero in vista i plinti “e” delle colonne interposte nelle arcate bifore, resterebbe scoperta la soglia di una porta “r” che si trova nella parete laterale, si ridonerebbe alle varie parti del monumento quella proporzionalità colla quale fu primitivamente costruito, ed il complesso prospettico riuscirebbe più svelto ed elegante [...] porto fiducia che potrò conseguire la meta dei miei desideri, di vedere ritornato alle primitive forme il vetustissimo tempio di S. Lorenzo, tanto apprezzato dagli intelligenti nazionali ed esteri, al cui scopo io mi sono sobbarcato ai più gravi sacrifici»298 (fig. 94).

Il parere della Giunta Superiore di Belle Arti299, visti i rilievi e appurato il

resoconto del Vicario, fu propizio all’abbassamento del piano di calpestio con l’obbligo, tuttavia, di mantenere le piastre antiche ove fosse possibile e di chiarire

298 ACS, Divisione Monumenti, III ver., II s., 1898-1907, b. 860, fasc. 1369, SL, doc. 1900 novembre 11, [s.n.].

299 SABAPVe, Archivio Storico, b. A/12, SL, doc. 1900 dicembre 29, n.

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il dislivello fra chiesa plebana e area presbiteriale300. Su quest’ultimo punto,

Scapini annotò al Direttore Regionale che:

«Per gli scavi finora eseguiti non può sorgere alcun dubbio circa il livello del pavimento della chiesa fino ai due gradini del presbiterio, ed è pur fuor di dubbio, che un dislivello dovesse esistere tra il pavimento del presbiterio e quello della chiesa rimanente, poiché le basi delle colonne semicilindriche aderenti ai pilastri sono di circa 60 cent. più basse di quelle delle colonne mediane delle arcate bifore del presbiterio, ma dove propriamente cominciasse questa elevazione maggiore dagli assaggi fatti non apparisce chiaramente. Per la qual cosa per poter concretare un progetto in argomento mi rivolgo a Lei pregandola a far una visita a San Lorenzo ed aiutarmi col suo autorevole consiglio»301.

Dal Ministero, qualche tempo dopo, chiesero se si fosse dato corso alle prescrizioni della Giunta Superiore di Belle Arti302, ma Berchet replicò che le

prospezioni effettuate da Alessandro Da Lisca non erano esaurienti per dirimere il problema dell’innalzamento del presbiterio303. Il Direttore Regionale, quindi,

intimò a don Scapini di fargli pervenire la documentazione pretesa da Roma304 e

il Vicario promise che avrebbe adempiuto alla richiesta in pochissimo tempo305,

più precisamente entro il mese di giugno del 1901306. Il 14 giugno, infatti, il

Parroco mandò a Berchet un elenco di delucidazioni sulla situazione stratigrafica delle pavimentazioni corredate da alcuni disegni (fig. 95):

«Che valgano a risolvere definitivamente il problema del pavimento sia plebano che presbiteriale, e si possa così ultimare il lavoro che tanto riesce importante nella ripristinazione di questo tempio»307.

300 ACS, Divisione Monumenti, III ver., II s., 1898-1907, b. 860, fasc. 1369, SL, doc. 1900 novembre 23, [s.n.], Giunta Superiore di Belle Arti. Chiesa di S. Lorenzo in Verona abbassamento del pavimento.

301 SABAPVe, Archivio Storico, b. A/12, SL, doc. 1901 aprile 3, n. 400.

302 ACS, Divisione Monumenti, III ver., II s., 1898-1907, b. 860, fasc. 1369, SL, doc. 1901 maggio 15, n. 7632/16129/16273.

303 ACS, Divisione Monumenti, III ver., II s., 1898-1907, b. 860, fasc. 1369, SL, doc. 1901 maggio 17, n. 594/7214.

304 SABAPVe, Archivio Storico, b. A/12, SL, doc. 1901 maggio 17, n. 594/7214/II. 305 SABAPVe, Archivio Storico, b. A/12, SL, doc. 1901 maggio 23, n. 657.

306 SABAPVe, Archivio Storico, b. A/12, SL, doc. 1901 giugno 6, n. 724. 307 SABAPVe, Archivio Storico, b. A/12, SL, doc. 1901 giugno 14, n. 775.

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Berchet, dunque, dopo aver compiuto un sopralluogo a San Lorenzo, redasse una nuova relazione per la Direzione Generale:

«Allo scopo di verificare meglio lo stato delle cose mi sono recato sul posto il giorno 12 di questo mese ed ho potuto verificare quanto segue:

1) l’antico piano plebano della Chiesa che l’Abate Scappini ha in animo di mettere in luce sta al di sotto del piano attuale ad una quota di 0,45 e fu determinato da numerosi saggi praticati che misero in luce i lastroni di pietra naturale che lo componevano;

2) il piano presbiteriale si eleva dal piano plebano per una quota di 0,34 e vi si accedeva pertanto con tre gradini ed anche di questo si trovano a posto alcuni lastroni;

3) questo piano presbiteriale corrisponde alla superficie quadrata segnata in rosso nel tipo davanti l’abside centrale nella quale stava l’altare;

4) lungo i lati del presbiterio si trovarono i muretti di fondazione del cancello presbiteriale; non così sulla fronte che fu troppo manomessa;

5) nei saggi fatti si rinvennero alcuni interessanti frammenti in marmo greco degli antichi cancelli presbiteriali, ossia alcuni pilastrini e vari interessanti pezzi di specchi e di cimase, lavorati a vimini, rosoni ed ornati ricorrenti;

6) l’altezza del pilastrino era di m. 1,00, quella della cimasa era di m. 0,22;

7) i cancelli presbiteriali laterali basavano probabilmente sopra un largo zoccolo del quale restano i muri di fondazione più sopra accennati larghi quanto il basamento delle colonne che si presenta greggio;

8) verosimilmente il cancello frontale aveva due plutei laterali ed una breve gradinata centrale di tre gradini ma di ciò non si trovarono tracce perché come si disse quella parte fu troppo in passato manomessa;

9) nella navata a destra fu trovato un muretto trasversale punteggiato in rosso nel tipo, che forse era il fondamento della chiusura frontale di un antico diaconicum;

10) Non si scopersero altri sigilli sepolcrali medioevali nella Chiesa a guisa dei sigilli Nogarola e del Trivella lungo il suo fianco sinistro»308.

308 ACS, Divisione Monumenti, III ver., II s., 1898-1907, b. 860, fasc. 1369, SL, doc. 1901 giugno 17, n. 775/8974, cc. 1r-2r.

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Dal Ministero, di conseguenza, decisero di sottoporre nuovamente la questione alla Giunta Superiore di Belle Arti309; nel frattempo Berchet, su istanza del

fabbriciere Ottavio di Canossa310, domandò di poter abbassare il piano di battuta

perlomeno nelle quattro campate che intercorrevano fra l’ingresso principale e quello meridionale311, ma ottenne un diniego312. Nel mese di dicembre arrivò

finalmente la delibera della Giunta che313:

«È di parere che si possa autorizzare il proposto lavoro di abbassamento del pavimento nella chiesa di S. Lorenzo in Verona, purché siano rispettate le condizioni già poste nel voto della Giunta stessa in data 23 novembre 1900, è cioè che siano lasciati a posto i sigilli sepolcrali e le lastre dell’originario pavimento, completandole, ove occorra, col medesimo tipo di lastre»314.

Scapini non perse tempo e, malgrado l’ostracismo del solito Sgulmero315, informò

il Direttore Regionale che avrebbe iniziato scoprendo gli impiantiti delle navate, per poi dedicarsi al settore presbiteriale316: il Vicario, per portare a compimento

queste operazioni, avrebbe ottenuto due sussidi da 500 lire ciascuno, a patto di rispettare i dettami ministeriali sulla conservazione dei sigilli sepolcrali317.

Il prefetto Ernesto Dallari riferì alla Direzione Generale dell’ultimazione dei lavori nel luglio del 1902, ma aggiunse che sarebbero state necessarie delle modifiche al portale maggiore e a quello laterale per poter definire completo il ripristino del

309 ACS, Divisione Monumenti, III ver., II s., 1898-1907, b. 860, fasc. 1369, SL, doc. 1901 luglio 6, n. 10391/8974.

310 SABAPVe, Archivio Storico, b. A/12, SL, doc. 1901 settembre 13, n. 1245.

311 ACS, Divisione Monumenti, III ver., II s., 1898-1907, b. 860, fasc. 1369, SL, doc. 1901 settembre 19, n. 1245/14965.

312 ACS, Divisione Monumenti, III ver., II s., 1898-1907, b. 860, fasc. 1369, SL, doc. 1901 ottobre 7, n. 15309/14965.

313 ACS, Divisione Monumenti, III ver., II s., 1898-1907, b. 860, fasc. 1369, SL, doc. 1901 dicembre 28, n. 19954.

314 ACS, Divisione Monumenti, III ver., II s., 1898-1907, b. 860, fasc. 1369, SL, doc. 1901 novembre 29, [s.n.], Giunta Superiore di Belle Arti. Abbassamento del pavimento nella chiesa di S. Lorenzo in Verona.

315 «Siamo alle solite. Si vuole unire il vero al capriccioso e di conseguenza, guastando la verità, si crea il falso». Cfr. SABAPVe, Archivio Storico, b. A/12, SL, doc. 1902 luglio 6, n. 1037.

316 SABAPVe, Archivio Storico, b. A/12, SL, doc. 1902 gennaio 12, n. 75. 317 SABAPVe, Archivio Storico, b. A/12, SL, doc. 1902 febbraio 18, n. 75.

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tempio318; il Ministero presentò il caso alla Direzione Regionale319, che avrebbe

dovuto incaricare un tecnico di visionare il sito320. Nonostante ciò, nel mese di

dicembre il Prefetto si lamentò che la questione era ancora insoluta e rimarcò che le iniziative procedevano alacremente e si era liberato ala vista il prospetto di facciata, arretrando il fronte dell’oratorio ottocentesco addossato al fianco nord (fig. 96):

«Il pavimento della chiesa fino al presbiterio è stato ribassato al livello antico, per cui ora si veggono le basi delle colonne e dei pilastri finora sepolti, e le arcate inferiori riacquistando la primitiva proporzione divenute più snelle riescono di bellissimo aspetto. All’esterno fu demolito il muro della facciata dell’oratorio addossato alla chiesa, che essendo tangenziale alla torre sinistra la nascondeva per circa due terzi dell’altezza, e siccome la muratura della torre coperta era tutta sgretolata, per evitare il pericolo, che crollasse, fu rifatta rendendola staticamente sicura e fu demolito all’alto della torre un camerino, che vi era stato appoggiato, e che toglieva la vista della parete superiore della chiesa. In ambedue le torri furono restituiti i primitivi finestrini a feritoia, alcuni dei quali convertiti in larghe finestre rettangolari, ed altri interamente ostruiti. Il Rettore della chiesa con felice pensiero ha arretrato la facciata dell’oratorio e dove uno strettissimo viottolo fra due alte muraglie dava accesso alla porta maggiore della chiesa, demoliti questi muri si ottenne un bellissimo e spazioso ingresso, che chiuso da cancellata permette dai muraglioni dell’Adige di osservare l’antica facciata colla specialità delle sue torri rotonde».

E terminò:

«Ho minuziosamente descritto le opere eseguite affinché il Ministero [...] si persuada della necessità, che venga decisa la questione delle porte del tempio, ed in modo speciale della maggiore che interessa sommamente di coordinare al restante della facciata»321.

318 ACS, Divisione Monumenti, III ver., II s., 1898-1907, b. 860, fasc. 1369, SL, doc. 1902 luglio 1, n. 10178/10808.

319 ACS, Divisione Monumenti, III ver., II s., 1898-1907, b. 860, fasc. 1369, SL, doc. 1902 agosto 7, n. 14754/10808.

320 ACS, Divisione Monumenti, III ver., II s., 1898-1907, b. 860, fasc. 1369, SL, doc. 1902 agosto 7, n. 14753/10808.

321 ACS, Divisione Monumenti, III ver., II s., 1898-1907, b. 860, fasc. 1369, SL, doc. 1902 dicembre 31, n. 379/10934, cc. 1v-2r.

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Il Ministero caldeggiò allora l’Ufficio Regionale perché dirimesse questa vertenza322 che vedeva l’ispettore Carlo Cipolla favorevole alle ipotesi di don

Scapini323 e il suo vice, Pietro Sgulmero, fermamente contrario324 e suffragato del

nuovo reggente dell’Ufficio Regionale per la Conservazione dei Monumenti del Veneto, Massimiliano Ongaro325, assai critico verso l’operato del Vicario:

«Trovai che purtroppo i restauri fatti non corrispondono ai criteri che dovrebbero essere seguiti in simili casi. La Chiesa è un monumento pubblico, dev’essere un libro aperto dove le epoche tutte segnarono il loro passaggio con aggiunte, con lapidi ecc. Voler ripristinare una Chiesa in una data epoca è voler sopprimere la storia. Ed in S. Lorenzo appunto così si vuol fare [...] In quanto alle porte, per quella sotto al Protiro, io trovo che sia da conservare il contorno del rinascimento non avendosi alcun dato per rimettere la vecchia porta non corrispondente per nulla la apertura esterna con l’archetto interno del quale si trovarono tracce. In quanto al muro interno non trovo ostacoli acché si possa rimettere osservando però che ciò non vuol dire si abbia a togliere la targhetta barocca che sta sopra la finestra interna. Né so comprendere come siasi voluto abbassare tanto il terreno esterno fra le due torri che ora lasciano esposta sotto il basamento in marmo, fatto in ciottoli, una parte delle fondazioni che sempre doveva essere interrata. Forse fu fatto questo per coonestare l’abbassamento del pavimento all’interno che lascia a nudo per oltre 15 cent. la fondazione delle colonne. Riguardo alla porta principale fra le due torri le tracce che esistono danno la quasi certezza che il tipo era similissimo alla porta di S. Stefano. Gli stipiti di tale porta erano certamente quelli che ora si vedono ed erano forse provenienti da una porta più antica. Certo si è che era semplicissima e non certamente a bifora. Da ciò ne viene di logica conseguenza che la colonna posta dinnanzi la porta e sorreggente i matronei non è mai esistita. E ad avvalorare tale induzione sta il fatto che le volte che appoggiano sulla colonna in questione riuscirono tanto contrarie alla statica ed alle tradizioni dell’arte romanica. Ed a proposito di arte romanica è certamente contrario a tutti gli esempi nostri il vedere il sott’arco a conci e mattoni [...]

322 ACS, Divisione Monumenti, III ver., II s., 1898-1907, b. 860, fasc. 1369, SL, doc. 1903 gennaio, n. 379.

323 SABAPVe, Archivio Storico, b. A/12, SL, doc. 1903 gennaio 11, n. 61. 324 SABAPVe, Archivio Storico, b. A/12, SL, doc. 1903 gennaio 7, n. 28.

325 Su Massimiliano Ongaro (Max), che dopo meno di un anno di servizio a Verona fu

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In quanto a dar somme per i nuovi lavori che non sono né urgenti, né necessari, io trovo che bisogna opporre un rifiuto»326.

Da Roma parvero accogliere le rimostranze di Ongaro327, poiché notificarono al

Prefetto di Verona quanto segue:

«I lavori della chiesa di S. Lorenzo sono stati condotti sin qui con criteri alquanto discutibili ed è urgente il premunirsi contro nuovi errori. A tal fine gioverà che la S.V. inviti gli utenti della chiesa a voler astenersi, in avvenire, dal far eseguire lavori d’indole artistica [...] senza aver prima ottenuto l’autorizzazione di questo Ministero»328.

Il Prefetto replicò:

«I lavori [...] furono sempre compiuti dopo la approvazione e sotto la direzione o della Commissione dei Monumenti, o della Giunta Superiore di Belle Arti, o dell’Ufficio Regionale dei Monumenti a Venezia. Ed il concetto che guidò quell’egregio Vicario Don Scapini [...] non fu mai di voler ripristinare la chiesa di S. Lorenzo alla sua epoca o voler sopprimere la storia come sembra credere l’eg. rappresentante dell’Ufficio Regionale di Venezia Sig. Professore Ongaro, ma di togliere quanto può deturpare l’antico ammirevole monumento, mettendo a nudo ciò che di meritevole sia possibile e degno»329.

Scapini cercò di difendersi ammettendo di aver abbassato il piano pavimentale qualche centimetro più del dovuto, ma al contempo sostenne di averlo fatto:

«Per rendere visibili le vestigia necessarie a concretare il

progetto di ripristino. E d’altronde Ella avrà potuto constatare, che quanto fu fatto è del tutto provvisorio, poiché tanto l’esterno quanto l’interno pavimento è stato collocato senza cemento, ma solo a sabbia, e non occorrono che pochi centimetri di terra per ottenere il livello voluto»330.

326 ACS, Divisione Monumenti, III ver., II s., 1898-1907, b. 860, fasc. 1369, SL, doc. 1903 gennaio 16, n. 110/978, cc. 1r-2r.

327 Si veda anche ONGARO 1912, pp. 275-276.

328 ACS, Divisione Monumenti, III ver., II s., 1898-1907, b. 860, fasc. 1369, SL, doc. 1903 marzo 21, n. 3314/379/978.

329 ACS, Divisione Monumenti, III ver., II s., 1898-1907, b. 860, fasc. 1369, SL, doc. 1903 marzo 25, n. 3912/5472, cc. 1v-2r.

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E continuò avanzando un’idea che aveva sin dal 1894, ovverosia di approntare un portale binato in facciata sulla scorta di un passo del Corna del 1477 che, riferendosi a San Lorenzo, ricordava come331:

«È tutto a volte duplicate, sopra riche colone rilevato;

le porte ha doppie, de pietre intagliate; in nella faza ha due tondi torioni

che fina al cimo sì vano a bogoni»332.

Sgulmero avversò ancora una volta il Religioso ribadendo che, a parer suo, i