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Il rinnovamento settecentesco

I.6 I secoli XVIII e

I.6.1 Il rinnovamento settecentesco

Nel Settecento gli interni del tempio vennero completamente rimodernati seguendo il gusto imperante all’epoca252.

Don Girolamo Dal Pozzo (1669-1721)253 nel 1708 dispose la pala del Brusasorzi

in una pesante incorniciatura marmorea nell’abside centrale254; qui la mensa e il

tabernacolo vennero rinnovati (fig. 28) e adornati con le sculture di San Lorenzo e di Santo Stefano di Daniele Peracca255. In luogo dell’altare di san Lorenzo, il

Rettore creò un’edicola barocca dedicata a sant’Anna256 dove fece sistemare la

Sacra Famiglia di Sante Prunati257, un’opera giovanile in cui l’artista riprende la

composizione raffaellesca della Madonna della perla, allora nel vicino palazzo Canossa, che era stata copiata da tutti i grandi maestri veronesi del Cinquecento (fig. 29)258.

Don Donato Antonio Brasavola, rettore dal 1721259, fece apporre una nicchia

nell’absidiola della cappella nord dove, nel 1726, eresse l’altare della Passione alloggiandovi un Vesperbild di Gioacchino Lancetti, poi spostata sul finire dell’Ottocento nella cappella settentrionale del coro (fig. 30)260.

Il 23 gennaio 1735 il vescovo Bragadino rilevò il buono stato della struttura architettonica261 e, con decreto del 20 dicembre 1736, le concesse il pubblico

fonte battesimale262, che fu eretto in quell’anno263: alla morte di Brasavola, nel

252 Questi interventi sono duramente deplorati da SORMANI MORETTI 1904, p. 218. 253 ASDVr, b. 15, SL, doc. 1669 agosto 13; Catalogo, ASL, ms. 125, c. 2v.

254 SIMEONI 1909, p. 144. L’ornamentazione marmorea attorno alla pala fu poi levata sul finire dell’Ottocento da don Pietro Scapini. Cfr. BELVIGLIERI 1898, p. 253.

255 ZANNANDREIS 1891, p. 408.

256 ZANETTI 1781, p. 72; SGULMERO,BCVr,ms.2585, n.1336.

257 LANCENI 1720, col 122; BIANCOLINI 1749a, p. 381; ROSSI 1854, p. 48; GIRO 1869, p. 69; BENNASSUTI 1886, pp. 70-72; PIGHI 1887, p. 12; BELVIGLIERI 1898, pp. 248-249;

SIMEONI 1909, p. 144;EDERLE 1964a, p. 19; RAPELLI 1999, p. 30.

258 MARINELLI 2000, p. 386.

259 ASDVr, b. 15, SL, doc. 1721 aprile 17; Catalogo, ASL, ms. 125, c. 2v.

260 BENNASSUTI 1886, p. 72; PIGHI 1887, p. 12; ZANNANDREIS 1891, p. 289; BELVIGLIERI 1898, p. 248.

261 BRAGADINO, ASDVr, ms. LVII, cc. 14v-17v. 262 ZANETTI 1781, p. 73.

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1749, fu stilato un inventario dei beni di San Lorenzo nel quale venne ricordato come l’Arciprete avesse fatto costruire «il Battistero di Pietra viva con suo coperto di legno», oggi sistemato nella cappella di santa Maddalena di Canossa nella torre meridionale (fig. 31)264.

Benedetto XIV, nel 1749, ripeté la conferma del Breve di Innocenzo VIII, ampliandolo a ogni mercoledì, come attesta la lapide murata alla destra dell’ingresso meridionale (fig. 32)265:

PRIVIL(EGIO) PERP(ETUO) DI INNOC(ENZO) 8 1488 CHI VISITARÀ Q(UESTA) CHIESA DI S(AN) LOR(ENZO) E

FARÀ CANTARE UNA MESSA IL P(RIMO) MERCORDÌ DOPO LA MORTE DI CIASCHED(UN)

CAVERÀ QUEL ANIMA DAL PURG(ATORIO) E SCORDANDOSI GLI EREDI O NON POTENDO VENIRE IN TEMPO PER PRIVILEGIO DI BENED(ETTO)

XIIII. I FEBBRAIO 1749 È STATO AMPLIATO (AD) OGNI MERCORDÌ

GIO(VANNI) BRAGDINO VESC(OVO) DI VER(ONA)

L’Arciprete Pier Maria Regazzoni (1749-1758)266, dopo il suo ingresso nella

basilica laurenziana «intese rabbellirla»267 e, come riferì il suo successore

Zanetti268, applicò una balaustra barocca con pilastrini in marmo alle gallerie e al

presbiterio (fig. 33); inoltre, rivestì la chiesa con cornici e modanature in stile pienamente settecentesco, conferendole una veste moderna e risparmiando solamente le colonne e i capitelli (figg. 34-35)269.

264 ASL, b. 1, fasc. 2, doc. 1749 settembre 15, c. 6.

265 BIANCOLINI 1749a, p. 379; BENNASSUTI 1886, pp. 73-74; PIGHI 1887, p. 13; BELVIGLIERI 1898, p. 248; BALESTRIERI 1954, p. 37. Il testo della lapide è in ZANETTI

1781, p. 74. In questo periodo, inoltre, Matteo Brida, uno dei protagonisti della feconda stagione pittorica del Settecento veronese, compì per la chiesa la Vergine col Bambino e sant’Antonio da Padova, allora posizionata in un altare nel versante meridionale della crociera. Cfr. BIANCOLINI 1749a, p. 381; GUZZO 2002, p. 387; FAVILLA,RUGOLO 2010, pp.

92, 106; IEVOLELLA 2011, p. 114.

266 ASDVr, b. 15, SL, doc. 1749 settembre 13; Catalogo, ASL, ms. 125, c. 3r. 267 CAVATTONI,BCVr, ms. 2176, c. 44v.

268 ZANETTI 1781, pp. 74-75.

269 Per le opere di Regazzoni, si rimanda anche a BENNASSUTI 1886, pp. 74-76; PIGHI 1887, p. 13; BELVIGLIERI 1898, p. 248; SORMANI MORETTI 1904, p. 218; PORTER 1917, p.

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Don Giovanni Zanetti (1758-1782)270, pochi anni dopo essersi insediato a San

Lorenzo, lasciò una particolareggiata descrizione della veste del tempio:

«Ella così restaurata è a tre navate con volti, che si dicon volgarmente reali: è posto il suo Altar Maggiore all’Oriente, secondo il vecchio Rito Ecclesiastico, e sopra la Porta Maggiore, che gli è di rincontro, un vestigio v’ha ancora dell’antico vestibolo destinato ai pubblici penitenti. Di parte ed altra di essa Porta sussistono ancora intatti due magnifiche torri, entro le quali si raggirano scale assai commode, così dette a lumaca, che servivano alle Donne per condursi su d’un corridore lunghesso tutta la Chiesa, che tuttavia nella maggior parte è aperto, onde fossero disgiunte dagli uomini, e separate. Questo è il più celebre monumento della Disciplina antica, che intiero ci sia rimasto in Verona, e pochissimi altri ve ne vedono altrove, lo che, oltre le piccolissime fenestre, che vi si vedono, le quali anzi potrebbero dirsi pertugi, comprova la sua notabile Antichità […] La Chiesa è a Crociera, e all’uso Greco, non consecrata, per quanto ce ne sia rimasta memoria, e forse a cagione de’successivi villani imbiancamenti che vi si sono fatti, e in essa oltre l’Altar Maggiore di fino marmo, con sua nobile Balaustrata pure di marmo, ed una forma di vago Altare di marmo sospeso sopra i sedili del Coro con Tavola di mano del celebre Domanico Brusasorzi, vi sono altri quattro Altari, e sono i seguenti, ma però stando agli Ordini prescritti incominicamo dall’Altar Maggiore. In questo v’ha bellissimo tabernacolo con sua Custodia di marmi rari, ove sta riposto il SS. Sacramento. Dalla parte dell’Evangelio vi è un luogo decente, e chiuso, in cui si custodiscono gli Oli santi, e dalla parte dell’Epistola altro luogo consimile, ove stanno guardate le sacre Reliquie colle sue Autentiche, e queste sono in un piccolo Reliquiario d’argento, del Legno della Santa Croce, del Velo di Maria Vergine, del Pallio di san Giuseppe, delle Ossa di san Gioacchino, e di sant’Anna. In altro di ottone, delle ossa di san Lorenzo. In simile di ottone delle ossa di san Calisto Papa e Martire e di sant’Antonio di Padova. In altro simile: Reliquia di san Luigi Gonzaga. In dodici Reliquiari di legno che si espongono sugli Altari. Nei 4 dell’Altar Maggiore: delle ossa dei Santi Martiri Vitale, Benigno, Generoso e Concordio. Negli altri otto: dei Santi Martiri Faustino, Fausto, Celestino, Probo, Simpliciano, Massimo, Fiore e Candida.

Altare secondo di sant’Agostino. Questo Altare dedicato a sant’Agostino ha una stupenda tavola di Alessandro Turchi

270 ASDVr, b. 15, SL, doc. 1758 luglio 28; Catalogo, ASL, ms. 125, c. 3r;ZANETTI 1781, p. 75.

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detto l’Orbetto chiusa da una cornice di marmo. L’Altare non ha alcuna officiatura, come non l’ha l’Altar Maggiore, ne l’hanno gli altri Altari, fuorché quello di san Lorenzo, ora di sant’Anna, come si esporrà a suo luogo: non è consecrato, ed ha solamente il portatile ed il suo mantenimento. È tutto a peso del parroco.

Terzo Altare di sant’Antonio. Prima era dedicato a san Cristoforo, ora a sant’Antonio: è posto nella Crociera alla parte dell’Epistola, è tutto di marmo, come lo si è il Pavimento. Vi si celebrano alcune poche Messe […] Non ha Indulgenze, non è consecrato, avendo solo in Portatile, ed è a preso del Parroco.

Quarto Altare della Beata Vergine Addolorata. È posto nella parte della Crociera in Cornu Evangelii, tutto di belissimo lavoro di marmo, con nicchia chiusa da grandi Cristali, in cui v’è una divotissima immagine di Maria Vergine che tiensi sulle ginocchia il Cadavere del suo morto Gesù, opera di eccellente Maestro. Non è consecrato, ed ha il solo Portatile: non ha Officiature, ed è a preso del Parroco. A questo sta annessa un’antichissima Compagnia detta della Passione […]

Quinto Altare di sant’Anna. Già tempo si diceva l’Altare di san Lorenzo, ed ora di sant’Anna. Questo è stato ridotto alla forma presente dal Almo don Girolamo Dal Pozzo […] A questo Altare si celebran le Messe ordinate con suo Testamento dal quondam signor Gregorio Avesani […] v’è annessa la Società dei Confratelli, e Consorelle della Dottrina Cristiana con suo Privilegio […]

Questa Chiesa ha Fonte Battesimale reso pubblico dopo la visita Vescovile l’anno 1737, come negli Atti e Documenti esistenti in Curia»271.

Zanetti non si limitò al ruolo di storiografo, ma promosse in prima persona degli interventi assai invasivi che snaturarono ancor più la facies originaria della chiesa272. Innanzitutto, fece chiudere le ultime quattro campate orientali delle

tribune, corrispondenti allo pseudo-transetto e al coro, adibendo l’ala meridionale a vano della canonica, e demolì le semicolonne addossate ai pilastri273; ancora,

creò un nuovo ingresso nel fianco meridionale collegato a una rampa per accedere ai locali sussidiari nei piani superiori (fig. 36) e fece obliterare le monofore nell’absidiola nord del coro. Fece poi ampliare la canonica inserendo

271 ZANETTI, ASL, ms. 45, cc. 1v-3v.

272 BENNASSUTI 1886, pp. 76-78; PIGHI 1887, p. 13; BELVIGLIERI 1898, pp. 248-249; BALESTRIERI 1954, p. 37.

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un locale sopra il protiro quattrocentesco e precludendo definitivamente la lettura di gran parte dei prospetti meridionale e orientale; infine, ricavò la sacrestia odierna, come raccontò egli stesso:

«Come ho trovato in buon ordine le suppellettili sacre e ricche, a ragione quanto usa una Chiesa Parrocchiale in Verona, così fosse stato il vano della Sacristia, che mi colpì al primo vederlo, perché picciolo e angusto di modo che non era atto nelle funzioni a contener i sagri Ministri […] Se anche da me conosciuta difficoltà, anzi che assopirmi, stimolavano il mio desiderio di venirne a capo, e questo facendosi in me ognora più vivo […] Talché un dopo pranzo (e lo si fu nel mese di Maggio 1759) portatomi tutto solo in Sacristia, e prendendone le misure di tutto lo spazio interno, e visitando tutte le parti al di fuori, mi riuscì a buon conto di ritrovar ripiego per la già detta scala della cantina, sicché non difformasse il piano della Sacristia, e di portar oltre i muri di questa. Difficoltà grandissima a superarsi per sostenere la muraglia, che posava sul muro, di cui si è detto; ma perché questa fu conosciuta da me defezione d’un Capo Muratore, con tutta l’impazienza feci a me venire il Muratore Buttini, mio Parrocchiano, che per poco non si pose a ridere, vedendomi insistere su una idea da lui altre volte dichiarata impossibile. Che più a lui dissi in ristretto: che non badasse né alla Scala della Cantina, né al trasposto de’ muri, perché a tutto io aveva col pensier provveduto sull’attento esame, da pochi momenti da me fatto; ma che unicamente lo aveva chiamato, perché apertamente mi dicesse (fatte le dovute osservazioni) se il modo vi fosse, levando il muro, di sostener in aria il muro sovrapposto, supplendo con grossa piana, e rinforzando di parte, ed altra le pareti di modo, che esso trave vi posasse sopra, e la già detta muraglia, per altro assai sottile, con sicurezza sostenesse, con quella forza come se il muro vi fosse. Egli vista, ed esaminata ogni cosa, fattosi garante d’ogni danno, che dall’opera sua potesse avvenire, lui diede tempo di formar le sue polizze di tutto l’occorrente, quali pontate, e discusse, si stipulò il contratto, e per finirla, in poco tempo condusse l’operazione concertata a buon fine. Terminata la fattura di Muratore, feci contratto con due falegnami pel Banco, Ginocchiatoi, ed Uscio, le quali cose come sieno riuscite a dovere non lo scrivo, perché sono sotto gli occhi di tutti, e così le altre decorazioni di essa Sacristia»274.

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Il 18 dicembre 1763 visitò la chiesa il vescovo Nicola Antonio Giustiniani275,

mentre nell’ottavo decennio del Settecento Giovanni Anselmi dipinse la volta del coro con il Padre Eterno e angeli276, oggi scomparso.