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La chiesa di San Lorenzo e il restauro architettonico nella Verona di fine Ottocento

II. I RESTAURI OTTOCENTESCH

II.1 La chiesa di San Lorenzo e il restauro architettonico nella Verona di fine Ottocento

Anche a Verona, nel corso dell’Ottocento, il Medioevo fu oggetto di un rinnovato interesse storiografico che sfociò nella celebrazione delle proprie radici comunali e signorili1. Questo clima di revival si diffuse dal ristretto ambiente degli studi a

quello più vasto della riprogettazione urbana; il restauro architettonico, di conseguenza, assunse un ruolo primario nell’attenzione degli organi preposti al governo cittadino, che ricercavano un costante legame col passato attraverso il recupero del “carattere originario” dei patrimoni pubblici ed ecclesiali2. I principali

interventi sull’edilizia storica riguardarono la Loggia del Consiglio e dei Tribunali, l’antico Comune (Mercato Vecchio), il Palazzo del Capitano, la Domus

Mercatorum in piazza delle Erbe, la Gran Guardia, il Palazzo Guastaverza e la

Pescheria nell’omonima piazzetta, oltre ai luoghi tradizionali del culto (Sant’Anastasia, Santo Stefano, Santa Maria Antica e le Arche Scaligere, San Zeno, San Fermo e San Lorenzo)3, gli stessi segnalati e descritti negli anni

precedenti nei Mittheilungen della Commissione Centrale di Vienna4.

Artefici diretti o indiretti di tali imprese furono, fra gli altri, lo storico Carlo Cipolla, l’ingegnere Giuseppe Manganotti, e autorità politiche come il senatore Giulio Camuzzoni e il prefetto Luigi Sormani Moretti, di volta in volta assistiti dai membri della Commissione Consultiva delle Belle Arti o Commissione Conservatrice dei Monumenti e degli Oggetti d’Arte e di Antichità (istituita in ciascuna provincia del regno con Regio Decreto del 5 marzo 1876)5, ove sedevano, con lo stesso

Cipolla, il senatore Aleardo Aleardi, l’abate-architetto Angelo Gottardi, il conte

1 ZUCCONI 2000, pp. 295-306. 2 CAMERLENGO 2001, pp. 238-239. 3 CAMERLENGO 2003, p. 224.

4 VON EITELBERGER 1857, pp. 197-200; LÜBKE 1858, p. 143; HEIDER 1859, p. 115; ESSENWEIN 1860, pp. 39-53; LÜBKE 1860, pp. 134-136; SPRINGER 1862, p. 8; WEISS

1862, pp. 310-311; VON METZERICH 1864, pp. LIII-LIV; VON SACKEN 1865, pp. 113-146.

La chiesa di San Lorenzo è segnalata in LÜBKE 1860, p. 135.

5 Sull’evoluzione degli organi di tutela del patrimonio veronese in età post-unitaria, si veda SONA 1989, pp. 31-35.

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Antonio Pompei, l’ingegnere Luigi Castelli e il canonico Giambattista Carlo Giuliari6. Nella città atesina operarono finanche personaggi assai illustri: fra tutti,

l’architetto Camillo Boito, patrono delle principali iniziative riguardanti la tutela dei beni monumentali in Italia7, rivestì un ruolo diretto come consulente del Comune

ed ebbe altresì uno stretto legame con figure chiave della storia architettonica locale che si dedicavano alla “riscoperta” della Verona medievale, come l’architetto Giacomo Franco8, assertore del movimento neoromanico e neogotico

con spiccate tendenze verso l’eclettismo9.

In questa fervida temperie culturale si distinse, certamente, il ripristino della chiesa di San Lorenzo: quest’iniziativa, unica per la sua portata e oltremodo significativa per l’ampia eco suscitata nell’opinione pubblica nazionale ed estera10, fu promossa dall’allora rettore don Pietro Scapini, professore di

matematica al Seminario vescovile (fig. 40)11. Il Religioso, già vicario in San

Fermo Maggiore e in San Benedetto al Monte12, al momento del suo ingresso

avvenuto nel 188513 trovò una struttura profondamente manomessa che14, come

osservò Scipione Maffei, «a dispetto degl’imbiancamenti e di tutti gl’insulti con buona mente in vari tempi fatti» manteneva ancora «un gran vestigio dell’antica forma»15.

Don Scapini, fin da subito, si profuse in un’instancabile opera di risanamento, con l’intento di epurare le superfetazioni moderne per riconsegnare al monumento la

6 Riguardo al tema del restauro a Verona nella seconda metà del XIX secolo, si rinvia a GRIMOLDI 1994, pp. 121-162, in part. pp.158-160 con riferimenti alle operazioni di

ripristino in San Lorenzo.

7 Per la figura di Camillo Boito, vedi ZUCCONI 1997. 8 CONFORTI 1994, pp. 441-446.

9 BRUGNOLI 1994b, pp. 95-104.

10 A titolo d’esempio, CUMMINGS 1901, pp. 145-146. 11 EDERLE 1964a, pp. 11-12; EDERLE 1964b, p. 516. 12 SEGALA,FERRARI 2002, p. 97.

13 Don Scapini fu nominato vicario di San Lorenzo dal cardinale Luigi Canossa, vescovo di Verona, il 2 novembre 1885 (ASDVr, b. 15, SL, doc. 1885 novembre 2). Il sacerdote resse le sorti dell’istituzione fino al suo decesso avvenuto il 3 marzo 1926, quando gli successe don Ernesto Festa (ASDVr, b. 15, SL, doc. 1926 settembre 2).

14 Sui Rettori di San Lorenzo che intervennero estensivamente sulla chiesa fra i secoli XV e XIX, cfr. Cap. I La storia della chiesa: dalla fondazione all’età moderna.

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sua primigenia configurazione16. Le interpolazioni ottocentesche, tuttavia, furono

eseguite con uno stile talmente mimetico e armonico con l’originaria orditura muraria da rendere alquanto complessa la loro individuazione; nonostante ciò, questa vasta impresa, nota tuttora attraverso resoconti dell’epoca17 e scarne

incursioni in pubblicazioni recenti18, può essere compiutamente definita grazie ai

cospicui carteggi (relazioni, capitolati, progetti e preventivi) conservati presso l’Archivio Storico della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per il comune di Venezia e Laguna19 e l’Archivio Centrale dello Stato a Roma20, dove

sono raccolti anche dei dettagliati rilievi dell’edificio21. Quantunque la lettura di

queste documentazioni possa sembrare un mero esercizio di ricerca archivistica, è opportuno evidenziare come simili carte ci consegnino un'insolita immagine del monumento veronese nel momento in cui conservava gli apparati rinascimentali e barocchi, completamente emendati dai restauri ottocenteschi. All’Avery Architecture & Fine Arts Library della Columbia University di New York e alla Fine Arts Library della Harvard University di Cambridge, poi, sono custoditi degli straordinari fondi fotografici che mostrano i vari stadi delle operazioni di recupero22; questi negativi, commissionati da don Scapini, furono portati negli

Stati Uniti dallo studioso anglosassone Arthur Kingsley Porter, che li pubblicò solo in parte nella fondamentale opera Lombard Architecture23. Assai utili sono

pure le planimetrie abbozzate nel XIX secolo dai vari Lübke, Hübsch e

16 Già Luigi Bennassuti, qualche anno prima, aveva paventato un radicale ripristino della basilica laurenziana, proponendo una serie d’interventi necessari per ricondurla al suo stato originario. Cfr. BENNASSUTI 1886, pp. 83-89.

17 Alquanto accurata è la sintesi di Giovanni Belviglieri, membro della Commissione Conservatrice dei Monumenti di Verona. Cfr. BELVIGLIERI 1898, pp. 251-262.

18 Si segnalano: BALESTRIERI 1954, pp. 38-39; BISSOLI 1969-1970, pp. 167-175; BERNARDELLI 1979-1980, pp. 57-75; RAPELLI 1999, pp. 40, 74-78; FLUKE 2002, pp. 186-

187. Più preciso, seppur conciso, il resoconto di TREVISAN 2008, pp. 170-171. Una

sintesi delle principali relazioni di restauro è in TREVISAN 1999, pp. 174-175; 197-198.

19 SABAPVe, Archivio Storico, b. A/12, SL.

20 ACS, Divisione Monumenti e Scuole d’Arte, II ver., II s., 1891-1897, b. 565, fasc. 6070, SL; ACS, Divisione Monumenti, III ver., II s., 1898-1907, b. 860, fasc. 1369, SL.

21 ACS, Divisione Monumenti e Scuole d’Arte, II ver., II s., Allegati, 1891-1897, b. 19, fasc. 848, SL.

22 ALCU, b. 958, n. 00038873, Verona 2; FAHU, Arthur Kingsley Porter Photograph, nn. 804, 806, 1486. Interessanti sono pure quattro scatti editi subito dopo la conclusione dei restauri da BIADEGO 1909, pp. 44-45, 47.

23 PORTER 1917, pp. 499-500, plate 219, figg. 1-4, plate 220 figg. 1-4. Per un’analisi della figura di Arthur Kingsley Porter e della sua opera, si rimanda a TOSCO 1995a, pp. 74-84.

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Cummings24 (figg. 41-44) e i preziosi grafici in scala 1:50 alla Biblioteca Civica di

Verona, che mostrano le piante e gli alzati della basilica prima della campagna di ripristino ottocentesca (figg. 45-47)25. Occorre notare come tali rilievi, tuttora poco

conosciuti, siano stati realizzati da un altro dei protagonisti del filone “neo- medievalista”, il già menzionato don Angelo Gottardi26, che dal 1887, in

contemporaneità con il restauro di San Lorenzo, curò il riassetto della cappella urbana di Santa Maria Antica, privandola degli orpelli barocchi per farle riacquisire le sue originarie linee romaniche27. Gottardi, levati gli stucchi e gli

intonaci seicenteschi, ricostruì gli interni della basilica, sconfinando talvolta in rifacimenti immaginifici che suscitarono aspre critiche fra i suoi detrattori: riaprì le absidiole laterali, rinnovò il sistema dei sostegni e delle arcate, e approntò delle finte volte a crociera su tre campate scandite da archi trasversi nella navata principale28. La contemporaneità del restauro di San Lorenzo ha instillato il

ragionevole dubbio che vi possa essere stata una qualche relazione fra i due cantieri, tanto da suggerire che Scapini avesse rifatto ex novo alcuni elementi strutturali e decorativi copiandoli da Santa Maria Antica29, sebbene le numerose

carte prodotte da don Gottardi non evidenzino mai simili consonanze30.

24 In queste piante spicca l’assenza delle absidi laterali, che allora erano otturate da sostruzioni moderne poi rimosse da don Scapini. Cfr. LÜBKE 1860, p. 135 fig. 19;

HÜBSCH 1863, plate XXXVIII fig. 10; CUMMINGS 1901, p. 146 fig. 90.

25 BCVr, Sezione Stampe e Fotografie, SL, 3. f. 102-105.

26 Una breve nota biografica di don Gottardi è in CONFORTI 2002, pp. 136-139. 27 NAPIONE 2008, p. 291.

28 CIPOLLA 1892, pp. 359-369; BERCHET 1894, p. 55; BERCHET 1899, pp. 163-164. 29 ARSLAN 1939, p. 176; SUITNER 1991a, p. 538; SUITNER 1991b, p. 283.

30 I principali fondi archivistici sulle operazioni di Gottardi a Santa Maria Antica, sono: SABAPVe, b. A/12, Verona, chiesa di Santa Maria Antica; ACS, Divisione Monumenti e Scuole d’Arte, II ver., II s., 1891-1897, b. 566, fasc. 6082, Verona, chiesa di Santa Maria Antica; ACS, Divisione Monumenti e Scuole d’Arte, II ver., II s., Allegati, 1891-1897, b. 19, fasc. 851, Verona, chiesa di Santa Maria Antica; ACS, Divisione Monumenti e Scuole d’Arte, II ver., II s., 1891-1897, b. 566, fasc. 6083, Verona, chiesa di Santa Maria Antica; ACS, Divisione Monumenti, III ver., II s., 1898-1907, b. 860, fasc. 1369, Verona, chiesa di Santa Maria Antica.

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