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Il dibattito sulla rimozione del protiro quattrocentesco (1896-1900)

II. I RESTAURI OTTOCENTESCH

II.5 Il dibattito sulla rimozione del protiro quattrocentesco (1896-1900)

In quegli anni don Pietro Scapini, per volere dell’ispettore ai monumenti Carlo Cipolla, fu affiancato nell’impresa di restauro di San Lorenzo dal marchese Alessandro Da Lisca che, appena laureatosi in ingegneria213, redasse un articolo

nel quale paventava l’ipotesi di demolire il monumentale protiro laterale quattrocentesco (che versava in una precaria situazione conservativa) per liberare completamente la chiesa dalle strutture estranee alla redazione originaria214.

Quest’intervento dette avvio a un’aspra polemica fra chi voleva conservare l’annesso eretto dal vescovo tripolitano Matteo e chi, al contrario, era favorevole alla rimozione215; l’opinione pubblica risultò nettamente divisa e si scatenò

un’annosa diatriba fomentata dai sostenitori dell’uno o dell’altro partito216. Dopo

che don Scapini domandò a Berchet la sua personale opinione riguardo alla rimozione dell’edicola e del possibile smontaggio dei mausolei cinquecenteschi delle famiglie Nogarola e Trivella nel fianco settentrionale217, Da Lisca insistette

sulla teoria di emendare San Lorenzo da tutte le costruzioni che la circondavano, in primo luogo dal protiro:

«Ecco gli inconvenienti che esso genera: copre quasi la metà della fiancata, un lato della crociera, taglia per tre quarti i due finestrini dei matronei, chiude i due finestrini inferiori, interrompe una lesena che si trova in questo modo quasi campata in aria; e poi oltre a questi particolari inconvenienti, genera anche un inconveniente maggiore: il protiro m’interrompe le linee della facciata con quelle della crociera, così che l’occhio del visitatore non può vedere che due frammenti dell’antica costruzione, senza poterne perciò afferrare l’unita del concetto»218.

213 RIGOLI 1994, p. 423. 214 DA LISCA 1896a.

215 BERCHET 1899, pp. 162-163. La diatriba è ben riassunta da BELVIGLIERI 1898, pp. 258-260.

216 GRIMOLDI 1994, pp. 158-159.

217 ACS, Divisione Monumenti e Scuole d’Arte, II ver., II s., 1891-1897, b. 565, fasc. 6070, SL, doc. 1896 febbraio 7, n. 395.

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Il vice-ispettore agli Scavi e Monumenti di Verona, Pietro Sgulmero, si scagliò contro Da Lisca, facendo proprio il convincimento di molti artisti veronesi propizi al mantenimento del protiro. Sgulmero, pur evidenziando i meriti di Scapini, non mancò di rimarcare che:

«Egli va troppo avanti, vuole far troppo, vuole rimettere ciò che è affatto perduto; quindi egli crea l’antico e finisce così con l’erigere il falso, che toglie autorità e fede all’antico vero ed autentico [...] È inutile togliere in S. Lorenzo il protiro tanto importante per sé stesso. È inutile togliere i bellissimi mausolei dei secoli XVI e XVII, sul muro laterale a sinistra di chi guarda l’altare. Tolti i mausolei fa d’uopo ricostruire i muri, già scomparsi fino dal momento della erezione dei mausolei [...] La ricostruzione del muro primitivo torna quindi incertissima, e bisognerà inventarla. Lo Scapini ha già creato un altare, finto antico, nel braccio sinistro della crociera, ha già creato la colonna e il capitello che sostengono il matroneo nel lato frontale della chiesa. È tempo di finirla con queste turpi manomissioni degli antichi monumenti [...] Io credo che nel restauro dei monumenti debba sempre in prima linea, prevalere il concetto scientifico, altrimenti tutti questi documenti dell’arte, tutti questi testimoni della storia a furia di demolizioni, di contraffazioni e di bugie finiranno con il perdere ogni loro importanza, e il nostro glorioso patrimonio monumentale verrà irreparabilmente rovinato, o, per lo meno, reso incerto e ridicolo. Se lo Scapini porta via il protiro ed i mausolei di S. Lorenzo, si dovranno portar via per la stessa ragione i monumenti sepolcrali, gli altari e gli affreschi di tante altre chiese»219.

La posizione di Sgulmero fu ribadita dalla cronaca locale, che si scagliò veementemente contro l’idea di demolire il protiro220; la statica dell’organismo,

tuttavia, era a tal punto compromessa che occorreva intervenire tempestivamente, poiché la puntellazione provvisoria approntata dal Genio Civile e voluta da don Scapini221 non era più atta a sostenere la volta222. A Berchet,

quindi, fu intimato sia dal Prefetto di Verona223, sia dalla Direzione Generale di

Roma di trovare una soluzione attinente alla conservazione dei sepolcri

219 1896 settembre 16, n. 5515, cc. 1r-2r. 220 SPAVENTI 1896.

221 SABAPVe, Archivio Storico, b. A/12, SL, doc. 1896 settembre 22, n. 1993. 222 SABAPVe, Archivio Storico, b. A/12, SL, doc. 1896 settembre 18, n. 1964.

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seicenteschi e del protiro224; il Direttore Regionale ingiunse al Vicario di

sospendere qualsiasi operazione fintantoché la questione non fosse stata debitamente analizzata dalla locale Commissione ai Monumenti225. Fu così che, il

6 ottobre 1896, la Commissione si riunì alla presenza del prefetto Sormani Moretti, del senatore Giulio Camuzzoni, dell’abate Angelo Gottardi, dell’ispettore ai monumenti Carlo Cipolla, del vice-ispettore ai monumenti Pietro Sgulmero e di altri illustri personaggi come Francesco Dal Fabbro, Giovanni Belviglieri, Giuseppe Biadego, Luigi Spiazzi; assistettero alla seduta anche Federico Berchet, direttore dell’Ufficio Regionale per la Conservazione dei Monumenti del Veneto e l’ingegner Antonio Maffei del Genio Civile di Verona. Vennero mosse sette accuse all’operato di Scapini e dell’ingegner Alessandro Da Lisca, che l’aveva coadiuvato, concernenti:

• l’esistenza della cupola all’incrocio fra la nave maggiore e la crociera; • la ricostruzione della tribuna occidentale di collegamento fra le gallerie; • l’innalzamento delle semicolonne attorno a ciascun pilastro;

• l’integrazione dei paramenti murari alterati;

• l’asportazione dei monumenti sepolcrali Nogarola e Trivella nel fianco settentrionale;

• la costruzione di una scala esterna per giungere alla canonica; • la demolizione del protiro quattrocentesco.

«Sul primo punto, che si voglia cioè a tutti i costi la cupola, la Commissione osserva che la questione è ancora sub iudice e che quindi non può allo stato delle cose dar luogo ad alcun apprezzamento.

Sulla seconda accusa di avere innalzato la colonna e gli archi di fronte alla porta maggiore e di avere impostate le arcate superiori più alte delle laterali, l’Ispettore Carlo Cipolla osserva che mentre in origine era egli pure contrario al partito che fu adottato, pure in seguito a ripetuti studi ed esami si è perfettamente convinto che esistevano la colonna e gli archi come furono ricostruiti [...] Quanto all’essere poi il capitello lavorato poco finemente, il Cipolla osserva come egli lo avrebbe anzi desiderato anche più

224 ACS, Divisione Monumenti e Scuole d’Arte, II ver., II s., 1891-1897, b. 565, fasc. 6070, SL, doc. 1896 settembre 26, n. 4583/5515.

225 ACS, Divisione Monumenti e Scuole d’Arte, II ver., II s., 1891-1897, b. 565, fasc. 6070, SL, doc. 1896 settembre 28, n. 2025/5658.

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rozzo, perché non si possa mettere in dubbio siasi voluto ingannare gli studiosi, inganno che del resto non è possibile per la iscrizione che a quel capitello fu apposta.

Il Prefetto avverte che il lavoro fu lodato dalla Commissione speciale governativa, presieduta dal Boito [...]

La Commissione, dopo breve discussione, approva il lavoro come fu svolto.

Sul terzo punto di avere stabilito troppo affrettatamente la forma dei piloni con l’aggiunta delle mezze colonne verso le navate laterali che le rimpiccioliscono e che generano irregolarità antiestetiche nella volta a crociera e gli archi a fetta di popone, lo Scappini mostra come siansi seguite nel lavoro le tracce trovate. Il Conte Carlo Cipolla crede che sia matematicamente dimostrato essersi seguita la costruzione antica, ricordando benissimo di avere egli stesso vedute le basi delle mezze colonne sotto il pavimento e trovandosi il collarino di un capitello originario internato nella massa murale [...]

La Commissione pertanto si trova unanime nel ritenere del tutto infondata l’accusa mossa allo Scapini [...]

La quarta accusa si divide in due e cioè l’avere avuta poca cura nello smantellare i muri dall’intonaco, rovinando così multiformi affreschi, e l’avere eseguite grossolanamente le nuove opere murarie. Lo Scappini fa osservare che la prima parte dell’accusa mosse dall’avere egli riempito di muro una antica cavità, dalla quale ogni dipinto era sparito e dall’avere dovuto, per necessità di cose, coprire con una delle mezze colonne un piccolo tratto dipinto di epoca posteriore alla mutilazione delle mezze colonne stesse [...] Quanto alla seconda parte di questa accusa, fu osservato che i muri nuovi si costruissero seguendo i sistemi degli antichi costruttori. Anzi la nuova murazione è forse troppo fine rispetto all’antica. Del resto è opportuno che qualche differenza vi sia tra le vecchie e le nuove opere per non ingannare l’osservatore e far passare per originario il lavoro nuovo.

La Commissione pertanto scagiona il Cav. Scapini anche da questa accusa.

Sul quinto capo di accusa, volere cioè il restauratore asportare i due monumenti sepolcrali del Trivella e del Nogarola, la Commissione osserva che nulla in proposito fu deciso né crede di occuparsi di ciò non essendole stato sottoposto il quesito. Il Prefetto anzi dichiara insussistente che neanco sia stato presentato un progetto in proposito. Sul sesto capo, di avere cioè, il Cav. Scapini pensato ai propri comodi, trasportando la scala dall’interno della chiesa, nel luogo dove ora si trova, guastando il muro esterno cui sta appoggiata, la Commissione dichiara non mettere conto di occuparsi di tale poco seria accusa [...]

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Sul settimo punto, volere cioè il restauratore asportare il portico di Matteo, la Commissione, senza entrare per ora sulla discussione se o non convenga mantenere il protiro [...] osserva che, come opinava l’Ufficio del Genio Civile [...] esso abbisogna di solidi ed urgenti ristauri. A tale effetto il Comm. Berchet trova che occorre fare una centinatura regolare e cioè collocare due centine su incavallatura sotto le due arcate e due diagonali sotto la crociera, sostenute da sei doppi ritti verticali, rimettere poi a posto il peduccio, assicurandolo colla volta e col capitello e raddrizzare la colonna. Avverte pure come convenga esaminare le catene esistenti e rimetterle al nuovo, se insufficienti, con apposite cinture sotto il peduccio. La Commissione pertanto da voto siano eseguiti tali lavori di assicurazione del protiro, lavori che dovrebbero essere eseguiti di tutta urgenza e con ogni cura»226.

Il Prefetto di Verona e Berchet sottoposero l’esito della seduta al Ministero227,

chiedendo un sussidio per l’irrobustimento del protiro a cura del Genio Civile di Verona228; tale richiesta fu approvata da Roma, dove, per di più, si dimostrarono

favorevoli al mantenimento dei monumenti Nogarola e Trivella229. L’edicola,

allora, nel dicembre del 1896 fu raddrizzata e stabilizzata230 (fig. 87); il Direttore

Regionale domandò un conguaglio di 434 lire per le opere compiute231, che fu

concesso dalla Direzione Generale232.

Nel frattempo, però, don Scapini aveva comunicato a Berchet lo scoprimento di un antico varco sotto il protiro monumentale:

226 ACS, Divisione Monumenti e Scuole d’Arte, II ver., II s., 1891-1897, b. 565, fasc. 6070, SL, [s.d.], [s.n.], Commissione Conservatrice Monumenti, Belle Arti, Antichità. Seduta del 6 ottobre 1896, cc. 2r-6v.

227 ACS, Divisione Monumenti e Scuole d’Arte, II ver., II s., 1891-1897, b. 565, fasc. 6070, SL, doc. 1896 ottobre 13, n. 6014/13353.

228 ACS, Divisione Monumenti e Scuole d’Arte, II ver., II s., 1891-1897, b. 565, fasc. 6070, SL, doc. 1896 ottobre 9, n. 1993/5958.

229 ACS, Divisione Monumenti e Scuole d’Arte, II ver., II s., 1891-1897, b. 565, fasc. 6070, SL, doc. 1896 ottobre 16, n. 6053/6014.

230 ACS, Divisione Monumenti e Scuole d’Arte, II ver., II s., 1891-1897, b. 565, fasc. 6070, SL, doc. 1896 dicembre 31, n. 2714.

231 ACS, Divisione Monumenti e Scuole d’Arte, II ver., II s., 1891-1897, b. 565, fasc. 6070, SL, doc. 1897 gennaio 27, n. 92/431; ACS, Divisione Monumenti e Scuole d’Arte, II ver., II s., 1891-1897, b. 565, fasc. 6070, SL, doc. 1897 febbraio 18, n. 262/794.

232 ACS, Divisione Monumenti e Scuole d’Arte, II ver., II s., 1891-1897, b. 565, fasc. 6070, SL, doc. 1897 febbraio 11, n. 644/431; ACS, Divisione Monumenti e Scuole d’Arte, II ver., II s., 1891-1897, b. 565, fasc. 6070, SL, doc. 8 marzo 1897, n. 991/794.

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«Levato l’intonaco, ho scoperto l’antica porta laterale sotto il protirino. Nell’interno della chiesa ho trovato una porzione dell’arco antico sovrastante la porta stessa e tanto all’interno quanto all’esterno apparisce la spalla, colle stuccature precisamente simili a quelle del restante della chiesa. Ho detto della spalla, poiché la destra di chi entra va a cader quasi a metà della porta attuale. È da notare che mentre la porta scoperta riesce a tre quarti della parete del protiro, nell’interno riesce perfettamente nella medietà dell’arcata. Così pure scavando sulla facciata ho trovato le due spalle dell’antica porta della facciata, anche quelle colla solita stuccatura antica, e la sottoposta soglia»233.

Il problema del mantenimento del protiro, pertanto, necessitava di essere rivisto alla luce di questo nuovo ritrovamento; Cipolla chiese di eseguire delle ricognizioni per capire se esistesse una nicchia più antica di quella quattrocentesca, ma l’armatura eretta a provvisorio sostegno della struttura impediva l’esecuzione di opportuni scavi nel terreno, e la presenza di alcuni dipinti attorno alla porta ostacolava ulteriormente il lavoro di scoprimento dell’antica soglia234. L’Ispettore ai Monumenti suggerì allora di staccare gli

affreschi, giudicati di scarso valore, ma Sormani Moretti chiese il parere ministeriale riguardo a queste proposte per dar modo alla Commissione ai Monumenti di potersi pronunciare sull’argomento con piena cognizione e senza trarre conclusioni avventate235.

Da Roma consigliarono di incaricare l’architetto Giacomo Boni di indagare le persistenze in situ per proporre le soluzioni che avrebbe giudicato più opportune236, ma nonostante ciò non si arrivò a nessun compromesso: Berchet,

infatti, qualche mese dopo scrisse che la diatriba:

«Si è sul luogo molto avviluppata per la convinzione dello Scappini di volerlo invece demolire [...] A riguardo quindi

degli intendimenti ministeriali credo prudente riservare anche sul concorso 1897-98 una parte per la sistemazione

233 SABAPVe, Archivio Storico, b. A/12, SL, doc. 1896 novembre 21, n. 2419. 234 SORMANI MORETTI 1904, p. 218.

235 ACS, Divisione Monumenti e Scuole d’Arte, II ver., II s., 1891-1897, b. 565, fasc. 6070, SL, doc. 1897 marzo 18, n. 1250/3292.

236 ACS, Divisione Monumenti e Scuole d’Arte, II ver., II s., 1891-1897, b. 565, fasc. 6070, SL, doc. 1897 aprile, [s.n.].

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del protiro la quale come stanno le cose non credo che sarà fatta mai a spese dello Scappini»237.

Anche il nuovo prefetto di Verona, Francesco Palomba, incalzò il Ministero affinché definisse la vertenza sul protiro di San Lorenzo238 e da Roma promisero

che avrebbero sottoposto la questione alla Giunta Superiore di Belle Arti239 prima

di disporre qualsiasi provvedimento240.

Il 21 febbraio del 1898 si radunò nuovamente la Commissione Conservatrice Monumenti, Belle Arti, Antichità di Verona dove ebbero modo di confrontarsi i due “schieramenti” dei favorevoli e dei contrari alla conservazione del protiro. L’ispettore Cipolla propose che «qualora si completasse l’isolamento della Basilica, davanti a questo obiettivo prevalente fosse pure da permettersi la demolizione del protiro»; più cauto Biadego, appoggiato da Diani e Dal Fabbro, che ritenne la questione ancora da studiarsi, mentre l’abate Gottardi, con l’ausilio di Belviglieri e Da Lisca, suggerì di condizionare la rimozione della struttura «alla semplice demolizione dell’attuale cucina del Vicario che occupa una parte del matroneo nel transetto di mezzodì». Il vice-ispettore Sgulmero «opinò recisamente pella conservazione del protiro in ogni sua tesi ma essendo presente l’Ispettore Co. Cipolla, non votò». Berchet, da parte sua, sottolineò come la faccenda del protiro dovesse passare decisamente in seconda linea rispetto al restauro del tempio; tuttavia, egli si associò:

«Pienamente all’idea del Co. Carlo Cipolla, e solo mi permetto di aggiungere che qualora questo voto prevalesse nei conti del Ministero bisognerà prendere fin d’ora o l’uno o l’altro dei provvedimenti transitori seguenti:

1) invitare il Genio Civile di Verona a concordare colla Impresa Lanza Giovanni la liquidazione finale dell’assicurazione provvisoria fatta al protiro [...]; 2) procedere al raddrizzamento della colonna angolare

del protiro [...] stabilire valide cinture metalliche lungo

237 ACS, Divisione Monumenti e Scuole d’Arte, II ver., II s., 1891-1897, b. 565, fasc. 6070, SL, doc. 1897 ottobre 9, n. 1561/4326.

238 ACS, Divisione Monumenti e Scuole d’Arte, II ver., II s., 1891-1897, b. 565, fasc. 6070, SL, doc. 1897 novembre 28, n. 5805/13928.

239 ACS, Divisione Monumenti e Scuole d’Arte, II ver., II s., 1891-1897, b. 565, fasc. 6070, SL, doc. 1898 gennaio 14, n. 502/5005.

240 ACS, Divisione Monumenti, III ver., II s., 1898-1907, b. 860, fasc. 1369, SL, doc. 1898 febbraio 7, [s.n.].

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le corde dei due archi del protiro, saziare per di sopra con cemento liquido le fenditure e le imperfezioni della crociera e concatenare con leganti di rame i conci degli archi smossi se si vuole nel frattempo demolire la detta assicurazione.

E pongo questa alternativa perché non mi illudo che la condizione dell’isolamento della Basilica possa così presto verificarsi, e non credo convenga intanto lasciare indefinitamente sospesa questa assicurazione»241.

La Commissione, perciò, non giunse a taluna risoluzione e il Prefetto di Verona invocò un definitivo provvedimento ministeriale, anche perché l’armatura del protiro (per la quale, peraltro, si stava pagando un cospicuo canone d’affitto) era in pessime condizioni242. Palomba fu rassicurato che entro la primavera la

controversia sarebbe stata definita dalla Giunta Superiore di Belle Arti243.

Sgulmero, frattanto, recapitò una lunghissima missiva alla Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti dove espose per punti le sue ragioni:

«Perché il detto protiro sia mantenuto al posto nel quale precedentemente si trova.

1) Esso è un’opera assai bella della metà incirca del secolo XV e costituisce un mirabile e primo esempio in ordine di tempo, di quella rinascenza artistica che in Verona fu più precoce che in molte altre città. 2) Di esso si conosce precisamente l’autore [...] Fu

questi Matteo Vescovo Tripolitano Rettore beneficiario di S. Lorenzo [...].

3) Levato il protiro si presenterebbe maggiormente il pericolo di dover ricorrere alle solite antichità moderne ricostruendo fantasticamente muri e finestre in due ordini, che, forse, non hanno mai esistito.

4) Levato il protiro la chiesa non sarà per questo liberata dalle opere posteriori. Ben altre costruzioni le stano attorno [...] e nascondono la chiesa sui suoi fianchi di tramontana e di mattina [...].

5) Togliendo il protiro non si riuscirà mai a restituire integralmente alla chiesa le sue pristine forme [...] poiché nel suo interno dovranno pur essere

241 ACS, Divisione Monumenti, III ver., II s., 1898-1907, b. 860, fasc. 1369, SL, doc. 1898 febbraio 22, n. 502/2511, cc. 1v-2v.

242 ACS, Divisione Monumenti, III ver., II s., 1898-1907, b. 860, fasc. 1369, SL, doc. 1898 febbraio 24, n. 2743/2446.

243 ACS, Divisione Monumenti, III ver., II s., 1898-1907, b. 860, fasc. 1369, SL, doc. 1898 marzo 11, n. 3029/3743/2511.

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conservate altre opere più recenti [...] di data ben inferiore a quella del protiro.

6) I protiri alle porte laterali si vedono a quelle chiese dove il popolo in luogo di accorrere più numeroso per la porta frontale vi accorre per quella di fianco [...] Con un tale intendimento pare siano stati eretti in Verona anche il protiro alla porta laterale sud del Duomo e alla porta laterale di S. Fermo Maggiore [...] Più di tutte inusata è poi la porta frontale di S. Lorenzo, dove si può dire, che il 95% accorra sempre per la porta laterale [...] La porta frontale è invece quasi interamente interclusa da case private e da una viuzza parallela all’Adige [...].

7) [...] Ora il protiro di S. Lorenzo se non toglie, certo mitiga di molto la scabrosità dello sbieco prodotta dai lati ineguali che congiungono la porta laterale della chiesa con l’esterno portone del suo cortiletto [...] va conservato quindi al suo posto originale, perché così mostra un fatto abbastanza rilevante, mostra cioè, che in Verona si sapeva far uso di un così ingegnevole ed opportuno giuoco di ottica architettonica, anche un secolo prima che nascesse Michele Sanmicheli.

8) Ogni veronese che vanta il culto delle arti e l’amore per i patrii ricordi desidera di vedere mantenuto il protiro alla porta laterale del suo bel S. Lorenzo. Potrei citare i nomi di diverse persone autorevoli in materia [...].

Finalmente non posso a meno di ricordare, che in questi ultimi trent’anni, con la scusa di ricondurre le antiche costruzioni alle pristine loro forme, si distrussero in Verona molte cose che con l’andare dei secoli vi erano state aggiunte, cose che, pur non essendo coeve ai primi edifici, non cessavano per questo di essere altamente importanti [...] tutto questo ricco patrimonio venne pazzamente distrutto e più pazzamente sostituito da delle antichità moderne prive di ogni valore nella storia antica, altro non essendo che ripetizioni ed imitazioni, e dannose alla stessa, perché falsandone i suoi documenti più insigni finiscono con l’ingannare lo studioso, che nelle sue ricerche sul pensiero delle passate generazioni non ha bisogno dell’effetto, ma di elementi sicuri e sinceri, vale a dire della verità, sia questa più o meno bella»244.

Anche Giuseppe Biadego, direttore della Biblioteca Comunale di Verona e membro della Commissione Conservatrice, espresse la sua opinione suggerendo

244 ACS, Divisione Monumenti, III ver., II s., 1898-1907, b. 860, fasc. 1369, SL, doc. 1898 aprile 27, n. 5266, cc. 1r-4v.

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che si sarebbe potuto smontare il protiro per poi riallestirlo in una posizione differente, liberando così alla vista il prospetto meridionale della chiesa245. Carlo

Cipolla, al contrario, pubblicò un articolo dove appurò come fosse impossibile giungere al completo isolamento del tempio e, inoltre, notò la sconvenienza di un’eventuale traslazione dell’annesso che, se fosse stato collocato dinanzi alla casa canonica, avrebbe creato un nuovo ostacolo per la liberazione dell’edificio