II. I RESTAURI OTTOCENTESCH
II.3 L’interruzione del cantiere (1889-1892)
A quel punto, entrò in campo uno dei principali protagonisti di quest’intricata vicenda conservativa, il Delegato Regionale per i Monumenti del Veneto, Federico Berchet55, che rispose a Roma prima di tutto ricapitolando gli interventi
già condotti dal Rettore56 e, successivamente, elencando tutte le operazioni che
avrebbero dovuto essere intraprese per lo scoprimento della fabbrica romanica:
«1) Aprire la comunicazione esterna fra la porta maggiore, da una parte col cortile, che sta davanti la porta laterale a destra, e dall’altra colla Riva di S. Lorenzo;
2) aprire la grande arcata destra del transetto ritornando questa al culto nel piano del loggiato;
3) provvedere alla rimessa della vecchia transenna nei due loggiati laterali, ed alla sistemazione del terzo loggiato nell’interno del muro anteriore;
4) isolare la torre di destra della facciata da una piccola costruzione o cappelletta curvilinea addossatavi;
5) smascherare tutto il coro e l’abside;
6) compiere la demolizione delle volte barocche, e rimettere a nuovo l’ossatura del tetto;
7) scrostare tutti i muri in giro e rimettere i paramenti a cotto [...]
La somma dei lavori non è certo lieve e la spesa si aggirerà sulle lire Ventimila. L’ingegnere Manganotti sta svolgendo un suo progetto per questa Chiesa; ma non so se cogli stessi criteri, che informano la mia proposta, perché non ho potuto conferirne con lui [...] Ad ogni modo è certo, che laddove un semplice privato cittadino iniziò col proprio denaro e fece molto progredire una vera rivelazione archeologica di grandissimo interesse, non sembra possibile al governo non venirgli incontro [...] Io quindi credo di far cosa grata a Vostra Eccellenza, prima segnalandole la
55 Notizie sulla carriera di Federico Berchet si hanno in LUGATO 1987, pp. 333-343 e, più recentemente, in FERRO 2005, pp. 107-119.
56 «Quel Vicario Prof. Ab. Pietro Scapini, con mezzi suoi personali, ne imprese lo scoprimento, e prima mise in luce una grande bifora, che nel loggiato superiore separa il transetto di sinistra, poi tutte le colonne e gli archi nei due loggiati tanto a destra che a sinistra, quindi tolse la balaustrata del 1600 nella loggia superiore, che arrivava ad un quarto delle sue colonne, levò la corruzione dell’organo sopra la porta maggiore, e demolì lo stanzino nel loggiato di destra presso il relativo transetto: scoprì la parte centrale della facciata fra le due torri circolari e parte della torre di sinistra, ristaurò il paramento a cotto della facciata e fece degli assaggi interni per conoscere in quali condizioni si trovava il muro della stessa e per vedere se vi continuasse il loggiato interno, e ne trovò vestigia». Cfr. ACS, Divisione Monumenti e Scuole d’Arte, II ver., II s., 1891-1897, b. 565, fasc. 6070, SL, doc. 1889 aprile 29, n. 6268/33, cc. 1r-1v.
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benemerenza del Professore Abate Pietro Scapini, Vicario
della Chiesa di S. Lorenzo in Verona; e poi offrendole occasione di fare che il Nostro Governo concorra a compiere l’avanzato scoprimento della antica Chiesa del secolo VIII o IX a Verona»57.
Dal Ministero, quindi, domandarono al Prefetto di Verona che comunicasse le proposte avanzate da Berchet all’Ufficio del Genio Civile, che ne avrebbe dovuto tenere debitamente conto nella compilazione del progetto di restauro, già richiesto il 7 novembre 1887. E continuarono:
«In quanto ai lavori fatti eseguire a proprie spese dal benemerito ab. Scapini, io prego V.S. a volergliene rendere vive grazie a nome di questo Ministero, encomiando, e da una parte il coraggio e il disinteresse per l’amore dell’arte patria, e dall’altra la espertezza con cui furono condotti que’ lavori. Interesso anzi V.S. a volermi far conoscere il suo parere nell’opportunità di conferire al pregiato abate Scapini una onorificenza, come mio sarebbe proposito»58.
E proprio lo stesso don Scapini, per tentare di sbloccare questa situazione di stallo, fece redigere un dettagliato progetto di restauro accompagnato da una lunga relazione stesa di suo pugno. Per prima cosa il Religioso difese la correttezza e la scientificità del proprio operato:
«Succede bene spesso che volendo ritornare alle pristine forme quei monumenti che col procedere dei tempi furono guastati sia necessario ricorrere e alla induzione, e basarsi sulla maggiore o minore probabilità col pericolo di non indovinare precisamente la forma antica. Fortunatamente questo pericolo non corre, il progettato ristauro di questo tempio, poiché [...] ad onta di numerose ostruzioni,
demolizioni, e nuove costruzioni rimase, per così esprimermi, l’ossatura del primiero edificio, sicché si può
57 ACS, Divisione Monumenti e Scuole d’Arte, II ver., II s., 1891-1897, b. 565, fasc. 6070, SL, doc. 1889 aprile 29, n. 6268/33, cc. 1v-4r.
58 ACS, Divisione Monumenti e Scuole d’Arte, II ver., II s., 1891-1897, b. 565, fasc. 6070, SL, doc. 1889 maggio 16, n. 8032 cc. 1v-2r. Pochi giorni dopo, da Roma denotarono a Sormani Moretti che avrebbero raccomandato vivamente «a S.E. il Ministro il conferimento della croce dell’Ordine della Corona d’Italia al benemerito Abate Prof. Pietro Scapini». Cfr. ACS, Divisione Monumenti e Scuole d’Arte, II ver., II s., 1891-1897, b. 565, fasc. 6070, SL, doc. 1889 maggio 27, n. 8668.
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dire che il ristauro di questo tempio è scritto sulle sue mura»59.
Il Rettore, poi, procedette postulando la ricostruzione della tribuna a ridosso della controfacciata, che servisse di collegamento fra le due ali delle gallerie:
«E di fatti nel progetto di restauro di cui accompagno i disegni ed il preventivo si ammette la ricostruzione della arcata binata trasversale alla navata principale all’ultimo pilastro verso la facciata, restando così separata dal rimanente della chiesa l’ultima arcata verso la porta. Ad ammettere questa ricostruzione fummo guidati da prove evidenti della sua esistenza nella forma primitiva. Scavando nel pavimento alla profondità di 40 centimetri proprio in mezzo e della navata e dei pilastri si trovò una grossa pietra sopra solidissimo muro, la quale serviva da base, trovandosi nella sua superficie superiore sulla calce impressa la rotondità della colonna che si innalzava sopra di essa»60.
E, a supporto della sua tesi, continuò:
«Si deve inoltre osservare che l’ultima arcata a differenza di tutte le altre che sono binate, è unica; che l’inferiore è più bassa e più stretta delle altre, e la superiore sebbene sia della stessa altezza di quelle del matroneo è molto più larga; segno evidente che questa era separata dalla chiesa, e formava secondo le antiche discipline ecclesiastiche, l’atrio dei pubblici penitenti. Oltre di che se si lasciasse l’ultima arcata congiunta al rimanente, la lunghezza totale della chiesa riuscirebbe eccessiva in confronto delle altre dimensioni. Si riconferma l’esistenza di questa separazione dal fatto che la muratura del pilastro è regolare fino all’altezza in cui dovrebbe appoggiarsi l’arco, quivi per un certo tratto quanto appunto importerebbe l’estradosso dell’arco stesso è del tutto manomessa, e ritorna regolare nella parte superiore. Si aggiunga che i due fenestrini che si veggono attualmente murati sulla facciata vanno appunto a cadere precisamente a metà delle arcate superiori, e proprio rasenti gli archi da costruirsi, a somiglianza di tutti gli altri finestrini, che si osservano nelle navate laterali. Di
59 ACS, Divisione Monumenti e Scuole d’Arte, II ver., II s., 1891-1897, b. 565, fasc. 6070, SL, doc. 1891 marzo 30, [s.n.], Breve relazione esplicativa del Progetto di restauro della Chiesa di S. Lorenzo in Verona, cc. 1r-1v.
60 ACS, Divisione Monumenti e Scuole d’Arte, II ver., II s., 1891-1897, b. 565, fasc. 6070, SL, doc. 1891 marzo 30, [s.n.], Breve relazione esplicativa del Progetto di restauro della Chiesa di S. Lorenzo in Verona, c. 1v.
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più con questa ricostruzione si metterebbero in comunicazione le due navate del matroneo, come doveva essere nella forma primitiva»61.
I proponimenti di Scapini non si limitarono alla ricostruzione della suddetta tribuna, ma riguardarono anche l’innalzamento di tre colonne semicilindriche a strati avvicendati di tufo e cotto attorno a ciascun pilastro cruciforme:
«Anche si questo punto non resta alcun dubbio, essendo che levato l’intonaco dai pilastri, apparisce a tutta evidenza che queste colonne esistevano in origine e che furono tagliate, forse per guadagnare un po’ di spazio, quando radicalmente si è modificata la decorazione interna riducendola barbaramente a stile barocco. A piena conferma, scavando attorno ai pilastri si trovarono alla profondità di 40 centimetri le basi delle colonne suddette, e nella demolizione dei muri che chiudevano le arcate ultimamente aperte, si trovarono parecchi pezzi in tufo ed in cotto della forma e delle dimensioni richieste e che indubbiamente appartenevano alle colonne tagliate»62.
Il Parroco, ancora, presuppose la ricostruzione di una copertura a capriate lignee in luogo della volta a botte quattrocentesca e concluse valutando l’integrazione del protiro pensile nel prospetto occidentale:
«Nella demolizione dell’arco poggiante sopra le due caratteristiche torri e dei sovraposti camerini fortunatamente si ebbe a scoprire parte di un archivolto del nartece che fu sufficiente a stabilire la curvatura di esso; e sopra di esso parte di una lastra di pietra che serviva di copertura, la quale colla sua posizione obliqua segnava la linea inclinata del finimento superiore»63.
Il Rettore, inoltre, allegò un preventivo delle spese che si sarebbero dovute intraprendere per sostenere le sopraccitate operazioni:
61 ACS, Divisione Monumenti e Scuole d’Arte, II ver., II s., 1891-1897, b. 565, fasc. 6070, SL, doc. 1891 marzo 30, [s.n.], Breve relazione esplicativa del Progetto di restauro della Chiesa di S. Lorenzo in Verona, cc. 2r-2v.
62 ACS, Divisione Monumenti e Scuole d’Arte, II ver., II s., 1891-1897, b. 565, fasc. 6070, SL, doc. 1891 marzo 30, [s.n.], Breve relazione esplicativa del Progetto di restauro della Chiesa di S. Lorenzo in Verona, c. 2v.
63 ACS, Divisione Monumenti e Scuole d’Arte, II ver., II s., 1891-1897, b. 565, fasc. 6070, SL, doc. 1891 marzo 30, [s.n.], Breve relazione esplicativa del Progetto di restauro della Chiesa di S. Lorenzo in Verona, cc. 2v-3r.
72 «Parte I.
1) Demolizione della balaustrata di forma barocca in tufo ricorrente nella cantoria ed intercolumni della tribuna […] Lire: 165.00;
2) idem dell’impalcatura della cantoria a ridosso del muro di prospetto […] Lire: 90.00;
3) idem dell’organo, Lire: 200.00;
4) idem della muratura di due arcate sopra la crocetta e di altre due aderenti al muro della facciata […] Lire: 70;
5) idem di altre tre rimanenti arcate della tribuna […] Lire: 210;
6) sgrostamento generale delle pareti dall’intonaco e sagomature del secolo scorso […] Lire: 1.700;
7) demolizione dell’archivolto e delle sovrapposte camerette all’esterno della facciata […] Lire: 420; 8) demolizione della cappelletta sporgente dalla torre
destra della facciata, Lire: 120;
9) idem della tettoia e portico sul fianco meridionale della Chiesa, Lire: 400;
10) lievo di parte del pavimento della Chiesa e relativo scavo per investigazione delle antiche mura di fondazione e per costruzioni delle colonne semicilindriche […] Lire: 300;
11) demolizione dei locali corrispondenti della tribuna oggidì chiusi. Locali n. 4 annessi […] Lire: 320;
12) idem per investigazioni varie per studio dell’Abside, Lire: 200.
Parte II. Ripristino.
1) arcate trasversali alla navata principale congiungenti le due tribune dalla parte interna della facciata:
a) colonne di marmo con base e capitello n. 2 […] Lire: 450;
b) archi sovrapposti in tufo e cotto, Lire: 250; c) volte, Lire: 388;
d) muratura a strati isodomi, Lire: 424;
2) ricostruzione delle colonne semicilindriche addossate ai pilastri a strati pseudo-isodomi:
a) colonne minori fino alla tribuna alte metri 5 n. 20 […] Lire: 1.500;
b) colonne fino al tetto alte m. 12 n. 10 […] Lire: 1.800;
3) nuovo parapetto della tribuna in stile antico in pietra lavorata a traforo, compresi i quattro nuovi scomparti da aprire […] Lire: 2.100;
4) nuovo pavimento della tribuna a quadrettoni di cementino […] Lire: 800;
5) costruzione del sottotetto di forma antica della navata centrale […] Lire: 2.100;
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6) catene e spranghe di ferro a robustamento dei vecchi muri del sottotetto, Lire: 350;
7) sottomurazione e imboccature dei suddetti muri […] Lire 600;
8) restauro del coperto della Chiesa […] Lire 1.050; 9) ricostruzione del Nartece sulla porta maggiore
secondo gli antichi vestigi, Lire 220;
10) idem delle fenestre della facciata con relative invetriate compresa la trifora formante parte del nartece, Lire 250;
11) cornice a risalto in pietra stellare a finimento del prospetto della Chiesa […] Lire 90;
12) restauro di quattro scomparti bifori della tribuna: a) rimozione di parte degli archivolti, rifacimento
delle pareti interne e così pure delle volte e parte del coperto […] Lire 2.400;
b) ricollocazione di due nuove colonne di marmo in sostituzione delle due precedenti spezzate […] Lire 600;
13) riduzione dei locali della canonica e di quelli della parete opposta ritagliandone una parte e riducendoli a tribuna […] Lire 800;
14) ricollocazione dell’organo in uno dei detti locali, Lire 350;
15) rappezzatura degli strati pseudo-isodomi della navata centrale […] Lire 1.500;
16) restauro del pavimento della Chiesa in marmo, Lire 250;
17) apertura delle antiche finestre sulle navate minori e tribune con relative invetriate […] Lire 540;
18) abside - demolizioni delle superfetazioni all’interno dell’Ancona, Lire 400;
19) riduzione nella primitiva curvatura dell’abside oggidì ritagliata, Lire 300;
20) riduzione delle due finestre nella forma antica e relative invetriate, Lire 200;
21) ricostruzione dell’Arco dell’Abside e volta relativa a calotta, Lire 1.000;
22) demolizione del muro di chiusura delle Absidi delle navate minori e riduzione alla forma antica, Lire 600; 23) sottomurazione al muro della facciata e delle torri
con otturazione dei vani delle fenestre e porte della casa addossata […] Lire 460;
24) restauro del fianco destro della Chiesa dopo la demolizione della tettoia, Lire 250;
25) chiusura con due cancelli in ferro degli ingressi uno verso il detto fianco l’altro verso l’Adige o strada detta Riva di S. Lorenzo, Lire 300.
74 Totale Lire: 24.523»64.
Le idee di don Pietro Scapini poterono contare sul vigoroso appoggio della stampa locale65, del fabbriciere di San Lorenzo Ottavio di Canossa66, del prefetto
Sormani Moretti, che approvò totalmente il piano di ripristino della basilica67 e
finanche del conte veronese Leopoldo Pullé, sottosegretario di Stato al Ministero della Pubblica Istruzione68. Berchet, allora, scrisse nuovamente alla Direzione
Generale delle Antichità e Belle Arti, dicendo che il Prefetto di Verona gli aveva trasmesso il progetto approvato dalla Commissione Conservatrice dei Monumenti di Verona; il Direttore Regionale, al contempo, si dissociò dalla volontà di don Scapini di ricostruire le semicolonne verso l’interno della nave centrale fino all’imposta del tetto, e puntualizzò che:
«Non pare sufficientemente dimostrato se la proposta decorazione sopra la porta d’ingresso sia in ogni sua parte un ripristino esatto, e se le mezze colonne cilindriche addossate ai pilastri nella navata principale finissero originariamente alla linea delle catene del tetto e non prima, dando origine a delle arcate sottotetto trasversali alla navata come se ne ha memoria a San Zeno; ma su di ciò come sulle forme delle transenne dei matronei e su tutto il progetto di ripristino si pronuncerà autorevolmente la Giunta Permanente di Belle Arti, alla quale prego V.E. di sottoporlo [...]»69.
64 ACS, Divisione Monumenti e Scuole d’Arte, II ver., II s., 1891-1897, b. 565, fasc. 6070, SL, [s.d.], [s.n.], Preventivo per la riduzione alla forma antica della Chiesa di S. Lorenzo in Verona.
65 «Tutto egli [don Scapini] condusse, con tale illuminata intelligenze, con sì prudente perspicacia, da far credere, che egli, professore di matematica, conoscesse con soda dottrina la difficile arte delle antiche basiliche e delle Chiese [...] E così, dunque, per concludere, esprimerò la speranza di vedere, fra non molto, “il nostro bel san Lorenzo” ristaurato nella sua purezza ed integrità [...]». Cfr. Un’antica basilica veronese 1891. 66 Ottavio di Canossa scrisse al Ministero della Pubblica Istruzione «affinché venga assegnata almeno una parte della somma occorrente, e si possa dar principio ad indispensabili ristauri; giacché disdice moltissimo l’esercizio del Culto divino in un tempio da oltre tre anni manomesso per scoprire le tracce della primitiva architettura». Cfr. ACS, Divisione Monumenti e Scuole d’Arte, II ver., II s., 1891-1897, b. 565, fasc. 6070, SL, doc. 1892 marzo 1, [s.n.], c. 1r.
67 SABAPVe, Archivio Storico, b. A/12, SL, doc. 1891 aprile 16, n. 5670.
68 SABAPVe, Archivio Storico, b. A/12, SL, doc. 1891 maggio 4, [s.n.]; ACS, Divisione Monumenti e Scuole d’Arte, II ver., II s., 1891-1897, b. 565, fasc. 6070, SL, doc. 1891 maggio 11, n. 7150.
69 ACS, Divisione Monumenti e Scuole d’Arte, II ver., II s., 1891-1897, b. 565, fasc. 6070, SL, doc. 1891 maggio 5, n. 6411/138, cc. 1v-2r.
75
La Commissione Permanente di Belle Arti, nell’adunanza del 9 giugno 1891, ricusò nondimeno il progetto di Scapini poiché:
«Non trova sufficientemente indicate le parti originarie della costruzione, di modo che non può giudicare sui restauri ideati in molti punti, che rimangono troppo incerti»70.
Il Ministero accolse il voto della Commissione71:
«Facilmente si riconosce quanto sia ragionevole il voto della Commissione, perché sarebbe veramente deplorevole che per aver negletto di studiare l’autenticità del monumento, vi si eseguissero lavori che dal suo stile originario si discostassero».
E suggerì al Prefetto che «siano fatte le opportune ricerche e sia redatto un nuovo progetto»72.
Berchet, quindi, consigliò a Sormani Moretti che chiedesse una nuova relazione a don Scapini73 il quale, dopo aver appreso la delibera ministeriale74, non tardò a
fornire una sollecita replica, che il Prefetto inoltrò prontamente a Roma:
«Quel benemerito sacerdote mi risponde via colla qui unita particolareggiata relazione, con la quale da illustrazioni corredate da tre prove fotografiche da esso ultimamente ordinate ed offre nuovi schiarimenti sul progetto inoltrato insistendo perché venga di nuovo cin quelli al superiore consiglio sottoposto. Nutro fiducia che dopo tali illustrazioni, codesta Commissione permanente di Belle Arti non muoverà ulteriori difficoltà ad accettare il progetto di cui trattasi, o per lo meno stabilirà opportune norme perché i lavori si inizino nelle parti indiscutibili, salvo poi decidere per le altre allorquando nel procedere degli scoprimenti delle
70 ACS, Divisione Monumenti e Scuole d’Arte, II ver., II s., 1891-1897, b. 565, fasc. 6070, SL, [s.d.], [s.n.], Commissione Permanente di Belle Arti. Adunanza 9 giugno 1891. 71 SABAPVe, Archivio Storico, b. A/12, SL, doc. 1891 luglio 5, n. 10431/6411.
72 ACS, Divisione Monumenti e Scuole d’Arte, II ver., II s., 1891-1897, b. 565, fasc. 6070, SL, doc. 1891 luglio 5, n. 10430/6411, cc. 1r-1v.
73 SABAPVe, Archivio Storico, b. A/12, SL, doc. 1891 agosto 3, n. 169.
74 «Confido ora, che la S.V. Ill.ma vorrà continuare il suo intelligente amore per la Basilica di S. Lorenzo e che mercé i suoi studi e la sua operosità la Commissione Permanente potrà presto aver sotto occhi un nuovo progetto». Cfr. ACS, Divisione Monumenti e Scuole d’Arte, II ver., II s., 1891-1897, b. 565, fasc. 6070, SL, doc. 1891 luglio 5, [s.n.], cc. 1r-1v.
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più antiche murature o loro tracce si possa arguire con certezza come erano e se e come ripristinarle»75.
Il Rettore, per prima cosa, si disse assai sorpreso per la richiesta, perché riteneva la precedente relazione già sufficientemente dettagliata e scientificamente comprovata:
«In quella chiaramente si dimostrava che niente in esso progetto vi era di arbitrario, ma che tutto era stato compilato dietro evidentissime vestigia, dalle quali se ne poteva ricavare, non già come semplice induzione, ma come quasi sicura conseguenza, il progetto di ripristino [...] Se io facessi pure compilare un altro progetto non potrei che riprodurre quello già presentato, giacché portandovi delle modificazioni dovrei non tenere nel debito conto gli indizi dell’antico edificio finora scoperti»76.
Il Religioso, poi, puntualizzò e rafforzò le sue precedenti teorie sulle colonne semicilindriche addossate ai pilastri:
«Avendo io fatto levare l’intonaco, si scorge a tutta evidenza come siano state tagliate, come pure tagliati insieme i capitelli di quelle che si trovavano nelle arcate della navata, ed ai quali nell’infelice restauro del 1759 furono sostituite le mensole attuali. Qui non può sorgere questione, basta solo aprire gli occhi per vedere e convincersi dell’esistenza di queste colonne. Potrebbe sorgere il dubbio dove andassero a terminare le sopraddette colonne semicilindriche, essendoché all’altezza delle tribune furono scalpellati anche i pilastri a cui erano addossate, ma fortunatamente non mancano sicurissimi indizi per concludere che esse andavano a terminare al tetto. Al secondo pilastro infatti, come si può vedere nella piccola fotografia n. 1 (a), levato l’intonaco e la sovrapposta cornice trovai il muro di primitiva costruzione, che si vede anche ora a strati avvicendati che continua al di sopra del piano delle logge. Mi si potrebbe obiettare che se non vi sono argomenti per dedurre che le colonne semicilindriche non dovevano continuare fino al soffitto, non ve ne sono neppure per concludere che si dovevano protrarre fino là [...] Fortunatamente tenendo io calcolo delle più piccole vestigia, che servir potessero di
75 ACS, Divisione Monumenti e Scuole d’Arte, II ver., II s., 1891-1897, b. 565, fasc. 6070, SL, doc. 1891 novembre 16, n. 10846, cc. 1r-1v.
76 ACS, Divisione Monumenti e Scuole d’Arte, II ver., II s., 1891-1897, b. 565, fasc. 6070, SL, [s.d.], [s.n.], Illustrissimo Commendatore Luigi Conte Sormani Moretti R. Prefetto - Verona, cc. 1r-1v.
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guida al progettato ristauro, ho non un puro indizio, ma una prova che le colonne in questione dovevano arrivare al tetto. All’ultimo pilastro verso la porta maggiore sopra una impalcatura, come si può vedere dal disegno dello stato precedente della Chiesa, esisteva l’organo, che io ho fatto trasportare in altro luogo, demolendo la impalcatura colla annessavi balaustrata per iscoprire le linee del primitivo edificio. Or bene la facciata dell’organo si trovava a metà del pilastro, il quale all’altezza delle tribune al davanti dell’organo, nel malaugurato ristauro era stato tagliato al pari degli altri; ma al di dietro di detta facciata restando