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Le imprese architettoniche di Agostino Bettin

I.5 I secoli XVI e

I.5.2 Le imprese architettoniche di Agostino Bettin

Alla fine del Cinquecento il summenzionato Agostino Bettini (1591-1614)229,

canonico penitenziere e protonotario apostolico230, si profuse in un meticoloso

resoconto delle proprie opere231.

Per prima cosa, il Rettore trasportò in avanti l’altare maggiore per addossare un coro all’emiciclo absidale e rinnovò l’intera area presbiteriale, rifacendo in legno i gradini, il pavimento, le balaustre e il tabernacolo della mensa:

«L’Altar maggiore il quale era sotto la palla feci portar avanti per far il choro di dietro che vi ho fatto accomodando l’uscio che va in sacristia di dietro l’Altar in choro.

L’armar di dietro e sotto l’altar gli palij, et l’altro per li libri dalli officij divini.

Li cornici atorno l’altare, et le portelle delle parti, et tutto il pavimento di asse avanti et dalle parti dell’altare, et il pavimento di quadrello di dietro.

223 L’opera è ricordata da: LANCENI 1720, col 122; MAFFEI 1732, p. 345; BIANCOLINI 1749a, p. 381; SCHERLI,BCVr, ms. 2790, c. 70; ZANETTI 1781, p. 71; DA PERSICO 1820,

p. 75; ROSSI 1854, p. 48; BELVIGLIERI 1860, p. 313; GIRO 1869, p. 69; BENNASSUTI 1886,

pp. 62-63; PIGHI 1887, p. 12; BELVIGLIERI 1898, pp. 245-246; SIMEONI 1909, p. 144;

BALESTRIERI 1954, p. 36; EDERLE 1964a, p. 19; FLORES D’ARCAIS 1980, p. 494; RAPELLI

1999, p. 30; PIETROPOLI 2002, p. 177; BROWNELL,CURCIO 2016, p. 133.

224 MARINELLI 1998, p. 832.

225 Nel suppedaneo del San Lorenzo, si legge «MDLXVI». Cfr. SGULMERO, BCVr, ms. 2585, n.562.

226 BETTINI, ASL, ms. 125, c. 2r. 227 SARTORARI 2014, p. 51.

228 Sulla pala del Brusasorzi, vedi STEFANI MANTOVANELLI 1979, pp. 83-85. Cfr. ZAMPERINI 2012b, p. 51.

229 ASDVr, b. 15, SL, doc. 1591 settembre 21;

230 Catalogo, ASL, ms. 125, c. 2v; ZANETTI 1781, pp. 70-71.

NETTI 1781, p. 70.

231 Per i lavori di Bettini, si vedano BENNASSUTI 1886, pp. 65-69; PIGHI 1887, p. 12; BELVIGLIERI 1898, pp. 246-247; BALESTRIERI 1954, pp. 35-36.

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La banca con li balaustri atorno l’altare per la comunione. Li gradini et armari dalli corni dell’Altar magg(iore) et l’istessi gradini a tutti li altri.

Il tabernacolo del S(antissim)o Sacr(amen)to in meglior forma col suo piede sotto per alzarlo, con la cuba, et balaustrini, et crocetta»232.

Chiuse, poi, entrambe le absidiole del coro per apporvi due confessionali:

«Li due confessionali doppi, con un uscio dentro, in quello dal corno dell’epistola che va in sacristia, et in quello dal corno dell’eva(n)g(eli)o che va in quel luogo, nel quale soleva essere una cappelletta oscurissima con un altaretto piccoliss(im)o et oscurissimo, come era anco di dietro all’altro p(rim)o nominato. Et le pitture che vi sono sopra»233.

Ancora, fece tamponare le monofore romaniche nelle fiancate, nelle gallerie e nel coro, sostituendole con delle grandi finestre rettangolari (fig. 25); per di più, aprì un oculo nell’emiciclo maggiore, rispondente a quello in facciata234:

«Tre fenestre p(rim)a cioe quella del choro verso l’Adice, quella ch’è sopra l’uscio che viene nella corte. Et quella che è sopra le due porte magg(io)ri sotto il ponticello.

L’occhio poi grande, che e sopra la palla dell’Altar magg(io)re acciò rispondesse a quell’altro che è in capo alla chiesa.

Due fenestroni sopra li ponticelli verso il corso et un altro verso l’Adice appresso l’altro»235.

Infine, eresse un altare a sant’Agostino236 e commissionò ad Alessandro Turchi,

detto l’Orbetto, la tavola con Sant’Agostino meditante il mistero della Santissima

Trinità, oggi ai Santi Apostoli (1610-1613)237, dove è ritratto anch’egli in abisso

(fig. 26)238: 232 BETTINI, ASL, ms. 125, c. 2v. 233 Ibidem. 234 TREVISAN 2008, p. 170. 235 BETTINI, ASL, ms. 125, c. 2v. 236 ZANETTI 1781, p. 71. 237 GUZZO 1994, p. 209; MARINI 1999, p. 241.

238 BERTELLI 2012, p. 87; ZAMPERINI 2012b, p. 34 nota 49. La tavola è citata da LANCENI 1720, col. 123; MAFFEI 1732, p. 345; BIANCOLINI 1749a, p. 381; DA PERSICO 1820, p. 73;

ROSSI 1854, p. 48; GIRO 1869, p. 69; ZANNANDREIS 1891, p. 239; SIMEONI 1909, p. 144;

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«La capella, con la palla fatta da messer Alessandro Turco et pitture et altar di S. Agostino depinte queste dal cugnato del detto m(esse)r Alessandro rifacendo l’uscio vicino, et fortificandolo con colone di larese, et di pietra ascose nel muro per fortezza del campanile.

Il molimento per mezo la capella di s. Agostino per me e per la mia famiglia»239.

Sotto il rettorato di Bettini, papa Paolo V confermò nuovamente il Breve di Lucio III per le messe privilegiate e le stazioni240 e, nel 1605, venne collocato sul fianco

nord del presbiterio il mausoleo ai coniugi Galeotto Nogarola e Valeria Valmarana dai figli Ferdinando e Federico241; l’apparato, di gusto meramente

anticheggiante, con colonne doriche che sostengono una trabeazione con triglifi, bucrani e phalerae sovrastata da un timpano, è dominata dai busti imperturbabili dei defunti fra due acuminati trionfi piramidali e sfoggia molteplici epigrafi celebrative (fig. 27)242.

In questi anni l’erudito Alessandro Canobbio, visitando San Lorenzo, annotò come nella chiesa, nonostante le cospicue superfetazioni moderne, vi fossero «figure et molte antichità di nobilissimo intaglio»243

Bettini, alfine, registrò una lunga serie di interventi all’interno, in prossimità e nei locali adiacenti al tempio fino al 1615, quando già da un anno aveva rinunciato all’incarico in favore del nipote don Pietro Paolo Trezzano244:

«Il volto, over arco in sacristia per sostentamento del campanile il quale minacciava ruina, tirando le corde delle campane in sacristia fuori dell’istesso campanile con artificio de spoloni, che p(rim)a erano in chiesa per mezo l’uscio che va in corte, avanti, et sula bredella di quell’altarino che vi era. Et ho fatto portar le campane da quella parte che è più vicina et verso la sacristia. Et così ho allargata con quell’arco la sacristia, che p(rim)a era piccoliss(i)ma per opera di m(e)sser Barth(olome)o marangone, et di m(aestr)o Barth(olome)o Bertone muraro da Bussolengo.

L’armario doppio nel muro della sacristia tra’l sacchiaretto, et l’uscio che va in choro.

239 BETTINI, ASL, ms. 125, c. 2v.

240 BIANCOLINI 1749a, p. 379; ZANETTI 1781, p. 71; BENNASSUTI 1886, p. 69. 241 SIMEONI 1909, p. 144; EDERLE 1964a, p. 19; PIETROPOLI 2002, p. 177. 242 ZAMPERINI 2012b, p. 57 nota 124.

243 CANOBBIO,BCVr,ms.1968, c. 171v. 244 ASDVr, b. 15, SL, doc. 1614 settembre 13.

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L’uscio, et andito, et ponticello che di sacristia va in la corte di casa con quel secretto nel trovar il modo di cavarlo, che solo Iddio mi ha insegnato, poiché p(rim)a chi voleva andar in sacristia bisognava sempre passare per chiesa via, et per il choro, cosa che apportava incredibile incomodita, et massime le feste solenne, et nella festa di S. Lorenzo estrema incommodita.

Le due portelle alle porte maggiori, et il muretto, et rastello fuori di esse, che sarano dentro le due sepulture della Vicinia, che p(rim)a tenevano occupato quel luogo li vicino di legne, et quelle porte stavan sempre chiuse.

Nella capella del Christo rinovato il telar col velo al Christo, et tutte quelle rastelere per le tavolette dei voti.

Avanti quella capella tutto quel salesato fino a quell’arca, et rinovato il salesato vicin alla Porta del corso, et fatto li pedestali alla istessa porta abbassando la soglia, accio possino ascendervi li carri, et carrozze.

Un canale che va circondando il sagrato dalla corte di casa fino alla porta del corso et anco fino su la strada, sotto terra, accio conduchi fuori l’acqua piovezana. Il ponticello che traversa tutto il sacrato sopra la porta del sacrato verso il corso, rifacendo i merli che sono sopra il muro, et il muro ch’e sopra la porta.

La Camera terrena gra(n)de della casa parochiale facendola imbocconare a torno a torno, smaltare, et sbiancheggiare, et depinger a torno mettendovi le liste per razzi per l’inverno, et cuori d’oro per la stade, facendo depingere anco tutto il solaro a messer Giambattista Falconetti, et facendovi dentro quelle due grandi fenestre che guardano verso l’introlo, con le sue vedriate, et scalini per ascendervi. Il muraro fu m(aestr)o Ant(oni)o Fontana. Gli ho fatto il solar d’asse, facendovi cavar sotto circa due piedi, in modo che sotto l’asse vi è vacuo sotto tutta la camera, accio sij per la state et per l’inverno, et v’ho fatto fare quattro spiragli, cioe due verso la corte di casa, et due verso l’introlo, che si rispondono l’un l’altro, accio l’aria habbia essito, in modo che se bene si sta in terreno, si sta pero come in solaro, il mara(n)gonen fu m(aestr)o Barth(olome)o.

Vi ho fatto fare anco il luogo necessario nel cantone, il quale va abasso et serve anco nel luogo della lissia, nel quale vi ho fatto fare il suo volto, o sfondria. Et anco il fornello della lissia o buccata.

Nella corte ho fatto rifare il salesato di pietre. Et fatta levar via una colona cioe un trave, che faceva colonna con sotto un pezzo di pietra ch’era sotto il portico appresso la scala, et impediva tutto il portico, et l’andar alla scala, portando quella et tre altre fuori del portico, con ordine, allargando quel ponticello che alla suddetta colonna era sopra di asse

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sole, vecchie et rotte, rifacendo tutto di nuovo con muro, et salesato, et facendovi una camera sopra, dove dorme la serva di casa, et appresso la detta camera si tengono cassoni di farina, et casse.

Li due camerini tutti da nuovo, in luogo de quali non v’era cosa alcuna. Ma solo il muro che sara la corte, il quale sopravanzava solo due piedi et mezo in circa il ponticello ch’è sopra il sacrato fino al muro della chiesa, il muraro fu messer Michel Tamo, e’l marangone il Zaia.

Le due camere che a questi sono vicine una nel campanile et l’altra tra questa e li camarini, accio servino per li servitori, et li camerini per forastieri. Il pittore fu messer Giac(om)o f(igli)o di messer Giambattista Falconetti.

Lo studio tutto, non vi esse(n)do cosa alcuna, ma vi continuava il ponticello vecchio, ch’è sopra il sacrato, et nel cantone dove hora è lo studio, vi si tenevano le galline, il muraro che lo fece fu m(aestr)o Ant(oni)o Fontana che morì quasi subito e’l marangon fu m(e)sser Iseppo detto il Romano il quale non lo posse perfettionare, poiche morì morsicato da una sua cagnina rabbiosa.

La scaletta secretta ch’è nella seconda camera al 2o solaro dove sto io, la quale conduce sopra il solaro et soffitto di tutte due le camere. Et e appresso la piana che traversa il solaro dalla parte verso la corte, la quale si lascia giu, et si tira su con artificio di una rota, con ingeniosa inventione, ne si conosce che vi sij scala in modo alcuno.

La cucina tutta rifatta, aggarandita allargandola, et facendovi anco la saletta, ove si mangia hora con quelle pariane et due fenestre verso il corso, diviza(n)do il muro che divide la saletta dall’affittuale vicino essendovi p(rim)a una zanca molto gra(n)de.

Trasportando il secchiaro, et sotto secchiaro ove hora è facendovi far la sfondra sotto col suo volto nel cantone vicino del sacrato. Che p(rim)a detto secchiaro era subito dentro dell’uscio della saletta, ch’all’hora, era cucina, a man diritta et non haveva altra sfondra che quella del necessario vicino, ch’hora non si adopera, ma si fa star sarato.

L’uscio che va sul ponticello antedetto.

Nella cam(er)a terrena verso il cemiterio notata al n(umer)o 62. Gli ho aggionto il secchiaro, con la sfondra sula strada del corso, et armari, et uscio che va nella cam(er)a seguente, et imbocconar, smaltar, et sbiancheggiare, et fatto un solaretto per legne et una pariana che la traversa, et aperto l’uscio verso la corte di casa.

Nella cam(er)a alla sop(rascrit)ta vicina notata al n(umer)o 63. Gli ho fatta una fenestrella verso la corte di casa per l’aria, non solo per la luce, ma anco per la sanita, perché l’aria non haveva essito. L’ho fatta imbocconare, smaltare, e sbiancheggiare.

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Nella casa alla sop(rascrit)ta cam(er)a vicina, notata al n.o 64. Ho aggionto il secchiaro con una sfondra che e commune a quell’altro vicino, et accomðdato in terreno, et anco in caneva.

Nelle .3. camere, che sono sopra la camera gra(n)de di casa, notata al numero 65. Ho aggionto il secchiaro, et il luogo necessario. Et fatto accommodare gli speretti delle due fenestre gra(n)ndi verso l’Adice.

Nella casa descritta al n(umer)o 66. Ho fatto buone a m(e)sser Francesco Busino che la teneva a loc(azio)ne temporale L(ire) 48 S(oldi) 18 come appar nel libro 5o in car(ta) 71. Per diversi meglioramenti fatti in essa. Et dopo n’ho fatte buone anco ad altri affittuali, i quali vanno mutando, et disfacendo quello che all’altro s’ha fatto, ruinando senza amore, onde conviene spesso rifar qualche cosa

Nello stallo descritto al n(umer)o 67. Vi era una camera rotta, ha bisognato levarla, et farla tutta stallo, et quella materia s’ha adoperata in aiuto et parte delli camerini fatti nella casa parochiale, antedetti.

Nello stallo descritto al n(umer)o 68. Ho fatto rifar, et restaurare il muro, che lo circonda, et gli ho fatta fare la porta con la seratura.

Nella stalla da cavalli descritta al n(umer)o 69, ho fatte molte, et diverse spese, et particolarm(en)te L(ire) 14. Date a m(e)sser Giac(om)o Parise Capellano succonduttore di essa, come appar in questo in car(ta) 220.

Nello stallo descritto al n(umer)o 70 ho tirato su alto il muro verso il sacrato, et anco quello verso l’introlo che va all’Adice, et di un uscio piccolo che vi era vi ho fatto quel portone per li carri, et carrozze, et fattovi il coperto esse(n)do p(rim)a senza.

Et finalme(n)te perche la stalla che vi era vicina del n(umer)o 69, era stata riunita dagli affittuali, con tutto che l’havesse poco avanti riparata, mi son conte(n)tato che l’affittuale faccia un luogo solo, che servi per stallo, et gli ho bonificati D(uca)ti sedeci per la spesa in cio fatta, come appar in questo in car(ta) 118. et perche alcuni delli heredi del q(uondam) m(aestr)o Zanetto Zanetti vicini si sono opposti giudicialmente con coma(n)damenti penali impedendo li artefici, che non proseguissero l’opera, allega(n)do che non si poteva avvicinarvisi tanto appreso, et che gli si impediva la luce, et che l’acqua gli haverebbe dato danno si fece venir diversi periti su l’opera, i quali gli diedero torto, et ragione alla chiesa, et si vinse la lite et si prosegui l’opera, il che ho voluto notar qui ad perpetua rei memoriam.

Nelle antescritte due camere delli n(umer)i 62, et 63, quali gia pocchi anni dieddi a godere alli Reverendi Capellani,

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che per mia maggior commodita, et non per alcun’obligo ho tenuti, havendovi D(on) Pietro Moscardo Capellano l’anno 1612 fatte fare alcuni solaretti pariane scala, antiporto et gelosie, et essendo esso licentiato dalla Capellania adì .15. di settembre 1614 le abbiamo fatto stimare per due falignami, et sono stati in accordo in libre trentasei et soldi cinque adì .5. d’ottobre, 1614, et adì .9. dell’istesso gli ho fatto dare le predette Lire 36.5.0 et le predette pariane, scala, antiporto, et gelosie sono restate nelle predette Camere a maggior beneficio della Chiesa, et in aumento delle entrate di detta chiesa, poiche quando si vorranno affittare, si affitteran(n)o piu di quello che si affittavano p(rim)a.

Havendo io Agostino Bettini rinontiato la chiesa antesc(rit)ta di S. Lorenzo al R(everendo) D(on) Pietro Paolo f(iglio) di m(e)sser Roco Trezzano, et di m(adonn)a Lucia mia sorella, moglie del s(op)rascri(to) m(e)sser Roco in 2o Matrimonio, egli ha tolto il possesso adì .16. di sette(m)bre, come si dice in questo in car(ta) .2. a tergo, ho voluto fargli accomodar il salesato della cucina et saletta facendovi rimettere delle assi, et tavolette perché quelle che vi erano prima, erano dalla antichita quasi tutte rotte, e spezzate, et con tale occasione s’ha fatto anco di quadrello la pariana, che p(rim)a era di asse, et per fare detta fabbrica gli ho date libre quarantanove, et soldi uno cioè L(ire) 49.1.0. Delle quali n’ha spese L(ire) 43 S(oldi) 9 nella predetta opera, et fabrica, le altre cioe L(ire) 5.12, spenderà nel far acconciar li copi della casa contigua alla sacristia. Et perche nel Mese di Maggio 1615, nel far acconciar li sop(rascrit)ti copi, s’han(n)o fatte anco altre opere et spese, cioè in caneva s’han posti dei travi al solar della stessa casa, un volto nel camino di cucina, vuotata una sfondra, rappezzato il solaro, fatto un casottino nella corte per nasconder il destro. Stupati molti bucchi nel muro della casa stessa, et dello stallo vicino. et rinovato il coperto del portico, che è avanti l’altar del Christo, mettendo un’trave di quarantacinque in luogo di quello che vi era, gia marcito, il qual serviva per colonna a sostentar l’istesso coperto, nelle quali fatture vi sono spese circa diece scudi mocci, perciò oltre le s(o)p(rascrit)te L(ire) 5.12 gli ho date altre libre quaranta, cioe L(ire) 40.0.0»245.

Pietro Paolo Trezzano246 governò San Lorenzo fino al 1640 e fece intonacare

completamente gli interni, scialbando gli affreschi, secondo alcuni per sanare le superfici dopo la grande peste del 1630247.

245 BETTINI, ASL, ms. 125, cc. 2v-5r. 246 Catalogo, ASL, ms. 125, c. 2v.

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L’11 febbraio 1634 il vescovo Marco Giustiniani visitò la compagine e rilevò la povertà dell’altare di sant’Agostino, disponendo di renderlo più decoroso248;

inoltre, ordinò che:

«Ad altare sancti Laurentii, ammoveatur imago eiusdem sancti Laurentii sculta, eo quod nuda indecentiam praeferat et fiat hycona decens»249.

Nulla fecero il canonico Giovanni Battista Da Lisca (1640-1650) e Guglielmo Druiset (1650-1669)250; il 12 luglio 1655 Sebastiano Pisani controllò nuovamente

gli altari della chiesa, trovandoli tutti ornati decentemente, ma costatò nondimeno l’assenza del fonte battesimale251.

247 BENNASSUTI 1886, p. 70; PIGHI 1887, p. 12; BELVIGLIERI 1898, p. 247; SORMANI MORETTI 1904, p. 218; SIMEONI 1909, p. 143; BALESTRIERI 1954, p. 37; EDERLE 1964a, p.

11; EDERLE 1964b, pp. 515-516.

248 GIUSTINIANI 1998, pp. 45-47 249 Ivi, p. 46.

250 Catalogo, ASL, ms. 125, c. 2v;ZANETTI 1781, p. 72; BENNASSUTI 1886, p. 70. 251 PISANI I2003, pp. 573-574.

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