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Il cantiere del presule tripolitano Matteo Canato

Nel 1405 la chiesa era ancora presieduta da Giovanni degli Ardetani, che due anni più tardi fece fondere la campana maggiore; dopo di lui, s’insediarono

Prosper de Regio dal 1414141 e Marcus de Vincentiis dal 1443142.

Dal 1442 in San Lorenzo dimorava pure il prelato vicentino Matteo Canato143, che

nel 1446 ne divenne rettore commendatario144. Quest’illustre personaggio145,

vescovo di Tripoli dal 1449, fu suffraganeo del presule di Verona Francesco Condulmer e poi, almeno dal 1460146, vicario del veneziano Ermolao Barbaro147;

a San Lorenzo, inoltre, fece maturare le inclinazioni letterarie del più famoso umanista veronese, Giovanni Antonio Panteo, che annotò148:

«Me tulit at teneris annis praeclarus alumnus alter Matthaeus praesul in urbe probus. Qui pectus decuit studiis ornare decoris; omne nefas penitus pellere mente simul»149.

Canato fu parimenti attento alle rendite dell’istituzione ed ebbe il merito di averne chiarito lo stato economico, che annotò in un prezioso codice del 1458, testé citato (fig. 7)150. Il grande volume (fig. 8)151, conosciuto come Liber Episcopi o

Liber Maior e già ricordato da Zanetti152, Biancolini153 e Cipolla154, sul finire

141 ASVr, Parrocchia San Lorenzo, b. 1, n. 53, doc. 1414 novembre 7. 142 Catalogo, ASL, ms. 125, c. 2r.

143 CIPOLLA 1891b, pp. 53-56. 144 PIGHI 1988, p. 159.

145 CIPOLLA 1892b, pp. 47-263, restituisce una particolareggiata biografia di Canato, prendendo spunto da un contratto di mezzadria stipulato nel 1458 dal vescovo di Verona per beni del priorato di San Colombano di Bardolino e allora conservato presso l’Archivio Parrocchiale di San Lorenzo. Cfr. CASTAGNETTI 1980, p. 105.

146 CIPOLLA 1891a, pp. 5-6.

147 DE SANDRE GASPARINI 1986-1987, p. 75; DE SANDRE GASPARINI 1991, p. 81; CERVATO 1994, p. 80; EDERLE,CERVATO 2002, pp. 85-86.

148 BOTTARI 2006, pp. 58-61. 149 CIPOLLA 1891b, p. 82. 150 CANATO, ASL, ms. 110.

151 La legatura consiste in una semplice pergamena: in capo al piatto anteriore Matteo titolò Liber Episcopi. Eccl. Sti Lauretij Ver. M. CCCC. LVIII., mentre nel piatto posteriore è impressa la data del 1448 (Eclie. S. Lauvrencij. 1448.) che denota, presumibilmente, il riuso di un supporto scrittorio già esistente.

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dell’Ottocento fu alienato dall’Archivio Parrocchiale che, fortunatamente, lo riacquisì in tempi piuttosto recenti155. Il testo contiene una lunga nota dei fitti

dovuti all’ente ecclesiastico fino al 1477, corredata dai nomi dei debitori, lasciando intendere come i redditi consistessero principalmente in locazioni e affitti. La grande A in maiuscolo gotico rubricata nell’angolo superiore destro del piatto anteriore, presumibilmente, qualifica il fascicolo come il primo di una serie, insinuando il dubbio che prima del 1458 non si tenessero registri regolari156.

Dall’atto testamentario o “codicillo” del 17 luglio 1476157, Matteo appare come un

mecenate alquanto attivo e oltremodo attento a conferire una nuova veste alla propria chiesa158: a lui, infatti, si deve l’estensivo riordino del tempio avvenuto fra

il 1460 e il 1477159.

Il primo a collazionare qualche notizia sulle imprese edili del Vescovo fu Agostino Bettini, rettore di San Lorenzo dal 1591, che nel 1600 stese una fondamentale postilla storico-artistica sulle memorie della chiesa e la inserì in un corposo codice amministrativo160, recentemente riaccorpato all’Archivio Parrocchiale e qui

trascritto quasi integralmente (fig. 9)161.

Per prima cosa, Canato fece approntare il portale d’accesso dall’attuale Corso Cavour162, con basi, capitelli, cordone e fregio carenato in marmo bianco, e arco

portante a ogiva in rosso ammonitico sormontato dalla statua di san Lorenzo (fig.

153 BIANCOLINI 1749a, p. 379, che erroneamente legge la data di stesura del testo come 1468.

154 CIPOLLA 1891b, pp. 67-69.

155 BERNARDELLI 1979-1980, pp. 13-14.

156 Così Bettini: «L’istesso [Canato] ha fatto quel libro più grande delli altri delle entrate di S. Lorenzo […] avanti del quale non se ne trova d’altri et è intitolato il libro del Vescovo». Cfr. BETTINI, ASL, ms. 125, c. 1r.

157 ASVr, Antico Ufficio del Registro. Testamenti, m. 68, n. 73, 1476 luglio 17. L’atto è trascritto integralmente da CIPOLLA 1891b, pp. 219-229.

158 GAZZOLA 1949, pp. 110-111.

159 Per un sunto delle superfetazioni di Canato a San Lorenzo, si rimanda a ZANETTI 1781, p. 63; BENNASSUTI 1886, pp. 52-60; PIGHI 1887, pp. 11-12; CIPOLLA 1893, p. 162;

CIPOLLA 1894a, pp. 3-4; BELVIGLIERI 1898, pp. 244-245; PORTER 1917, p. 498;

BALESTRIERI 1954, pp. 35-36; EDERLE 1964a, p. 10; RAPELLI 1999, pp. 36, 71-72.

160 BETTINI, ASL, ms. 125.

161 Il manoscritto è ricordato da BIANCOLINI 1749a, p. 380, che erroneamente lo considera del 1604; ZANETTI 1781, p. 31, lo qualifica come “Libro vecchio”; BENNASSUTI

1886, pp. 53, 61, 65; CIPOLLA 1891b, pp. 74-76; BERNARDELLI 1979-1980, pp. 30-32.

L’unica, sinora, ad aver trascritto integralmente il testo è BERNARDELLI 1979-1980, pp.

IV-XVIII.

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10)163. L’apparato è una commistione di elementi classicheggianti (fornice a

pieno sesto, stipiti a candelabre con tralci di cespi e foglie, all’interno, e fasci d’alloro, all’esterno), che s’ispiravano alle cornici di un gruppo scultoreo, parte presumibilmente di una sepoltura del II secolo d.C., allora disposto presso la chiesa di San Zeno in Oratorio e oggi ricoverato al Museo Lapidario Maffeiano, tardogotici (imposte e fastigio dell’arcata) e rinascimentali164. È plausibile che il

varco fosse stato progettato a guisa di arco trionfale e concepito con una funzione celebrativa del santo titolare, prendendo come spunto i molteplici esempi offerti dalla città, come i vicini Arco dei Gavi e Porta Borsari, ovvero l’Arco di Giove Ammone o, ancora, la Porta Leoni; lo stesso paradigma venne successivamente reiterato nei portali di San Bernardino (1474 circa), San Giovanni in Foro (1485 circa), Sant’Eufemia (1486) e San Tomaso Cantuariense (1493)165. La volta porta incisa l’arma gentilizia di Matteo, che contempla uno

scudo a testa di cavallo, cimato da una mitra e con un cane rampante attraversato da una banda diagonale, congiunta al blasone di Ermolao Barbaro (fig. 11)166. La stessa insegna e effigiata nella vera da pozzo attualmente

collocata in prossimità dell’ingresso del tempio (fig. 12)167.

Il Rettore, ancora, fece addizionare un’incorniciatura marmorea rinascimentale al portale nella fiancata meridionale168 e, all’interno, fece demolire il pontile che

assegnava al presbiterio tutta la crociera169 e separava l’area riservata

all’officiatura, dalla zona plebana, con il probabile intento di conferire maggiore ariosità all’invaso romanico170.

Così Bettini:

163 SIMEONI 1909, p. 142; EDERLE 1964a, p. 14; MAMONE 2002, p. 173; PRETTO 2002, p. 172.

164 Sul portale si vedano CIPOLLA 1891b, p. 77; BRUGNOLI 1980, p. 398; CUPPINI 1981, p. 309; SCHWEIKHART 1988, p. 67; FRANZONI 1991, p. 222; PIETROPOLI 2002, p. 176;

BROWNELL,CURCIO 2016, p. 132.

165 Per la cultura architettonica di Canato, con un’attenta analisi del caso laurenziano, si rimanda a ZAMPERINI 2010a, pp. 41-50.

166 Sulle armi gentilizie del vescovo Matteo, vedi CIPOLLA 1891b, pp. 234-236.

167 GALVANI, BCVr, ms. 850, c. 19; BENINI 1995, p. 259; BROWNELL,CURCIO 2016, p. 132. CIPOLLA 1894a, p. 4, parla anche di un frammento di plinto in terracotta con lo stemma di

Canato, ad oggi irrintracciabile. 168 EDERLE 1964a, p. 15.

169 CAVATTONI,BCVr, ms. 2176, c. 44v; SIMEONI 1909, p. 142.

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«Mons(ignor) Re(verendissimo) Vesc(ovo) Tiropolitano antedetto fu quello, s’io non m’inganno, che fece gettar a terra la tramezana, cioe il muro che tramezava tutta la chiesa a traverso in mezo la chiesa, come si usavano tutte le chiese anticamente in Verona, in mezo delle quali tutte vi era tal muro con la porta in mezo, et dalle parti vi erano o altari, com’era in questa, o fenestre grandi, et larghe con le feriate.

Li due Altari furono levati et uniti con quelli due, che sono nelle Capelle che sono dalle parti, cioè della Passione del S(ignore) N(ostro) Giesuchristo, et della Madonna»171.

Infine, fece soprelevare il campanile erigendo una nuova cella in cotto con aperture a pieno sesto e strombatura a un’unica ghiera172, affiancata da quattro

pinnacoli in mattoni (fig. 13). Bettini, contrariamente ai biografi posteriori, è parecchio esitante riguardo a questo annesso e non specifica né il nome del committente né la data del progetto:

«Mon(signor) … alzo il campanile dalle parti, tirando su li muri, che lo circondano, et credo che vi facesse far anco la pigna egli stesso. Si trova nelle scritture di San Lorenzo una polliza delle spese fatte nel detto campanile sotto il dì … dell’anno …»173.

Le note spese174, infatti, ricordano come l’opera fosse stata affidata a Magistro

Marchesio (che lavorò pure a San Bernardino)175 e venne conclusa nel 1477176: il

gravame di questo nuovo elemento impose la sostituzione dell’ultima colonna con capitello scantonato e della relativa arcata nell’infilata sud177.

Proprio in quell’anno Matteo morì e decise un lascito di duecentocinquanta ducati d’oro con l’obbligo di ricoprire l’intero corpo basilicale con una volta a botte in

171 BETTINI, ASL, ms. 125, c. 1v.

172 MAMONE 2002, p. 174; TREVISAN 2008, pp. 169-170. 173 BETTINI, ASL, ms. 125, c. 1v.

174 Per le quali si rinvia alla trascrizione di CIPOLLA 1891b, pp. 230-233. 175 SIMEONI 1909, p. 143.

176 Secondo GALVANI, BCVr, ms. 850, c. 19, CAVATTONI, BCVr, ms. 2176, c. 44v e, ancora, RAPELLI 1999, p. 24, l’anno sarebbe il 1468.

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cotto rivestita d’intonaco bianco, che178 partendo dall’altare maggiore

proseguisse verso la controfacciata (fig. 14)179:

«Item voluit et mandavit, quod de reliquis ducatis ducentis quinquaginta auri restantibus infrascripti commissarij debeant fieri facere in ecclesia Sancti Laurentij suprascripti, et sub culmo dicte ecclesie, ubi nunc est quoddam solarium sub tegmine unum voltum de quadrello smaltatum et dealbatum, tante longitudinis quanta est longitudo dicte ecclesie videlicet, a cuba altaris magni dicte ecclesie, usque ad finem dicte ecclesie. Qui voltus sit unicus et simplex tantum, et non divisus in pluribus»180.

Bettini confermò:

«Si dice che ha fatto fare li volti sotto il coperto, et soffitto della chiesa, et la capella sopra il christo, la porta grande del cemiterio et il pozzo di casa. In segno del che v’ha posto sopra l’arma sua»181.

Secondo alcuni autori, in questo frangente Canato avrebbe fatto abbattere la cuba, o torre lanternaria, che sarebbe spiccata all’incrocio fra la navata centrale e lo pseudo-transetto182.

Le disposizioni testamentarie del Religioso, poi, imponevano agli esecutori di spendere le eventuali rimanenze per la manutenzione e l’adornamento della basilica:

«Et si perfecto dicto volto, aliquid ex ipsis ducatis ducentis quinquaginta auri superfuerit, voluit ipse d. codicillans illud superabundans per eosdem commissarios expendi circa reparationem et ornatum dicte ecclesie Sancti Laurentij, prout eis melius videbitur et placuerit»183.

178 CIPOLLA 1891b, p. 72; CIPOLLA 1894a, p. 3; SIMEONI 1909, p. 142; BENINI 1995, p. 259; TREVISAN 2008, p. 169.

179 BELVIGLIERI 1898, p. 245. 180 CIPOLLA 1891b, p. 226. 181 BETTINI, ASL, ms. 125, c. 1r.

182 Per CIPOLLA 1893, p. 162; CIPOLLA 1894a, p. 3; SORMANI MORETTI 1904, p. 218; SIMEONI 1909, p. 142; PORTER 1917, p. 500, la chiesa primitiva era provvista del

tamburo dinanzi all’altare maggiore, sopra la crociera. Cfr. anche BALESTRIERI 1954, p.

36; EDERLE 1964a, p. 17; BENINI 1995, p. 258.

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Matteo Canato venne commemorato in una lapide infissa a ridosso dell’ingresso meridionale della chiesa184, nella quale volle esprimere la consapevolezza di

avere voluto ridonare il fasto perduto alla chiesa laurenziana (fig. 15)185:

DEO MAXIMO OPTIMO QUE ET DIVO LAURENZIO

SACRUM

R(EVERENDUS) P(ATER) MATTHEUS VERON(ENSIS) PONT(IFEX) TYROPOLITANUS

V(IVENS) AERE PROPRIO REDIN TEGRANDUM CURAVIT

ID QUOQUE MORIENS

T(ESTAMENTUM) F(IERI) I(USSIT)186.

L’anno prima di morire, il Presule aveva espresso il desiderio che il suo sepolcro terragno fosse posto dinanzi all’altare maggiore:

«Et primo quidem anima sua Eterno Deo eiusque Sanctissime Matri Marie semper Virgini gloriose commissa elegit sepulturam sui corporis, cum ex hoc seculo migraverit, in ecclesia Sancti Laurentij et in monumento noviter constructo ante altare magnum dicte ecclesie»187.

Nonostante ciò, i suoi resti mortali furono infossati sotto quest’epigrafe e vi stettero fino al 1850, quando il sigillo sepolcrale, in conseguenza dell’abbassamento del selciato, venne traslato innanzi alla sacrestia188.

184 Ivi, p. 53.

185 È stato suggerito che le operazioni di Canato s’inserissero in un’ottica politica ben precisa del veneziano Ermolao Barbaro, il quale divenne primate della chiesa veronese nel 1453 a discapito dell’abate di San Zeno Gregorio Correr, che godeva del sostegno delle autorità locali. Attraverso l’operato del suffraganeo, Barbaro avrebbe voluto avocare alla sua parte una funzione primaria nella comprensione del patrimonio classico cittadino, ostentando le proprie conoscenze antiquarie proprio nelle intromissioni rrinascimentali apportate a San Lorenzo. Cfr. ZAMPERINI 2010a, pp. 48-50.

186 L’epigrafe è trascritta da BIANCOLINI 1749a, p. 380; ZANETTI 1781, p. 64; CIPOLLA 1891b, p. 78;PORTER 1917, p. 499; RAPELLI 1999, p. 24.

187 CIPOLLA 1891b, p. 221.

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I.4.2 Il rettore Girolamo Maffei e il protiro monumentale nel fianco