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Alcune stime in Europa

Nel documento Persone senza dimora e spazio pubblico (pagine 143-151)

PARTE SECONDA

1. Alcune stime in Europa

Procedere all’analisi del numero di persone senza dimora a qualsiasi livello (europeo, nazionale o locale) è un’operazione molto delicata e complessa614. Le statistiche, infatti, non possono contare

su un campione di individui noto a priori. Inoltre, i dati sono raccolti sulla base di indagini che considerano prevalentemente le persone senza dimora che utilizzano i servizi a loro dedicati. Le statistiche, in particolare, non prendono in considerazione tutti i casi di “hidden homelessness”, ossia di tutte quelle persone senza dimora che sono escluse dal conteggio in quanto “nascoste” perché non visibili all’interno del sistema dei servizi e non fruitori degli stessi.

Per quanto riguarda il contesto europeo, studi recenti sottolineano che il numero dei senza dimora è in crescita, raggiungendo numeri record in tutti gli Stati Membri615. Al fine di presentare, schematicamente e brevemente, alcuni dei dati che emergono in Europa, farò riferimento a una panoramica della situazione contenuta sul sito www.homelessworldcup.org, che a sua volta si basa sui rapporti nazionali condotti per conto di Feantsa e dagli uffici statistici nazionali dei diversi paesi europei. Va sottolineato che, in tutti i casi di seguito descritti, si ritiene che i dati non siano una fotografia effettiva della vera portata del fenomeno; piuttosto vi è una marcata mancanza di dati sistematici.

Austria. I dati, disponibili solo per la città di Vienna, contano, nel 2009, 3.907 persone senza dimora.

Belgio. Nel 2010, 3.185 persone si rivolgono ai servizi dedicati alle persone senza dimora a Bruxelles; nella regione delle Fiandre se ne contano più di 8.600 e, infine, in Vallonia, il dato si attesta a 5.000.

Bulgaria. Sono 1.370 le persone registrate come senza dimora nel settembre del 2013. Croazia. Si contano, per l’anno 2015, circa 10.000 persone senza dimora.

Repubblica Ceca. Il censimento del 2011 conta 11.496 persone senza dimora.

Danimarca. Nel 2011 si registrano 5.290 persone senza dimora. Ma gli esperti ritengono che la cifra salga a circa 10.000-15.000, di cui la metà sono presenti nell’area metropolitana di Copenaghen.

614Murphy J. and Tobin K. (2011). Understanding the concept of homelessness, www.sage.com.

615Feantsa, Homeless in Europe. Summer 2017. Increases in homelessness, http://www.feantsa.org/download/increases-

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Finlandia. In un’indagine della durata di un giorno nel 2011 si contano 7.572 persone senza dimora

Francia. Nel 2012 sono 141.500 gli individui senza dimora, registrando un aumento del 50% rispetto al 2001.

Galles. Nel 2011 si contano più di 15.000 persone senza dimora.

Germania. Nel 2012 più di 284.000 persone sono senza dimora, con un aumento del 15% rispetto al 2010.

Grecia. Recenti stime attestano un totale di più di 20.000 persone senza dimora, che raddoppiano rispetto al 2009.

Inghilterra. Nel 2013 ben 112.070 persone si dichiarano senza dimora. Irlanda. Si stimano nel 2011 intorno alle 4.500 persone senza dimora.

Irlanda del nord. Nel 2012/2013 si contano più di 19.400 persone senza dimora.

Italia. Nel 2011 si stimano 47.648 persone senza dimora. Nel 2014 se ne contano 50.724. Lituania. Tra il 2005 e il 2012 si assiste ad un incremento delle persone senza dimora pari al 25%. Nel 2012, sono 5.000 le persone senza dimora.

Lussemburgo. Nel febbraio del 2006, 715 persone sono identificate come senza dimora. Un report del 2013 ne conta 1.533.

Norvegia. Nel 2012 vi sono 6.259 persone senza dimora, concentrate principalmente nelle grandi città.

Paesi Bassi. Nel 2012 più di 27.000 persone sono senza dimora, concentrate nelle quattro città più grandi (Amsterdam, Utrecht, l’Aia e Rotterdam).

Polonia. I ricercatori stimano una presenza di senza dimora che va da 30.000 a 200.000 persone. Portogallo. Le stime relative all’anno 2010 contano una popolazione senza dimora di circa 3.000 persone.

Romania. Non vi è alcun censimento nazionale. L’unico studio condotto è relativo all’anno 2004, secondo cui la popolazione senza dimora è stimata tra 14.000 e 15.000 persone. Solo nella città di Bucarest vi sono approssimativamente 6.000 individui senza dimora.

Scozia. Nel 2013/2014 sono 36.457 le persone che si dichiarano senza dimora.

Slovenia. In uno studio del 2010 si contano tra 1.000 e 1.500 persone senza dimora. Nel 2014, le stime ufficiali ne contano più di 4.000.

Spagna. Le figure ufficiali mostrano una popolazione senza dimora di 23.000, tuttavia si stima un numero effettivo di circa 40.000 persone senza dimora.

Svezia. Nel conteggio del 2011 ammontano a 34.000 le persone senza dimora, in aumento rispetto agli anni precedenti.

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Svizzera. In Svizzera non vi sono numeri ufficiali. In particolare, la visibilità dei senza dimora è molto bassa. Tuttavia, è un fenomeno che interessa, ovviamente, anche questo paese. Un dato disponibile riguarda l’aumento del 17% dei posti letto per senza dimora tra il 2000 e il 2003.

Ucraina. Nel 2006 si stimano 85.000 persone senza dimora, di cui 12.000 a Kiev. Nell’inverno del 2012, più di 100 persone sono morte a causa del freddo.

Ungheria. Sono circa 15.000 le persone senza dimora, di cui il 50% vive a Budapest. Inoltre tra il 2006 e il 2010, a causa del freddo, sono morte 131 persone senza dimora.

1.1. Dati in Italia

Nel 2011 è stata realizzata la prima indagine nazionale sulle persone senza dimora presenti in Italia, condotta nell’ambito di una ricerca sulla condizione delle persone che vivono in povertà estrema e realizzata a seguito di una convenzione tra l’Istat, il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, la Federazione italiana degli organismi per le persone senza dimora (fio.PSD) e la Caritas Italiana616.

Tale indagine utilizza come base definitoria la classificazione ETHOS, che ha la caratteristica di non essere un costrutto definitivo, ma è destinata a essere annualmente rivisitata per adattarla in modo incrementale alle realtà dei paesi membri. La finalità dello strumento è, infatti, quella di fornire una definizione operativa comune ai vari paesi europei, utile per la raccolta di dati comparabili sul fenomeno della povertà abitativa nelle sue varie sfumature. Essere senza dimora è una condizione altamente dinamica e si rende necessario definire procedure che siano in grado di coglierne non solo la concreta manifestazione, ma anche i fattori di vulnerabilità.

In particolare, nella nota metodologica allegata all’indagine del 2011, si legge che: «una persona è considerata senza dimora quando versa in uno stato di povertà materiale e immateriale, che è connotato dal forte disagio abitativo, cioè dall’impossibilità e/o incapacità di provvedere autonomamente al reperimento e al mantenimento di un’abitazione in senso proprio. Facendo riferimento alla tipologia ETHOS (European Typology on Homelessness and Housing Exclusion), così come elaborata dall’Osservatorio europeo sull’homelessness, nella definizione rientrano tutte le persone che: vivono in spazi pubblici (per strada, baracche, macchine abbandonate, roulotte, capannoni); vivono in un dormitorio notturno e/o sono costretti a trascorrere molte ore della giornata in uno spazio pubblico (aperto); vivono in ostelli per persone senza casa/sistemazioni alloggiative temporanee; vivono in alloggi per interventi di supporto sociale specifici (per persone senza dimora singole, coppie e gruppi). Sono escluse tutte le persone che: vivono in condizione di

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sovraffollamento; ricevono ospitalità garantita da parenti o amici; vivono in alloggi occupati o in campi strutturati presenti nelle città»617. Tuttavia, al di là delle persone conteggiate, va sottolineato

che esistono, secondo ETHOS, situazioni di homelessness “nascoste”. Tale stima, inoltre, esclude quanti, tra le persone senza dimora, nel mese di rilevazione non hanno mai mangiato presso una mensa e non hanno mai dormito in una struttura di accoglienza, nonché i minori, le popolazioni Rom e tutte le persone che, pur non avendo una dimora, sono ospiti, in forma più o meno temporanea, presso alloggi privati (ad esempio, quelli che ricevono ospitalità da amici, parenti, ecc.). In generale, la stima è di tipo campionario (campionamento indiretto) ed è soggetta all’errore che si commette osservando solo una parte e non l’intera popolazione.

Il censimento è stato condotto su 158 comuni italiani selezionati in base alla loro ampiezza demografica e la rilevazione delle persone senza dimora è stata condotta per un periodo di 30 giorni (21 novembre 2011-20 dicembre 2011). In base alla rilevazione, le persone senza dimora che, in quei 30 giorni, hanno utilizzato almeno un servizio di mensa o accoglienza notturna nei comuni italiani considerati dall’indagine sono stimate in 47.648. Corrispondono, in particolare, a circa lo 0,2% della popolazione totale regolarmente iscritta presso gli stessi comuni. Va, tuttavia, sottolineato che questo collettivo dello 0,2% include anche individui non iscritti in anagrafe o individui residenti in comuni diversi da quelli dove si trovano a gravitare. A queste, andrebbero poi aggiunte, da un lato, le persone senza dimora che non si rivolgono ai servizi e, dall’altro, le persone senza dimora che non vivono nelle città oggetto di indagine.

Dai dati si evince che in maggioranza:

 sono uomini (86,9%);

 hanno meno di 45 anni (57,9%);

 hanno al massimo la licenza media inferiore (64%);  vivono al nord (58,5%);

 sono stranieri (59,4%), in particolare rumeni (11,5%), marocchini (9,1%) e tunisini (5,7%).

Inoltre, la media della durata della vita in strada si attesta intorno ai 2,5 anni. I due terzi (63,9%), prima di diventare senza dimora, viveva nella propria casa; il 15,8% viveva come ospite da amici o parenti; il 20,3% viveva in altra sistemazione (campo nomadi, carcere o altro) e il 7,5% non ha mai avuto una casa. Altro dato degno di nota è che, tra gli italiani, il 58% vive la condizione di senza

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dimora in un comune diverso da quello in cui abitava e il 43,8% ha anche cambiato provincia. La perdita del lavoro si configura come uno degli eventi più rilevanti del percorso di progressiva emarginazione che conduce alla condizione di senza dimora (61,9%), insieme alla separazione dal coniuge e/o dai figli (59,5%) e, con un peso più contenuto, alle cattive condizioni di salute (16,2%).

Nei 12 mesi precedenti l’intervista, oltre al servizio in cui sono state intervistate, la maggioranza delle persone senza dimora ha utilizzato:

 nell’89,4% un servizio di mensa;

 nel 71,2% un servizio di accoglienza notturna;  nel 63,1% un servizio di docce e igiene personale;  nel 60,6% un servizio di distribuzione abiti;  nel 54,7% i servizi sanitari.

A 36 mesi dallo svolgimento della prima indagine nazionale, nel 2014 si procede ad una seconda indagine sulla condizione delle persone che vivono in povertà estrema618. In questo secondo censimento, viene previsto inoltre uno studio di fattibilità relativo alla conduzione di un’indagine sulle persone senza dimora attraverso l’utilizzo dei servizi di unità di strada, al fine di intercettare quella parte di popolazione che non utilizza servizi di mensa o accoglienza notturna.

Anche in questo caso, l’indagine si inquadra, similmente alla prima, in un approccio metodologico diverso da quello di solito adottato dall’Istat per le indagini su famiglie e individui, in quanto non esiste a priori la lista della popolazione oggetto di rilevazione. In particolare, per lo studio delle persone senza dimora, la base di campionamento è rappresentata dalle prestazioni fornite (pasti e posti letto) presso le tipologie di servizi considerati (mense e accoglienze notturne).

Questa seconda rilevazione, condotta nel periodo 21 novembre 2014-21 dicembre 2014 nei 158 comuni italiani considerati anche nella prima indagine, stima che il numero delle persone senza dimora che, nell’intervallo di 30 giorni citato, hanno utilizzato almeno un servizio di mensa o accoglienza notturna si attesti sui 50.724. Questa cifra corrisponde al 2,43 per mille della popolazione regolarmente iscritta presso i comuni considerati dall’indagine, valore, dunque, in aumento rispetto a tre anni prima, quando era il 2,31 per mille (47.648 persone). Tuttavia, anche in questo caso, va specificato che il totale osservato dall’indagine include anche individui non iscritti in anagrafe o residenti in comuni diversi da quelli dove si trovano a gravitare. Circa i due terzi delle persone senza

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dimora (il 68,7%) dichiarano di essere iscritte all’anagrafe di un comune italiano, valore che scende al 48,1% tra i cittadini stranieri e raggiunge il 97,2% tra gli italiani.

Il numero di persone senza dimora che si registra nelle regioni del Nord-ovest (38%) è del tutto simile a quello stimato nel 2011, così come quello del Centro (23,7%) e delle Isole (9,2%). Si evince invece una diminuzione nel Nord-est (dal 19,7% al 18%) che si contrappone all’aumento nel Sud (dall’8,7% all’11,1%).

Rispetto al 2011, vengono inoltre confermate alcune delle principali caratteristiche delle persone senza dimora. In particolare, la maggioranza delle persone senza dimora:

 è di sesso maschile (85,7%);  è costituita da stranieri (58,2%);

 ha meno di 54 anni (75,8%) – anche se, significativo, è il leggero aumento dell’età media ( da 42,2 a 44,4), in seguito alla diminuzione della percentuale dei più giovani (under 34) tra gli stranieri (da 46,5% a 35,6%);

 vive al nord (56,0%)

Cresce rispetto al passato la percentuale di chi vive solo (da 72,9% a 76,5%) mentre diminuisce la quota che vive con un partner o un figlio (dall’8% al 6%). Resta stabile al 6,8% la quota di chi dichiara di non avere mai avuto una casa. Invariati rispetto al 2011 risultano essere anche i luoghi in cui le persone vivevano prima di diventare senza dimora: circa i due terzi in una propria abitazione privata (si sale al 72,5% tra gli italiani) e un ulteriore 15,7% come ospite di amici e/o parenti (18,3% tra gli stranieri); il 18,9% in un campo nomadi, in un alloggio occupato, in un istituto per minori, per inabili o altro (21,8% tra gli stranieri).

La durata della condizione di senza dimora, rispetto al 2011, invece si allunga. Si assiste ad una diminuzione di chi è senza dimora da meno di tre mesi (dal 28,5% al 17,4%) e a un parallelo aumento di chi lo è da più di due anni (dal 27,4% al 41,1%) e di chi lo è da oltre 4 anni (dal 16% sale al 21,4%). Questo implica un aumento dei casi di cronicizzazione.

Tra gli eventi più rilevanti alla base del percorso che conduce alla condizione di senza dimora si confermano la perdita di un lavoro stabile (che però, rispetto al 2011, scende dal 61,9% al 56,1%), la separazione dal coniuge e/o dai figli (che invece aumenta dal 59,5% al 63%) e, con un peso più contenuto, le cattive condizioni di salute, quali disabilità, malattie croniche e dipendenze.

Rispetto al 2011, cresce il ricorso ai servizi delle unità di strada nei 12 mesi che precedono l’intervista: si passa dal 27,6% al 36,4%. Aumentano inoltre i contatti con i centri d’ascolto (da 35,7% a 42,7%) e con i servizi che distribuiscono medicinali (da 33,5% a 40,2%). Per quanto riguarda gli

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stranieri aumenta l’afflusso presso i centri di accoglienza diurna (da 31,5% a 35,5%). Cresce anche il numero dei senza dimora che si rivolgono ai servizi sociali (dal 39,8% al 47,1%), mentre diminuisce il ricorso ai servizi di distribuzione di pacchi alimentari (da 40,8% a 34,7%) e, per gli italiani, ai servizi di accoglienza notturna (da 77,1% a 69,6%).

Tutti i dati fin qui presentati riguardano la popolazione senza dimora che utilizza i servizi di mensa e accoglienza notturna. Questo implica l’esclusione di un certo numero di persone senza dimora che non frequentano questi servizi. Al fine di avere una stima di questo numero, in occasione della seconda indagine nazionale, viene sperimentata un’indagine, volta alla rilevazione di tale quota, attraverso il coinvolgimento delle Unità di strada che operano direttamente sul territorio offrendo servizi itineranti nei luoghi frequentati da questa popolazione.

I servizi di Unità di strada nei 158 comuni sono 229. Il 33,2% opera nel Nord-ovest, il 19,7% nel Nord-est e il 27,5% al centro. Molto minori i numeri per il Sud (6,1%) e per le Isole (13,5%). Si attestano ai primi posti, in termini di numero di servizi più elevato, il Lazio (21,4%), la Lombardia (20,5%) e il Piemonte (8,7%). Simile a quella del Piemonte è la percentuale dei servizi operanti nell’Emilia Romagna (8,7%), dove tuttavia la diffusione dei servizi è molto più capillare sul territorio. Su un totale di 20 servizi, meno della metà (8) opera infatti a Bologna.

Le Unità di strada sono più diffuse nei comuni metropolitani, con una popolazione maggiore ai 250.000 abitanti, dove opera il 62,4% del totale. Il 76,9% delle Unità di strada è attivo tutto l’anno, anche se gli orari di attività sono molto diversificati, concentrandosi prevalentemente nel tardo pomeriggio e nelle ore notturne. Il 35% di queste Unità sono sostenute economicamente da parte della Chiesa o di altre organizzazioni religiose, il 25,8% possono contare su finanziamenti pubblici e il 28,4% si basa su donazioni da parte di privato.

Dare risposte alle esigenze primarie e immediate delle persone che si incontrano per la strada (cibo, coperte, bevande, ecc.) rappresenta l’obiettivo principale del 47,5% dei servizi. Tuttavia, oltre la metà delle Unità di strada fornisce anche un servizio di supporto relazionale.

1.2. I numeri di Bologna

Dal primo censimento nazionale del 2011 si stima che dopo Roma e Milano, tra i 12 comuni più grandi, quelli che accolgono più persone senza dimora sono Palermo, Firenze, Torino e Bologna. In particolare, il numero delle persone senza dimora presenti sul territorio bolognese o che, più correttamente hanno utilizzato tra novembre 2011 e dicembre 2011 i 24 servizi presi in considerazione dall’indagine, ammonta a 1.005, di cui il 51,6% risulta essere straniero.

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Nel 2014 conquistano i primi posti sempre Milano e Roma (che, insieme, accolgono il 38,9% dei senza dimora), seguiti da Palermo (5,7%), Firenze (3,9%), Torino (3,4%), Napoli (3,1%, in aumento rispetto all’1,9% del 2011) e Bologna (2%). Nello specifico, su 19 servizi, il totale delle persone senza dimora presenti sul territorio bolognese che li hanno utilizzati sono 1.032.

Per avere una panoramica più dettagliata sull’andamento numerico della popolazione senza dimora a Bologna si può, inoltre, fare riferimento ad alcune delle relazioni di andamento, relative all’anno 2015, dei servizi di strada, di accoglienza e dei laboratori, nonché quella sul Piano Freddo. Tali rapporti mi sono stati gentilmente forniti da uno dei testimoni privilegiati che ho intervistato durante la mia ricerca sul campo.

Per quanto riguarda il centro bassa soglia Casa Willy, nel periodo che va dal primo aprile 2015 al 30 novembre 2015, sono stati effettuati 678 accessi relativi a 519 differenti persone, di cui il 20,23% sono donne, mentre il 79,77% sono uomini. Si tratta di un numero di accessi più elevato rispetto all’anno precedente: nel 2014 accedono al servizio 380 persone. Cala però la presenza di donne di circa il 3%. Rispetto alla provenienza, il numero di persone straniere è nettamente maggiore rispetto agli italiani: 78,8% contro il 21,2% (anche qui la forbice aumenta tra gli anni 2014 e 2015). Aumenta, rispetto al 2014, anche il numero delle persone che non hanno residenza in Italia: 77,4% contro il 51,8%. Il restante è residente nella Regione (14,8%) o in Italia, ma fuori dalla regione (7,8%). Altro dato degno di nota riguarda l’età degli ospiti. Nello specifico, la maggioranza è rappresentata da persone giovani tra i 20 e i 40 anni, che rappresentano il 60% del totale.

Il Laboratorio E-20 vede la presenza di 82 persone durante l’anno 2014 che passa a 183 nell’anno 2015. Aumentano gli utenti di sesso maschile (da 63% del 2014 al 75% del 2015) ma diminuisce l’utenza femminile (da 37% a 25%). Rispetto all’età, i dati sono più o meno stabili: le due fasce di età più numerose sono: 20-30 anni e 40-50 anni. Aumentano gli stranieri (da 32% nel 2014 al 52% del 2015), tendenza che si osserva anche in altre strutture.

Per quanto riguarda il Servizio Unità di Strada, durante l’anno 2015, i contatti complessivi avvenuti allo sportello di via Polese sono 4.977, di cui 2.242 uomini italiani, 2.171 uomini stranieri, 406 donne italiane, 158 donne straniere e 1.114 tossicodipendenti. Vi sono poi i dati che riguardano i contatti avuti tramite le uscite fisse con il furgone. La fermata Largo Respighi, a due passi da Piazza verdi, è quella che vede la maggiore affluenza per un totale di 891 persone. I contatti alla fermata Piazza XX Settembre sono 485, mentre quelli alla fermata Bolognina 171.

Le presenze nel Rifugio Notturno della Solidarietà si attestano, per l’anno 2015, a 47, di cui 9 donne e 38 uomini. La nazionalità maggioritaria è quella italiana (31 persone), seguita da quella marocchina (5) e tunisina (5).

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L’Happy Center Bolognina svolge nel 2015 80 colloqui, di cui 54 hanno esito positivo. Per quanto riguarda il numero di ingressi, le persone senza dimora a luglio sono 128, ad agosto 147, a settembre 111, ad ottobre 161, a novembre 187 e a dicembre 232.

Il centro d’accoglienza Rostom accoglie, nel 2015, un totale di 156 persone per un totale di 171 ingressi, di cui 121 uomini e 35 donne. 51 persone provengono dall’Italia e 105 dall’estero. In particolare, rispetto alla provenienza degli ospiti del Rostom i dati mostrano una presenza preponderante di persone provenienti dal Maghreb: in tutto 35 persone. Su queste 156 persone, 37 hanno la residenza a Bologna, 21 sono residenti in via Tuccella a Bologna, 26 sono residenti in Italia, ma non a Bologna, e 72 non hanno alcuna residenza. La fascia di età 35-49 anni è quella maggiormente rappresentata con il 40%.

Il Servizio Mobile di Sostegno nel 2015 contatta un totale di 1.209 persone, di cui, ancora una volta, la maggioranza è di genere maschile (1.044), mentre quella femminile è di 165 persone. I soggetti più coinvolti sono gli italiani, seguiti dai rumeni, marocchini e tunisini mentre, considerando le fasce d’età, la maggioranza ha tra i 40 e i 55 anni.

Gli accessi al Servizio Sociale Bassa Soglia, nell’anno 2015, sono complessivamente 554, di cui 34 sono seguite a distanza. Per quanto riguarda il profilo degli utenti in accesso, 356 sono di genere maschile, 98 di genere femminile. 177 sono italiani e 276 stranieri (60 comunitari, 166 regolari, 40 irregolari e per 10 persone il dato manca). Le fasce di età maggioritarie sono quelle 35-49 (per un totale di 154) e 35-49 (151). Per quanto riguarda la questione residenza, invece, 69 sono residenti a Bologna, 21 sono residenti in via Tuccella a Bologna, 30 sono residenti in provincia di Bologna, 215 non sono residenti in Italia e 11 residenti in altri comuni italiani (manca il dato per 9 persone).

Per quanto riguarda l’Help Center, oltre alla relazione annuale di andamento, si rivelano utili anche i rapporti a cura dell’Osservatorio Nazionale sul disagio e la Solidarietà nelle stazioni italiane (ONDS), sia per l’anno 2015619 che 2016620. Secondo questi rapporti, il numero totale degli accessi

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