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Gli spazi significativi per la popolazione senza dimora a Bologna

Nel documento Persone senza dimora e spazio pubblico (pagine 184-200)

PARTE SECONDA

3. Gli spazi significativi per la popolazione senza dimora a Bologna

Le persone senza dimora, come chiunque, hanno esigenze quotidiane legate alla sopravvivenza ed è in specifici spazi del contesto urbano che devono trovare una risposta. In linea generale, a

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Bologna questi specifici spazi possono essere suddivisi in due principali categorie: da un lato, gli spazi dei servizi a loro dedicati e, dall’altro, gli spazi pubblici della città.

Per quanto riguarda la prima tipologia di spazi che emergono come significativi per la popolazione senza dimora, quella dei servizi, si ha ovviamente un’ulteriore distinzione tra spazi diurni e spazi notturni. Banalmente, un dormitorio è uno spazio dove si dorme mentre un centro diurno è uno spazio che può essere usufruito durante, appunto, le ore diurne.

I dormitori, come abbiamo visto, si trovano nelle aree esterne della città, con forse un’eccezione per quanto riguarda il Beltrame, che, seppur non esattamente in centro, è appena fuori le mura. In tal senso, per quella fetta di persone senza dimora che accedono ai dormitori, ci si sposta in spazi periferici vista la presenza di particolari poli di attrazione, quali, appunto, le strutture alloggiative per la notte.

Sempre restando su questo primo tipo di spazio significativo per la popolazione senza dimora, durante il giorno si usano specifici servizi. Per mangiare la persona senza dimora usufruisce delle mense, che possono essere quella dell’Antoniano in via Guinizelli a pranzo e quella della Caritas in via Santa Caterina a cena. Ma anche la mensa di Padre Domenico, frate della chiesa di San Giacomo, nei pressi di Piazza Verdi, che dalle 14.30 alle 15.00 offre un pasto caldo a chiunque ne faccia richiesta. Altro servizio diurno che i senza dimora usano è il servizio docce, offerto ad esempio dal Beltrame in via Sabatucci. Ancora, altri spazi diurni frequentati dal senza dimora possono essere i centri diurni. Se prima c’era il centro diurno in via del Porto ad accesso diretto e un’alta concentrazione di persone senza dimora che transitavano lì e nelle zone limitrofe, ora i due centri diurni sono il Laboratorio E-20 in via Sarti, alle spalle dei Giardini Margherita, e l’Happy Center in via Antonio di Vincenzo, alle spalle della stazione ferroviaria. Al di là delle esigenze legate a questi specifici servizi e alla loro frequentazione, la popolazione senza dimora durante il giorno tende anche a gravitare intorno alle strutture appena citate. Chi poi ha problemi di dipendenze tende poi a gravitare intorno al proprio SerT.

Dunque, le persone senza dimora presenti sul territorio bolognese tendono a muoversi nei luoghi legati alla propria sopravvivenza, spostandosi in base a dove sono i servizi e le strutture a loro dedicati. Il movimento delle persone senza dimora è dunque, in linea di massima, determinato dagli specifici bisogni del momento. Insomma, per tutta una serie di esigenze, la persona senza dimora si affida al circuito di assistenza, rispettandone orari e criteri. Nello specifico, soprattutto con riferimento al soddisfacimento dei bisogni primari di cui non si può fare a meno, la dipendenza dai servizi è centrale nella biografia della persona senza dimora. Nella città di Bologna c’è tutta una serie di punti che, a seconda dei giorni e delle associazioni che ci lavorano, la persona senza dimora tende a frequentare per specifici bisogni, mostrando un’organizzazione della propria vita molto scandita da

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questi tempi. In tal senso, sono riconoscibili delle traiettorie e itinerari abitudinari che si ripetono nel tempo. I senza dimora, infatti, hanno ben chiaro il sistema dei servizi e apprendono piuttosto velocemente come muoversi all’interno di questa rete, diventando estremamente metodici. In particolare, la quotidianità di questa popolazione è scandita da un’elevata mobilità che si modula in base a orari fissi e improrogabili e da spostamenti da una parte all’altra del territorio cittadino, determinati dalle specifiche esigenze e dalle possibilità che hanno. In tal senso, la popolazione senza dimora non si sposta casualmente sul territorio cittadino. Piuttosto è possibile individuare una forte razionalità, basata sulla realtà della loro situazione, che li guida nella scelta di quali spazi usare e frequentare, optando per quegli spazi utili alla loro sopravvivenza.

“Le persone senza dimora sono così, si spostano seguendo e inseguendo le possibilità di sopravvivenza che hanno” (Centro di Ascolto Caritas)

“Durante il giorno c'è abbastanza movimento, anche perché la vita del senza dimora è molto piena! Non hanno tempo libero: nel senso, e vai di qua, e la mensa, poi ci metti gli spostamenti, poi hai il colloquio con l'assistente sociale, prendi un altro autobus, poi ti devi sbattere per mangiare... c'è abbastanza flusso!” (Servizio Sociale Bassa soglia)

“È vero che il senza dimora non si ferma un attimo durante la giornata: colazione dalle suore, poi corre all'Antoniano per il pranzo, il pomeriggio va lì, a Santa Caterina per la cena e i dormitori che sono tutti fuori, addirittura a Funo di Argelato, lì c'è la Capanna di Betlemme che è uno dei dormitori a bassa soglia” (Antoniano)

“Parlando di servizi, Bologna è molto frammentata rispetto ad altre città dove magari dicono: “Io andavo lì e c'era il dormitorio, la mensa, davano da mangiare e c'era lo sportello d'ascolto”. Qui, invece, i servizi sono tanti, gestiti anche da enti diversi, che coprono poi tutte le esigenze, però sono tutti un po' sparsi. Per cui comunque uno deve muoversi per forza.(…) È vero, se tu vuoi seguire veramente tutto, è una giornata veramente scandita. Cioè, se dormi a Casa Willy, vai a fare colazione a Porta Castiglione, poi, non so, hai appuntamento con il servizio sociale al Bassa Soglia, poi vai all'Antoniano, poi vai in mensa a Santa Caterina, poi torni a Casa Willy. Cioè, hai girato più di me! Molto impegnativo” (Help Center Stazione)

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“C'è una ciclicità nel vivere la città, che è scandita proprio dai servizi dedicati alle persone senza dimora (…) Quindi c'è tutto un migrare attraverso la città legato agli impegni di un senza dimora” (Tutti a casa- Housing First)

Tuttavia, al di là dei servizi, che fungono da polo di attrazione nei confronti delle persone senza dimora, sicuramente anche lo spazio pubblico acquista una centralità fondamentale nella vita quotidiana di questa popolazione. Infatti, alcune delle persone senza dimora presenti in città non sempre usufruiscono dei servizi. E questo sia perché non tutti riescono a entrare ad esempio in un dormitorio ma anche perché non tutti accettano di usufruirne. Insomma, c’è chi non può e chi proprio non vuole. In generale, a prescindere dal fatto di entrare o meno a far parte del circuito di assistenza, lo spazio pubblico resta essenziale. Si pensi che persino chi entra in Housing First continua ad utilizzare gli spazi pubblici della città, come mi spiega un intervistato.

Dalle interviste emerge che a Bologna ci sono tutta una serie di luoghi e frequentazioni comuni che le persone senza dimora prediligono durante il giorno e la notte. Nello specifico, anche nel caso dello spazio pubblico, emerge il delinearsi di una distinzione piuttosto netta tra gli spazi diurni e notturni significativi per questa fascia di popolazione.

Per quanto riguarda gli spazi notturni, per chi non riesce ad entrare in dormitorio o non vuole entrarci, lo spazio pubblico è evidentemente l’unica alternativa che la persona senza dimora ha a disposizione per rispondere al bisogno primario del dormire.

Tra gli spazi pubblici che rispondono a questa specifica esigenza vi è senza dubbio la stazione ferroviaria (ma che, come vedremo a breve, è anche uno dei luoghi maggiormente frequentati durante il giorno). Lo spazio della stazione infatti resta aperto tutta la notte, essendo Bologna non una stazione di testa, e offre riparo e protezione. Nello specifico, all’interno della stazione, possono essere tre i punti specifici scelti come soluzione per la notte, ossia la sala di aspetto, i vagoni dei treni in sosta e, più recentemente, anche il Piazzale Est, a causa della presenza dell’Help Center.

“Adesso che noi siamo qui, qua fuori e dove c'è la rampa, invece si è creato, come avrai avuto modo di vedere, un altro gruppo. Ieri sera quando siamo usciti è stato abbastanza d'impatto perché è da tempo che dormono qui. Sotto la rampa c'era addirittura una famiglia che si era portata il fornelletto a gas. Insomma, si erano messi lì. Adesso piovendo, lì è proprio molto esposto quindi si sono spostati qua sotto alla tettoia. Ma io penso che c'erano almeno una quindicina di persone, forse anche venti. Tieni conto che il Piazzale Est è il punto in cui arrivano i volontari la sera a portare da mangiare. Per cui, comunque, ad una certa ora, c'è sempre un certo movimento però adesso ci restano proprio a dormire (…) Noi glielo abbiamo detto tante volte: “Perché state qui?”. Nel senso, anche quando

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era bel tempo, piuttosto vai in un parco perché sei in un posto anche più piacevole volendo, ma anche più tranquillo, perché qui comunque Polfer, vigilanza passano e, ovviamente, ti dicono di sgomberare. Il fatto che ci siamo noi che diamo il posto letto li fa stare qua e mettersi in fila” (Help Center Stazione)

In generale, la stazione è accessibile; è un luogo che dispone di zone al coperto (appunto sala di aspetto e vagoni di treni in sosta); è un luogo centrale in cui l’Help Center fornisce informazioni utili; è un luogo dove gruppi di volontari e associazioni distribuiscono pasti, coperte e vestiti. Insomma, ancora una volta, la persona senza dimora sceglie razionalmente quali sono gli spazi più convenienti da occupare.

Anche le zone limitrofe alla stazione, soprattutto quando il tempo lo permette, emergono come luoghi significativi per questa popolazione. Tutti gli intervistati, infatti, sottolineano una notevole concentrazione di persone senza dimora in Piazza delle Medaglie d’Oro, Piazza dei Martiri, la Montagnola e via Barozzi.

Altro spazio notturno è rappresentato dalle vie centrali della città, né troppo isolate, né troppo affollate, sufficientemente illuminate e riparate dagli agenti atmosferici. In particolare, il centro della città di Bologna è caratterizzato dalla presenza dei portici che funzionano da vero e proprio tetto, offrendo un riparo ideale. A questo proposito, ci sono alcune persone che, storicamente, hanno il “loro” portico, il “loro” posto fisso, come risposta al desiderio e all’esigenza di ricercare un posto abitudinario, ma anche funzionale a tutta una serie di aiuti che hanno dal vicinato. Con il passare del tempo alcuni costruiscono dei veri e propri spazi privati, dei piccoli fortini, allargandosi pian piano e formando dei recinti. In tal senso, il senza dimora, cercando riferimenti nello spazio, riesce a sviluppare la percezione di un determinato luogo pubblico come vicino al concetto di casa, oltre a maturare sentimenti di vera e propria appartenenza e affettività nei confronti del territorio occupato.

“C'è chi proprio sente che quello è l'ambiente che sente familiare, per cui sente un'appartenenza, riconosce quello spazio. Il fatto anche che torni in quello spazio e che lo viva e che, quindi, cominci a definire che il punto dove dormire è quello piuttosto che un altro. Quello spazio, anche se non ripropone la casa ufficiale, però ripropone qualcosa che sa di familiarità e che è ambiente proprio” (Beltrame)

“Quando mi parlano dei luoghi in cui si fermano si sente proprio l'affettività che li lega a quel posto e la delusione, e compresa anche la rabbia, nel non poterci stare se per caso vengono sgomberati da lì. Creano poi anche dei legami con le cose che stanno intorno. Ad esempio, mi raccontava una

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persona che va sempre in un posto a dormire e che ormai i condomini del palazzo, dove appunto lui si mette, hanno imparato a conoscerlo: non gli fanno problemi se lui resta lì, gli lasciano il panino, gli procurano i cartoni se fa troppo freddo, gli lasciano piuttosto una coperta, cercano di fare mediazione se i vigili passano e decidono di sgombrare dicendo che può restare” (Antoniano)

Il forte sentimento di appartenenza ad uno specifico spazio pubblico, che però non vale per tutte le persone senza dimora presenti sul territorio bolognese, si traduce tra l’altro, in un rifiuto, o comunque in una iniziale difficoltà, da parte dei senza dimora di spostarsi altrove, come ad esempio in un dormitorio.

“Alcuni cambiano luogo dove dormono con facilità, altri non lo cambiano da anni e anni. Quello è il loro posto e loro proprio te lo dicono: “Questa è casa mia!”. Intessano delle relazioni in quel posto (…) I luoghi diventano casa ed è anche un motivo per cui è complicato per una persona lasciare il posto in strada per andare in un ambiente nuovo, come può essere il dormitorio o anche una casa vera tra virgolette perché per loro quel posto è casa!” (Tutti a casa- Housing First)

“Nel corso dei mesi e degli anni, se sei lì quella diventa casa tua. Tant'è vero che ci sono persone che, anche se hanno la possibilità di un posto in una struttura, non si sposterebbero mai da quell'angolo di portico, se non dopo un lavoro molto lungo, relazionale, ecc. Lì è come se si fossero creati il loro angolo, la loro casa” (Help Center Stazione)

Tuttavia, va specificato che questo processo di identificazione di uno spazio come proprio si ha solo nel caso si tratti dei cosiddetti senza dimora “cronici”, da più tempo in strada e che hanno raggiunto un’esclusione molto forte. Mentre il senza dimora “alle prime armi” tende a prediligere zone più periferiche che permettono di restare invisibili e anonimi.

“Di solito, il senza dimora alle prime armi si nasconde: quindi va in parcheggi un po' più periferici, per esempio, o zona stadio, che è un luogo dove ci si può nascondere tranquillamente. Il senza dimora cronico, più conclamato, è quello che vediamo che si fa la casa sotto i portici di Bologna” (Rostom)

Altri spazi pubblici notturni scelti dalla popolazione senza dimora sono, dunque, anche vari parcheggi periferici e alcune aree in zona stadio, nella periferia ovest della città. Ancora, il porticato di San Luca, sempre in zona ovest della città, dove gli intervistati indicano che si concentrano per

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dormire grandi gruppi di persone. Poi ci sono i vari giardini pubblici di Bologna: le persone senza dimora possono scegliere giardini più o meno appartati.

Rispetto agli spazi notturni va specificato che le persone senza dimora operano delle scelte anche molto diverse tra loro, basate su visioni totalmente contrapposte delle cose: alcune persone senza dimora preferiscono dormire da sole, soprattutto i “cronici”, e altri, invece, preferiscono stare in gruppo. Inoltre, c’è chi cerca posti più visibili dove dormire e chi invece vuole nascondersi. In tal senso, c’è chi ha paura della polizia e chi, al contrario, si sente più protetto con la polizia.

Altri due punti notturni indicati dagli intervistati sono, infine, Piazza Trento e Trieste, a due passi dall’Antoniano e gli ospedali. Con riferimento agli ospedali, si tratta di un fenomeno piuttosto recente e fortemente in aumento. Nello specifico, le persone senza dimora scelgono di passare la notte nelle sale di aspetto e negli ingressi soprattutto del Policlinico Sant’Orsola- Malpighi e l’Ospedale Maggiore, trattandosi comunque di spazi accessibili, caldi di inverno, muniti di bagni, e dove è possibile acquistare alle macchinette caffè e acqua a prezzi molto bassi.

Rispetto agli spazi pubblici diurni, ancora una volta, la stazione è lo spazio più nominato dagli intervistati. La stazione, in tal senso, si qualifica come un luogo di importanza particolare, essendo caratterizzato da condizioni ideali sia per quanto riguarda la notte che il giorno. Tuttavia, non è necessariamente la stessa utenza ad usufruirne nei diversi momenti della giornata. In ogni caso, l’elevata fruizione propria di ogni spazio dedicato al trasporto pubblico si rivela conveniente, permettendo al senza dimora di “svoltare” la giornata: questo significa che, tra le tantissime persone che girano in questo spazio, c’è un’elevata probabilità di riuscire a racimolare qualche soldo, una sigaretta o qualcosa da mangiare. Anche le zone limitrofe emergono come tappe giornaliere importanti per la popolazione senza dimora, come ad esempio Piazza dell’Unità, Piazza dei Martiri, la Montagnola e Piazza delle Medaglie d’Oro. Le due foto che mostro di seguito, ad esempio, sono state scattate proprio nei pressi della stazione, nello specifico sotto il porticato che si trova di fronte a Piazza delle Medaglie d’Oro, in Viale Masini. Si tratta delle uniche foto che, durante il mio lavoro di osservazione sul campo, sono riuscita a scattare di persone che potrebbero essere senza dimora. Dico potrebbero perché, ovviamente, non è possibile dire con certezza che si tratti davvero di persone senza dimora; piuttosto sono in qualche modo “riconoscibili” come tali per lo specifico uso che fanno dello spazio pubblico in questione, ossia quello di essere sdraiati per terra per cercare un po’ di riposo.

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Tra i luoghi maggiormente frequentati dalle persone senza dimora durante il giorno, la Sala Borsa si posiziona, dopo la stazione, al secondo posto. Si tratta della biblioteca pubblica di Bologna, che si trova di fronte alla Fontana del Nettuno, a fianco di Palazzo D’Accursio (sede storica del Comune di Bologna) e a poche decine di metri da Piazza Maggiore e dalla Basilica di San Petronio. La Sala Borsa è uno spazio altamente strategico in quanto si tratta di un luogo centrale, sicuro e protetto dove poter stare al caldo di inverno e al fresco durante le giornate estive; dove è possibile trovare poltroncine; dove si può usufruire del bagno; dove si può leggere il giornale; e dove le persone senza dimora possono, tra l’altro, nascondersi, in qualche modo, in mezzo alla “normalità” che li circonda.

“La Sala Borsa è un posto proprio importante. Se non ci fosse sarebbe un disastro, veramente penso un disastro! Infatti parecchi i lunedì si sentono persi che il lunedì è chiusa” (x, ex senza dimora, intervenuto durante l’intervista con Happy Center)

“Sala Borsa è comoda per fermarsi, sostare e riscaldarsi; è comoda perché hai le prese e ricarichi il telefonino; è comoda perché c'è la wireless e chatti con i parenti lontani o invii e-mail per cercare lavoro; è comoda perché trovi uno spazio in cui la tua cultura di casa è presente: puoi leggere libri e giornali in lingua per capire come va il mondo; è comoda perché è un luogo di ritrovo anonimo, in

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cui tutti sono uguali e, quindi, io sono al pari degli altri, è un posto tranquillo dove nessuno mi addita perché non sono riconoscibile” (Antoniano)

Durante il giorno anche i giardini e i vari parchi della città di Bologna sono tappe importanti per la popolazione senza dimora, soprattutto quando le condizioni climatiche lo consentono, dunque principalmente in primavera ed estate. Si tratta di spazi dove le persone possono accedere, svagarsi, rilassarsi e confondersi con la folla. Tra questi, ad esempio, ci sono i Giardini Margherita o anche i Giardini della ex Manifattura Tabacchi, in via Riva di Reno.

In generale, gli intervistati sottolineano che se non attratti da specifici servizi periferici che consentono di rispondere ad un determinato bisogno che si ha in un determinato momento, le persone senza dimora durante il giorno tendono a muoversi e a vagare soprattutto per le vie centrali della città, il più delle volte non restando ferme in un punto, piuttosto spostandosi di continuo in cerca di un posto che sia conveniente rispetto a specifiche esigenze del momento, che possono essere mangiare, ripararsi dalla pioggia, lavarsi, passare il tempo, “lavorare”, socializzare. In generale, dunque, il centro di Bologna è una delle zone più vissute dai senza dimora. In particolare, sono vari i punti del centro che possono essere occupati: tra questi Piazza VIII Agosto, Piazza Verdi (soprattutto nel caso di persone senza dimora che hanno problemi di dipendenze) e le zone vicine ai supermercati, in quanto luoghi dove di può andare alla questua, come, ad esempio, la Pam di via Marconi o la Coop di Borgo San Pietro. In particolare, le vie del centro oltre ad emergere, in alcuni casi, come “spazi privati” per questa popolazione, rispetto alla questua, tendono anche a funzionare come “luogo di

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