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La “mediatizzazione” del sostegno alla genitorialità Definizione dell’oggetto di indagine

2.1 Alcune riflession

Il presente capitolo, nel porsi come obiettivo la definizione dell’oggetto d’indagine sul quale si costruisce l’intera ricerca e nel divenire, pertanto, luogo di scelta di quell’insieme di problematiche e di motivi sui quali costruire l’intero processo di analisi, prende le mosse da una convinzione di fondo: questi due programmi, nella valutazione dei loro limiti e delle loro possibilità, possono configurarsi quale risorsa pedagogica con importanti implicazioni educative, sopratutto per ciò che concerne l’educazione familiare.

In un primo momento, dunque, sulla base di quanto tematizzato nel capitolo precedente, appare doveroso chiedersi perché risulta essere necessario intraprendere una riflessione di tale portata, su questa determinata programmazione televisiva.

Prendere in esame la televisione, attraverso la particolare attenzione rivolta ai due programmi in questione, infatti, significa distanziarla da quell’insieme di

Dott.ssa Maria Francesca Ghiaccio, Programmazione televisiva e sostegno alla genitorialità. Strutture, processi e elettrodomestici che arricchiscono le nostre case, andando oltre le innovazioni tecnologiche che l’hanno investita per concentrarsi sulla sua natura simbolica. Sul suo configurarsi quale prezioso dispositivo comunicativo in grado di informare, di avvicinare luoghi lontani, di trasmettere storie e racconti che nel non appartenerci in prima persona interrogano la nostra vita. Un dispositivo che attraverso il suo linguaggio evoca il mondo e suscita emozioni. Un dispositivo che nel fare proprio un certo argomento, lavorandolo e rendendolo adeguato alla propria modalità comunicativa, ci consente di accedere a una forma di conoscenza del mondo reale, spesso non conoscibile in altro modo e che, a sua volta, attraverso la reiterazione e la replicabilità, finisce per divenire familiare e abituale.

Un ambiente63 simbolico e culturale in cui ci ritroviamo coinvolti quotidianamente, di cui facciamo esperienza, anche se mediata, e che, inevitabilmente, và a riflettersi nel contesto reale di vita. Non possiamo ignorare il fatto che ancora oggi la televisione è il più potente e diffuso dispositivo di rappresentazione simulacrale del mondo, di condizionamento da parte delle immagini, di alterazione dei ritmi quotidiani, di distacco dalla realtà concreta, … .

Un “moltiplicatore di mobilità64” in grado di porci in contatto con una molteplicità di situazioni, di persone, di realtà e di esperienze non sempre facilmente esperibili che, nel consentirci un estensione dei confini fisici e culturali, che circoscrivono l’ambito della nostra esistenza, interferisce sui processi di socializzazione e di costruzione dell’identità soggettiva. La pubblicizzazione della vita privata e familiare, offre al pubblico la possibilità di acquisire, nel vedere gli altri parlare, agire e risolvere determinate situazioni, una percezione riflessa del sè. Come ribadisce J.Thompson, “Gli individui modellano e rimodellano il loro progetto di sé ricorrendo all’esperienza mediata sempre più spesso. La crescente possibilità di esperienze mediate crea così nuove opportunità, nuove opzioni e nuove arene per la sperimentazione di sé. Un individuo che legge un romanzo o guarda una soap opera

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Meyrowitz J (1985)., Oltre il senso del luogo. Come i media elettronici influenzano il

comportamento sociale, trad. it. Barskeville, Bologna, 1995

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D.Lerner, The passing of Traditional Society: Modernizing the Middle East, Free Press, Glencoe, 1958

Dott.ssa Maria Francesca Ghiaccio, Programmazione televisiva e sostegno alla genitorialità. Strutture, processi e non sta semplicemente consumando un prodotto della fantasia; sta esplorando possibilità, immaginando alternative, mettendo alla prova il suo progetto di sé65”.

I contenuti diffusi, le situazioni rappresentate, le realtà “messe in forma” dalla tv divengono per l’individuo delle vere e proprie risorse in quanto nel sollecitare l’identificazione e la proiezione favoriscono la rivisitazione di se stessi, alimentando una forma di riflessione continua.

Una risorsa, quindi, che spesso viene utilizzata per migliorare la comprensione di se e del mondo in cui si vive. E questo è ciò che si evince, per esempio, dallo studio della Hobson66, “Women Audiences and Workplaces” (1990), finalizzato ad individuare la modalità e la frequenza con cui la televisione subentra nelle discussioni sorte in ambito professionale. La studiosa, attraverso strategie di ricerca etnografiche (osservazione partecipante e interviste in profondità), pone in evidenza come la programmazione televisiva, o meglio le considerazioni sulla programmazione fruita, divenissero un pretesto con il quale accedere al personale e attraverso il quale parlare della propria esperienza di vita. La programmazione forniva situazioni, valori, atteggiamenti, azioni, fatti, … che nella rievocazione e nella rielaborazione collettiva, divenivano “sfondi stimolatori” sui quali far riemergere e analizzare se stessi e il proprio vissuto esperenziale. Per la Brown67, invece, “parlare delle soap” si configura (per il genere femminile) come un piacere in grado di creare un vero e proprio network; una rete discorsiva che nel favorire lo sviluppo di una forma di solidarietà e di empowerment femminile, conduce alla resistenza nei confronti di un ordine di dominio patriarcale. Anche in questo caso le discussioni sorte intorno alla soap divengono interpretazioni soggettive, continuamente e collettivamente ri-negoziate, nonchè incessantemente rin-vestite di senso. Procedendo nelle indagini etnografiche sugli usi della Tv (ora però non femminili), inoltre, possiamo ricordare James Lull68; uno studioso che nel connotare positivamente la fruizione televisiva non si discosta molto dalle teorizzazioni della Hobson e della Brown.

65

J. Thompson, Mezzi di comunicazione e modernità. Una teoria sociale dei media, trad.it, Il Mulino, Bologna, 1998, p.323

66

D.Hobson, Women Audiences and Workplaces, in M.E.Brown (ed.), Television and Women’s Culture. The Politics of the Popular, Sage, London, pp.61-71.

67

M.E.Brown, Soap Opera and Women’s Talk. The Pleasure of Resistance, Sage, Beverly Hills, 1994

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Dott.ssa Maria Francesca Ghiaccio, Programmazione televisiva e sostegno alla genitorialità. Strutture, processi e Lull, mostra ( in “Inside Family Viewing”) come la tv non solo non impoverisce il dialogo in famiglia ma anzi acquisti, all’interno della conversazione, un ruolo attivo assumendo il compito di suggeritrice di tematiche, di stimolatrice di interrogativi, nonché di favoritrice nell’esplicitazione del punto di vista, che ogni membro della famiglia detiene, nei confronti di un determinato fatto o argomento, dinnanzi ad essa avanzato. In altre parole, la televisione si configura come un dispositivo in grado di promuovere l’incontro e lo scontro fra i diversi membri della famiglia, dando vita a un insieme di processi di costruzione e di definizione identitaria.

Un dispositivo comunicativo che assolve diverse funzioni sociali: una funzione bardica, per citare Fiske e Hartley69, ponendo l’accento sulla Tv quale luogo di mediazioni di linguaggi differenti e creatrice di un patrimonio comune; una funzione affabulatoria, in grado di appagare e stimolare la tendenza dell’uomo a raccogliersi nel racconto, alimentando, così, l’immaginazione e fuggendo dalla realtà concreta; o ancora, una funzione ritualizzante, e qui diviene doveroso menzionare Dayan e Katz70, e i loro studi sui “media events” (sulla loro capacità di alterare e modificare la quotidianità) o Scanner, con il suo fare del palinsesto un elemento di congiunzione tra una dimensione privata della vita dell’individuo e una dimensione pubblica; e, infine, la funzione modellizzante che come ci chiarisce bene la Buonanno, per ciò che concerne la fiction, la tv porta sulla scena semplici e spesso banali rappresentazioni della realtà, dotate di valori e di comportamenti, di spazi e di tempi che nell’acquistare le forme di veri e propri modelli, oltre ad arricchire l’immaginario collettivo dei fruitori divengono, per questi, dei veri e propri punti di riferimento per l’interpretazione del sociale.

Non possiamo non tener conto, infatti, che parte delle conoscenze e dei saperi che un individuo possiede scovano la loro origine nei media. Molto spesso, inoltre, la Tv si configura come l’unica fonte a cui accedere per conoscere fenomeni e aspetti della realtà, irraggiungibili o non esperibili direttamente.

Questo fatto avanza tutta una serie di considerazioni che, nell’integrarsi con quanto esposto precedentemente circa gli usi e le funzioni della Tv, delineano le motivazioni che mi hanno condotto a fare di Sos Tata e di Diario, due oggetti di analisi pedagogica.

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J.Fiske, J.Hartley, Reading Telvision, Methuen, London-New York, 1992

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Dott.ssa Maria Francesca Ghiaccio, Programmazione televisiva e sostegno alla genitorialità. Strutture, processi e Le realtà e i fenomeni costruiti e veicolati dalla tv, infatti, si configurano come delle vere e proprie “rappresentazioni sociali” della vita reale attraverso le quali strutturare la nostra conoscenza del mondo.