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La “mediatizzazione” del sostegno alla genitorialità Definizione dell’oggetto di indagine

2.4 La televisione italiana

2.4.2 La Neo-televisione

“… con la moltiplicazione dei canali, con la privatizzazione, con l’avvento delle nuove diavolerie elettroniche, viviamo nell’epoca della Neotelevisione […] La caratteristica principale della Neo tv è che essa sempre meno parla (come la Paleo

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Dott.ssa Maria Francesca Ghiaccio, Programmazione televisiva e sostegno alla genitorialità. Strutture, processi e tv faceva o fingeva di fare) del mondo esterno. Essa parla di se stessa e del contatto che sta stabilendo con il proprio pubblico84”

E’ consuetudine far risalire la nascita della Neo-televisione al 1975, anno della legge di Riforma Rai. Un provvedimento normativo che nel dare vita alla terza rete, segna la fine del monopolio statale e, insieme, favorisce l’instaurarsi di un sistema concorrenziale immune a qualsiasi forma di controllo e regolamentazione. Il monopolio Rai cessa di esistere in favore di un Duo-polio che il Decreto Berlusconi nel 1984 e la legge Mammì, nel 1990, confermano ufficialmente. Questo si caratterizza come un periodo molto fervido, sia per ciò che concerne l’innovazione tecnologica, sia per quanto riguarda la produzione/programmazione televisiva. Un periodo fervido e complesso in cui la presenza di nuove emittenti conduce alla contrapposizione fra un sevizio pubblico in crisi, deciso ad abbandonare la sua missione pedagogica in favore dell’acquisto e della realizzazione di nuovi prodotti culturali maggiormente adatti ad un pubblico oramai competente, e un emittenza commerciale alla caccia di audience. Una contrapposizione che nel cogliere la sua improduttività nell’incapacità di dialogo e di valorizzazione delle differenze, determina una fase d’inizio assai difficoltosa di questo nuovo sistema comunicativo. Alla fine degli anni ’70 la famigerata Paleo-televisione assume una nuova forma e consistenza, si trasforma nella Neo-televisione. Il palinsesto si dilata, diviene flessibile sia verticalmente che orizzontalmente, configurandosi quale interfaccia fra produzione e consumo; la programmazione a flusso si dispiega su una molteplicità di reti, assumendo le sembianze di un discorso continuo privo di soglie testuali; l’informazione, l’intrattenimento e la cultura, i tre macrogeneri della Veterotelevisione, si avviano verso un processo di fusione e di contaminazione reciproca, dando ufficialmente consistenza a quella tendenza, flebile ma presente anche nella Paleo tv e precedentemente definita, ibridazione di generi. Si afferma la “programmazione a striscia”, nascono i primi “contenitori” (tra i quali possiamo ricordare la prima “Domenica in” andata in onda nel 1976) e il pubblico và acquisendo forme di partecipazione sempre più consistenti.

Una delle trasmissioni, che in questo nuovo stato di cose, si ritaglia una posizione privilegiata, è il Tg3. Un telegiornale per certi versi povero e tecnologicamente

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Dott.ssa Maria Francesca Ghiaccio, Programmazione televisiva e sostegno alla genitorialità. Strutture, processi e rudimentale ma innovativo dal punto di vista strutturale: ai primi quindici minuti di informazione nazionale ne seguono venticinque, di informazione locale. Nell’informazione, inoltre, nascono le prime rubriche di approfondimento e, a questo proposito possiamo citare “Gulliver”, rubrica culturale del Tg2. O, ancora, programmi particolari che nel manifestare una certa ricaduta sul sociale, come “Spazio Aperto” e “Processo per stupro”, promuovono e sperimentano nuovi effetti di realtà (soprattutto in “Processo per stupro” la presenza di marche enunciative nell’aumentare la credibilità dei contenuti, rendono maggiormente oggettiva la narrazione). A questo periodo, risale anche il “format dei format”, un programma che non solo ha dato origine a un nuovo modello comunicativo ma al quale probabilmente, si deve lo sviluppo di nuovi linguaggi e di nuove grammatiche espressive, nonché delle loro ibridazioni. “Portobello” và inonda per la prima volta il 27 maggio del 1977, sulla seconda rete. All’interno della medesima cornice testuale da un lato si alternano generi differenti dai diversi registri espressivi e, dall’altro, la presenza di un pubblico và definendosi in maniera sempre più concreta e considerevole. In esso riscopriamo l’antenato di “Chi l’ha visto?”, dei “Cervelloni”, di “Agenzia Matrimoniale”, nonché quella pubblicizzazione del privato, tipica degli attuali reality-show e talk-show.

Protagonista privilegiato di quest’epoca è, inoltre, il talk-show. Esso si caratterizza come il genere Neotelevisivo per eccellenza. Il primo risale al 1976, quando Maurizio Costanzo, attingendo ai generi d’oltre oceano e promuovendone una personale rivisitazione strutturale e stilistica, dà origine a “Bontà loro”: la messa in scena di una “chiacchierata con il pubblico” in cui sia il conduttore che gli ospiti funzionano da veri e propri simulacri enunciazionali di un rapporto che unisce produttori e fruitori. Il conduttore, in maniera particolare, nel configurarsi come un enunciatore per gli ospiti presenti, assume le forme di un vero e proprio filtro di conoscenza per chi lo segue da casa. A “Bontà loro” seguono tanti altri Talk-show che contribuiranno, nel corso degli anni, a definire il talk-show come un genere ibrido, a metà strada fra la “tv di servizio” e “tv-verità”.

Ma come ci precisa Sorice “il vero protagonista del periodo è il pubblico. Da un parte, infatti, si sperimentano le prime forme di partecipazione mentre dall’altra,

Dott.ssa Maria Francesca Ghiaccio, Programmazione televisiva e sostegno alla genitorialità. Strutture, processi e l’ascolto si disloca anche su fasce orarie diverse da quelle tradizionali dell’intrattenimento paleotelevisivo85”

Nel 1982 sorgono nuove emittenti televisive: sono gli anni della concorrenza. Italia 1 e Rete 4, dopo un breve periodo di vita, vengono assorbite dal gruppo Finivest, che già possedeva Canale 5. Le reti berlusconiane ben presto vanno assumendo una propria fisionomia inserendosi in un regime concorrenziale pubblico- privato, in cui ciò che viene commercializzato e reso merce di scambio, non è più il programma televisivo ma i telespettatori. Negli anni che seguiranno, andrà instaurandosi un regime che, nell’imporre un nuovo consumo, esige, obbligatoriamente, una nuova offerta. Lo sceneggiato si dirige verso una “soap- operizzazione”; la fiction seriale presta maggiore attenzione alla quotidianità e alla realisticità; il telquiz sostituisce il “concorrente culturale” con un “concorrente qualunque” che nel dirigersi oltre il nozionismo manifesta un maggiore interesse per l’attualità; … le cornici televisive si affievoliscono divenendo sempre meno consistenti e i programmi culturali vengono attraversati da una profonda rivisitazione che li conduce alla spettacolarizzazione. In questo clima di grandi fermenti l’obiettivo principale è la fidelizzazione di un pubblico sempre più attivo e sempre più critico.

Un ulteriore aspetto che diviene doveroso affrontare, prima di “cedere il testimone” alla caratterizzazione della Tv degli anni 90, nonché della nostra Tv, tenendo presente anche la rilevanza che la terza rete riveste nella nostra indagine, è quella tendenza da parte della Rai ad utilizzare la diretta, quasi inaccessibile ai network privati, promuovendo lo sviluppo e la caratterizzazione del palinsesto di Rai 3. Da questa tendenza nasce la “Tv-verità”, quella forma di comunicazione che nell’affondare la sua attenzione nella quotidianità fa della gente comune dei veri e propri protagonisti televisivi. Essa và rafforzando quella propensione che già abbiamo accennato ricordando “Specchio Segreto”: narrare la realtà dando di se stessa l’immagine di un mezzo di mediazione fra realtà extratelevisiva e realtà televisiva, l’immagine di un mezzo in grado di esplorare la società meglio di qualsiasi altro strumento. Una Tv che racconta la realtà utilizzando la realtà, una Tv che si rivolge a un pubblico in cui accanto alla dimensione interpretativa concessagli,

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Dott.ssa Maria Francesca Ghiaccio, Programmazione televisiva e sostegno alla genitorialità. Strutture, processi e tipica ed esclusiva della Paleo-Tv e della sua monodirezionalità, scorge nuovi margini di attività. Prende forma un modello comunicativo più paritario, basato sull’interpellazione86 di un pubblico che viene chiamato ad interagire e costruire, con il mezzo, un vero e proprio patto comunicativo87. E, anche in tale ambito così, ben presto, iniziano ad assumere spessore le prime forme di ibridazione di genere, soprattutto quelle tra una “Tv-verità” e il talk-show (“Bambirichinate”, Rai 3, 1990; “Lo specchio della vita”, Rai 2, 1990; “Stranamore”, Canale 5, 1993; ecc.). Un ibridazione dalla quale scaturisce l’infotaiment: un nuovo genere, una nuova modalità comunicativa basata sulla spettacolarizzazione dell’informazione e sulla centralità del pubblico.

La riflessione sulla Neo-televisione potrebbe continuare all’infinito toccando differenti aspetti e facendo perno sulla molteplicità di programmi esaminabili che, nel collocarsi in un genere o in una particolare tendenza del linguaggio televisivo, condurrebbero qualsiasi ricercatore a scorgere, in ognuno di essi, l’originalità e la significatività che ogni produzione, anche quella di più rigida importazione, detiene. Questo, naturalmente, non è il luogo appropriato per condurre un’accurata disamina dell’evoluzione del linguaggio televisivo, in quanto si finirebbe solo per disperdersi, intraprendendo sentieri differenti da quelli che la finalità della ricerca impongono. Pertanto, prima di procedere con la sintesi dell’odierna e complessa Tv, non rimane che “tirare le fila” su questi primi quarant’anni (quasi, 1954 -1990) di vita del mezzo televisivo italiano, ponendo in evidenza le peculiarità principali che hanno determinato il passaggio da un epoca all’altra.

Il flusso e l’autoreferenzialità sono, sicuramente, gli aspetti che maggiormente, nelle loro declinazioni contraddistinguono la Neo-televisone. “Un flusso che porta con sé i suoi valori strutturali, che diventano i valori della comunicazione neotelevisiva: la velocità, la varietà, l’eterogeneità.88” Esso prende forma in un organizzazione palintestuale continua e priva di interruzioni; in un susseguirsi di programmi accompagnato, a sua volta, dallo sviluppo incessante di programmazioni che vanno avanti all’infinito. Con la Neo-televisione “la griglia rigida e verticale”

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Cfr. F. Casetti, Tra me e te. Strategie di coinvolgimento dello spettatore nei programmi della

neotelevisione, RAI VPT, Milano, 1988

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Ibidem

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Dott.ssa Maria Francesca Ghiaccio, Programmazione televisiva e sostegno alla genitorialità. Strutture, processi e lascia il suo posto ad una programmazione a flusso che, nell’invadere la quotidianità (soprattutto a livello di contenuti e di retoriche enunciazionali), realizza una sorta di osmosi tra un dentro e un fuori, che la vede trasformarsi da “specchio della realtà” a “produttore di realtà”. Ciò che maggiormente conta per la Neo-Tv è la credibilità di quanto viene messo in scena sullo schermo; una credibilità che non si basa sulla veridicità di quanto viene affermato o detto, ma sulla veridicità di quanto viene trasmesso. Sulla possibilità ed esigenza di stabilire un contatto con il pubblico, di coltivare e alimentare un rapporto di fidelizzazione. Come ci ribadisce Wolf, e con questa citazione ci introduciamo negli anni ’90, “ i generi agiscono […] come sistemi di attese per i destinatari e come modelli di produzione per gli emittenti […] In termini generali, si può dire che la funzione dei generi è essenzialmente quella di fondare il testo in (e di esplicitare nel testo) un “contratto” tra emittente e ricevente, così da rendere operativi i connessi sistemi di attese e permette, dunque, sia il rispetto dei, che la deviazione dai, modi accettati e istituzionalizzati di agire comunicativo89”.